Stili di pensiero e apprendimento

Io soffro di un grande complesso di inferiorità nei confronti di chi, pensando, non visualizza ma verbalizza; non riesco nemmeno a immaginare come possa essere ma evidentemente i concetti sono, nella testa di chi fa così, espressi a parole che hanno una per una il loro corpo e non un'immagine. Non so se mi spiego bene.
Io comunque penso a immagini. I concetti teorici li ricordo se hanno immagini forti, emblematiche; ricordo bene il concetto di contemporaneo secondo Giorgio Agamben perché l'ha descritto come un uomo che guarda il buio - ossia questa velocità della luce che non ci investe mai e ci lascia in un'oscurità indecifrabile, tranne per chi la sa guardare. Ricordo bene il primo concetto che abbia mai compreso, quello della nascita dell'universo, perché piuttosto che imparare a memoria un testo che per me a quattro anni era complicatissimo immaginai la superficie di un quadro che all'improvviso veniva dipinta da colori sgargianti.
Ecco; io penso sempre così. Pensare a una parola per me significa pensare a un font di Windows. E' tutto immagine.
Un mio professore l'altro giorno spiegava che se l'emisfero sinistro dovesse spiegare com'è fatta la porta di casa nostra non finirebbe più di parlarne nel dettaglio; l'emisfero destro, invece, sa ISTANTANEAMENTE com'è, per istinto quasi.
Questo penso possa essere il motivo per cui, talvolta, fatico a verbalizzare e mi sento stupida o incompresa; SO BENE cosa uno intende dire ma non so spiegarlo.
Per me pensare al cinema di Nanni Moretti è pensare alla sua faccia, alle scene più importanti, e nel pensarci io penso anche agli studi e alle recensioni a riguardo perché per me sono la stessa cosa. Un'inquadratura di un suo film per me è automaticamente la sua spiegazione (sia perché ho già studiato l'argomento, sia perché l'ho notata spontaneamente; mi succedono entrambe le cose), e se mi chiederai cosa ho capito può darsi che io mi incarti paurosamente: in me le parole sono la conclusione, non il punto di partenza.
Non è che non capisca "cosa succede" in un film, in un fumetto, dal punto di vista stilistico, anzi; è che per me certe cose sono talmente autoevidenti, nella loro espressione visiva, che non avevo mai concepito prima di qualche anno fa che ne potesse esistere una teoria o lo studio.
Penso anche che questo sia il motivo per cui in molte materie in Accademia vado "istintivamente" bene senza comprendere MOLTE cose di teoria che per altri sono basilari, la base imprescindibile.
Non è questione di talento particolare, è che se ho un minimo di interesse a me viene proprio naturale fare certe scelte o lavorare in un certo modo.
Spero di non risultare spocchiosa dicendo questo.
So che non sono l'unica a pensare così, e so che mille altre persone tuttavia pensano diversamente.
Quello che mi chiedo è:
è possibile che lo stile di pensiero influenzi PROFONDAMENTE quanto uno può apprendere, quello che uno può apprendere e come?
Mi sembra chiaro che una persona dallo stile di pensiero molto visivo sia più portata all'apprendimento delle arti, ad esempio; ciò che mi irrita è constatare i miei ENORMI limiti nell'assorbimento di una materia che non ha un supporto nel visibile, nel pragmatico.
A me risulta persino difficile studiare fotografia perché, cacchio, DEVO VEDERE ogni dettaglio della macchina. Devo comprendere BENE, perché spesso le parole che le persone usano mi mandano fuori strada.
Non capisco se sia proprio un mio limite o se in generale mi ostacoli non avere un pensiero almeno un minimo verbale; d'altra parte gli altri le spiegazioni teoriche di fotografia le capiscono, non le trovano ingarbugliate. Per me lo sono eccome!
Bisognerebbe dirmi, tipo come in un manuale: coso "A" si chiama così, coso "B" si chiama cosà.
