Salta il contenuto
Spettacolo teatrale Temple Grandin 2023 - Colleferro

Facciamo chiarezza sui termini "Empatia", "Compassione" e "Simpatia"

riotriot Post: 7,064
modificato novembre 2015 in Teorie e ricerca
Ogni tanto e stranamente, sul forum il termine "empatia" è quello che oscilla maggiormente tra interpretazioni più o meno esatte. Allora ho pensato che dobbiamo fare un po' di ordine.

Il termine "empatia" ha più definizioni e riguarda la capacità (o meno) di immedesimarsi in un'altra persona:
- empatia cognitiva è la capacità di vedere il mondo dal punto di vista di un'altra persona
- empatia emozionale è la capacità di provare i sentimenti e le emozioni di un'altra persona
- immaginazione empatica è la capacità di immaginare cosa significhi essere un'altra persona
- identificazione empatica è la capacità di mettersi nei panni di un'altra persona.

A volte il termine "compassione" viene sovrapposto al termine "empatia".
La compassione significa il "sentire con l'altra persona", percepirne la sofferrenza, e spesso produce il desiderio e il modo di ridurre o alleviare la sofferenza altrui (atto compassionevole).
Esiste poi la "compassione universale", che è un senso di attenzione e cura per il mondo e per gli esseri viventi in generale.
Per finire c'è l'autocompassione, che comprende l'autoaccettazione di sé, il liberarsi dal giudizio che diamo di noi stessi, e il senso di appartenenza al "destino umano".

Post edited by riot on
«134

Commenti

  • Argomento molto interessante.
    Seguo.
  • amigdalaamigdala Post: 6,363
    @riot posso farti un esempio pratico per vedere se ho realmente capito?
    Io vedo A che soffre perché B l'ha lasciata, capisco razionalmente che prova tristezza, dolore, spavento perché non sa cosa fare. Capisco razionalmente quello che vive. Io però non provo in me le sue sensazioni. Le capisco ma da spettatore esterno.
    In questo caso uso empatia cognitiva e emozionale, ma non provo compassione?
    È sull'empatia emozionale che ho dubbi, tu hai scritto "capacità di provare i sentimenti di un'altra persona". Se io li capisco, ma non li provo si tratta comunque di empatia emozionale?
  • Quando guardate un film o leggere un libro, provate le stesse emozioni descritte e rappresentate, come se foste voi stessi a viverle?
    Credo che sia questo!
  • amigdalaamigdala Post: 6,363
    chandra ha detto:

    Quando guardate un film o leggere un libro, provate le stesse emozioni descritte e rappresentate, come se foste voi stessi a viverle?
    Credo che sia questo!

    Ma questa non è compassione?
    Mi sa che non ho capito... :-/
  • wolfgangwolfgang Post: 10,787
    @riot penso tu abbia confuso compassione e simpatia. La compassione sta all'empatia cognitiva come la simpatia sta a quella affettiva.

    Sentire con l'altro è simpatia, la compassione è "voler ridurre la sofferenza dell'altro". La relazione tra simpatia e compassione è curvilinea, troppa simpatia riduce la compassione (agita) perché se stiamo troppo male per gli altri non possiamo aiutarli ma per preservarci desideriamo ridurre il nostro dolore. E' il motivo per cui medici, psicologi, etc. imparano a "scindere" e regolare la simpatia per i pazienti.
    Né scusa né accusa. Addestrare le competenze, insegnare valori, e-ducare l'Uomo dalla Bestia. La Natura non è una scusa.
  • wolfgangwolfgang Post: 10,787
    @riot aggiungerei anche che ci sta:
    - empatia somatica (il provare ciò che gli altri provano)
    - l'imitazione fisica (il riflettere i movimenti dell'altro)
    - il contagio empatico
    - la "lettura" del non-verbale

    E che per le varie forme di empatia ne esiste sia una versione cosciente (esplicita) che una forma inconscia (implicita).

