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L'illogicità dei rapporti umani — Spazio Asperger Onlus Salta il contenuto
Autismo al Lavoro con Tony Attwood! 11-12 Maggio 2023. A Milano e online!

L'illogicità dei rapporti umani

Ciao a tutti,

oggi è una domenica di sole, il cielo è di un azzurro
morbido pieno di nuvole impalpabili e sfilacciate, ma tutto questo non mi sta
risollevando l’umore.  

Oggi, per un evento accaduto stamattina, ho meditato sui
rapporti umani e sul loro essere illogici e disordinati.

Per quale motivo le persone prima dicono una cosa (che ti
considerano un amico, addirittura che ti vogliono bene, o che ti amano…) ma, da
un giorno all’altro, cambiano idea?

Oppure spariscono, senza avvisarti e senza fornirti una
spiegazione?

Mi guardo intorno, e mi sembra che i rapporti abbiano una
data di scadenza che per gli altri è visibile (forse) ma per me no.  Si costituiscono, si frammentano, per poi
costituirsi nuovamente, velocissimi, nel caos più assoluto. Le emozioni si
intrecciano, spariscono, tornano…  per
gli altri sembrano facili e naturali, leggere, per me sono gomitoli
pesantissimi e pieni di nodi.  

Le persone hanno iniziato ad affascinarmi dai miei 19 anni,
ma a volte mi dico che era meglio prima, perché i libri erano affidabili e
ordinati.

Mi sembra che le persone si muovano
casualmente nel mondo delle relazioni umane, senza regole e senza ordine,
incuranti dell’etica, del significato delle parole, della continuità, della
lealtà, persino dei sentimenti. Persone contraddittorie.

Io ci metto tanto tempo a costruire un rapporto con qualcuno: è
faticoso per me, ma a che pro farlo se tanto ha una data di scadenza e non ne
capisco i meccanismi che lo regolano?

A che pro farlo se per me la parola “amico” o “ti amo” o “ti
voglio bene” hanno un peso che per altri non hanno?

Poi è destabilizzante riordinare sempre questo caos, questo
groviglio, e allora forse non ne vale la pena.

Se io ti dico “amico” significa che tu lo sei, per me, che
non devo dirtelo continuamente, che ciò non si misura dalla quantità di parole
che ti dico o che ti scrivo o dalla frequenza con cui ti cerco.  Se io ti dico parole lievi e piene di dolcezza
significa che a te associo la dolcezza.

Eppure mi è accaduto di essere derisa perché una persona cara,
che pensavo amica, mi disse “ti voglio bene” più di un anno prima; io ero
convinta che mi volesse bene (me lo aveva detto!), ma costui rise,
dicendo: “Ma è passato un anno!”. Questo mi sconvolse, perché io ero convinta che anche
le parole –a meno che non fossero rettificate- non avessero data di scadenza.


Qual è la logica in tutto ciò?

Come si fa a riordinare questo caos?


Scusate lo sfogo, ma mi sento davvero stupida di fronte a
queste cose e detesto non capire, ci penso da tanto tempo ma ogni volta sono
sempre allo stesso punto. Magari anche qualcun altro di voi si pone domande simili ed è perplesso.


Grazie a tutti!

Blindct87yugenPhoebeCyranogreekpiRobKawanawaskawanaLycium_bAndato_87e 2 altri.

Commenti

  • GrovigliGrovigli Post: 15
    Vorrei risponderti in maniera sensata ma ormai dopo varie esperienza credo che sia difficilissimo trovare una persona che "ami" nel senso più puro della parola.
    Le amicizie spesso sono fittizie e se non sono continuamente alimentati scemano, i sentimenti rimangono solo se si è provato qualcosa di davvero forte per qualcuno.
    Quel qualcuno che se anche ti ha fatto del male lo vuoi comunque nella tua vita.