Coso "A" fa questo e quello, coso "B" fa quello e quell'altro.
Eccetera.
Io mi sento UNA PERFETTA IDIOTA nel dire queste cose qui.
Non sono un'espertona di psicologia - stili di pensiero - modalità di apprendimento eccetera, per cui quanto dicevo sugli emisferi del cervello potrebbe benissimo essere una castroneria o un elemento di cultura generale che tutti hanno tranne - come al solito - me.
Io proprio non ne ho idea. Complici milioni di altre cose ho delle lacune enormi, come dicevo altre volte.
Però, cacchio, sono curiosissima di sapere da dove arrivino gli stili di pensiero.
Voglio proprio capire come si pensa e perché, come si può studiare o imparare in base a come si pensa; cosa si può fare.
Vi chiedo: voi come pensate?
Il modo in cui pensate vi ha aiutato/ostacolato nella vita, nello studio?
Sfruttate il vostro modo di pensare per realizzare cose importanti?
Il modo in cui pensate vi ha aiutato/ostacolato nella vita, nello studio?
Sfruttate il vostro modo di pensare per realizzare cose importanti?
Avete dei limiti?
Ricordate le cose molto bene per motivi particolari?
Eccetera eccetera eccetera.
Grazie a tutti per l'attenzione!
❤️
but the Earth refused to die
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Commenti
Anche a me capita, prima scioccamente rispondevo anche alla contro-risposta, ora ho imparato a stare zitta, ma devo perfezionarmi, mi scappa sempre un sorriso soddisfatto mentre l'altro risponde.
Penso a immagini, a film, o schemi. Mi è indispensabile la forma scritta se devo capire qualcosa. Vedere osservare, schematizzare, usare parole chiave, disegni. Così elaboro le parole degli altri e le mie.
Se mi soffermo sull'ascolto, mi distrae il viso, il suono della voce, i dettagli dell'interlocutore, e le parole ascoltate mi fanno venire in mente giochi di parole doppi sensi, persino i numeri se pronunciati a voce sembrano danzare e si rovesciano le sequenze.
Quando ascolto qualcuno, devo tenere in mano una penna su foglio bianco, e fare dei segni, per schematizzare i discorsi.
Però è bello!
Assunto che per me il pensiero è arte, penso si possa avere un pensiero pittorico, od uno poetico.
Io penso prevalentemente per parole. Vedo per parole. Il mondo attorno a me è una grande sinestesia di termini. So che sto capendo, quando la mia mente decodifica ciò che recepisce con parole che per me abbiano un senso. Anche l'arte visiva in me prendere forma verbale.
Non saprei davvero come spiegarlo. A volte mi saltano alla mente metafore visive, ma esse prendono corpo e nitidezza solo man mano che riesco a dare loro una descrizione. È un processo molto veloce ma obbligato, non mi è mai successo di avere un'immagine in testa e non avere consequenzialmente un pensiero verbale correlato ad essa. Nulla per me riesce ad assumere un senso, se non attraverso le parole. E quando non ne trovo di adatte, sto male.
Eppure, attraverso le parole spesso cerco di costruire immagini. Perché per il modo in cui penso, la descrizione verbale di un'immagine è il più alto livello di comprensione e resa del pensiero.
Penso sia per questo mio modo di pensare che non ho nemmeno a pagarla l'astrazione geometrica; che non sono in grado di disegnare perché nella mia mente ho grandi idee ma non riesco a figurarmi il disegno, e quindi non ho linee guida da seguire; che ho zero memoria fotografica; che ho grandi difficoltà con i numeri perché non assumono la forma di parole con un senso nella mia mente.
Per contro, penso che dipenda dal mio modo di pensare il fatto che io abbia una buonissima memoria acustica; riesca ad avere lo scrivere come valvola di sfogo totalizzante; riesca ad esprimere cose complicate in modo abbastanza chiaro, se non mi sento sotto pressione.
