Quanti di voi si sentono estraniati dalle persone e fa piacere avere una vita solitaria?

Io per esempio pratico una vita estremamente solitaria, quasi eremitica. Esco di casa solo per andare in palestra e all'università, e rivolgo la parola alle persone solo se strettamente necessario (chiedere al professore, salutare se mi salutano mentre passo, parlare al medico di famiglia). Se mi fanno una domanda rispondo tranquillamente, però che una persona mi rivolga la parola se non costretta dalla situazione succede solo 2-3 volte l'anno da una decina d'anni ormai.
Onestamente mi piace questa vita, e lo stesso neuropsichiatra mi ha detto che chi riesce ad estraniarsi così tanto dalla società è quello che vive la situazione Asperger più serenamente.
Succede anche a voi o sono parte di una minoranza?
Onestamente mi piace questa vita, e lo stesso neuropsichiatra mi ha detto che chi riesce ad estraniarsi così tanto dalla società è quello che vive la situazione Asperger più serenamente.
Succede anche a voi o sono parte di una minoranza?
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Commenti
La "psicologia" dice che l'essere umano non sta bene da solo e che l'isolamento e la solitudine riducono l'aspettativa di vita, ma tutti gli studi non discriminano se i campioni di soggetti sono soli per scelta o perchè costretti (infatti la maggior parte dei soggetti dei campioni di studio sono o vedovi o divorziati o soggetti comunque molto avanti con l'età, non soli per scelta).
Fa piacere avere un confronto diretto.
Si dice che la solitudine sia la porta per la santità o il manicomio. Io in solitudine e ho capito molto di me stesso e mi trovo molto bene, non ho quasi mai crisi, o almeno le gestisco. Non voglio però essere schiavo della mia situazione voglio imparare a stare in società tranquillo anche se questo mi fa fatica e mi fa anche un po' male.
Mi spiego: adoro stare da sola. Ne ho bisogno, più che altro. Mi serve allontanarmi da un mondo piuttosto caotico e superficiale (troppo per me), perché non mi riesce di sopportarlo per periodi di tempo prolungati.
Parlare, poi, non fa esattamente per me, salvo alcune situazioni circoscritte in cui tendo a lanciarmi in lunghi monologhi.
Esco di casa solo per andare a scuola e, sporadicamente, per fare qualche passeggiata (da sola, o con massimo un'altra persona).
In ambienti che non siano quello casalingo, vengo interpellata solo quando serve: normalmente, questo capita a scuola, quando qualcuno necessita di una spiegazione a qualche lezione poco chiara. Al di fuori di questi contesti, non apro quasi mai bocca, e sinceramente mi va bene così.
Tuttavia, sentirei un grande vuoto se mi trovassi a vivere senza alcun rapporto con alcune persone che reputo estremamente interessanti, per discutere su qualche argomento controverso, o che non conosco bene. Se poi quest'ultimo ricadesse tra i miei interessi, sospetto che la conversazione andrebbe avanti per ore.
Ho imparato molto da sola, ma sono convinta di aver fatto i più grandi passi in avanti nella mia comprensione del mondo grazie all'aiuto di qualche altra persona. Ritengo dunque che, almeno per quanto riguarda il mio caso, le due situazioni (solitudine e compagnia) debbano essere compresenti.
(Nel fare tutto questo discorso ho preso in considerazione i rapporti con altri unicamente in termini di scambio di conoscenze: in effetti per me dovrebbero limitarsi a questo ed a poco altro. Se la vita non solitaria dovesse completamente ignorare tale aspetto, allora vada per l'esistenza da eremita)
Mi è rimasto dentro tutto questo. Per decenni. Per decenni cercare di capire. Per decenni cercare amore. Andare verso gli altri, mostrare con tutta la mia ingenuità chi ero.
Cinque anni fa sono tornato in quello che un tempo era stato il mio asilo nido, nel punto in cui mi ero ripromesso che avrei tentato di capirli, che sarei andato verso di loro. 45 anni dopo. 45 anni di dolore e delusioni.
E ho deciso di smettere di cercare di capirli e smettere di andare verso di loro.
Invidio il tuo isolamento, il tuo psichiatra ha ragione. Anche la mia ha espresso un simile concetto. Ho già vissuto un simile isolamento. È quello che mi ha salvato nei momenti difficili. E lentamente sto camminando in quella direzione. Chi mi ama mi troverà, non mi nasconderò da lui.