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Quanti di voi si sentono estraniati dalle persone e fa piacere avere una vita solitaria?

Io per esempio pratico una vita estremamente solitaria, quasi eremitica. Esco di casa solo per andare in palestra e all'università, e rivolgo la parola alle persone solo se strettamente necessario (chiedere al professore, salutare se mi salutano mentre passo, parlare al medico di famiglia). Se mi fanno una domanda rispondo tranquillamente, però che una persona mi rivolga la parola se non costretta dalla situazione succede solo 2-3 volte l'anno da una decina d'anni ormai.
Onestamente mi piace questa vita, e lo stesso neuropsichiatra mi ha detto che chi riesce ad estraniarsi così tanto dalla società è quello che vive la situazione Asperger più serenamente.
Succede anche a voi o sono parte di una minoranza?
Emme11luli12367LaRosadiAndromedaMarkusGibberishCyranonotedilucadevvy93

Commenti

  • luli12367luli12367 Post: 798
    Mendicant_Bias ha detto:
    Io per esempio pratico una vita estremamente solitaria, quasi eremitica. Esco di casa solo per andare in palestra e all'università, e rivolgo la parola alle persone solo se strettamente necessario (chiedere al professore, salutare se mi salutano mentre passo, parlare al medico di famiglia). Se mi fanno una domanda rispondo tranquillamente, però che una persona mi rivolga la parola se non costretta dalla situazione succede solo 2-3 volte l'anno da una decina d'anni ormai.
    Onestamente mi piace questa vita, e lo stesso neuropsichiatra mi ha detto che chi riesce ad estraniarsi così tanto dalla società è quello che vive la situazione Asperger più serenamente.
    Succede anche a voi o sono parte di una minoranza?
    Presente eccmi qua
    Il mio canale su YouTube: canale YouTube Asperger 
  • luli12367luli12367 Post: 798
    Mendicant_Bias ha detto:
    Io per esempio pratico una vita estremamente solitaria, quasi eremitica. Esco di casa solo per andare in palestra e all'università, e rivolgo la parola alle persone solo se strettamente necessario (chiedere al professore, salutare se mi salutano mentre passo, parlare al medico di famiglia). Se mi fanno una domanda rispondo tranquillamente, però che una persona mi rivolga la parola se non costretta dalla situazione succede solo 2-3 volte l'anno da una decina d'anni ormai.
    Onestamente mi piace questa vita, e lo stesso neuropsichiatra mi ha detto che chi riesce ad estraniarsi così tanto dalla società è quello che vive la situazione Asperger più serenamente.
    Succede anche a voi o sono parte di una minoranza?
    Io autentica e identicissima situazione 😗 molto interessante che ci sia un altro individuo sulla faccia della terra che si comporta come me, se vuoi rimanere in contatto per confrontarci mi farebbe piacere ciao buona giornata
    Markus
    Il mio canale su YouTube: canale YouTube Asperger 
  • Mendicant_BiasMendicant_Bias Post: 18
    modificato 21 maggio
    luli12367 ha detto:
    Io autentica e identicissima situazione 😗 molto interessante che ci sia un altro individuo sulla faccia della terra che si comporta come me, se vuoi rimanere in contatto per confrontarci mi farebbe piacere ciao buona giornata
    In realtà comunità di monaci ed eremiti sono esistiti in tutte le culture e in tutte le epoche, solo che siamo una netta minoranza.
    La "psicologia" dice che l'essere umano non sta bene da solo e che l'isolamento e la solitudine riducono l'aspettativa di vita, ma tutti gli studi non discriminano se i campioni di soggetti sono soli per scelta o perchè costretti (infatti la maggior parte dei soggetti dei campioni di studio sono o vedovi o divorziati o soggetti comunque molto avanti con l'età, non soli per scelta).
    Fa piacere avere un confronto diretto.
  • La psicologia dice, per quello che ho letto, che se non vuoi stare cogli altri sei asociale ed evitante. Ma questo è riferito agli NT. Nel tuo caso se vivi questa tua solitudine senza disagio e con serenità allora non è patologica. Io alterno momenti in cui amo stare in mezzo alla folla o in compagni a momenti in cui voglio stare da sola in posti in cui mi rigenero e ritrovo me stessa. Ho un lato molto estroverso, per timidezza, e uno molto distaccato. Dipende anche dal periodo. Però quando poi sto con gli altri viene fuori questo mio esser diversa e in un certo senso mi ritiro. 
    Mendicant_Bias
  • MarkusMarkus Post: 53
    modificato 22 maggio
    Io vivo molto ritirato, ma davvero non riesco a non comunicare, ogni tanto sento il bisogno di uscire, poi mi ricordo perché stavo in casa. Però sono Un ottimista ci spero sempre di trovare una conversazione intelligente e avvolte succede.

