La mia deludente esperienza con le donne 'ordinarie'

(È una roba lunga e noiosa e me ne rendo conto ma mi serve per sfogo e per evolvermi socialmente :P)
Scrivo 'ordinarie' e non 'neurotipiche' o affini poiché ci sono casi sporadici di conoscenti e amiche sfuggite a questo bagaglio di esperienze senza essere autistiche (non ho molte relazioni con loro comunque, ma non mi hanno di fatto delusa).
Dunque, la mia unica attività sociale è in un gruppo composto in larga maggioranza di uomini dai 40 anni in su in cui mi trovo benissimo e riesco a fare cose altrimenti impensabili (interventi in discussioni di gruppo, mangiare insieme a loro eccetera). Soffrendo di depressione sono stata per un breve periodo lontano da questo gruppo, e al ritorno dalla mia assenza uno degli uomini mi aveva riferito di maldicenze -per la maggior parte niente di grave- girate sul mio conto senza volermi dire chi fosse stato a metterle in giro; dopo aver sospettato di un paio di persone sbagliate, ho discusso direttamente con lui e mi ha tirato fuori i nomi delle due persone responsabili, ovvero due signore di questo ambiente.
Da una me lo sarei aspettato perché è praticamente un cliché vivente: donna irrealizzata sul piano lavorativo che cornifica da sempre il marito a sua volta cornificante, ha due figlie con problemi quasi evidenti (una che ha esplosioni di rabbia e l'altra è sempre inesorabilmente triste) causati palesemente dal clima familiare inadeguato e dispensa appellativi insultanti a tutte le altre donne che si comportano come lei nella vita matrimoniale, ma poi si riempie la bocca di questo matrimonio perfetto e delle Sacre Tradizioni che lei rispetta (un cliché sul serio, eh). Da parte sua, come dicevo, mi aspettavo prima o poi cattiverie sul mio conto perché ha sempre cercato entrare in confidenza ed intimità con me, di farmi fare amicizia con le figlie, di mostrarsi persino servile nei miei confronti dato che sono più preparata di lei in dati argomenti ma io ho sempre, nei limiti dell'educazione, evitato la sua compagnia e la sua presenza oltre un certo limite come d'altra parte faccio con la quasi totalità delle persone.
L'altra signora invece mi ha causato una forte e sgradita sorpresa, non perché abbia perso un'amica (non ritengo di avere amiche nel senso comunemente inteso), ma perché si tratta di una donna abbastanza evoluta con cui non ho avuto mai nessuna occasione di dissidio né un'intimità nella quale lei avrebbe potuto intravedere qualcosa di negativo in me, e inoltre è venuto fuori che aveva fatto altri pettegolezzi ben più pregiudizievoli su di me in un periodo più lontano (circa un paio di anni fa).
Un'altra donna del gruppo con le sue figlie mi ha messo spesso a disagio perché sta a guardare il modo in cui ti vesti e il fatto che non esci la sera, ma una volta che non mi sono dimostrata interessata al suo ambiente quantomeno ha smesso di fissarmi.
Le poche signore rimaste sono le più anzianotte con cui riesco a mantenere un rapporto di formale simpatia e che vengono curiosamente ritenute da tutti/e dei 'mezzi uomini'.
A scuola avevo qualche amica che però si è allontanata preferendo ragionevolmente compagnie più movimentate, ma più di una volta ho litigato con qualcuna salvo poi scoprire che anche le sue amiche, che con me non avevano avuto scontri, si rivelavano ostili nei miei confronti in sua solidarietà.
Sono cresciuta con mia madre e mia sorella, frequentando una scuola di ambito prevalentemente femminile sia alle elementari, sia alle medie, sia alle superiori; ho addebitato i miei fallimenti relazionali tanto al mio essere apatica e sociofobica quanto alla superficialità altrui, ma mai mi sono nutrita dello stereotipo delle 'donne pettegole' anche perché parlare di trucchi e di scarpe non mi irritava e degli argomenti che mi interessavano - tipo la domanda fondamentale sulla vita, l'Universo e tutto quanto :P - non si poteva parlare nemmeno con i ragazzini di sesso maschile, quindi non vi sto a porre le lamentele generiche che emergono sui gruppi femminili.
