Alle soglie dell'adolescenza
Buongiorno, è da qualche tempo che vi leggo in incognito. Sono la mamma di una dodicenne in difficoltà. Da quando è entrata alle scuole medie sta vivendo un incubo.
Dopo un brutto litigio con quella che era diventata la sua migliore amica sta vivendo una grande crisi e ha manifestato un grande disagio che l’ha portata ad attirarsi tante antipatie, commenti crudeli, derisioni da parte di diversi compagni e l’immancabile isolamento. Anche le ragazze con cui prima parlava si sono defilate. Abbiamo avuto diversi colloqui con la scuola, ma la preside nell’ultimo è stata categorica. Ci sono senz’altro comportamenti incommentabili da parte di alcuni ma è mia figlia ad avere dei problemi da approfondire con uno specialista. Ci ha detto, e ne ho avuto conferma leggendo i vostri interventi, che è proprio a quest’età che si manifestano maggiormente questo tipo di difficoltà e che i ragazzi vanno proprio ad accanirsi con i soggetti più fragili.
Ho già preso coscienza da tempo che bisogna fare qualcosa, che bisogna approfondire, ma mi ritrovo da sola. I famigliari hanno sempre minimizzato, al massimo lasciato intendere che sia io la causa delle sue insicurezze e di una chiara mancanza di autostima. Mio marito si ostina a non vedere, il problema sono gli altri. Non vede il problema se lei è oggettivamente un po’ goffa, se non riesce sempre a guardare gli adulti negli occhi. Sono riuscita a convincere mio marito a farle fare almeno un percorso con una psicologa. E’ iniziato da qualche settimana e ancora non abbiamo fatto un punto della situazione con lei dopo un periodo di osservazione. Sto sperando che anche la psicologa ci confermi che è il caso di approfondire oltre. Sento che stiamo perdendo del tempo prezioso e che stiamo soffrendo tutti senza approdare a nulla.
Mi sento veramente male, ma ho anche tanta speranza che riusciremo ad aiutarla e a farle riacquistare un po’ di serenità. Perché sono approdata sulla vostra pagina? Perché da sempre sento che qualcosa non va, che la fatica che faccio con lei non è normale. Alla scuola elementare, mi sono accorta poi, era molto amata oppure riscuoteva molte antipatie per il suo modo di essere.
Mi è sempre sembrata più indietro delle sue coetanee a livello emotivo, anche più infantile per certo versi, più ingenua, tanto da non cogliere subito le intenzioni di chi vuole prenderla in giro, ad esempio. Mi rendo conto che spesso dobbiamo aiutarla a decifrare alcune situazioni che vive. Gli altri evidentemente ci arrivano da soli, sanno proteggersi, lei non più di tanto. E inizio a pensare che la chiave sia proprio questa: è molto sensibile, apparentemente molto empatica e veramente desiderosa di amicizie, ma probabilmente non capisce gli stati d’animo dei suoi coetanei e non riesce a fare comprendere i suoi. Mi sembra che anche i suoi interessi non siano quelli delle ragazze della sua età. L’anno scorso improvvisamente parlava in un certo modo e di argomenti particolari sentiti a scuola. Ho avuto la sensazione che si sforzasse di assomigliare alle nuove compagne e ad un certo punto ho capito dalle sue parole che non solo non era interessata a quegli argomenti, ma addirittura erano cose che la mettevano a disagio. Quest’anno la rottura con la sua amica è stato motivo di “rivoluzione”: reclama a gran voce di voler essere se stessa, di volere mostrarsi per quello che è veramente, di non aver bisogno di piacere agli altri, di non voler scendere a patti con nessuno per farsi accettare. Le conseguenze però sono tragiche. Non riesce a passare inosservata, anzi, mi sembra che cerchi di farsi notare a tutti i costi e di comunicare così tutto il suo dolore. Credo che stia facendo così perché si rende conto di essere diventata trasparente per molti…
Non so se qualcuno si sente di darmi un consiglio… gliene sarei grata!
Commenti
La sua decisione verso l'affermazione di se stessa per com'è realmente, è un passo avanti notevole, che spesso viene, invece, compiuto molto più avanti negli anni, e questo però necessita di un forte supporto, perché è' evidente che ha bisogno di modelli comportamentali per superare le sue difficoltà nelle relazioni sociali e nella gestione delle empozioni.
La terapia più indicata per le persone Asperger o comunque con Autismo lieve, è la cognitivo-comportamentale.