    Non è colpa di nessuno solo che i rapporti cambiano e mutano forma e anche valore, è triste come le vite diverse separino le persone facendole diventare semplici conoscenti.
    AmelieAndato_87
  • CyranoCyrano Post: 1,052
    Ricordo che andavo all'asilo quando mi sono posto l'obiettivo di cercare di capire meglio gli esseri umani, perché trovavo strani i loro comportamenti. Sono passati più di 4 decenni. Migliaia di giorni di attenta e accurata osservazione e meditazione su ciò che osservavo.
    La mia conclusione è che siano contorti nel senso più deteriore del termine. Può anche darsi che i perché siano fuori della nostra portata: ma vale la pena conoscere il perché di un comportamento simile? Forse ci aiuterebbe ad evitare di riviverlo in futuro, ma la mia esperienza è che se fai attenzione a un aspetto, la stessa situazione capita facendo una strada che non ti aspetti. Anche io faccio fatica a costruire, ma vedo che loro sono bravissimi a smontare. Io faccio fatica perché sono sincero, diretto e semplice. Non reputo un difetto nessuno di questi tre aspetti. Personalmente sto vagliando con cura quale amico educare. Si, ho scritto educare, non coltivare. Almeno educare a come sono fatto io. La scelta l'ho fatta tra chi conosco da un quarto di secolo. Non so ancora se ci riuscirò.
    Forse solo un Aspie del forum con cui c'è affinità può essere un buon amico.
    AmelieAndato_87
    I portoni del mio isolamento cingono parchi di infinito… (Pessoa)
  • KrigerinneKrigerinne Post: 3,163
    Più volte è emerso in più lidi che le persone aspie hanno una concezione diversa del tempo (o delle relazioni?). Nello specifico ho appreso che per gli NT i rapporti si consumano nel tempo, per effetto del tempo. Stano ma vero. Vanno compresi perché sono diversi :P
    BlindAmeliect87PeregrinoAndato_87KolymaRiuy
    Backend developer ~ Asperger ~ ex tutor ABA
    You split the sea so I could walk right through it
  • BlindBlind Post: 2,575
    modificato marzo 2015
    @Amelie avevo ragionato su questa cosa proprio di recente, anche se con un punto di vista leggermente diverso dal tuo... Azzardo comunque una spiegazione (che temo non sarà particolarmente confortante, però).

    Penso sia tutto un problema di tempo e della concezione che se ne ha.
    Da quel che ho potuto vedere, la maggior parte delle persone interpreta il tempo come un susseguirsi seriale di eventi. Anche i rapporti con le altre persone vengono inseriti in quella "sequenza" di eventi e, al passare del tempo, possono essere sostituiti da altri rapporti con altre persone - anche senza conferme esplicite (probabilmente perché si da per scontato che il tempo passi per tutti).
    Al contrario, per me (e, mi pare di aver capito, anche per te) il tempo è un insieme parallelo di eventi: se oggi ti considero un'amica (ed eventualmente te lo dico pure) e poi per qualsiasi motivo non ci sentiamo per mesi o anni, quando ci rivedremo la mia opinione su di te (o 'noi', se preferisci) non sarà cambiata perché, nel tempo, il nostro rapporto è proceduto parallelamente agli altri, anche se non ci siamo frequentati né sentiti.
    Per molti invece non è così: quando non ci si vede o non ci si sente per un certo periodo di tempo, i rapporti si indeboliscono e si affievoliscono fino a "dissolversi".
    Non è, propriamente, un problema di scadenze ma di "sostituzione": passa il tempo, subentrano nuove persone o nuovi eventi nella serie temporale e i precedenti vengono, in un certo senso, messi da parte.