    Quindi si, il termine empatia comprende una dozzina di fenomeni diversi che soprattutto in popolazioni atipiche come Asperger etc. non sono particolarmente connessi tra loro.
    Né scusa né accusa. Addestrare le competenze, insegnare valori, e-ducare l'Uomo dalla Bestia. La Natura non è una scusa.
  • Per me (ma solo per me, senza alcuna pretesa di scientificità) l'empatia è la capacità di prevedere gli stati emotivi altrui, ma non di riviverli sulla propria pelle. Semmai, ci si può ricordare come ci siamo sentiti in una circostanza simile e quindi capire le emozioni che l'altro sta provando ora, ma se dovessimo "riviverle" ogni volta credo che andremmo fuori di testa. La capacità predittiva  è fondamentale nella mia idea di empatia. Esempio spicciolo: un amico perde il lavoro o, più banalmente, viene lasciato dalla fidanzata. Se la sera usciamo per una birra di certo non gli vado a raccontare di quanto sia fico il mio lavoro o di quanto felice sia io in coppia perché "prevedo" che questi racconti lo facciano sentire peggio. Se non usassi tale capacità predittiva potrei parlare a ruota libera e magari infastidire l'altro. 

  • amigdalaamigdala Post: 6,363
    modificato novembre 2015
    chocolat ha detto:

    Per me (ma solo per me, senza alcuna pretesa di scientificità) l'empatia è la capacità di prevedere gli stati emotivi altrui, ma non di riviverli sulla propria pelle. Semmai, ci si può ricordare come ci siamo sentiti in una circostanza simile e quindi capire le emozioni che l'altro sta provando ora, ma se dovessimo "riviverle" ogni volta credo che andremmo fuori di testa. La capacità predittiva  è fondamentale nella mia idea di empatia. Esempio spicciolo: un amico perde il lavoro o, più banalmente, viene lasciato dalla fidanzata. Se la sera usciamo per una birra di certo non gli vado a raccontare di quanto sia fico il mio lavoro o di quanto felice sia io in coppia perché "prevedo" che questi racconti lo facciano sentire peggio. Se non usassi tale capacità predittiva potrei parlare a ruota libera e magari infastidire l'altro. 


    Ecco, l'avevo sempre intesa così l'empatia. Capire e prevedere, ma non vivere i sentimenti altrui sulla mia pelle.

  • riotriot Post: 7,064
    amigdala ha detto:

    @riot posso farti un esempio pratico per vedere se ho realmente capito?
    Io vedo A che soffre perché B l'ha lasciata, capisco razionalmente che prova tristezza, dolore, spavento perché non sa cosa fare. Capisco razionalmente quello che vive. Io però non provo in me le sue sensazioni. Le capisco ma da spettatore esterno.
    In questo caso uso empatia cognitiva e emozionale, ma non provo compassione?
    È sull'empatia emozionale che ho dubbi, tu hai scritto "capacità di provare i sentimenti di un'altra persona". Se io li capisco, ma non li provo si tratta comunque di empatia emozionale?

    Questa è empatia cognitiva, di cui solito le persone Asperger ne sono carenti.
    La compassione è il sentimento che ci muove a favore dell'altro, ma una cosa (empatia) non esclude l'altra (compassione).
  • riotriot Post: 7,064
    wolfgang ha detto:

    @riot penso tu abbia confuso compassione e simpatia.

    ma io mi sono solo riferito a quanto appreso dai testi di Daniel Siegel J., che devo usare per la mindfulness. Forse il suo punto di vista da psichiatra è differente?
  • riotriot Post: 7,064
    modificato novembre 2015
    chocolat ha detto:

    Per me (ma solo per me, senza alcuna pretesa di scientificità) l'empatia è la capacità di prevedere gli stati emotivi altrui, ma non di riviverli sulla propria pelle. Semmai, ci si può ricordare come ci siamo sentiti in una circostanza simile e quindi capire le emozioni che l'altro sta provando ora, ma se dovessimo "riviverle" ogni volta credo che andremmo fuori di testa. La capacità predittiva  è fondamentale nella mia idea di empatia. Esempio spicciolo: un amico perde il lavoro o, più banalmente, viene lasciato dalla fidanzata. Se la sera usciamo per una birra di certo non gli vado a raccontare di quanto sia fico il mio lavoro o di quanto felice sia io in coppia perché "prevedo" che questi racconti lo facciano sentire peggio. Se non usassi tale capacità predittiva potrei parlare a ruota libera e magari infastidire l'altro. 


    eh ma questo è un bel mix delle varie forme di empatia: cognitiva, emozionale e anche d'immaginazione.