Non so se sia grata o meno al mio modo di pensare. Non so se mi piaccia, non so se mi agevoli. Non so se mi renda una persona estremamente razionale. So solo che le cose che mi fanno stare bene davvero, disinnescano il mio tormentoso pensare sempre, e lasciano un po' si spazio al silenzio nella mi mente. Questo mio pensare per parole a volte mi sembra quasi RUMORE, a volte è insopportabile, a volte vorrei poter pensare per immagini silenziose o non pensare affatto. Ma poi, questa sono io, e va bene così.
http://www.battistag.it/allegati/suc_scol/stili_cognitivi_e_successo_scolastico.pdf
Mi sembra faccia un resoconto della questione interessante
Idem. Quando studiai per la maturità memorizzai molto meglio (e alcune cose le ricordo ancora) il "layout" della pagina e le immagini che erano affiancate al testo piuttosto che il testo stesso.
A scuola la memoria visiva mi ha sempre aiutato in tutte le materie in cui vi era da ricordare; per quelle in cui bisogna ragionare... beh, sono tendenzialmente una persona logica :-D - comunque "vedere" nella mente una dimostrazione geometrica non è molto diverso dal visualizzare la linea del tempo di un periodo storico.
Tutt'ora, quando per lavoro devo sviluppare un po' di codice, ho l'abitudine di disegnare schemi a blocchi con il codice da elaborare. Mi rende più semplice "vedere" come ottenere il risultato.
Hai espresso esattamente quel che penso: infatti, i concetti che fluiscono nella mente devo farli scorrere per descriverli - e questo è, oggettivamente, faticoso. Un'altra cosa che mi capita è di "dare per scontato" che il mio interlocutore "veda" quello che io dico, quindi sottintendo certe cose. Ovviamente ciò comporta malintesi e misinterpretazioni.
Io penso per filmati e ricordo per filmati, vedo e comprendo la mia vita come vedo e comprendo una serie tv.
Di solito per cercare di ricordare qualcosa a "360 gradi" devo ricreare l'emozione predominante del ricordo e ricercare il filmino corrispondente.
Strano lo è, ma è davvero bello da VEDERE.
La mia maggiore difficoltà è simile a quella di @EstherDonnelly , cioè col pensiero visivo spesso arrivo istintivamente alla conclusione, non sento la necessità di soffermarmi sul processo conoscitivo e per questo perdo dei passaggi comunque fondamentali.
Ciò è pessimo nelle discipline scientifiche.
Anche io vedo sempre immagini o ''film'', sia che si tratti del passato, sia che si tratti del futuro.
Anche nel caso in cui debba pianificare un viaggio verso una località in cui non sono mai stato, io già me la prefiguro nella mente (e non importa che sia simile o no alla realtà che poi scoprirò, è solo un ''appoggio mentale'' per riuscire a pensare).
Non mi chiedo mai ''chissà come sarà'' il tale posto o la tale persona; piuttosto, mi creo istintivamente un'immagine in pochi secondi, che sarà suscettibile di cambiare nel momento in cui scoprirò il vero aspetto del luogo o della persona. Questo da sempre.
Verbalizzare le idee non è semplice a tutti coloro che pensano per parole e difficile a tutti quelli che pensano per immagini. Non so perché. È un dato empirico. Tra i miei amici non noto una relazione. Potrei sbagliare. Ma io sono prettamente visiva e per anni non ho verbalizzato le mie idee. Ho sempre trovato facile scrivere, come te, questo evidenzia che fondamentalmente non c'è un problema nel tradurre le cose in parole. C'è un problema forse in queste aree:
- nel mio ambiente essere femmina e piccola spingeva la gente a non ascoltarmi. Per ricevere attenzione dovevo parlare brevemente e ad alta voce. Questo ha sempre avuto il potere di farmi sentire sotto pressione.
