Ho visto questo video in cui una ragazza AS dice che lei finge sempre quando sta con gli altri, volevo sapere se siete sempre attrici/attori, sopratutto con il vostro partner. video in inglese
Non fingo, non sono capace di farlo e ho come un radar per smascherare le persone false. La finzione mi dà così fastidio che odio profondamente anche il teatro.
Con gli altri mi relaziono in assenza totale di diplomazia: sono così, non posso fingere emozioni che non provo ma mi limito a controllare quelle che provo in maniera troppo intensa, non posso mettere in atto comportamenti graditi solo perché li si attende da me ma cerco di limitare atteggiamenti troppo fuori dalla norma... Insomma, non fingo mai ma piuttosto evito di fare quello che ho capito che può risultare troppo sgradito.
Il significato di fingere utilizzato dalla ragazza e dalle persone asperger è diverso da come potrebbe interpretarlo un NT. Per un NT fingere in una relazione sociale significa primariamente MENTIRE, raccontare di proposito falsità sul proprio conto, dire bugie. Per gli ND spesso il termine fingere assume un connotato specifico, ed indica quella situazione in cui non si ha la più pallida idea di come comportarsi, di come gestire l'interazione, cosicché, essendo privi di spontaneità, avendo doti empatiche ridotte e capacità euristiche ridottissime, bisogna utilizzare degli stratagemmi di adattamento (coping skills) e degli espedienti che possano aiutare a "riempire" le lacune. In sostanza il "fingere" degli NT è contenutistico, il "fingere" degli ND lo definirei più "strutturale". Fra le strategie messe in atto ce ne sono diverse, ognuno più o meno consciamente le mette in atto a seconda delle proprie esperienze e del proprio vissuto personale.
Fra queste strategie una fra le più raffinate (e forse quella più usata dalle femmine, meno dai maschi) è il "calarsi in una parte" cioè studiare il proprio muoversi nelle relazioni sociali in modo da poterne controllare lo svolgimento come fa un attore che "si ascolta" mentre recita la parte sul palcoscenico. Vi è poi l'imitazione, che porta a parametrare il proprio comportamento su quello degli altri, a volte in maniera acritica, a volte in modo ragionato. Io in adolescenza avevo stabilizzato un meccanismo che potrei definire "della media ponderata" ossia, essendo privo di altri riferimenti, cercavo di tracciare la media dei comportamenti ritenuti socialmente plausibili e poi mi conformavo ad essa per avere un appiglio.
Credo che un asperger in adolescenza sia in un certo senso costretto costretto a queste forme di adattamento, anche perché a quella età le relazioni con gli altri sono molto critiche, cariche di enfasi e aspettative, e le frustrazioni possono essere molto dolorose, quindi si cerca spontaneamente e forse involontariamente di correre ai ripari.
In età adulta credo che il discorso debba essere diverso, più sottile, perché ormai la persona si è formata e ha in qualche modo una maggior libertà di manovra nello scegliere i propri ambienti sociali e nel valutare in modo più distaccato le interazioni sociali e le loro implicazioni.
In presenza di persone fingo continuamente, mi calo nella parte dell'essere umano... prendo spunti sia dagli altri che osservo che dai film alla TV. In caso contrario ignorerei tutti o sarei estremamente maleducata. In casi estremi quando la situazione è intollerabile, evito o scappo.
Di continuo in situazioni sociali, di meno a casa. Il problema è che sono talmente abituata a farlo per necessità che lo faccio anche con la psicologa, che di conseguenza ha dubbi sulla mia autodiagnosi. :(
“Improvvisa, adattati e vinci la sfida” - anonimo
“Il calabrone ha un peso tale che in rapporto alle dimensioni delle sue piccole ali, secondo le leggi della fisica, non potrebbe volare…ma il calabrone non lo sa e vola lo stesso” - citazione nei testi di aeronautica
Ho solo una vaga idea di cosa significhi fingere in situazioni sociali, che poi è il livello con cui l'ho applicata quelle poche volte in cui ho dovuto farlo, vale a dire molto raramente e per vera necessità.
Penso di averlo ripetuto fino alla nausea: se non fingessi non potrei stare con gli altri, in una città che fa delle abilità sociali il centro dell'universo, e ne va principalmente della mia carriera professionale, oltre che di quella sentimentale e sociale.
Un pò devo ringraziare anche le pressioni genitoriali: praticamente ogni comportamento particolare corrispondeva ad un ceffone o ad una sgridata.
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Il significato di fingere utilizzato dalla ragazza e dalle persone asperger è diverso da come potrebbe interpretarlo un NT. Per un NT fingere in una relazione sociale significa primariamente MENTIRE, raccontare di proposito falsità sul proprio conto, dire bugie. Per gli ND spesso il termine fingere assume un connotato specifico, ed indica quella situazione in cui non si ha la più pallida idea di come comportarsi, di come gestire l'interazione, cosicché, essendo privi di spontaneità, avendo doti empatiche ridotte e capacità euristiche ridottissime, bisogna utilizzare degli stratagemmi di adattamento (coping skills) e degli espedienti che possano aiutare a "riempire" le lacune. In sostanza il "fingere" degli NT è contenutistico, il "fingere" degli ND lo definirei più "strutturale". Fra le strategie messe in atto ce ne sono diverse, ognuno più o meno consciamente le mette in atto a seconda delle proprie esperienze e del proprio vissuto personale.
Fra queste strategie una fra le più raffinate (e forse quella più usata dalle femmine, meno dai maschi) è il "calarsi in una parte" cioè studiare il proprio muoversi nelle relazioni sociali in modo da poterne controllare lo svolgimento come fa un attore che "si ascolta" mentre recita la parte sul palcoscenico.
Vi è poi l'imitazione, che porta a parametrare il proprio comportamento su quello degli altri, a volte in maniera acritica, a volte in modo ragionato.
Io in adolescenza avevo stabilizzato un meccanismo che potrei definire "della media ponderata" ossia, essendo privo di altri riferimenti, cercavo di tracciare la media dei comportamenti ritenuti socialmente plausibili e poi mi conformavo ad essa per avere un appiglio.
Credo che un asperger in adolescenza sia in un certo senso costretto costretto a queste forme di adattamento, anche perché a quella età le relazioni con gli altri sono molto critiche, cariche di enfasi e aspettative, e le frustrazioni possono essere molto dolorose, quindi si cerca spontaneamente e forse involontariamente di correre ai ripari.
In età adulta credo che il discorso debba essere diverso, più sottile, perché ormai la persona si è formata e ha in qualche modo una maggior libertà di manovra nello scegliere i propri ambienti sociali e nel valutare in modo più distaccato le interazioni sociali e le loro implicazioni.
prendo spunti sia dagli altri che osservo che dai film alla TV.
In caso contrario ignorerei tutti o sarei estremamente maleducata.
In casi estremi quando la situazione è intollerabile, evito o scappo.
Con me non funziona.