Facciamo chiarezza sui termini "Empatia", "Compassione" e "Simpatia"

Ogni tanto e stranamente, sul forum il termine "empatia" è quello che oscilla maggiormente tra interpretazioni più o meno esatte. Allora ho pensato che dobbiamo fare un po' di ordine.
Il termine "empatia" ha più definizioni e riguarda la capacità (o meno) di immedesimarsi in un'altra persona:
- empatia cognitiva è la capacità di vedere il mondo dal punto di vista di un'altra persona
- empatia emozionale è la capacità di provare i sentimenti e le emozioni di un'altra persona
- immaginazione empatica è la capacità di immaginare cosa significhi essere un'altra persona
- identificazione empatica è la capacità di mettersi nei panni di un'altra persona.
A volte il termine "compassione" viene sovrapposto al termine "empatia".
La compassione significa il "sentire con l'altra persona", percepirne la sofferrenza, e spesso produce il desiderio e il modo di ridurre o alleviare la sofferenza altrui (atto compassionevole).
Esiste poi la "compassione universale", che è un senso di attenzione e cura per il mondo e per gli esseri viventi in generale.
Per finire c'è l'autocompassione, che comprende l'autoaccettazione di sé, il liberarsi dal giudizio che diamo di noi stessi, e il senso di appartenenza al "destino umano".
Il termine "empatia" ha più definizioni e riguarda la capacità (o meno) di immedesimarsi in un'altra persona:
- empatia cognitiva è la capacità di vedere il mondo dal punto di vista di un'altra persona
- empatia emozionale è la capacità di provare i sentimenti e le emozioni di un'altra persona
- immaginazione empatica è la capacità di immaginare cosa significhi essere un'altra persona
- identificazione empatica è la capacità di mettersi nei panni di un'altra persona.
A volte il termine "compassione" viene sovrapposto al termine "empatia".
La compassione significa il "sentire con l'altra persona", percepirne la sofferrenza, e spesso produce il desiderio e il modo di ridurre o alleviare la sofferenza altrui (atto compassionevole).
Esiste poi la "compassione universale", che è un senso di attenzione e cura per il mondo e per gli esseri viventi in generale.
Per finire c'è l'autocompassione, che comprende l'autoaccettazione di sé, il liberarsi dal giudizio che diamo di noi stessi, e il senso di appartenenza al "destino umano".
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Commenti
Seguo.
Io vedo A che soffre perché B l'ha lasciata, capisco razionalmente che prova tristezza, dolore, spavento perché non sa cosa fare. Capisco razionalmente quello che vive. Io però non provo in me le sue sensazioni. Le capisco ma da spettatore esterno.
In questo caso uso empatia cognitiva e emozionale, ma non provo compassione?
È sull'empatia emozionale che ho dubbi, tu hai scritto "capacità di provare i sentimenti di un'altra persona". Se io li capisco, ma non li provo si tratta comunque di empatia emozionale?
Credo che sia questo!
Mi sa che non ho capito... :-/
La compassione è il sentimento che ci muove a favore dell'altro, ma una cosa (empatia) non esclude l'altra (compassione).
forse il caos che a volte si genera sul termine "empatia" viene dal pensare che le sue definizioni siano come dei "compartimenti stagni", mentre appunto usiamo sempre un mix che ci permette, prendendo da una e l'altra forma, di superare la carenza di ToM. credo sia così.
se mi ha chiamato proprio per parlarne, cercherei di farlo sfogare, non permettendo però che l'analisi dei fatti sia troppo astratta, giustificativa e/o piagnucolosa, perché ho bisogno di capire razionalmente e quindi di stare ai fatti.
poi, dal momento che siamo tutti diversi, in me scatta la molla "compassione on" per cui sto' lì a chiedermi come posso aiutarlo, anche materialmente, se questo potrebbe rientrare nelle mie possibilità.
A parte cercare collocazioni di lavoro o presentare qualche persona single dei giri di amicizie, ecco un esempio del mio aiuto materiale: il mio compagno una sera al telefono si sfogava perché la situazione al lavoro era pesantissima, e ci saremmo visti solo dopo 10 giorni (lavora a oltre 600 Km di distanza da me).
Prevedendo lo stress che nel frattempo si sarebbe accumulato, mentre si sfogava io decisi che, pittosto che vivere quei 10 gg. di soffererenza, anche reciproca, quella stessa notte sarei partito in macchina e l'avrei portato via. e così è stato, cioè 1200 chilometri percorsi in un giorno...
e pensare che il giorno dopo ero al lavoro fresco come mai: l'amore, l'empatia, la compassione, l'impulsività...ci sta' tutto!
Personalmente mi sento carente a livello di empatia un po' in ogni tipologia (forse la cognitiva è dove vado leggermente meglio), direi anche a livello simpatico sto piuttosto basso, ma mi auto definirei abbastanza compassionevole. Eppure se qualcosa mi tocca personalmente o è fortissimo e sincero, "lo sento" (non so come spiegarlo, però per esempio le parole di @simone a volte me le sento "cucite addosso", in parte mi riguardano, oppure a volte è come se fossero intrinsecamente buone e pure e quindi mi scuotono). Come dire... Anche se mi reputo poco empatico e "simpatico" e posso risultare a volte abbastanza "asciutto", non sono per nulla "morto" a livello emotivo; a volte ho solo bisogno di razionalizzare e/o "fare miei" gli eventi per capirli ed interiorizzarli. Non so se sono stato chiaro.