Ma quando ho scoperto che in realtà la mia frustrazione era vertiginosamente amplificata dal fatto che la maggior parte delle donne incontrate persisteva a comportarsi come uscita da uno scritto di età vittoriana, mentre in un gruppo maschile potevo parlare di ciò che mi interessava nel modo in cui mi piaceva senza sentirmi sotto pressione o temere ripercussioni sul personale, allora ho avuto una specie di sgradevole rigurgito misogino, avvalorato inoltre da questa serie di illazioni da bar su di me del tipo che ho preso un caffè con un tizio e il giorno dopo si diceva che ci andassi a letto, che dico troppe parolacce sui social network e dunque sono poco ammodo, cose così, provenienti da donne con alto livello di istruzione, benestanti e che sanno parlare correttamente in italiano.
Mi sono poi ricordata di un'esperienza sconvolgente che ebbi a quattordici anni su un forum di supporto per autolesionisti su cui permasi poco più di un mese, nell'arco del quale una con cui non scambiavo una parola continuò ripetutamente a dirmi che ero una persona maligna e priva di sensibilità perché mi permettevo di parlare del mio disturbo alimentare mentre lei, che era anoressica, avrebbe preferito non sentir più dire nulla sul cibo, e un'altra che aveva sedici anni ed ebbe l'ardire di chiamarmi 'bimbaminkia' e sostenere che il forum era troppo pieno di ragazzine che simulavano malessere, nonostante io abbia ancora sul corpo qualche segno di quel periodo.
Il punto che mi interessa è il seguente: è normale che anche fra gli eminenti studiosi internazionali della materia ostica X ci scappi il commento stereotipato sul tifoso della squadra avversaria. È normale che come esistono comitive maschili che ruotano sul giocare a pallone e parlare di gnocca, si abbiano comitive femminili che parlano solo di cosmetici o dei propri neonati, dalle quali se non ti interessano ti puoi sottrarre. Ma come calcolo statistico, com'è possibile che tentando di frequentare ambiti di interessi ristretti e anche poco diffusi mi trovo sistematicamente a dover subire l'aggressione subdola e soprattutto così volgare di donne che di loro spontanea volontà si avvicinano a suddetti ambiti?
Mi si pone allora l'opinione che ciò potrebbe dipendere molto più di quanto creda dall'essere nello spettro autistico.
So che alcuni studiosi rappresentano l'autismo come una forma di estrema mascolinizzazione del cervello.
Chiedo un parere proprio a voi che familiarizzate con la neurodiversità perché mi sto convincendo che pur trovando molto spesso donne che non amano la compagnia femminile, non mi trovo comunque in linea con il loro modo di relazionarsi, mentre vado ugualmente d'accordo con gli uomini che non amano la compagnia maschile; pertanto deve esserci qualcosa nel mio modo di comunicare (e presumibilmente nel vostro?) che mi rende molto più ostile e dunque molto più esposta al linciaggio sociale delle altre donne e ragazze 'ordinarie'.
Cosa ne pensate, e avete anche voi problemi relazionali col genere femminile che non dipendono da fattori di superficie come la mancata partecipazione per quelli che genericamente si ritengono interessi femminili?
Scrivo 'ordinarie' e non 'neurotipiche' o affini poiché ci sono casi sporadici di conoscenti e amiche sfuggite a questo bagaglio di esperienze senza essere autistiche (non ho molte relazioni con loro comunque, ma non mi hanno di fatto delusa).