Dovresti informarti nella tua zona se ci sono centri con specialisti riconosciuti per l'Autismo.
Qui la terapia sta funzionando, le difficoltà sociali permangono ma ogni tanto c'è un piccolo spiraglio. Soprattutto vedo mia figlia più serena, più a suo agio con il suo modo di essere. Non ho consigli su come gestire le sue difficoltà, ma uno, tanti abbracci, il sentirsi accettati e compresi almeno in famiglia per come si è, sono stati di aiuto.
In questo momento mi sento come se la stessi partorendo di nuovo e prego di aver imboccato finalmente la giusta direzione. Mio marito finalmente sta capendo. Grazie per il supporto
Il referto mi ha molto colpito: "presenti bizzarrie socio comunicative e tics motori". La diagnosi è "altri e non specificati sintomi o sindromi speciali, non classificati altrove. Difficoltà di socializzazione. Difficoltà socio pragmatica".
Il dottore non ha voluto sbilanciarsi troppo, ci ha detto chiesto che senso ha mettere un'etichetta. Sì, potrebbe essere Asperger, ma non ha insistito particolarmente sul fare delle valutazioni. Piuttosto, partendo dal presupposto che siamo tutti consapevoli delle sue difficoltà ci ha detto di continuare assolutamente terapia psicologica, possibilmente di tipo cognitivo-comportamentale, e di trovare occasioni di socialità (scout, corsi di teatro, cucina, della qualunque...). Il referto che ci ha fatto è per la scuola, affinchè comprendano che ci sono difficoltà (sì, lo hanno capito, ma poi in pagella le hanno abbassato il voto in condotta e hanno scritto che non si relazione serenamente con i compagni....).
A questo punto però, e la picologa è d'accordo, io le valutazioni le farei fare. Penso ci servono per capire dove andare a lavorare con la terapia, capire quali sono i suoi punti di forza, non solo i suoi punti deboli.
Intanto mia figlia ci dice che non ha bisogno della psicologa e del NPI: non so come fare a farle digerire il fatto che dovrà sottoporsi a delle indagini e che anche la terapista cambierà. La sua dottoressa è stata molto onesta nel fare un passo indietro, ci indirizzerà verso un'altra professionista e nel frattempo inizierà a salutarla.
Abbiamo fatto day ospital.Siamo venuti per quattro giorni.
Che razza di diagnosi e questa .Forse disturbo pragmatico sociale?
per queste difficoltà, la terapia cognitivo-comportamentale è quella adatta, come ti avevo già scritto. Devi informarti riguardo a specialisti nella tua città.
Certo che addirittura arrivate ad appellare con certe frasi è veramente scioccante ed il problema non è tua figlia ma gli altri oltre che dei docenti e genitori. È sconvolgente quello che dici, dopo che ci si ammazza a fare capire l'inclusione nelle scuole, tutte belle parole e pochi fatti. Non sarà il caso di cambiare scuola e ricominciare? Mi dispiace veramente tanto per quello che passate
Per finire, c'è una cosa che davvero mi fa male al cuore... leggere la parola "bullismo" tra le caratteristiche della condizione di Asperger. In pratica viene diagnosticata anche in relazione al comportamento dei coetanei. E questa è secondo me la cosa su cui si dovrebbe riflettere di più.
In liceo mio figlio e sbociato.
Poi.. prescrizioni ,terapia cognitivo comportamentale e corsi (laboratori) in piccoli gruppi hanno prescrito anche a noi.(SA)
Vedrai che si troverano le persone,che daranno possibilita a tua figlia.Di essere migliore e non peggiore,senza togliere di essere se stesi.
Poi la tua diagnosi ,se ho capito bene,NAS.
(non altrimenti specificato).Che con DSM5 pragmatico sociale.Se ce qualcuno che vuole spiegare o approfondire.?. Grazie mille in anticipo.
Le esprimo la mia più sincera vicinanza. Leggendo i suoi post mi sono impensierita per questa ragazzina e nemmeno la conosco, quindi posso solo immaginare lo stress in cui si trova lei, che è sua madre.
Anzitutto, vorrei esprimere la mia perplessità nel modo in cui la scuola di sua figlia sta gestendo la situazione. Mi pare che si stiano un po' lavando le mani del problema con la storia del "eh, ma sua figlia ha problemi da approfondire". E probabilmente quello è vero, dalla descrizione che lei ha fornito, probabilmente sua figlia cade nello spettro autistico. Le vittime di bullismo sono spesso tali in quanto non hanno sviluppato gli strumenti sociali ed emotivi per difendersi dal bullismo, ecco perché così tanti asperger e autistici ne sono vittima.
