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Spettacolo teatrale Temple Grandin 2023 - Colleferro

Come dire a mio figlio che è autistico?

Buongiorno, sono la mamma di un bambino di 5 anni di cui abbiamo ricevuto la diagnosi di autismo ad alto funzionamento da qualche mese. È un bambino molto intelligente e crescendo sembra accorgersi e soffrire del suo essere diverso. Vorrei poterli spiegare il perché ma non so come farlo. Credo sia importante per lui individuare una ragione e identificarsi in qualcosa che ancora non capisce e conosce. Come posso dirglielo? È un bambino a cui piace molto la lettura. C'è forse un libro per bambini utile per presentarli il tema? Grazie.

Commenti

  • LixxyLixxy Post: 379
    modificato 7 novembre
    Ho rimosso la risposta. Non mi sembrava adeguata. Non so come fare un "recall" . Chiedo scusa del disturbo. 
  • StarMumStarMum Post: 53
    Penso ne avesse già parlato @riot, puoi prendere spunto dal libro "Gli devo dire che è Asperger?" di Tony Attwood e Carol Gray. C'è un capitolo specifico, se ricordo bene parla però di come affrontare il discorso con bambini dagli 8 anni in su, mettendo un accento sull'analisi col bambino delle sue qualità (e delle sue  difficoltà) e di come possono essere differenti da quelle di altri bambini. Mia figlia ha avuto la diagnosi all'inizio della prima media, senza però che le fosse comunicato il "nome" della diagnosi stessa dalla neuropsichiatra. Le era stata presentata come un'analisi dei sui suoi punti di forza e una proposta per migliorare le sue aree problematiche.
  • Luny09Luny09 Post: 64
    Ciao, ovviamente la mia è solo un' opinione personale, ma credo che il tuo bimbo sia ancora piccolo per comprendere fino in fondo l' autismo o comunque per accogliere una " definizione" così specifica della sua diversità. Questo non significa nascondergli la situazione o non affrontare le sue emozioni riguardo al sentirsi " non come gli altri". Ci sono tanti albi illustrati che affrontano il tema della diversità con tatto e sensibilità e soprattutto con parole giuste per bambini così piccoli. Sono storie dove la diversità porta sempre  ricchezza nelle relazioni,  ad avere uno sguardo su punti di vista diversi. Sono storie che parlano di accettare ed essere accettati. Ecco, io personalmente trovo più adatto un approccio più generale sul fatto che non c'è nulla di male ad essere diversi. Perché in fondo ognuno di noi lo è. Poi crescendo ti porrà sempre più domande alle quali mano a mano darai le giuste risposte. 
    Un abbraccio 

