è necessario creare nuove parole per capire l'autismo e quindi capire il mondo

Oggi mentre andavo a lavoro con il treno e riflettevo su una presentazione che farò nel pomeriggio riguardo lo sviluppo morale nell'autismo, ho avuto un momento di Eureka. Nulla di eccezionale, nulla che già non sapessi implicitamente, ma le diverse conoscenze ed idee hanno fatto click unendosi in un quadro coerente e spiegabile a parole.

Le persone hanno paura di quello che non conoscono e spesso considerano l'autismo un mistero ed i comportamenti autistici incomprensibili, bizzarri, alieni.
La realtà è che le persone autistiche violano l'aspettativa riguardo la personalità delle persone.
A.
Da scienziato mi capita spesso di avere a che fare con concetti come intelligenza, empatia, morale, ansia, etc. tutti concetti tratti dal linguaggio comune o ormai entrati nel linguaggio comune e legati a delle idee, esempi, "mappe mentali".
Se dico che una persona è intelligente, mi aspetto un comportamento intelligente in ogni situazione e contesto. Se dico che una persona è ansiosa, mi aspetto che sia ritirata, timida, introversa, etc. Se dico che una persona è empatica, mi aspetto che spenda la sua vita aiutando gli altri, che sia buona, espansiva e che abbia facilità a comprendere gli altri.
Questa generalizzazione deriva da due fenomeni principalmente:
1. Se abbiamo un termine per descrivere un insieme di fenomeni collegati, nella nostra mente quei fenomeni diventano ancora più collegati generando degli stereotipi.
2. Se osserviamo un comportamento in una persona tendiamo ad attribuire quel comportamento a caratteristiche insite nella persona stessa piuttosto che a indizi contestuali, questo è molto comune ed è chiamato l'errore fondamentale di attribuzione.
Ora cosa succede quando questi due fenomeni interagiscono:
succede che se osserviamo una persona ad esempio essere ritirata e parlare poco, possiamo attribuire (2) quel fenomeno alla timidezza e quindi aspettarci un comportamento "timido" (1) anche rispetto ad altri aspetti della timidezza (inibizione fisica, tendenza ad un comportamento passivo e sottomesso, etc.).
B.
Ma perché si creano questi "stereotipi"? Questi stereotipi si creano perché funzionano e semplificano il mondo aiutandoci a predire il comportamento delle persone. Se osservo una "serie" di comportamenti timidi di una persona in un contesto posso predire che sarà più probabile che quella persona abbia una serie di comportamenti timidi ma diversi in un'altro contesto. Funziona, è semplice, è utile.
Questo lo possiamo vedere facilmente dalla costruzione dei test di personalità. Pensate al Big Five test famosissimo e usatissimo che riduce la personalità umana a 5 fattori:
- Estroversione
- Amicalità
- Coscienziosità
- Stabilità emotiva
- Apertura mentale
Semplice, rapido, utile.
C.
Cosa succede però nell'autismo?
Le persone autistico violano regolarmente le aspettative rispetto alla correlazione tra diversi processi e diversi aspetti della personalità.
Faccio solo degli esempi:
- Le capacità di teoria della mente nelle persone tipiche sono svincolate dall'intelligenza, negli ASD sono strettamente legate all'intelligenza verbale.
- Il giudizio morale nelle persone tipiche è collegato al riconoscimento e alla gestione delle emozioni e all'empatia affettiva. Nelle persone ASD è completamente svincolato dall'empatia affettiva e dall'abilità di riconoscere le emozioni.
- L'apertura alla cultura e l'apertura all'esperienza sono collegate nelle persone tipiche, mentre nelle persone ASD no.
- Altruismo e obbedienza sono correlate nelle persone tipiche ma non negli ASD.
- ...
Ci sono decine di tratti o processi che sono collegati tra loro nella popolazione tipica ma non in quella ASD. Tuttavia è vero anche il contrario, ci sono tratti collegati tra loro negli ASD ma non nelle persone tipiche.
D.
Quindi non si tratta solo dell'osservazione di un comportamento "atipico" in sé che sconvolge le persone, ma nell'impossibilità di comprenderlo in quanto non riducibile ed esplicabile attraverso le categorie di pensiero costruite a partire dalla tipicità.
E. Nominare è dominare.
Un esempio che ormai portiamo avanti da anni è la differenza tra meltdown e tantrum (capricci), la semplice conoscenza della differenza e la possibilità di dare un nome ai comportamenti è in grado di migliorare la comprensione e quindi la qualità della vita delle persone autistiche e di chi gli sta vicino.
Quindi:
forse un enorme passo avanti sia sociale che scientifico potremmo farlo non solo suddividendo i diversi concetti usati nella ricerca e nel linguaggio comune in modo più sottile, ma creando un vocabolario interamente nuovo per descrivere fenomeni e "personalità" insolite in modo da ridurre la paura dell'ignoto, perché forse, in parte, l'autismo è un puzzle perché non abbiamo le parole adatte a descriverlo.
Una volta create queste nuove parole potremmo renderci conto che non riguardano solo le persone autistiche, ma molte altre persone, e che le categorie che usiamo per descriverle spesso sono profezie che si autoavverano create dalla società.