    Si dice che la solitudine sia la porta per la santità o il manicomio. Io in solitudine e ho capito molto di me stesso e mi trovo molto bene, non ho quasi mai crisi, o almeno le gestisco. Non voglio però essere schiavo della mia situazione voglio imparare a stare in società tranquillo anche se questo mi fa fatica e mi fa anche un po' male. 
    Emme11
  • Personalmente, mi trovo piuttosto bene nel vivere una vita solitaria anche se, al tempo stesso, la rifuggo. 
    Mi spiego: adoro stare da sola. Ne ho bisogno, più che altro. Mi serve allontanarmi da un mondo piuttosto caotico e superficiale (troppo per me), perché non mi riesce di sopportarlo per periodi di tempo prolungati.
    Parlare, poi, non fa esattamente per me, salvo alcune situazioni circoscritte in cui tendo a lanciarmi in lunghi monologhi. 
    Esco di casa solo per andare a scuola e, sporadicamente, per fare qualche passeggiata (da sola, o con massimo un'altra persona). 
    In ambienti che non siano quello casalingo, vengo interpellata solo quando serve: normalmente, questo capita a scuola, quando qualcuno necessita di una spiegazione a qualche lezione poco chiara. Al di fuori di questi contesti, non apro quasi mai bocca, e sinceramente mi va bene così. 
    Tuttavia, sentirei un grande vuoto se mi trovassi a vivere senza alcun rapporto con alcune persone che reputo estremamente interessanti, per discutere su qualche argomento controverso, o che non conosco bene. Se poi quest'ultimo ricadesse tra i miei interessi, sospetto che la conversazione andrebbe avanti per ore. 
    Ho imparato molto da sola, ma sono convinta di aver fatto i più grandi passi in avanti nella mia comprensione del mondo grazie all'aiuto di qualche altra persona. Ritengo dunque che, almeno per quanto riguarda il mio caso, le due situazioni (solitudine e compagnia) debbano essere compresenti.

    (Nel fare tutto questo discorso ho preso in considerazione i rapporti con altri unicamente in termini di scambio di conoscenze: in effetti per me dovrebbero limitarsi a questo ed a poco altro. Se la vita non solitaria dovesse completamente ignorare tale aspetto, allora vada per l'esistenza da eremita)
    MarkusMendicant_Bias
  • FraxoFraxo Post: 19
    Sono due anni che la vivo così e non mi sono mai sentito così sereno anche se preoccupato per questa scoperta inaspettata, a 43 anni ci sta che ti arrivi la botta data dalla risposta riguardante i tanti perché a cui non trovavi soluzione.
    MarkusMendicant_BiasCyrano
  • CyranoCyrano Post: 1,055
    Quando avevo due anni, iniziando a frequentare l'asilo nido, ho "scoperto" gli altri. Gli altri bambini, a dire la verità, non li calcolavo neppure: troppo rumorosi, sciocchi e ignoranti. Così li giudicavo. Ma anche le maestre mi deludevano: anche loro erano ignoranti. Soprattutto però, guardando agli adulti in generale, li trovavo nervosi, arrabbiati, incapaci di ascoltare e capire. Mi dissero che anch'io sarei diventato adulto, e la cosa mi spaventò molto. Per questo decisi di iniziare a tentare di capirli. 

    E poi in casa non mi arrivava che freddo. Mi davano del matto e mi picchiavano. Ma erano mia mamma e mio papà. Non potevo, non volevo cessare di provare a ricevere da loro calore, di cercare amore.

     Mi è rimasto dentro tutto questo. Per decenni. Per decenni cercare di capire. Per decenni cercare amore. Andare verso gli altri, mostrare con tutta la mia ingenuità chi ero.

     Cinque anni fa sono tornato in quello che un tempo era stato il mio asilo nido, nel punto in cui mi ero ripromesso che avrei tentato di capirli, che sarei andato verso di loro. 45 anni dopo. 45 anni di dolore e delusioni.

    E ho deciso di smettere di cercare di capirli e smettere di andare verso di loro.

     Invidio il tuo isolamento, il tuo psichiatra ha ragione. Anche la mia ha espresso un simile concetto. Ho già vissuto un simile isolamento. È quello che mi ha salvato nei momenti difficili. E lentamente sto camminando in quella direzione. Chi mi ama mi troverà, non mi nasconderò da lui. 

    Per tutto il resto sono troppo stanco.
    FraxoMendicant_Bias
    I portoni del mio isolamento cingono parchi di infinito… (Pessoa)
  • Io ho sempre desiderato andare incontro agli altri, avere relazioni... Ma mi accorgevo che per me era sempre molto faticoso e che la solitudine era per me sempre la dimensione più naturale, dove trovavo le mie più grandi soddisfazioni e la mia pace. Probabilmente questa antitesi che mi faceva sentire in colpa derivava dall'educazione culturale che riceviamo, che idealizza la collaborazione e la socializzazione.
    Gli ultimi mesi dell'anno scorso, dopo un picco di situazioni altamente sociali che ho attraversato, ho cominciato a desiderare una solitudine profonda, che mi sto ostinando ancora oggi a proteggere dagli inviti che ricevo a passare del tempo insieme ad altre persone. In pratica ora è più di mezzo anno che mi ritrovo sereno in questa solitudine, che interrompo soltanto per motivi rari e molto specifici, a volte anche per passare del tempo in compagnia di persone non "pesanti", ma sempre a tu per tu, mai in luoghi ricreativi.
    Questa dimensione che sto attraversando la ritengo come "sacra".
    samxxriot
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