L'illogicità dei rapporti umani

Ciao a tutti,
oggi è una domenica di sole, il cielo è di un azzurro
morbido pieno di nuvole impalpabili e sfilacciate, ma tutto questo non mi sta
risollevando l’umore.
Oggi, per un evento accaduto stamattina, ho meditato sui
rapporti umani e sul loro essere illogici e disordinati.
Per quale motivo le persone prima dicono una cosa (che ti
considerano un amico, addirittura che ti vogliono bene, o che ti amano…) ma, da
un giorno all’altro, cambiano idea?
Oppure spariscono, senza avvisarti e senza fornirti una
spiegazione?
Mi guardo intorno, e mi sembra che i rapporti abbiano una
data di scadenza che per gli altri è visibile (forse) ma per me no. Si costituiscono, si frammentano, per poi
costituirsi nuovamente, velocissimi, nel caos più assoluto. Le emozioni si
intrecciano, spariscono, tornano… per
gli altri sembrano facili e naturali, leggere, per me sono gomitoli
pesantissimi e pieni di nodi.
Le persone hanno iniziato ad affascinarmi dai miei 19 anni,
ma a volte mi dico che era meglio prima, perché i libri erano affidabili e
ordinati.
Mi sembra che le persone si muovano
casualmente nel mondo delle relazioni umane, senza regole e senza ordine,
incuranti dell’etica, del significato delle parole, della continuità, della
lealtà, persino dei sentimenti. Persone contraddittorie.
Io ci metto tanto tempo a costruire un rapporto con qualcuno: è
faticoso per me, ma a che pro farlo se tanto ha una data di scadenza e non ne
capisco i meccanismi che lo regolano?
A che pro farlo se per me la parola “amico” o “ti amo” o “ti
voglio bene” hanno un peso che per altri non hanno?
Poi è destabilizzante riordinare sempre questo caos, questo
groviglio, e allora forse non ne vale la pena.
Se io ti dico “amico” significa che tu lo sei, per me, che
non devo dirtelo continuamente, che ciò non si misura dalla quantità di parole
che ti dico o che ti scrivo o dalla frequenza con cui ti cerco. Se io ti dico parole lievi e piene di dolcezza
significa che a te associo la dolcezza.
Eppure mi è accaduto di essere derisa perché una persona cara,
che pensavo amica, mi disse “ti voglio bene” più di un anno prima; io ero
convinta che mi volesse bene (me lo aveva detto!), ma costui rise,
dicendo: “Ma è passato un anno!”. Questo mi sconvolse, perché io ero convinta che anche
le parole –a meno che non fossero rettificate- non avessero data di scadenza.
Qual è la logica in tutto ciò?
Come si fa a riordinare questo caos?
Scusate lo sfogo, ma mi sento davvero stupida di fronte a
queste cose e detesto non capire, ci penso da tanto tempo ma ogni volta sono
sempre allo stesso punto. Magari anche qualcun altro di voi si pone domande simili ed è perplesso.
Grazie a tutti!
Commenti
Quel qualcuno che se anche ti ha fatto del male lo vuoi comunque nella tua vita.
Non è colpa di nessuno solo che i rapporti cambiano e mutano forma e anche valore, è triste come le vite diverse separino le persone facendole diventare semplici conoscenti.
Penso sia tutto un problema di tempo e della concezione che se ne ha.
Da quel che ho potuto vedere, la maggior parte delle persone interpreta il tempo come un susseguirsi seriale di eventi. Anche i rapporti con le altre persone vengono inseriti in quella "sequenza" di eventi e, al passare del tempo, possono essere sostituiti da altri rapporti con altre persone - anche senza conferme esplicite (probabilmente perché si da per scontato che il tempo passi per tutti).
Al contrario, per me (e, mi pare di aver capito, anche per te) il tempo è un insieme parallelo di eventi: se oggi ti considero un'amica (ed eventualmente te lo dico pure) e poi per qualsiasi motivo non ci sentiamo per mesi o anni, quando ci rivedremo la mia opinione su di te (o 'noi', se preferisci) non sarà cambiata perché, nel tempo, il nostro rapporto è proceduto parallelamente agli altri, anche se non ci siamo frequentati né sentiti.
Per molti invece non è così: quando non ci si vede o non ci si sente per un certo periodo di tempo, i rapporti si indeboliscono e si affievoliscono fino a "dissolversi".
Non è, propriamente, un problema di scadenze ma di "sostituzione": passa il tempo, subentrano nuove persone o nuovi eventi nella serie temporale e i precedenti vengono, in un certo senso, messi da parte.
Al momento non credo ci si possa far molto, se non adattarsi e farsi sentire più spesso...