Tuttavia, se anche sua figlia domani dovesse risvegliarsi un genio della socialità e dell'emotività, questo non cambierebbe la situazione, perché il problema non è sua figlia, ma la dinamica di gruppo che si è instaurata all'interno della classe.
Se dovesse farle cambiare scuola, è possibile che trovando un contesto di accettazione si integri facilmente e che le cose si sistemino (a discapito delle sue difficoltà individuali), ma è anche probabile che, portandosi dietro le stesse difficoltà e trovando un contesto negativo, si strutturi nella nuova classe la stessa dinamica di quella precedente.
Al contrario, non ci sono dubbi che se togliesse sua figlia dalla scuola A e la inscrivesse nella B, nel giro di un paio di giorni, la scuola A si ritroverebbe con una nuova vittima di bullismo, e le stesse identiche dinamiche che hanno fatto soffrire sua figlia, colpiranno ora un altro ragazzo (ragazzo che probabilmente al momento sta attivamente prendendo parte alle angherie contro sua figlia, perché sente di essere il prossimo in lista d'attesa per fare il ruolo di malcapitato). Tutto questo per dire che il bullismo non può essere risolto risolvendo "i problemi" della vittima (che comunque vanno affrontati, per carità, ma quello è un altro discorso), e non può essere risolto "punendo" il bullo.
Il bullismo si risolve solo con un intervento di gruppo, nel quale tutte le parti coinvolte (i bulli, i sostenitori, le vittime, gli aiutanti, i difensori, gli spettatori), sia studenti che insegnanti, svolgono un percorso psicologico seguito da esperti del settore.
Il modo in cui stanno gestendo la situazione nella scuola non è molto utile. Potrebbe provare a chiedere se hanno una politica scolastica antibullismo, ovvero "una dichiarazione di intenti che guidi l'azione e l'organizzazione all'interno della scuola e l'esplicitazione di una serie di obiettivi concordati che diano agli alunni, al personale e ai genitori un'indicazione e una dimostrazione tangibile dell'impegno della scuola a fare qualcosa contro i comportamenti di bullismo" (Sharp e Smith, 1994)
Chieda inoltre se la scuola che frequenta sua figlia fa parte di una rete territoriale di scuole contro il bullismo (il cui obiettivo è quello di prevenire e formare e intervenire sul bullismo). O altrimenti, si informi se ci sono scuole nella sua zona che hanno costruito una rete di questo genere.
Si informi anche da parte del preside o degli insegnanti se situazioni di questo tipo nella scuola sono mai state affrontate con un intervento anti-bullismo del tipo che le ho descritto (da parte di uno psicologo specializzato in bullismo. E mi raccomando l'accento su psicologo e non counselor.)
Lei sta facendo la sua parte (indagando a fondo le problematiche che riguardano sua figlia), e la scuola deve fare la sua.
Le lascio la dichiarazione del MIUR sulle linee di orientamento riguardo a bullismo e cyberbullismo che fanno presente che questi debba essere affrontato come un problema sociale e non individuale. :https://www.miur.gov.it/documents/20182/0/Linee+di+orientamento+per+la+prevenzione+e+il+contrasto+dei+fenomeni+di+bullismo+e+cyberbullismo-2021.pdf/37003208-7571-0e5f-7730-63fb0f86a0bd?version=1.0&t=1612883126202
Se è interessata a saperne di più posso girarle dell'altro materiale.
Riguardo alla questione della diagnosi, sono similmente perplessa.
Il professionista a cui si è rivolto non ha voluto sbilanciarsi con una diagnosi di autismo di tipo 1 (detto Asperger) e per questo genere di scelta ci possono essere diverse spiegazioni:
1. La diagnosi non è certa: non saprei dire solo da questi post se sia questo il caso, tuttavia faccio presente che non presentare ipo o iper sensibilità agli stimoli sensoriali non è automaticamente motivo di esclusione da una diagnosi. L'ICD-11 (manuale diagnostico in vigore adesso in Italia) non stabilisce che una persona debba avere uno specifico numero o combinazione di caratteristiche per soddisfare la soglia diagnostica dell'autismo. Invece, elenca varie caratteristiche e lascia che il clinico decida se una persona supera il cut-off diagnostico oppure no. (A questo link per approfondire: https://www.spazioasperger.it/icd-11-la-nuova-definizione-di-spettro-autistico-e-sindrome-di-asperger/#gsc.tab=0 )
2. Altro caso è: la diagnosi sarebbe accurata ma è controproducente. Mi spiego, in ambito clinico, il concetto di diagnosi stessa è visto in modo un po' controverso. Esistono specialisti che vedono le diagnosi come del tutto nocive, in quanto queste possono diventare etichette fonti di stereotipi, stigma e rigidità nell'agire della persona stessa e delle persone che gli sono vicine. A volte una persona non è pronta per ricevere una diagnosi, e la vivrà come una prigione che la limita, come una condanna.
