Potresti frequentare un gruppo scout. Conosco un paio di ragazzi scout e sono davvero belle persone, altruiste e sempre disposte ad ascoltare e dare una mano
Potresti frequentare un gruppo scout. Conosco un paio di ragazzi scout e sono davvero belle persone, altruiste e sempre disposte ad ascoltare e dare una mano
Uno dei ragazzi che conosco ha 23 anni, fa gli scout da uno ed è tra i capi. Non è una questione meritocratica, ma di età. Se entri nei tuoi vent'anni, sarai tra gli organizzatori. Immagino che prima valuteranno se sei una persona responsabile e degna di fiducia
Uno dei ragazzi che conosco ha 23 anni, fa gli scout da uno ed è tra i capi. Non è una questione meritocratica, ma di età. Se entri nei tuoi vent'anni, sarai tra gli organizzatori. Immagino che prima valuteranno se sei una persona responsabile e degna di fiducia
Quindi potrei iniziare a 28 anni ed essere tra i capi.
Si inizia partecipando come tirocinanti alle riunioni fra capi, dove si può anche osservare gli altri, iniziando a imparare qualcosa. Si può anche partecipare ad altre attività, comprese attività con i ragazzi.
Per ottenere la ‘nomina a capo’, diventandolo ufficialmente, ci si deve sottoporre a della ‘breve formazione’ (tre campi di formazione, a distanza di un po’ di tempo l’uno dall’altro),
sono inoltre necessari due anni di servizio continuato (non oltre a quanto scritto precedentemente, ma durante).
‘Qui’ ci sono informazioni sulla formazione capi AGESCI.
Non so se conosceresti persone ‘come le stai cercando’, ma potresti provare.
PS (scritto successivamente ai feedback di Charade e vera68): anche io ho avuto solo ‘esperienze dolorose’ con i gruppi (standone sempre fuori, senza farne ‘davvero parte’), però ogni tanto ho avuto anche la possibilità di osservare al loro interno individui che per me erano un po’ atipici, più rispettosi degli altri.
Non andare dove la gente fa gruppo, c'è il rischio di trovare solamente persone prive di carattere e di sostanza che basano il proprio valore sul senso di appartenenza a quel determinato gruppo e al di là di quello valgono zero (te lo dico per esperienza personale). Ti consiglio di mettere lo zaino in spalla e partire per un viaggio lento a piedi o in bicicletta: potresti fare un pellegrinaggio come la via Francigena o il cammino di Santiago, se vuoi incontrare persone autentiche e spiriti liberi
Purtroppo i gruppi che stanno insieme per un senso di appartenenza hanno dei limiti. Tutti, nessuno escluso; e il limite è costituito proprio dal fatto che è composto da persone e che come tali sono limitate. Per cui uno stesso gruppo può conoscere momenti più floridi e altri molto più poveri. Dipende dell'utenza.
Certo Vera, ovviamente con quanto ho espresso non vorrei ricadere in banali generalizzazioni. Parlo per esperienza personale. Circa un anno fa ho partecipato a un'esperienza di volontariato durata diversi giorni e posso dire solo: mai più. Non nego che possano esistere realtà in cui ci si possa trovar bene e stare in armonia con gli altri (è anche un discorso molto soggettivo, devo dire)
È vero... non se ne esce. Le persone quando stanno in gruppo mettono in atto sempre le stesse dinamiche. Arriva sempre il momento del nuovo capo branco, dei groopies, della gara a chi e meglio, dei lacchè, dell esclusione del capro espiatorio ecc.