    Al momento non credo ci si possa far molto, se non adattarsi e farsi sentire più spesso...
    Ameliect87Andato_87
  • KaleenKaleen Post: 386
    @Amelie condivido tutto, non ho ancora letto le risposte degli altri, le leggo appena ho messo il punto a questa frase, magari mi viene in mente qualche considerazione interessante o magari imparo qualcosa anche io.
    Amelie
  • awanawaskawanaawanawaskawana Post: 93
    modificato marzo 2015
    mi hai semplicemente riassunto tutto ciò che penso, e quello che hai scritto lo condivido assolutissimamente, ed è esattamente quello che penso, ogni singola sillaba.
    una volta una persona mi disse "ti amo", ma evidentemente non dava lo stesso peso che gli davo io...ma va beh quella è una storia lunga.
    Quasi sempre quando parlo alla maggior parte delle persone mi sembra di portare avanti una gigantesca e difficilissima partita a scacchi dove per l'avversario non esistono regole, e in maniera inversamente proporzionale tu dovrai cercare di indovinare le sue mosse totalmente casuali, talvolta ci riesci ma il più delle volte no, e per quanto tu possa ragionarci sopra e cercare una razionalità di fondo quelle mosse rimarranno casuali, ma tu dovrai continuare a cercare di indovinarle e prevederle. 
    Amelie
  • Lycium_bLycium_b Post: 1,868
    Io la penso esattamente come te @Amelie. Non avresti potuto descrivere meglio ciò che sento, da quando ho memoria.
    Un sacco di persone mi hanno detto "ti voglio bene" oppure "sei la persona più cara che ho" "farei qualsiasi cosa per te" "sei la mia migliore amica", ecc..., poi o non era vero oppure le cose cambiavano nel tempo per fattori indipendenti da me e dal mio comportamento o modo di essere. La gente sparisce, si dilegua all'improvviso senza dare spiegazioni oppure promette cose che non mantiene. E il tutto avviene senza dialogo, con estrema chiusura, poiché il silenzio spesso legittima. Dietro all'omertà e al silenzio spesso si nascondono la codardia e la disonestà, la malafede (così mi disse il mio np).
    Da ciò negli anni, ho tratto le seguenti conclusioni:
    - la maggior parte delle persone non ha il controllo e la consapevolezza delle proprie emozioni, ne se ne pone il problema;
    - le persone non sanno dove stanno andando, cosa stanno facendo al mondo, non danno un senso alla loro vita, vivono a caso senza un perché, senza considerazione di sè e degli altri: ciò ha a che fare con la degenerazione di questi tempi ed è facilmente riscontrabile dai sempre più frequenti atti di violenza estrema gratuita e dalla superficialità delle persone, delle loro scelte e del loro stile di vita.
    Ovviamente questi due punti sono correlati tra loro.
    Noi ND, per le nostre caratteristiche mentali, siamo molto razionali e la razionalità con cui viviamo anche i sentimenti e le emozioni ci porta a viverle in modo più profondo, più lineare, piu leale. Abbiamo maggiore considerazione dell'etica e quindi siamo anche più affidabili e in buona fede. Siamo spesso l'opposto di ciò che ho descritto sopra e non sempre ci è possibile capacitarcene, talvolta diveniamo vittime di tutto questo, degli altri, inevitabilmente.
    La cosa importante secondo me è essere consapevoli di tutto ciò, di ciò che sono gli altri (una volta individuato il problema alla radice è tutto un cliché) e di ciò che siamo noi, delle nostre caratteristiche e della nostra (neuro)diversità, in modo da poterci difendere in questa jungla umana che agisce al di fuori del nostro controllo e delle nostre aspettative.
    A tale proposito, io sono diventata negli anni, una sorta di eremita, di lupo solitario, che evita la vita mondana e che ha abitudini diversissime dalla maggioranza della gente, della cui opinione o pensiero sulla mia persona o sul mio stile di vita, mi importa poco o nulla. Nel tempo sono diventata immune dal caos della società, io vivo nella mia nicchia mentale e sto tranquilla laddove la mia unica preoccupazione è non lasciare che gli altri turbino la mia pace interiore.
    AmelieAndato_87
  • ct87ct87 Post: 2,956
    Queste sono dinamiche che nemmeno io concepisco. Non sono mai stata brava a dare priorità a azioni o compiti da svolgere, invece sono brava a dare priorità alle persone e io quando dico CI SONO intendo proprio esattamente quello. Ho notato che tanti invece usano le parole in modo differente e anche le loro concezioni di rapporti umani sono oltremodo particolari diversi dai miei. Il tempo mi chiedo come mai leda così i rapporti, mentre per me il tempo non è una variante fondamentale per misurare le amicizie. 
    Quando non capisco qualcosa o qualcuno e sento il caos intorno a me, scrivo sempre su un foglio che idea ho in testa di tale azione, gesto, comportamento, di tale conversazione in modo da poter capire meglio io ciò che è accaduto per vedere seriamente se c'è qualcosa di variato. Mi aiuta a razionalizzare e a smettere di pensare al problema e di concentrarmi sulla soluzione :)
    AmelieAndato_87
    Sapere Aude! Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza
  • AmelieAmelie Post: 5,373
    Innanzi tutto, grazie per i vostri commenti molto interessanti! Spero che se ne aggiungano altri.