Dunque, la mia unica attività sociale è in un gruppo composto in larga maggioranza di uomini dai 40 anni in su in cui mi trovo benissimo e riesco a fare cose altrimenti impensabili (interventi in discussioni di gruppo, mangiare insieme a loro eccetera). Soffrendo di depressione sono stata per un breve periodo lontano da questo gruppo, e al ritorno dalla mia assenza uno degli uomini mi aveva riferito di maldicenze -per la maggior parte niente di grave- girate sul mio conto senza volermi dire chi fosse stato a metterle in giro; dopo aver sospettato di un paio di persone sbagliate, ho discusso direttamente con lui e mi ha tirato fuori i nomi delle due persone responsabili, ovvero due signore di questo ambiente.
Da una me lo sarei aspettato perché è praticamente un cliché vivente: donna irrealizzata sul piano lavorativo che cornifica da sempre il marito a sua volta cornificante, ha due figlie con problemi quasi evidenti (una che ha esplosioni di rabbia e l'altra è sempre inesorabilmente triste) causati palesemente dal clima familiare inadeguato e dispensa appellativi insultanti a tutte le altre donne che si comportano come lei nella vita matrimoniale, ma poi si riempie la bocca di questo matrimonio perfetto e delle Sacre Tradizioni che lei rispetta (un cliché sul serio, eh). Da parte sua, come dicevo, mi aspettavo prima o poi cattiverie sul mio conto perché ha sempre cercato entrare in confidenza ed intimità con me, di farmi fare amicizia con le figlie, di mostrarsi persino servile nei miei confronti dato che sono più preparata di lei in dati argomenti ma io ho sempre, nei limiti dell'educazione, evitato la sua compagnia e la sua presenza oltre un certo limite come d'altra parte faccio con la quasi totalità delle persone.
L'altra signora invece mi ha causato una forte e sgradita sorpresa, non perché abbia perso un'amica (non ritengo di avere amiche nel senso comunemente inteso), ma perché si tratta di una donna abbastanza evoluta con cui non ho avuto mai nessuna occasione di dissidio né un'intimità nella quale lei avrebbe potuto intravedere qualcosa di negativo in me, e inoltre è venuto fuori che aveva fatto altri pettegolezzi ben più pregiudizievoli su di me in un periodo più lontano (circa un paio di anni fa).
Un'altra donna del gruppo con le sue figlie mi ha messo spesso a disagio perché sta a guardare il modo in cui ti vesti e il fatto che non esci la sera, ma una volta che non mi sono dimostrata interessata al suo ambiente quantomeno ha smesso di fissarmi.
Le poche signore rimaste sono le più anzianotte con cui riesco a mantenere un rapporto di formale simpatia e che vengono curiosamente ritenute da tutti/e dei 'mezzi uomini'.
A scuola avevo qualche amica che però si è allontanata preferendo ragionevolmente compagnie più movimentate, ma più di una volta ho litigato con qualcuna salvo poi scoprire che anche le sue amiche, che con me non avevano avuto scontri, si rivelavano ostili nei miei confronti in sua solidarietà.
Sono cresciuta con mia madre e mia sorella, frequentando una scuola di ambito prevalentemente femminile sia alle elementari, sia alle medie, sia alle superiori; ho addebitato i miei fallimenti relazionali tanto al mio essere apatica e sociofobica quanto alla superficialità altrui, ma mai mi sono nutrita dello stereotipo delle 'donne pettegole' anche perché parlare di trucchi e di scarpe non mi irritava e degli argomenti che mi interessavano - tipo la domanda fondamentale sulla vita, l'Universo e tutto quanto :P - non si poteva parlare nemmeno con i ragazzini di sesso maschile, quindi non vi sto a porre le lamentele generiche che emergono sui gruppi femminili.
Ma quando ho scoperto che in realtà la mia frustrazione era vertiginosamente amplificata dal fatto che la maggior parte delle donne incontrate persisteva a comportarsi come uscita da uno scritto di età vittoriana, mentre in un gruppo maschile potevo parlare di ciò che mi interessava nel modo in cui mi piaceva senza sentirmi sotto pressione o temere ripercussioni sul personale, allora ho avuto una specie di sgradevole rigurgito misogino, avvalorato inoltre da questa serie di illazioni da bar su di me del tipo che ho preso un caffè con un tizio e il giorno dopo si diceva che ci andassi a letto, che dico troppe parolacce sui social network e dunque sono poco ammodo, cose così, provenienti da donne con alto livello di istruzione, benestanti e che sanno parlare correttamente in italiano.