Uno dei motivi per cui sono stata diagnosticata a 40 anni è che non capivano come mai comunico bene, sono consapevole e guardo negli occhi. Il motivo è che ho fatto tanti anni in terapia di gruppo. Per me è stata la salvezza. Ho studiato schemi dietro il comportamento di ogni persona che ho incontrato, che parlava senza filtri morali. Poi li ho applicati al mio mondo, vedendo nuove connessioni prima limitate. Consiglio a tutti di rivolgersi a un terapeuta e iniziare prima possibile. Gli altri contesti sono utili, ma sono "sporcati" dalla moralità, la paura del giudizio. Dentro al gruppo in terapia, poi, si creano dinamiche e aspettative. I feedback sono stati preziosi come libri, dei veri e propri manuali. Mi hanno fatto capire che se non li guardavo negli occhi si sentivano non considerati e feriti. Ho trovato dei compromessi con qualche trucco... mi sono migliorata finché non ho sentito più lamentele. In pratica, la terapia di gruppo è come giocare al gioco della vita, ma con carte scoperte sul tavolo... con ogni persona che spiega il suo gioco (o almeno ci prova). Un Hikikomori stufo, ad esempio, non può buttarsi subito nel mondo, finirebbe col trovare le solite dinamiche che gli confermerebbero che in "casa" si soffre meno. Per quelli come me ci vorrebbe una piccola "anticamera" alla vita adulta, fatta di rapporti autentici.
@Miticalex Premetto che io non ho mai conosciuto gente vera, o meglio, gente che dicesse ciò che pensava se non quando era ubriaca. Ma non mi pare proprio il caso di consigliarti un pub. Eppoi... dopotutto mentiamo persino a noi stessi, come si può pretendere la sincerità da un estraneo? Credo che le caratteristiche che cerchi siano più vicine a quelle di una familiare, secondo me.
Uno dei motivi per cui sono stata diagnosticata a 40 anni è che non capivano come mai comunico bene, sono consapevole e guardo negli occhi. Il motivo è che ho fatto tanti anni in terapia di gruppo. Per me è stata la salvezza. Ho studiato schemi dietro il comportamento di ogni persona che ho incontrato, che parlava senza filtri morali. Poi li ho applicati al mio mondo, vedendo nuove connessioni prima limitate. Consiglio a tutti di rivolgersi a un terapeuta e iniziare prima possibile. Gli altri contesti sono utili, ma sono "sporcati" dalla moralità, la paura del giudizio. Dentro al gruppo in terapia, poi, si creano dinamiche e aspettative. I feedback sono stati preziosi come libri, dei veri e propri manuali. Mi hanno fatto capire che se non li guardavo negli occhi si sentivano non considerati e feriti. Ho trovato dei compromessi con qualche trucco... mi sono migliorata finché non ho sentito più lamentele. In pratica, la terapia di gruppo è come giocare al gioco della vita, ma con carte scoperte sul tavolo... con ogni persona che spiega il suo gioco (o almeno ci prova). Un Hikikomori stufo, ad esempio, non può buttarsi subito nel mondo, finirebbe col trovare le solite dinamiche che gli confermerebbero che in "casa" si soffre meno. Per quelli come me ci vorrebbe una piccola "anticamera" alla vita adulta, fatta di rapporti autentici.
Esattamente quello che mi hanno detto al CSM e che probabilmente inizierò.. gruppi di auto-aiuto
Non andare dove la gente fa gruppo, c'è il rischio di trovare solamente persone prive di carattere e di sostanza che basano il proprio valore sul senso di appartenenza a quel determinato gruppo e al di là di quello valgono zero (te lo dico per esperienza personale). Ti consiglio di mettere lo zaino in spalla e partire per un viaggio lento a piedi o in bicicletta: potresti fare un pellegrinaggio come la via Francigena o il cammino di Santiago, se vuoi incontrare persone autentiche e spiriti liberi
Gli altri contesti sono utili, ma sono "sporcati" dalla moralità, la paura del giudizio. Un Hikikomori stufo, ad esempio, non può buttarsi subito nel mondo, finirebbe col trovare le solite dinamiche che gli confermerebbero che in "casa" si soffre meno. Per quelli come me ci vorrebbe una piccola "anticamera" alla vita adulta, fatta di rapporti autentici.
è esattamente ci che intendevo. E quali sono i principali ambienti intrisi fino al midollo di moralità accusatoria e "giudicatoria" nonostante una delle loro massime preferite sia il "non giudicare"?