    @Lycium_b, ho apprezzato molto la tua analisi. Mi ha colpito l'associazione tra il silenzio e la "fuga" priva di spiegazione con la codardia. E' vero, perché una persona che non ha neppure l'onestà intellettuale di informarti del motivo di una sua presa di distanza da te e della volontà di troncare il rapporto, altro non è che codarda.
    Molte persone non radicano la propria vita ad alcun valore, eccezion fatta per il potere, il profitto e l'apparenza. Non intendo dire che debbano sapere qual è il fine ultimo della loro vita, ma con quale spirito vivere giorno per giorno, nella quotidianità. Questo fa sì che anche i lati che dovrebbero essere più prettamente umani, come i sentimenti e le emozioni, siano asservite a questo e "disumanizzate", diventino ingranaggi di una macchina. La violenza gratuita separa l'uomo dagli animali, che seguono l'istinto, e uccidono per nutrirsi o per difendersi o difendere il territorio in cui vivono. L'uomo che compie gratuitamente violenza si pone su un piano altro in cui pretende di staccarsi dal ciclo degli altri esseri viventi, della Natura e dell'Universo in cui vive. Pecca di hybris. (Fine divagazione).
    Io non so se sono nd o nt, però tendo a voler mettere ordine nel disordine delle emozioni e dei sentimenti, il che non significa (più) reprimerli forzatamente, ma assecondarli con criterio e con giusta misura, sebbene mi facciano spesso paura. Concordo sull'importanza dell'auto consapevolezza, della conoscenza di sé, e anche su un chiamarsi fuori -anche mentalmente- da dinamiche estranee alla nostra natura, aggiungo anche attraverso la ricerca di una spiritualità che il mondo occidentale odierno sembra rigettare (mi collego qui a un tuo interessante commento sulla tua fede buddhista).


    Lycium_bAndato_87
  • AmelieAmelie Post: 5,373
    modificato marzo 2015
    @Blind, la tua spiegazione è illuminante, non avevo mai adottato questa prospettiva. Io ho avuto per anni una concezione di tempo parallelo nei rapporti con i miei parenti, che vivono nella mia città d'origine e che vedevo a Natale, Pasqua e d'estate. Non appena tornavo lì, per me era tutto come prima, i mesi che erano trascorsi appartenevano a un'altra realtà, a un altro tempo che nel frattempo continuava a scorrere nella sua dimensione. Come fossero due mondi paralleli. Questo sistema in realtà ha funzionato per anni e per alcuni funziona ancora benissimo. 
    Però solitamente, eccezion fatta per i miei parenti, io mi faccio sentire (anzi, a volte tendo a farmi sentire troppo, in questo non ho ben chiara la giusta misura). Quindi non credo sia molto collegato, se non in alcuni specifici casi.

    @Krigerinne, non sapevo che le persone aspie avessero un diverso senso del tempo. Ti va di approfondire nella discussione off topic?