    forse il caos che a volte si genera sul termine "empatia" viene dal pensare che le sue definizioni siano come dei "compartimenti stagni", mentre appunto usiamo sempre un mix che ci permette, prendendo da una e l'altra forma, di superare la carenza di ToM. credo sia così.
  • chocolatchocolat Post: 455
    modificato novembre 2015
    Ora ti faccio una domanda @riot perché io possa capirci qualcosa. 
    Mettiamo che tu (uomo aspie) ti trovi nella condizione che ho descritto: un tuo amico perde lavoro o fidanzat* e lo vedi per una birra. Faresti il ragionamento che ho fatto io oppure ti sembra del tutto insensato? Grazie 
    Ti do ragione sui compartimenti stagni, ma in questo caso per descrivere un fenomeno sono necessari
  • riotriot Post: 7,064
    @chocolat considerando che la mia empatia cognitiva è bassissima, devo sempre valutare razionalmente la situazione e si, sono assolutamente d'accordo con te: nei casi che hai descritto non metterei nessun discorso tra me e lui su quanto sia figo il mio lavoro o la mia relazione affettiva.

    se mi ha chiamato proprio per parlarne, cercherei di farlo sfogare, non permettendo però che l'analisi dei fatti sia troppo astratta, giustificativa e/o piagnucolosa, perché ho bisogno di capire razionalmente e quindi di stare ai fatti.

    poi, dal momento che siamo tutti diversi, in me scatta la molla "compassione on" per cui sto' lì a chiedermi come posso aiutarlo, anche materialmente, se questo potrebbe rientrare nelle mie possibilità.

    A parte cercare collocazioni di lavoro o presentare qualche persona single dei giri di amicizie, ecco un esempio del mio aiuto materiale: il mio compagno una sera al telefono si sfogava perché la situazione al lavoro era pesantissima, e ci saremmo visti solo dopo 10 giorni (lavora a oltre 600 Km di distanza da me).
    Prevedendo lo stress che nel frattempo si sarebbe accumulato, mentre si sfogava io decisi che, pittosto che vivere quei 10 gg. di soffererenza, anche reciproca, quella stessa notte sarei partito in macchina e l'avrei portato via. e così è stato, cioè 1200 chilometri percorsi in un giorno...
    e pensare che il giorno dopo ero al lavoro fresco come mai: l'amore, l'empatia, la compassione, l'impulsività...ci sta' tutto!
  • AJDaisyAJDaisy Post: 11,278
    modificato novembre 2015
    @riot e @wolfgang (domanda ovviamente rivolta anche a tutti gli altri): di tutte queste "forme" di empatia ed anche della simpatia, in quali e/o in che misura un asperger dovrebbe essere carente/deficitario?
    Personalmente mi sento carente a livello di empatia un po' in ogni tipologia (forse la cognitiva è dove vado leggermente meglio), direi anche a livello simpatico sto piuttosto basso, ma mi auto definirei abbastanza compassionevole. Eppure se qualcosa mi tocca personalmente o è fortissimo e sincero, "lo sento" (non so come spiegarlo, però per esempio le parole di @simone a volte me le sento "cucite addosso", in parte mi riguardano, oppure a volte è come se fossero intrinsecamente buone e pure e quindi mi scuotono). Come dire... Anche se mi reputo poco empatico e "simpatico" e posso risultare a volte abbastanza "asciutto", non sono per nulla "morto" a livello emotivo; a volte ho solo bisogno di razionalizzare e/o "fare miei" gli eventi per capirli ed interiorizzarli. Non so se sono stato chiaro.
    Forse emotività, compassione, empatia e "simpatia" viaggiano su binari in qualche modo separati ed il problema è che forse per un Aspie il "deficit" possa stare ben poco nelle prime due e molto di più nelle seconde due (prendo spunto da un'idea personale, tenendo anche conto che fondamentalmente sono solo un sospetto AS).
    Post edited by AJDaisy on
  • Argomento molto interessante. Io sono decisamente carente in empatia cognitiva, anche per quanto riguarda il prevedere le mosse dell'altro e capire quale reazione l'altro si aspetta da me. Per esempio durante una conversazione si dovrebbe sorridere, aggrottare le sopracciglia, arricciare il naso, insomma 'reagire' in qualche modo alle parole dell'altro con tanti piccoli gesti che gli fanno capire che stai partecipando a quello che dice e che in me sono del tutto assenti.
    Se qualcuno mi racconta che gli è successo qualcosa di bello e dico sono felice per te nell'80% dei casi è una menzogna (infatti spesso mi dimentico di dirlo anche quando razionalmente so che ci sta), ma non è che non sia felice, è proprio che non provo nulla.
    In empatia emozionale invece secondo me (e credo sia comune agli aspie ) vado forte. Se guardando un film mi identifico con il personaggio riesco a provare le sue emozioni, anche in maniera esagerata. Se c'è una scena in cui fa una figuraccia è la fine, sto proprio male, di solito salto la scena perché so che non riesco a reggerla. Riesco a immaginarmi al posto dell'altro e provare le emozioni che prova lui, ma la cosa non mi mette al riparo da errori di valutazione quando cerco di vedere il mondo dal suo punto di vista.
    Avrei una curiosità, ma gli NT se gli racconti che stai male lo sentono a livello emotivo?