Tuttavia questo genere di visione non tiene da conto che esistono molti lati positivi al dare diagnosi. Anzitutto, risponde alla domanda ossessiva che ci facciamo quando non riusciamo ad inserirci: "perché sono così?" a cui segue l'immancabile "C'è qualcosa di sbagliato in me?" La diagnosi aiuta a farti capire che no, non c'è niente di sbagliato in te, hai difficoltà ad inserirti nel gruppo perché sei diversa dal gruppo, ragioni per regole diverse, con una lingua tutta tua, è normale che fai fatica e non è colpa tua. E tra i lati positivi c'è anche il fattore comunità, sapere che ci sono altri con gli stessi problemi (ma anche con gli stessi punti di forza), potrebbe rimuoverla da quella sensazione di isolamento da tutto e tutti, e farle sentire che c'è un gruppo di persone per lei. Senza contare che è solo attraverso una diagnosi che si può accedere agli aiuti adeguati.
è possibile che l'esperto che ha fornito questa mezza diagnosi incerta abbia captato da sua figlia o dalla famiglia un possibile rigetto della diagnosi? Lei ha accennato al fatto che sua figlia abbia dichiarato di non voler proseguire la terapia e di non averne bisogno, questo mi fa pensare che non voglia sentirsi diversa o "problematica". Ma quello che invece ha detto dopo il fallout con le sue ex-amiche, di voler essere sé stessa, mi fa piuttosto pensare che non solo sia pronta per una diagnosi, ma che ne abbia bisogno.
è bene esplorare entrambe queste ipotesi con la ragazza. Vorrei chiederle quanto sua figlia sia consapevole di questa situazione, dei sospetti che la riguardano. Le è mai stato accennato l'Asperger? L'avete consultata su cosa preferirebbe fare in merito a questa situazione a scuola?
Per rispondere alle domande sulla scuola dico che non sono assolutamente contenta della situazione generale. Non credo si faccia nulla per prevenire o trattare un fenomeno divenuto ormai drammatico un po' ovunque. Anzi... la preside ha insistito infastidita che non si tratta di bullismo. Che questa parola non venga associata all'Istituto. Le strategie di intervento a quanto pare sono parlare singolarmente con gli interessati, spostarli di banco. Gli insegnanti sono molto giovani, c'è un grosso ricambio. L'aspirazione di tutti loro è evidentemente approdare alla scuola pubblica dove ci sono anche più diritti (ci sono stati casi di professoresse andate via in occasione della maternità). Il giovanissimo insegnante di educazione fisica ha detto ha chiesto a mia figlia che problemi ci fossero, poi le ha detto che era un po' infantile.
Io sono molto giù e se proprio devo essere sincera, il litigio da cui è scaturito tutto è stato una grande ingiustizia nei suoi confronti. Non aveva tutti i torti ad esserla presa, anzi... Esiste anche uno specifico motivo per cui c'è un ragazzino che le sta mettendo tutti contro (alla scuola non avevamo voluto dirlo per non tirare in ballo le responsabilità di chi non ha controllato e non è intervenuto). Nel prossimo colloquio inizieremo a fare nomi e a mostrare il cellulare di mia figlia, poi vediamo cosa hanno il coraggio di dire.
Per tornare al NPI, si è fatto raccontare un po' di cose e ha riconosciuto tipiche dinamiche che possono accadere tra ragazzine alle prese con i primi amori e la gelosia. Ma nel racconto ha intravisto queste bizzarrie socio comunicative. Non temevamo alcuna diagnosi, sono stata io a chiedere in modo diretto se stavamo parlando di sindrome di Asperger. Lui non l'ha esclusa, ma non essendo in possesso di altri dati ha detto che non poteva affermarlo. Ci ha fatto alcune domande (nascita, fasi della crescita, sonno, cibo, rendimento scolastico).
Noi ci stiamo comunque muovendo per farle fare le valutazioni in vista di una terapia più mirata.