- il mio pensiero come il tuo è arborescente. Tendiamo a saltare di palo in frasca e a impiegare 2 ore per spiegare un concetto in maniera consistente. Altra pressione perché la gente perde il filo e non ti vuole ascoltare.
- mi vengono in mente cose che sono legate in maniera strampalata al momento presente per cui le persone mi dicono "e questo cosa centra?" Oppure voglio parlare di argomenti interessanti per nessuno. Tipo "secondo te qual è l'altezza ottimale dove posizionare il legaccio della tenda in modo tale da far entrare la quantità di luce maggiore possibile? (mano a mano che vai verso l'alto la tenda in basso di allarga e para la luce,ano a mani che abbassi il legaccio la tenda si allarga in alto e para la luce)".
Oggi in famiglia tra zii e cugini volevo esprimere un concetto. Ho alzato la voce e ho preso con prepotenza la parola. Ho detta la mia e sono stata subito interrotta da mia zia che mi ha fraintesa e da mio fratello che dice che sono troppo pragmatica e che devo ragionare più di pancia.
Questa è la vita di un aspie spesso... Se apri la bocca vieni ignorato, frainteso... Se succede da sempre ti abitui. Se non ti alleni a parlare perché dovresti saperlo fare? Da un anno ho trovato un fidanzato molto verbale che ascolta le mie idee e mi sprona a parlare e io sono migliorata del 100% nell'esposizione verbale.
Questo è un modo di vederla. Se esistano difficoltà effettive di espressione verbale per i pensatori visivi non so. Penso comunque che sia un'abilità allenabile.
Che l'apprendimento segua le linee del tuo stile cognitivo è lampante.
Le parole ti aiutano nei ragionamenti astratti perché sono segni che racchiudono dei significati. Ma le parole sono segni condivisi con il resto delle persone e questa è la loro forza. Per il resto puoi usare altri segni o simboli non comunicativi. Come ark che dice di pensare per frecce ecc... Quello stile di pensiero si presta ugualmente all'astrazione. Se le tue immagini invece sono alla temple grandin ti trovi più a tuo agio con le cose concrete.
Per come penso ho molta difficoltà a studiare cose in sequenza o evoluzioni temporali. Per me la x è sempre uguale a se stessa. Posso ampliare la mia conoscenza di x. Ma memorizzare come la x muti nel tempo è una cosa che mi manda in profonda confusione.
Posso quasi snaturare la x nel tentativo di vederla in maniera dinamica e flessibile. Tener conto del tempo è troppo. Dovrei memorizzare schemi flessibili di x per ogni momento y. Ed è troppo per me.
Quindi cerco di studiare materie temporali ma non sono il mio forte. Anche alla psicologia dello sviluppo cerco di dare una connotazione spaziale piuttosto che una temporale.
Penso spesso in maniera implicita. Cioè mi sono chiari dei concetti senza forma e li maneggio con facilità senza l'esigenza di definirli con simboli o segni.
Ma altrettanto spesso faccio una fusione. Si tratta di immagini simboliche e non didascaliche che si fondono a principi fisici e a qualche parola sfusa. Così ragiono.
Il monologo interiore me lo faccio solo se devo cercare di analizzare me stessa; le mie emozioni, le mie motivazioni, i miei comportamenti.
A me a lungo andare è venuta curiosità per queste cose senza nome e così mi sono buttata in Arte. Ora il rapporto con tutto questo si è fatto molto complesso.
Si, nel ricordare rivedo l evento ma da spettatore. Penso che succeda perché dovendo trovare delle spiegazioni analizzo l evento quasi osservandolo da fuori e quindi poi dopo tempo il ricordo è da osservatore.
Di solito sogno anche così, mi vedo nei sogni. Da quando mi hanno detto che i sogni dovrebbero essere in prima persona, ho iniziato a sognare senza vedermi, come se stessi proprio vivendo.