  • Valeymkup, credo che anche tra gli NT ci siano differenze.
    Non credo che sentiamo tutti allo stesso modo.
    Tanto dipende da quanto la cosa tocca dentro di te le tue corde sensibili.
    A me per esempio, alcune cose le sento come se le stessi vivendo personalmente, altre benché mi dispiace o sia felice per la persona, non le sento, sono più di testa che di cuore (o di pancia)
  • AJDaisyAJDaisy Post: 11,278
    modificato novembre 2015
    Valeymkup ha detto:

    Argomento molto interessante. Io sono decisamente carente in empatia cognitiva, anche per quanto riguarda il prevedere le mosse dell'altro e capire quale reazione l'altro si aspetta da me. Per esempio durante una conversazione si dovrebbe sorridere, aggrottare le sopracciglia, arricciare il naso, insomma 'reagire' in qualche modo alle parole dell'altro con tanti piccoli gesti che gli fanno capire che stai partecipando a quello che dice e che in me sono del tutto assenti.
    Se qualcuno mi racconta che gli è successo qualcosa di bello e dico sono felice per te nell'80% dei casi è una menzogna (infatti spesso mi dimentico di dirlo anche quando razionalmente so che ci sta), ma non è che non sia felice, è proprio che non provo nulla.
    In empatia emozionale invece secondo me (e credo sia comune agli aspie ) vado forte. Se guardando un film mi identifico con il personaggio riesco a provare le sue emozioni, anche in maniera esagerata. Se c'è una scena in cui fa una figuraccia è la fine, sto proprio male, di solito salto la scena perché so che non riesco a reggerla. Riesco a immaginarmi al posto dell'altro e provare le emozioni che prova lui, ma la cosa non mi mette al riparo da errori di valutazione quando cerco di vedere il mondo dal suo punto di vista.
    Avrei una curiosità, ma gli NT se gli racconti che stai male lo sentono a livello emotivo?

    Empatia emozionale e cognitiva viste in quest'ottica, le vivo anche io così. Associavo l'emozionale più al discorso della persona che ti racconta le sue emozioni e tu le rivivi (zero). Il discorso dei film funziona quando mi immedesimo e quindi "interiorizzo" la questione.
    Quella cognitiva probabilmente non mi era chiara allora; pensavo si intendesse il riuscire a capire i punti di vista altrui, che forse è più un discorso razionale (l'idea me l'ero fatta dalla descrizione di @riot "vedere il mondo dal punto di vista di un'altra persona").
    In effetti ho difficoltà a capire di che tipo di empatia si tratti e quanto è il mio livello di empatia in generale.
  • riotriot Post: 7,064
    @AJDaisy le persone Asperger hanno carenza cognitiva e una buona se non forte empatia emozionale.
    Dico persone Asperger anziché ND perché il fenotipo Asperger comporta questo tipo di distinzione, e @Valeymkup l'ha descritto bene.

    Poi, parlando di ND più in generale, essendo l'Autismo uno spettro nel continuum verso la NT, ognuno di noi ne ha valori variabili in maniera soggettiva.

    Tu stesso hai descritto bene la tua "ambiguità". Tieni presente che le esperienze vissute ci formano nel tempo per migliorare o superare le nostre deficienze :)
    Tutto questo ritorna nell'abilità di saper "maneggiare" la Teoria della Mente.