Un sacco di persone mi hanno detto "ti voglio bene" oppure "sei la persona più cara che ho" "farei qualsiasi cosa per te" "sei la mia migliore amica", ecc..., poi o non era vero oppure le cose cambiavano nel tempo per fattori indipendenti da me e dal mio comportamento o modo di essere. La gente sparisce, si dilegua all'improvviso senza dare spiegazioni oppure promette cose che non mantiene. E il tutto avviene senza dialogo, con estrema chiusura, poiché il silenzio spesso legittima. Dietro all'omertà e al silenzio spesso si nascondono la codardia e la disonestà, la malafede (così mi disse il mio np).
Da ciò negli anni, ho tratto le seguenti conclusioni:
- la maggior parte delle persone non ha il controllo e la consapevolezza delle proprie emozioni, ne se ne pone il problema;
- le persone non sanno dove stanno andando, cosa stanno facendo al mondo, non danno un senso alla loro vita, vivono a caso senza un perché, senza considerazione di sè e degli altri: ciò ha a che fare con la degenerazione di questi tempi ed è facilmente riscontrabile dai sempre più frequenti atti di violenza estrema gratuita e dalla superficialità delle persone, delle loro scelte e del loro stile di vita.
Ovviamente questi due punti sono correlati tra loro.
Noi ND, per le nostre caratteristiche mentali, siamo molto razionali e la razionalità con cui viviamo anche i sentimenti e le emozioni ci porta a viverle in modo più profondo, più lineare, piu leale. Abbiamo maggiore considerazione dell'etica e quindi siamo anche più affidabili e in buona fede. Siamo spesso l'opposto di ciò che ho descritto sopra e non sempre ci è possibile capacitarcene, talvolta diveniamo vittime di tutto questo, degli altri, inevitabilmente.
La cosa importante secondo me è essere consapevoli di tutto ciò, di ciò che sono gli altri (una volta individuato il problema alla radice è tutto un cliché) e di ciò che siamo noi, delle nostre caratteristiche e della nostra (neuro)diversità, in modo da poterci difendere in questa jungla umana che agisce al di fuori del nostro controllo e delle nostre aspettative.
A tale proposito, io sono diventata negli anni, una sorta di eremita, di lupo solitario, che evita la vita mondana e che ha abitudini diversissime dalla maggioranza della gente, della cui opinione o pensiero sulla mia persona o sul mio stile di vita, mi importa poco o nulla. Nel tempo sono diventata immune dal caos della società, io vivo nella mia nicchia mentale e sto tranquilla laddove la mia unica preoccupazione è non lasciare che gli altri turbino la mia pace interiore.
Ho capito con gli anni che tutto è volatile, che il tempo passano, subentrano nuove persone, nuove esperienze, siamo tutti di passaggio volenti o no, e vabbè, accettiamo pure questa cosa, anch'io mi sono lasciato sfuggire molte cose e molte persone.
Non so cos'è un'amicizia non avendo mai avuto amici in vita mia, ma noto spesso dinamiche a me incomprensibili e illogiche, come parlare malissimo degli assenti e poi fare gli amiconi in loro presenza per puro opportunismo.
Mi rendo conto che l'umanità è imperfetta per definizione, quindi certe cose sono inevitabili, persino per noi. Scrivo questo pensando alle mie "amicizie" virtuali finite male per i motivi più disparati, o semplicemente perché in realtà non sono mai stati "amici".
Then someone will say what is lost can never be saved
In ogni caso, la gente mi da l impressione di comportarsi in modo "irrazionale" perchè segue completamente le sue pulsioni e la sua personalità, ne è tutt uno... che non sono sempre ordinate e prevedibile, senza preoccuparsi della logicità del tutto.
In questo modo soddisfa i suoi bisogni in modo "frenetico": vive le amicizie in modo rapido, a seconda di cosa porta il destino, non e detto che mentre ti dice "ti voglio bene" in quel momento non te ne voglia, ma quando dovesse capitare un altra amicizia, la va a cercare e sostituisce ilsuo "bisogno" di amicizia. Se poi il tempo passa ti avrà sostituito definitivamente.
da quello che mi sembra di capire lo "sbaglio" sociale sta nel cercare di "spersonalizzare" se stessi (come devo comportarmi per far parte del branco) e gli altri (come si comporta il branco)... Parlando piu volte delle mie difficoltá la risposta era sempre "sii te stesso, proponi te stesso al branco e verrai accettato", che tradotto, mi sa tanto di "smettila di farti domande, di cercare di prevedere gli altri, segui i tuoi istinti, e ti comporterai come gli altri"...
Questi istinti dovrebbero essere sufficienti a vivere bene socialmente...
Spero di essermi spiegato, stasera avro piu tempo per scrivere, provero a rispiegarmi nel caso
Then someone will say what is lost can never be saved