Come dire a mio figlio che è autistico?
Buongiorno, sono la mamma di un bambino di 5 anni di cui abbiamo ricevuto la diagnosi di autismo ad alto funzionamento da qualche mese. È un bambino molto intelligente e crescendo sembra accorgersi e soffrire del suo essere diverso. Vorrei poterli spiegare il perché ma non so come farlo. Credo sia importante per lui individuare una ragione e identificarsi in qualcosa che ancora non capisce e conosce. Come posso dirglielo? È un bambino a cui piace molto la lettura. C'è forse un libro per bambini utile per presentarli il tema? Grazie.
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Commenti
Un abbraccio
Termini della questione
Purtroppo il vero problema (lo conosciamo tutti) è che la nostra società considera ancora qualcosa (la scarsa socializzazione, che è una delle caratteristiche principali di quella "cosa" che viene chiamata "autismo lieve") che dovrebbe essere nient'altro che una delle tante caratteristiche che che ci contraddistinguono e che ci portiamo appresso nella vita (quali il nome, il sesso, l'altezza, il saper far qualcosa come suonare o recitare o correre veloce) come se fosse qualcosa che rende "inferiori", "sbagliati" o "malati" ma non è così, esattamente come non è "sbagliato" qualcuno che nasce con i capelli rossi (vedere Anna dai Capelli Rossi o meglio/peggio ancora Rosso Malpelo con cui Verga esprime in maniera ferocemente crudele già nell'incipit del suo romanzo quella che è la "voce popolare" sui capelli rossi). Io penso che sia controproducente racchiudere una persona in una parola, in un "marchio", per cui non dico sia inutile ma quantomeno è secondario, almeno al momento, porre l'accento sulla circostanza che una società che non esito a definire per certi tratti "crudele" definisce con il termine "autistico" qualcuno che possiede certe caratteristiche considerate da quella stessa società come "negative".
Strategia informativa/comunicativa
Quello che invece bisognerebbe fargli capire (ma penso che lui lo percepisca già; però bisogna che capisca anche che non c'è niente di male e quindi non deve sentirsi in colpa) è che così come non tutti sono maschi (ma ci sono anche le femmine, o viceversa non tutti sono femmine) e non tutti sono biondi o hanno gli occhi azzurri, così allo stesso modo non tutti riescono a farsi degli amici con facilità, o meglio non ci riescono fintanto che non trovano "un'anima gemella" che sia simile a loro (vedere appunto la teoria di "Anna dai Capelli Rossi", che li definiva pure "spiriti affini") e con cui si abbiano caratteristiche in comune. Forse può essere utile anche la storia di quell'esploratore che andò nel paese degli uomini con un occhio solo: in realtà l'avere due occhi avrebbe dovuto avvantaggiarlo nel vederci meglio, ma paradossalmente in un paese dove tutti avevano un occhio solo, era lui ad essere visto come "strano" e deforme per il solo fatto di essere in assoluta minoranza ad averne due, e dunque lo perseguitavano. Purtroppo nella società è la maggioranza a costruire il mondo a propria misura, escludendo o emarginando chi ritiene differente.
Incentivi motivazionali
Oltre a fargli capire (come giustamente ha scritto Luny) che "non c'è nulla di male ad essere diversi", è ancora più importante, a mio parere, che capisca che gli altri non hanno NESSUN diritto di provare a farlo sentire diverso ed accentuare la sua diversità (anche gli altri sono "diversi" in qualcosa e sicuramente avranno ciascuno i propri punti deboli!), è in questo fenomeno che (in realtà) c'è molto di male! Sono i loro atteggiamenti verso di lui ad essere sbagliati, non è lui che è "sbagliato" e nessuno ha diritto di farlo sentire tale! Certo a 5 anni è ancora presto, ed è complicato spiegarglielo in questi termini così per come lo sto esponendo io, ma confido che sicuramente una mamma (che conosce bene suo figlio) saprà trovare non dico le parole giuste ma il modo giusto (anche senza troppe parole) per farglielo capire e renderlo consapevole! Consapevole e fiero, senza sensi di colpa, e che possa trovare in sè la forza per non lasciarsi sopraffare dagli atteggiamenti degli altri e da una società che tende a ghettizzare, reprimere, isolare tutte le minoranze. E soprattutto non è detto che queste minoranze siano davvero peggiori come la maggioranza vuol far credere, in molti casi si tende a reprimerle e soffocarle anche quando sono migliori rispetto alla maggioranza! Non so dire con esattezza quali siano i meccanismi, se per invidia, per superbia, per volontà di rivalsa o per senso di inferiorità. Però di solito è quello che purtroppo avviene nel "branco" dell'animale "uomo"
Mi sarebbe stato utile, adesso col "senno di poi", che i familiari mi avessero aiutato a gestire la mia ipersensibilità (fastidio per le etichette degli indumenti a diretto contato con la pelle, luce intensa, odori, rumori, sapori) e spiegato di non pretendere che tutti ragionassero come me (perché la diversità è fondamentale per tutti).
Quanto al mio comportamento nei confronti di mio figlio, oggi prima darei un'occhiata alle strategie correnti (sui libri ma anche sul web: https://duckduckgo.com/?q=how+tell+child+autism&t=ftsa&ia=web https://duckduckgo.com/?t=ftsa&q=come+dire+bambino+autistico&ia=web) e poi ne parlerei con gli psicologi, tenendo presente che gli psicologi esperti nello spettro autistico sono consapevoli che i dubbi che hai espresso sono gli stessi di molti, se non tutti, i genitori.