    Nel senso del nostro miglioramento dovuto all'esperienza sociale, la cosa importante da fare per capirci meglio è tornare indietro ai ricordi dell'infanzia in cui ci si è trovati in situazioni fortemente coinvolgenti. Allora si può valutare meglio quanto si era, come dire, il proprio archetipo nei tratti sociali.
    Per dirti, ci sono episodi della mia infanzia in cui sono stato assolutamente inopportuno (esempio: sfottere a voce alta mia sorella per il suo pianto disperato davanti al letto di morte della nonna paterna), cioè partire dall'osservazione della "verginità" assoluta dei comportamenti da bambini, è il giusto confronto riguardo alla ToM.
    Tant'è il test RAADS-R specifico per gli adulti, analizza proprio la coesistenza di tratti sia nell'infanzia e sia nell'età adulta.
    Tutta questa pappardella per dire che è difficile da adulti definirsi rispetto all'empatia se non si ha ben chiaro tutto il percorso di vita compiuto.
  • @AJDaisy ho i tuoi stessi identici dubbi riguardo l'argomento. Come sempre è come se sapessi che bisogna fare così e cosà in una discussione rispetto alle emozioni altrui (e allora "mi vedo" reagire in modo convincente, fare le giuste espressioni per rispondere anche senza dire una parola; ma non "sento" nulla); ci sono però dei casi in cui vengono toccate delle corde per me fondamentali (l'aspetto sociale di un problema generale, la sofferenza inspiegabile) e allora, in automatico, qualcosa scatta in me. A quel punto poco importa quale siano le emozioni provate, a riguardo, dalla persona; che essa sia dispiaciuta per un fatto, o molto contenta, sono partecipe anzitutto in conformità della mia visione della cosa. Ho difficoltà a "sentire" qualcosa che non mi appartiene - e mi dispiace molto, perché constato spesso che mi appartengono, in questo senso, ben poche cose.
    Comunque razionalizzo, capisco di testa che alcune cose sono importanti - tutto ciò che concerne la cultura in generale -, che DOVREI sentirle col cuore; tento di educarmi leggendo di tutto e infine ad alcune cose arrivo, ma non posso prescindere da questo metodo.
    Questo caso in quale delle tipologie esposte potrebbe rientrare?
    ❤️
    but the Earth refused to die
  • riotriot Post: 7,064
    modificato novembre 2015
    @AJDaisy e @EstherDonnelly la cosa importante nel presente è: siamo capaci di gestire la ToM, che è ciò che ci aiuta ad essere socialmente adeguati oppure dobbiamo ancora lavorarci su? in questo senso, tutte le definizioni già date ci aiutano a fare ordine, che è il senso del post.

    dunque: se una persona davanti a te soffre o gioisce, e tu ne provi l'emozione questa è empatia emozionale, ma nell'adulto Asperger NON ci sono compartimenti stagni, tant'è che di solito contemporaneamente si analizza razionalmente (empatia cognitiva) il contesto, come per esempio immaginare se fosse capitato a te, oppure "cavolo che situazione di m...", oppure "tutte le fortune a lui!" eccetera. cioé la mente elabora passando da una caratteristica all'altra dell'empatia, ed è supportata dall'esperienza che ci aiuta, ad esempio, a trovare la frase più opportuna da dire.
  • ( @riot perdona se ho postato comunque, ho cominciato prima che risultasse la risposta sopra la mia e ci ho messo una vita a finire :D )
    ❤️
    but the Earth refused to die
  • Credo che questo processo sia comune a tutti.
    Forse per alcuni è una cosa se succede in automatico, per altri è più cercata consapevolmente.
    Almeno credo che sia così.
    A me succede di pensare " com'è che non provo questa o quella emozione in questa circostanza?"
    Mi faccio sempre un'autoanalisi.
  • wolfgangwolfgang Post: 10,787
    @riot sono al 90% sicuro che siegel usi la stessa definizione che uso io. Puoi riportarmi il passo? Magari è un problema di traduzione. Non so
    Né scusa né accusa. Addestrare le competenze, insegnare valori, e-ducare l'Uomo dalla Bestia. La Natura non è una scusa.
  • riotriot Post: 7,064
    @wolgang ok domani lo cerco e poi lo trascrivo.
  • riotriot Post: 7,064
    @wolfgang
    dall'indice ragionato di "Mappe per la mente", riferito alle 4 categorie dell'empatia che ho postato all'inizio, scrive:
    "Queste varie definizioni di empatia possono sovrapporsi al termine compassione, ma in genere riguardano maggiormente la comprensione e la capacità di assumere il punto di vista dell'altro, più che il desiderio di ridurne la sofferenza."

    Sulla compassione: "Termine dai molteplici significati, fra cui sentire con un'altra persona, percepirne il dolore, e persino attuare comportamenti che contribuiscano ad alleviare la sofferenza altrui (come in un atto di compassione). Esiste anche una compassione universale (non rivolta a qualcuno in particolare), un senso di sollecitudine e cura per il mondo degli esseri viventi. Può esserci anche compassione verso se stessi - l'autocompassione - che comprende tratti come gentilezza, accettazione, senzo di appartenenza a un percorso umano più ampio e l'affrancarsi dai giudizi sul Sé".