    @Cyrano, sì, le persone sono contorte. Però - per me- vale la pena di cercare di comprendere questi comportamenti, se non altro per il piacere intellettuale di sapere più cose possibile sulla natura umana, che da alcuni anni mi interessa. Per il resto, credo anche io che non servirebbe moltissimo nelle dinamiche sociali, perché ci sono troppe variabili e poi perché è molto difficile applicare fluidamente nella pratica qualcosa appreso senza naturalezza (almeno, in questo io sono carente). L'essere sincero, diretto e semplice li considero pregi.
    Io più che educare, credo che un amico si dovrebbe incontrare a "metà strada", con la volontà di conoscere l'altro e di spiegare se stessi dove l'altro può avere difficoltà a capire; con rispetto, gentilezza e tanto amore (nonostante tutto, resto un'ottimista).
  • AmelieAmelie Post: 5,373
    modificato marzo 2015
    @ct87, mi riconosco nelle tue parole. Io invece di scrivere su un foglio la mia idea, tendo a esporla a qualcuno, perché mentre la spiego la chiarisco anche a me stessa e posso confrontarmi con una persona esterna. Anche a me questo aiuta a razionalizzare e a guardare il problema in prospettiva, a riacquisirne il controllo, facendomi sentire meglio.
  • KaleenKaleen Post: 386
    Alla fine però devo dire di essere stata più volte criticata per l'essermi io stessa dileguata... dileguata forse eh... ma non sparita! E poi la frase "non ti fai mai sentire" alla quale normalmente rispondo "sembri mia nonna". Io se dico a qualcuno che gli sono amica non ho mica firmato un accordo di presenza, se poi uno vuole sentirmi di più perché non chiama invece di recriminare a posteriori? E poi se ad una persona dici invece che chiama troppo se la prende sempre... troppo senso di colpa infetta le relazioni. Per fortuna i miei più cari amici si comportano diversamente. Ma forse il tatto non è il mo forte... così mi è stato detto, credo sia vero, il mio forte è la lealtà. Ad alcuni questo per fortuna piace molto.
    Andato_87Amelie
  • KaleenKaleen Post: 386
    Le parole "Ti amo" e "Ti voglio bene" si riferiscono spesso solo all'esatto momento in cui vengono pronunciate, in quel momento è vero.
    Per me è un po' diverso, hanno un valore più assoluto. E' come la marmellata, che sia alla pera o alla mela è sempre marmellata, nel senso la qualità delle cose nel tempo varia, ma se si vuole bene è per sempre, come la marmellata è sempre marmellata. Per ovviare alle delusioni è sufficiente esonerarsi dalle aspettative.
    Amelie
  • Andato_87Andato_87 Post: 3,049
    modificato marzo 2015
    Trovo interessanti sia la discussione sia i vostri commenti, avete già detto tutto e sono pienamente d'accordo soprattutto con quanto scritto da @Kaleen, molti vedono l'amicizia solo come un mero "accordo di presenza", io invece penso che se si è troppo presenti perché la nostra presenza è pretesa dall'altro alla fine l'amicizia si perde.
    Ho capito con gli anni che tutto è volatile, che il tempo passano, subentrano nuove persone, nuove esperienze, siamo tutti di passaggio volenti o no, e vabbè, accettiamo pure questa cosa, anch'io mi sono lasciato sfuggire molte cose e molte persone.
    Non so cos'è un'amicizia non avendo mai avuto amici in vita mia, ma noto spesso dinamiche a me incomprensibili e illogiche, come parlare malissimo degli assenti e poi fare gli amiconi in loro presenza per puro opportunismo.
    Mi rendo conto che l'umanità è imperfetta per definizione, quindi certe cose sono inevitabili, persino per noi. Scrivo questo pensando alle mie "amicizie" virtuali finite male per i motivi più disparati, o semplicemente perché in realtà non sono mai stati "amici".
    Amelie
  • KaleenKaleen Post: 386
    @A87 leggo il parlar male degli assenti con un dividi et impera. E' molto bello invece parlare bene degli assenti. Io di solito rispondo al parlar male con il parlare bene, applico in sostanza un antico insegnamento Yogico, per via che si parlava anche di spiritualità. Una cosa invece molto da manuale è chiedere alla persona che sta parlando male "mi stai dicendo questo perchè provi una sensazione spiacevole a riguardo?" in questo modo si rimanda la responsabilità di quanto detto all'interlocutore e centrando il punto, che spesso non è il giudizio dell'altro ma la sensazione che si prova di fronte a qualcosa che può non piacere ma ha tutti i diritti di esistere.
    Amelie
  • Andato_87Andato_87 Post: 3,049
    modificato marzo 2015
    Io avrei molte persone di cui parlare molto male viste le mie esperienze, ma farlo mi provoca sensi di colpa e comunque non ci uscirei insieme per opportunismo come molti invece fanno. E ho paura di offendere qualcuno quando parlo, pur essendo di base una persona gentile.
    Valentact87Amelie
  • IlluneIllune Post: 29
    Mi hanno sempre detto che "bisogna sapersi comportare con gli altri" e che "le relazioni vanno curate". 
    Il sapersi comportare è sicuramente associato alla ripetizione delle convenzioni sociali nt, quindi si parla di tutta quella zavorra di parole finalizzate unicamente a farsi vedere uguali agli altri e non spaventare l'interlocutore mettendolo davanti ad un più sincero mutismo in assenza di argomentazioni valide oppure logorrea da argomento per noi interessante. 
    Il curare le relazioni contempla il ripetere sistematicamente ad ogni incontro con conoscenti, amici o altro tipo di persone, quanto detto nel periodo precedente. 
    Se a questo ci sommiamo la necessità di costanza nel tempo che generalmente rappresenta la base delle relazioni nt, troviamo il risultato del problema posto in essere. 
    Personalmente la fatica e lo stress che comporta il tentare di farsi passare per "normali" è troppa.
    Inizialmente mi stupivo anch'io di come i rapporti degenerassero, adesso non solo non mi stupisco ma me ne disinteresso anche. Mi è rimasto il tentativo di contattare persone che tutt'ora reputo interessanti e piacevoli per il ricordo di quello che mi hanno dato, a volte il riscontro che ho è positivo, il più delle volte è negativo e la cosa mi causa imbarazzo. 
    Non credo ci sia un consiglio univoco, come in tutte le cose che riguardano la sfera della socialità devi riuscire a trovare il tuo equilibrio e capire cosa ti fa soffrire di meno, imho. 