  • antant Post: 264

    Termini della questione
    Purtroppo il vero problema (lo conosciamo tutti) è che la nostra società considera ancora qualcosa (la scarsa socializzazione, che è  una delle caratteristiche principali di quella "cosa" che viene chiamata "autismo lieve") che dovrebbe essere nient'altro che una delle tante caratteristiche che che ci contraddistinguono e che ci portiamo appresso nella vita (quali il nome, il sesso, l'altezza, il saper far qualcosa come suonare o recitare o correre veloce) come se fosse qualcosa che rende "inferiori", "sbagliati" o "malati" ma non è così, esattamente come non è "sbagliato" qualcuno che nasce con i capelli rossi (vedere Anna dai Capelli Rossi o meglio/peggio ancora Rosso Malpelo con cui Verga esprime in maniera ferocemente crudele già nell'incipit del suo romanzo quella che è la "voce popolare" sui capelli rossi). Io penso che sia controproducente racchiudere una persona in una parola, in un "marchio", per cui non dico sia inutile ma quantomeno è secondario, almeno al momento, porre l'accento sulla circostanza che una società che non esito a definire per certi tratti "crudele" definisce con il termine "autistico" qualcuno che possiede certe caratteristiche considerate da quella stessa società come "negative".
    Strategia informativa/comunicativa
    Quello che invece bisognerebbe fargli capire (ma penso che lui lo percepisca già; però bisogna che capisca anche che non c'è niente di male e quindi non deve sentirsi in colpa) è che così come non tutti sono maschi (ma ci sono anche le femmine, o viceversa non tutti sono femmine) e non tutti sono biondi o hanno gli occhi azzurri, così allo stesso modo non tutti riescono a farsi degli amici con facilità, o meglio non ci riescono fintanto che non trovano "un'anima gemella" che sia simile a loro (vedere appunto la teoria di "Anna dai Capelli Rossi", che li definiva pure "spiriti affini") e con cui si abbiano caratteristiche in comune. Forse può essere utile anche la storia di quell'esploratore che andò nel paese degli uomini con un occhio solo: in realtà l'avere due occhi avrebbe dovuto avvantaggiarlo nel vederci meglio, ma paradossalmente in un paese dove tutti avevano un occhio solo, era lui ad essere visto come "strano" e deforme per il solo fatto di essere in assoluta minoranza ad averne due, e dunque lo perseguitavano. Purtroppo nella società è la maggioranza a costruire il mondo a propria misura, escludendo o emarginando chi ritiene differente.
    Incentivi motivazionali
    Oltre a fargli capire (come giustamente ha scritto Luny) che "non c'è nulla di male ad essere diversi", è ancora più importante, a mio parere, che capisca che gli altri non hanno NESSUN diritto di provare a farlo sentire diverso ed accentuare la sua diversità (anche gli altri sono "diversi" in qualcosa e sicuramente avranno ciascuno i propri punti deboli!), è in questo fenomeno che (in realtà) c'è molto di male! Sono i loro atteggiamenti verso di lui ad essere sbagliati, non è lui che è "sbagliato" e nessuno ha diritto di farlo sentire tale! Certo a 5 anni è ancora presto, ed è complicato spiegarglielo in questi termini così per come lo sto esponendo io, ma confido che sicuramente una mamma (che conosce bene suo figlio) saprà trovare non dico le parole giuste ma il modo giusto (anche senza troppe parole) per farglielo capire e renderlo consapevole! Consapevole e fiero, senza sensi di colpa, e che possa trovare in sè la forza per non lasciarsi sopraffare dagli atteggiamenti degli altri e da una società che tende a ghettizzare, reprimere, isolare tutte le minoranze. E soprattutto non è detto che queste minoranze siano davvero peggiori come la maggioranza vuol far credere, in molti casi si tende a reprimerle e soffocarle anche quando sono migliori rispetto alla maggioranza! Non so dire con esattezza quali siano i meccanismi, se per invidia, per superbia, per volontà di rivalsa o per senso di inferiorità. Però di solito è quello che purtroppo avviene nel "branco" dell'animale "uomo"


  • OrsoX2OrsoX2 Post: 1,038
    Siamo stati diagnosticati in età adulta io e mio figlio, ma il tuo post mi fa pensare a cosa avrei voluto sapere da bambino della mia diversità e a come mi sarei comportato con mio figlio se avesse avuto la diagnosi da bambino.

    Mi sarebbe stato utile, adesso col "senno di poi", che i familiari mi avessero aiutato a gestire la mia ipersensibilità (fastidio per le etichette degli indumenti a diretto contato con la pelle, luce intensa, odori, rumori, sapori) e spiegato di non pretendere che tutti ragionassero come me (perché la diversità è fondamentale per tutti).

    Quanto al mio comportamento nei confronti di mio figlio, oggi prima darei un'occhiata alle strategie correnti (sui libri ma anche sul web: https://duckduckgo.com/?q=how+tell+child+autism&t=ftsa&ia=web  https://duckduckgo.com/?t=ftsa&q=come+dire+bambino+autistico&ia=web) e poi ne parlerei con gli psicologi, tenendo presente che gli psicologi esperti nello spettro autistico sono consapevoli che i dubbi che hai espresso sono gli stessi di molti, se non tutti, i genitori.

    ("Caducità delle umane cose!" - considerazione indifferentemente attribuibile a Umani e Non)
  • vera68vera68 Post: 3,532
    Io lascerei che cresca ancora un po' 
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