Mi sono poi ricordata di un'esperienza sconvolgente che ebbi a quattordici anni su un forum di supporto per autolesionisti su cui permasi poco più di un mese, nell'arco del quale una con cui non scambiavo una parola continuò ripetutamente a dirmi che ero una persona maligna e priva di sensibilità perché mi permettevo di parlare del mio disturbo alimentare mentre lei, che era anoressica, avrebbe preferito non sentir più dire nulla sul cibo, e un'altra che aveva sedici anni ed ebbe l'ardire di chiamarmi 'bimbaminkia' e sostenere che il forum era troppo pieno di ragazzine che simulavano malessere, nonostante io abbia ancora sul corpo qualche segno di quel periodo.
Il punto che mi interessa è il seguente: è normale che anche fra gli eminenti studiosi internazionali della materia ostica X ci scappi il commento stereotipato sul tifoso della squadra avversaria. È normale che come esistono comitive maschili che ruotano sul giocare a pallone e parlare di gnocca, si abbiano comitive femminili che parlano solo di cosmetici o dei propri neonati, dalle quali se non ti interessano ti puoi sottrarre. Ma come calcolo statistico, com'è possibile che tentando di frequentare ambiti di interessi ristretti e anche poco diffusi mi trovo sistematicamente a dover subire l'aggressione subdola e soprattutto così volgare di donne che di loro spontanea volontà si avvicinano a suddetti ambiti?
Mi si pone allora l'opinione che ciò potrebbe dipendere molto più di quanto creda dall'essere nello spettro autistico.
So che alcuni studiosi rappresentano l'autismo come una forma di estrema mascolinizzazione del cervello.
Chiedo un parere proprio a voi che familiarizzate con la neurodiversità perché mi sto convincendo che pur trovando molto spesso donne che non amano la compagnia femminile, non mi trovo comunque in linea con il loro modo di relazionarsi, mentre vado ugualmente d'accordo con gli uomini che non amano la compagnia maschile; pertanto deve esserci qualcosa nel mio modo di comunicare (e presumibilmente nel vostro?) che mi rende molto più ostile e dunque molto più esposta al linciaggio sociale delle altre donne e ragazze 'ordinarie'.
Cosa ne pensate, e avete anche voi problemi relazionali col genere femminile che non dipendono da fattori di superficie come la mancata partecipazione per quelli che genericamente si ritengono interessi femminili?
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Commenti
Quello che mi spaventa di più è l'elettricità femminile e la comunicazione non diretta. Faccio un'immensa fatica.
Chiedo scusa... autocorrettore
Spero di non andare fuori topi, ogni tanto mi perdo.
Per esperienza conosco anche un sacco di uomini che spettegolano, parlano alle spalle, criticano e non hanno il coraggio di dire le cose in faccia, salvo poi offendersi se tu sei semplicemente onesta.
Credo, in effetti che in percentuale ci siano più donne che si comportano così, ma rispetto a questo tipo di donne è difficile relazionarsi a prescindere, se vuoi delle amiche vere e non delle conoscenti.
Da piccola avevo difficoltà a relazionarmi con le bambine e preferivo gli amici maschi, cosa che imputavo ad essere essenzialmente un maschiaccio.
Con il tempo le cose sono cambiate, credo che le vere amiche esistano, non quelle che hai definito ordinarie, perchè quelle non potranno mai essere amiche di qualcuno. Forse questo è il punto, alla fine sfoltendo le amicizie ho tenuto solo quelle che non corrispondono al modello donna pettegola/egocentrica.
Rispondendo alla tua domanda non credo di avere problemi specifici con il genere femminile, mi sembrano siano gli stessi che ho con il genere maschile eventualmente.
P.s. presenti escluse e imbranate non voleva essere offensivo ma solo una constatazione dei fatti