    Andato_87Amelie
    "D'altronde, l'isteria è possibile solo con un pubblico. [...] Vai a com'era la vita quando eri una bambina e potevi mangiare solo omogeneizzati. Cammini vacillando fino al tavolino da caffè. Sei sui tuoi piedi e devi barcollare su quelle gambe a salsicciotto oppure cadere giù. Poi arrivi al tavolo da caffè e sbatti la tua testolina soffice contro lo spigolo. Sei per terra, e cavolo, o cavolo, fa male. Però non c'è niente di tragico fino a che non accorrono Mamma e Papà. O povera coraggiosa piccolina. È solo allora che piangi." [Invisible Monsters - Chuck Palahniuk ]
  • KrigerinneKrigerinne Post: 3,163
    @Amelie Ti rispondo qui per dirti che no, non so niente del genere. Solo, dai discorsi tra aspie che ho letto è emerso che per gli NT il tempo corrode i rapporti se questi non vengono curati in termini anche quantitativi, mentre per gli aspie questo non è necessario. Grossomodo ovviamente, parlando in generale.
    ct87KolymaAmelieBlind
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  • KolymaKolyma Post: 651
    Purtroppo le parole non sono importanti, per gran parte degli individui vengono spese per obiettivi a breve termine e questo crea fraintendimenti. Io di solito non credo a chi mi manifesta affetto se non mostra interesse per quello che posso dare come persona, è giusto capire chi sono le persone che vogliono avvicinarsi a noi...
    Amelie
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  • AmelieAmelie Post: 5,373
    @Kolyma, ciò che dici è giustissimo, ma: come si fa a capire se una persona è davvero interessata a noi come individui oppure vuole solo un tappabuchi nel suo tempo, insomma si intrattiene con noi perché non sa che altro fare e si annoia? E' una cosa un po' deprimente, ma a me è accaduta e non me ne sono accorta mentre succedeva: pensavo che l'altra persona fosse in buona fede e interessata a me come io lo ero a lei, invece era solo gentile e ben educata ma non gliene fregava nulla (pensandoci a posteriori mi sento molto scema)
    Valenta
  • RiuyRiuy Post: 350
    modificato marzo 2015
    Penso che la gente "nt" o comuque la persona media sia semplicemente "se stessa", occupata a vivere secondo la sua mentalità e il suo modo di essere. In molti commenti (correggetemi se ssbaglio) invece mi sembra di vedere un tentativo di "spersonalizzazione" delle persone, finalizzato al cercare di capirne i meccanismi. Non sono qui ovviamente a dire che sia giusto o sbagliato eh ci mancherebbe! Anzi io sono tra i primi a dover fare questo lavoro per inserirmi socialmente e perchè mi affascina capire razionalmente come la gente ragiona...

    In ogni caso, la gente mi da l impressione di comportarsi in modo "irrazionale" perchè segue completamente le sue pulsioni e la sua personalità, ne è tutt uno... che non sono sempre ordinate e prevedibile, senza preoccuparsi della logicità del tutto.
    In questo modo soddisfa i suoi bisogni in modo "frenetico": vive le amicizie in modo rapido, a seconda di cosa porta il destino, non e detto che mentre ti dice "ti voglio bene" in quel momento non te ne voglia, ma quando dovesse capitare un altra amicizia, la va a cercare e sostituisce ilsuo "bisogno" di amicizia. Se poi il tempo passa ti avrà sostituito definitivamente.

    da quello che mi sembra di capire lo "sbaglio" sociale sta nel cercare di "spersonalizzare" se stessi (come devo comportarmi per far parte del branco) e gli altri (come si comporta il branco)... Parlando piu volte delle mie difficoltá la risposta era sempre "sii te stesso, proponi te stesso al branco e verrai accettato", che tradotto, mi sa tanto di "smettila di farti domande, di cercare di prevedere gli altri, segui i tuoi istinti, e ti comporterai come gli altri"...
    Questi istinti dovrebbero essere sufficienti a vivere bene socialmente...