Potresti frequentare un gruppo scout. Conosco un paio di ragazzi scout e sono davvero belle persone, altruiste e sempre disposte ad ascoltare e dare una mano
Scusate se mi trovo in disaccordo... Ma negli ambienti scout non si rischia di trovare (nessuno me ne voglia ma non so come dirlo senza offendere nessuno) un certo rischio di "pregiudizio e discriminazione" nei confronti di talune determinate "categorie sociali" come gli omosessuali? https://www.repubblica.it/cronaca/2012/05/04/news/gli_scout_e_l_omosessualit-34388792/
È vero... non se ne esce. Le persone quando stanno in gruppo mettono in atto sempre le stesse dinamiche. Arriva sempre il momento del nuovo capo branco, dei groopies, della gara a chi e meglio, dei lacchè, dell esclusione del capro espiatorio ecc.
Tutte queste cose le ho già sperimentate sulla mia persona, e i pregiudizi continuo a sperimentarli anche adesso che non ne faccio più parte
Forse non esiste luogo del genere, piacerebbe a molte persone poterlo frequentare. Ogni posto ha il suo livello di falsità e sta ad ognuno di noi indagarla e destreggiarsi con le bugie locali. Quanto siamo a proprio agio in quelle circostanze è relativo anche a questo. Potrebbe invece esserti utile la terapia di gruppo come nei casi di alcune persone che hanno illustrato la loro esperienza (se sei in grado di farlo e ne hai voglia).
Commenti
Tanto per iniziare
Io sono stata scout per 20 anni ed è stata una esperienza molto formativa.
Per cui uno stesso gruppo può conoscere momenti più floridi e altri molto più poveri. Dipende dell'utenza.
Il motivo è che ho fatto tanti anni in terapia di gruppo.
Per me è stata la salvezza. Ho studiato schemi dietro il comportamento di ogni persona che ho incontrato, che parlava senza filtri morali. Poi li ho applicati al mio mondo, vedendo nuove connessioni prima limitate.
Consiglio a tutti di rivolgersi a un terapeuta e iniziare prima possibile.
Gli altri contesti sono utili, ma sono "sporcati" dalla moralità, la paura del giudizio.
Dentro al gruppo in terapia, poi, si creano dinamiche e aspettative.
I feedback sono stati preziosi come libri, dei veri e propri manuali.
Mi hanno fatto capire che se non li guardavo negli occhi si sentivano non considerati e feriti.
Ho trovato dei compromessi con qualche trucco... mi sono migliorata finché non ho sentito più lamentele.
In pratica, la terapia di gruppo è come giocare al gioco della vita, ma con carte scoperte sul tavolo... con ogni persona che spiega il suo gioco (o almeno ci prova).
Un Hikikomori stufo, ad esempio, non può buttarsi subito nel mondo, finirebbe col trovare le solite dinamiche che gli confermerebbero che in "casa" si soffre meno.
Per quelli come me ci vorrebbe una piccola "anticamera" alla vita adulta, fatta di rapporti autentici.
è esattamente ci che intendevo. E quali sono i principali ambienti intrisi fino al midollo di moralità accusatoria e "giudicatoria" nonostante una delle loro massime preferite sia il "non giudicare"?
Scusate se mi trovo in disaccordo... Ma negli ambienti scout non si rischia di trovare (nessuno me ne voglia ma non so come dirlo senza offendere nessuno) un certo rischio di "pregiudizio e discriminazione" nei confronti di talune determinate "categorie sociali" come gli omosessuali?
https://www.repubblica.it/cronaca/2012/05/04/news/gli_scout_e_l_omosessualit-34388792/
Tutte queste cose le ho già sperimentate sulla mia persona, e i pregiudizi continuo a sperimentarli anche adesso che non ne faccio più parte
Potrebbe invece esserti utile la terapia di gruppo come nei casi di alcune persone che hanno illustrato la loro esperienza (se sei in grado di farlo e ne hai voglia).