Né scusa né accusa. Addestrare le competenze, insegnare valori, e-ducare l'Uomo dalla Bestia. La Natura non è una scusa.
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Commenti
Mi incuriosisce come creare nuove parole per far conoscere questa imprevedibilità!
Capita che siano le parole a formare i concetti e non viceversa, il linguaggio è davvero un'arma letale.
Il problema è fare in modo che venga condiviso e assimilato.
Il problema è fare in modo che venga condiviso e assimilato.
Esatto: nella linguistica il significante può essere visto anche come una forma che genera senso, quindi determinante non solo per i suoi possibili significati ma anche per quel processo dinamico che fa si che le parole, in ultima istanza, vengano convenzionate.
Analizzando con criterio i processi di codificazione, il modo in cui si determinano quei sottocodici che fanno si che alcune parole abbiamo quelle connotazioni non compatibili con la neurodiversitá, si possono creare una marea di possibilità; chissà che un giorno non sia questo nuovo vocabolario, a venire convenzionato. Chissà che un giorno non si possano superare gli ostacoli che oggi ci sembrano così insormontabili.
Bellissimo post, sono d'accordo su tutto.
Io ci sto pensando da mesi. Da quando ho iniziato questo percorso.
Qualche giorno fa ho scritto ad @Amelie in mp come mi sento a parlare di sentimenti e sensorialità con chi non è nello spettro.
"Di solito parlo pochissimo di sentimenti. È uno di quegli aspetti in cui più ho sentito lo sforzo della traduzione. Quando posso parlare con chi può capirmi, mi sembra di analizzarli per la prima volta, senza sforzarmi di farli rientrare in definizioni non mie. Forse è quello che scriveva Rimbaud: l'amore va reinventato, si sa".
Scusa se ho copiato qui una parte del messaggio che ti ho scritto, Amelie, ma mi ha preso l'entusiasmo per questa cosa che sto pensando da mesi.
Le parole non sono adatte. Bisogna reinventarle.
e si aggancia alla solita frase che ogni tanto qualcuno mi butta lì: "io quando parli non ti capisco!"
è che abbiamo già una forma di comunicazione Asperger ma, appunto, il problema è come ha scritto @Domitilla di trovare il modo che un nuovo linguaggio venga condiviso, perché siamo ancora fermi allo stadio propedeutico tipo che cos'è la sindrome e via a spiegarne i tratti ecc. certo che mancanza di informazione sull'Autismo in toto è di grande ostacolo.
e comunque manca la gran parte di una pratica che dia per scontato che si sappia già cos'è l'autismo, e se no lo sai vatti ad informare.
ecco, quello che mi piacerebbe è di saltare del tutto l'introduzione. si potrebbe partire dal forum, cominciando ad usare diversamente le parole e poi da qui diffonderle all'esterno. che ne dici @wolfgang di una sezione apposita?
Concordo con @riot sul creare una sezione apposita e penso si debba procedere per aree o per tematiche, in qualche maniera.
Non avevo inteso l'aggiungersi.
Nuove parole per nuovi concetti, non rinominare i vecchi.
Trovo questo lavoro molto più difficile della riassegnazione dei termini.
non ho potuto resistere
~X(