    Spero di essermi spiegato, stasera avro piu tempo per scrivere, provero a rispiegarmi nel caso :)
    Amelie
  • AmelieAmelie Post: 5,373
    @Riuy, parlando dei miei commenti, è vero che cerco di capire "come funzionano le persone", ma non tento di spersonalizzarle, perché mi interessano in quanto persone, in quanto individui. Io non voglio ridurre l'individuo a una macchina e osservarne il funzionamento a livello "meccanico", ma capire come mai esiste questa dinamica sociale (notando che è un modo di agire diffuso, non isolato). Perché io non la condivido (ma rispetto chi lo fa, solo che evidentemente non siamo compatibili a costruire una reciproca relazione), ma vorrei capirla.
    Non so quanta gente sia "se stessa" in società, alcuni fingono, indossano maschere per accattivarsi gli altri: questo si palesa quando parlano loro alle spalle (per portare l'esempio di @A87 ). E' vero che l'interiorità non è sempre ordinata, ma dovrebbe -a mio parere- essere in armonia con la ragione, per vivere in modo equilibrato. Se poi mi chiedi ad esempio perché voglio bene a persona X e non a persona Y (ponendo come esempio che sia X che Y siano gentili, gradevoli, buone) questo è un esempio della non-logicità dei sentimenti, ma il mio discorso non era rivolto a questo, ma alle relazioni tra le persone. 
    Riguardo all'ultima parte, non mi trovo concorde. E' sbagliato spersonalizzarsi per cercare l'accettazione sociale (parlo per esperienza personale, perché da ragazzina ci provai, col risultato di sentirmi ancor più infelice, perché equivale ad ammettere: il mio io è così difettoso e strano che, se non nascosto, vanifica ogni speranza di apprezzamento degli altri). Però suona come una presa in giro che ci siano persone che si illudono che basti "essere se stessi" per venire accettati socialmente. In una società che funziona bene dovrebbe essere così, oggi purtroppo non lo è, altrimenti non sentiremmo più notizie di bullismo o discriminazioni. Nei rapporti selezionati, con persone di cui appuriamo di poterci fidare, essere noi stessi è il migliore dono che possiamo fare all'altro, perché doniamo la nostra fiducia, il nostro io profondo. Ma socialmente, purtroppo, non è così. Essere se stessi, spesso, coincide con la scelta di essere soli, ma è una scelta che non tutti e non in tutti momenti della vita hanno la forza o il coraggio di compiere. E' giusto sapere che, proponendo te stesso al branco, tu possa correre il ragionevole rischio di essere psicologicamente massacrato (e per l'autostima, ne vale la pena?).
    Questo non significa mentire, ma chiamarsi fuori da dinamiche che "non ci vogliono": a volte è meglio farsi da parte, essere soli ma integri. Questa naturalmente è la mia personalissima opinione e la scelta che ho preso io, con tutti i pro e contro del caso.
    Irania
  • KolymaKolyma Post: 651
    Amelie ha detto:

    @Kolyma, ciò che dici è giustissimo, ma: come si fa a capire se una persona è davvero interessata a noi come individui oppure vuole solo un tappabuchi nel suo tempo, insomma si intrattiene con noi perché non sa che altro fare e si annoia? E' una cosa un po' deprimente, ma a me è accaduta e non me ne sono accorta mentre succedeva: pensavo che l'altra persona fosse in buona fede e interessata a me come io lo ero a lei, invece era solo gentile e ben educata ma non gliene fregava nulla (pensandoci a posteriori mi sento molto scema)

    Mi dispiace @Amelie che tu abbia subito questo trattamento...non so darti una risposta però, e questo è IL problema. La mia valutazione segue parametri personali, anche istintuali per certi versi, ma spesso insufficienti.
    Amelie
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