Forse emotività, compassione, empatia e "simpatia" viaggiano su binari in qualche modo separati ed il problema è che forse per un Aspie il "deficit" possa stare ben poco nelle prime due e molto di più nelle seconde due (prendo spunto da un'idea personale, tenendo anche conto che fondamentalmente sono solo un sospetto AS).
Se qualcuno mi racconta che gli è successo qualcosa di bello e dico sono felice per te nell'80% dei casi è una menzogna (infatti spesso mi dimentico di dirlo anche quando razionalmente so che ci sta), ma non è che non sia felice, è proprio che non provo nulla.
In empatia emozionale invece secondo me (e credo sia comune agli aspie ) vado forte. Se guardando un film mi identifico con il personaggio riesco a provare le sue emozioni, anche in maniera esagerata. Se c'è una scena in cui fa una figuraccia è la fine, sto proprio male, di solito salto la scena perché so che non riesco a reggerla. Riesco a immaginarmi al posto dell'altro e provare le emozioni che prova lui, ma la cosa non mi mette al riparo da errori di valutazione quando cerco di vedere il mondo dal suo punto di vista.
Avrei una curiosità, ma gli NT se gli racconti che stai male lo sentono a livello emotivo?
Non credo che sentiamo tutti allo stesso modo.
Tanto dipende da quanto la cosa tocca dentro di te le tue corde sensibili.
A me per esempio, alcune cose le sento come se le stessi vivendo personalmente, altre benché mi dispiace o sia felice per la persona, non le sento, sono più di testa che di cuore (o di pancia)
Quella cognitiva probabilmente non mi era chiara allora; pensavo si intendesse il riuscire a capire i punti di vista altrui, che forse è più un discorso razionale (l'idea me l'ero fatta dalla descrizione di @riot "vedere il mondo dal punto di vista di un'altra persona").
In effetti ho difficoltà a capire di che tipo di empatia si tratti e quanto è il mio livello di empatia in generale.
Dico persone Asperger anziché ND perché il fenotipo Asperger comporta questo tipo di distinzione, e @Valeymkup l'ha descritto bene.
Poi, parlando di ND più in generale, essendo l'Autismo uno spettro nel continuum verso la NT, ognuno di noi ne ha valori variabili in maniera soggettiva.
Tu stesso hai descritto bene la tua "ambiguità". Tieni presente che le esperienze vissute ci formano nel tempo per migliorare o superare le nostre deficienze
Tutto questo ritorna nell'abilità di saper "maneggiare" la Teoria della Mente.
Nel senso del nostro miglioramento dovuto all'esperienza sociale, la cosa importante da fare per capirci meglio è tornare indietro ai ricordi dell'infanzia in cui ci si è trovati in situazioni fortemente coinvolgenti. Allora si può valutare meglio quanto si era, come dire, il proprio archetipo nei tratti sociali.
Per dirti, ci sono episodi della mia infanzia in cui sono stato assolutamente inopportuno (esempio: sfottere a voce alta mia sorella per il suo pianto disperato davanti al letto di morte della nonna paterna), cioè partire dall'osservazione della "verginità" assoluta dei comportamenti da bambini, è il giusto confronto riguardo alla ToM.
Tant'è il test RAADS-R specifico per gli adulti, analizza proprio la coesistenza di tratti sia nell'infanzia e sia nell'età adulta.
Tutta questa pappardella per dire che è difficile da adulti definirsi rispetto all'empatia se non si ha ben chiaro tutto il percorso di vita compiuto.
Comunque razionalizzo, capisco di testa che alcune cose sono importanti - tutto ciò che concerne la cultura in generale -, che DOVREI sentirle col cuore; tento di educarmi leggendo di tutto e infine ad alcune cose arrivo, ma non posso prescindere da questo metodo.
Questo caso in quale delle tipologie esposte potrebbe rientrare?
dunque: se una persona davanti a te soffre o gioisce, e tu ne provi l'emozione questa è empatia emozionale, ma nell'adulto Asperger NON ci sono compartimenti stagni, tant'è che di solito contemporaneamente si analizza razionalmente (empatia cognitiva) il contesto, come per esempio immaginare se fosse capitato a te, oppure "cavolo che situazione di m...", oppure "tutte le fortune a lui!" eccetera. cioé la mente elabora passando da una caratteristica all'altra dell'empatia, ed è supportata dall'esperienza che ci aiuta, ad esempio, a trovare la frase più opportuna da dire.
Forse per alcuni è una cosa se succede in automatico, per altri è più cercata consapevolmente.
Almeno credo che sia così.
A me succede di pensare " com'è che non provo questa o quella emozione in questa circostanza?"
Mi faccio sempre un'autoanalisi.
dall'indice ragionato di "Mappe per la mente", riferito alle 4 categorie dell'empatia che ho postato all'inizio, scrive:
"Queste varie definizioni di empatia possono sovrapporsi al termine compassione, ma in genere riguardano maggiormente la comprensione e la capacità di assumere il punto di vista dell'altro, più che il desiderio di ridurne la sofferenza."
Sulla compassione: "Termine dai molteplici significati, fra cui sentire con un'altra persona, percepirne il dolore, e persino attuare comportamenti che contribuiscano ad alleviare la sofferenza altrui (come in un atto di compassione). Esiste anche una compassione universale (non rivolta a qualcuno in particolare), un senso di sollecitudine e cura per il mondo degli esseri viventi. Può esserci anche compassione verso se stessi - l'autocompassione - che comprende tratti come gentilezza, accettazione, senzo di appartenenza a un percorso umano più ampio e l'affrancarsi dai giudizi sul Sé".
Di "simpatia" non da definizione.