Mi ero illusa di esser "guarita"....

Non riesco, né forse riuscirò mai, a trovare un equilibrio tra l'orgoglio di essere chi sono e la voglia immensa, incontenibile, di essere accolta nel mondo....è come se fossi inebriata dalle attenzioni del mondo, finché non mi rendo conto che mi è impossibile vivere secondo regole che non sono le mie... e proprio nel momento in cui penso di essere "guarita", ecco che le mia altrettanto incontenibile diversità, magistralmente mascherata, viene fuori in tutta la sua devastante potenza...e mi ritrovo di nuovo a guardare video come questo qua sotto, che ho già linkato tempo fa' su questo forum.
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Commenti
@camelia: coraggio! Questo: "Il fatto di essere, oggi, relativamente a mio agio con gli altri, di sembrare perfettamente normale, non mi rende come gli altri" mi pare già un buon punto di arrivo (e di ripartenza) per una persona onesta e pienamente consapevole
Soprattutto l'impossibilità, questa specie di muro, talmente basso da poter vedere quella luce della "normalità",
ma inevitabilmente alto ed invalicabile per chi, come noi, ha da superare delle difficoltà molto grandi solo per guardarvi. Anche io faccio così. Forse eccetto per i rapporti stretti. Sento la necessità di una persona che mi aiuti quando arriverà,
e di sicuro arriverà, quel momento in cui non avrò la forza di fare nulla.
È vero che la disonestà intellettuale non richiede il provarci gusto..
uno riguarda lo stile di pensiero, per cui si ammette per esempio di aver torto se l'altro ci fa capire un pezzo in più, o si riconosce che uno che detestiamo stia dicendo una cosa corretta.
Tanto per dirlo, onestamente credo che chi ne manca agisce , se non provandoci gusto, cmq per ragioni emotive (visto che logiche non sono) di difesa dell'ego e dell'identità.
Mentire , in modo più o meno complesso , soprattutto nel thread originario, rimandava agli aspetti sociali di relazioni in cui per noi spesso dire la verità è improponibile cmq .
e l'onestà tout court credo sia cosa complessa e pure OT qua.
tornerei al percepito, al vissuto, altrimenti detto il ns faticoso campare;
nel video la fanciulla diceva "venire accettate come normali" (grazie @camelia per averlo ripostato)
credo che sia lì buona parte del problema, umanamente, "venire accettati" nella prassi è "sentirsi accettati". é appunto un sentimento, e un sentimento alquanto elettrizzante, inebriante dicevano a ragione, per chi ne ha sperimentato tanto la lacuna.
Purtroppo per noi qs spesso è basato su un pachidermico fraintendimento.
la consapevolezza dello svolgimento logico dei fatti e delle mie illusioni di inclusione purtroppo non cancella il ritorno al "sentirmi" nemmeno esclusa, quanto invisibile per ciò che sono davvero.
senza sarcasmo, ma proprio solo xè esco anch'io dall'ennesimo errore di valutazione,
beati quelli per cui l'orgoglio di se stessi (in positivo o in negativo , dignità, integrità, o magari un ego grandioso) riesce a supplire del tutto al bisogno di appartenenza (che, noi magari ce lo dimentichiamo spesso, è uno dei bisogni psicologici fondamentali).
cmq se qualcuno trova una soluzione a queste altalene di apertura e chiusura , prego prego, la posti a caratteri cubitali.
-sono sicuro di aver articolato in discorso un po' più rispetto a come l'hai riportato (mi riferivo al vissuto in generale e soprattutto psicologico) e senza far menzione a "bugie a fin di bene", ho scritto "fatti episodici (magari innocui)". Se uno dice qualche bugia una volta o due nella vita, non è come quello di "al lupo, al lupo" e nemmeno come Mata Hari;
-rimango dell'idea che non è interessante se sia onesto o no mentire a fin di bene. Il contesto non solo lo prevede, ma spesso lo pretende. Punto.
Secondo me sono due cose differenti: probabilmente, @camelia è in grado di fingere e, all'occorrenza, di comportarsi in modo "non onesto" ma ciò non implica che sia inconsapevole di ciò che sta facendo né, tanto meno, che non sappia riconoscere di essere in errore.
Si può fingere pur rimanendo "intellettualmente" onesti. Credo...
(così come possono esistere persone oneste che mancano di onestà intellettuale - magari perché non sono sufficientemente umili da riconoscere i propri errori)
Ma perché, scusa? Se menti per adempiere ad un'aspettativa sociale, sei coerente con il ruolo sociale che hai (perché ce l'hai sempre un ruolo sociale). Io ho sempre guardato all'onestà intellettuale in termini di coerenza. Al di là dell'aspetto emotivo della cosa..