    Di "simpatia" non da definizione.
  • KrigerinneKrigerinne Post: 3,163
    Qualcuno sa dirmi qual è la differenza tra teoria della mente ed empatia cognitiva? 
    Backend developer ~ Asperger ~ ex tutor ABA
    You split the sea so I could walk right through it
  • AmelieAmelie Post: 5,373
    Krigerinne ha detto:

    Qualcuno sa dirmi qual è la differenza tra teoria della mente ed empatia cognitiva? 

    Pensavo che la Teoria della Mente coincidesse con l'empatia cognitiva... forse non ho ben capito? :-/
  • riotriot Post: 7,064
    modificato gennaio 2016
    @Krigerinne coincidono nel senso che l'empatia cognitiva è una delle modalità di comprensione della mente dell'altro, cioè della ToM, che quindi la include.
  • @riot Non mi è chiara la differenza fra immaginazione empatica e identificazione empatica: mettersi nei panni di un'altra persona e immaginare cosa significhi essere quella persona non sono la stessa cosa?
  • Speranza9Speranza9 Post: 579
    modificato febbraio 2016
    @ riot 
    Più leggo cose che riguardano l'empatia in tutte le sue forme e meno mi sembra di capire. 
    Ho tanti dubbi e tante incertezze, ma penso di sapermi spiegare meglio facendo degli esempi:

    una volta mi è capitato di assistere a un discorso fatto dal direttore a scuola sulla povertà e la miseria nel mondo. 
    Ora, io so che molte persone sono più sensibili a questo argomento di quanto lo sia io e, anche se non riesco a provare le loro stesse emozioni per quanto riguarda questo tema, non giudico male queste persone per il fatto di avere un sentire diverso dal mio. Rispetto le loro emozioni perché so che se non lo facessi: 1)potrei arrecare loro dolore
    2)mi direbbero tutti che sono una cattiva persona
     Può questo definirsi un esempio di empatia cognitiva?
    Se non lo è questo, allora non riesco proprio a capire cosa lo possa essere. Il punto è che questo tipo di empatia mi da' l'impressione di essere una cosa banalmente appresa e non innata.
    Ma tornando a quel giorno di scuola...
    Stavo incominciando ad annoiarmi e, pensando a quando i miei genitori mi dicevano che dovevo essere più socievole e aperta con le altre ragazze, ho pensato a un pretesto per incominciare una conversazione con la persona che avevo accanto, una mia compagna di classe, e le ho detto: "ehi! ma non pensi che stiano un po' esagerando?" Non potrò mai dimenticare la sorpresa e l'imbarazzo che ho provato quando questa ragazza si è voltata verso di me in lacrime esclamando: "ma scusa! Sta dicendo delle cose giuste!"
    Io avevo detto quella cosa perché, siccome io ero annoiata, pensavo che anche lei si stesse annoiando.
    Non ho più avuto il coraggio di rivolgere la parola a nessuno per tutto il tempo del discorso, ma ho riflettuto molto su questo episodio.
    Non ero stata empatica oppure avevo semplicemente agito troppo impulsivamente?
    Forse, se avessi riflettuto più a lungo non sarei caduta in quell'errore. Se avessi visto la sua faccia in lacrime, sicuramente non avrei detto niente perché quando una persona piange non vuole essere infastidita...be', magari ci sono delle persone che piangono apposta per farsi notare, e che quindi in un certo senso vogliono essere "infastidite" ma nel dubbio è meglio far finta di niente, a meno che quella persona non chieda espressamente aiuto...ma queste cose, le so per esperienza oppure per istinto? Se una persona piange può anche essere perché ha bisogno di aiuto, ma se non chiede aiuto, come posso sapere che è così? Da tanto tempo domande di questo genere mi assillano la mente e vorrei tanto che qualcuno mi desse una risposta più chiara rispetto a tutti gli ambigui test che ho fatto e rifatto un'infinita quantità di volte e che invece di apportare chiarimenti, hanno confuso ancor più le mie idee.
    Spero che qualcuno sappia darmi delle risposte chiare ed esaurienti, visto che ho impiegato più di un' ora per scrivere questo commento. 
Accedi oppure Registrati per commentare.
Dona il 5x1000 a Spazio Asperger ONLUS. Codice Fiscale: 97690370586


Ehi, straniero!

Sembra che tu sia nuovo da queste parti. Se vuoi partecipare accedi con le tue credenziali oppure utilizza il modulo di registrazione!

Libro Gratuito "Lo Spettro Autistico risposte semplici" Scarica il libro: Lo Spettro Autistico, Risposte Semplici