Saturazione neurologica e shutdown

Mi sono reso conto di essere sostanzialmente incapace di gestire un'improvviso "afflusso di informazioni sensoriali" tanto positive quanto negative. Mi spiego meglio con un esempio già fatto altrove: qualche giorno fa finita la lezione, sono andato a firmare il foglio delle presenze e mi sono imbattuto in un ragazzo tremendamente carino che avevo già notato e, che senza che io me lo aspettassi, mi ha rivolto la parola sorridendomi e invitandomi a firmare per primo. Sono rimasto sconvolto ed inebetito per il resto della serata, all'inizio mi tremavano perfino le mani e mi si è un po' annebbiata la vista. Ho fatto moltia fatica a ripulirmi dello stato di ansia e agitazione prima di poter parlare tranquillamente con i miei amici che dovevo incontrare più tardi. Per fare invece degli esempi di informazioni sensoriali negative, quando sono oberato di impegni divento incapace di un contatto piano e lineare con gli altri e divento aggressivo e intollerante. Oppure al contrario mi accade che in situazioni di forte stress sensoriale (nel senso che sto eseguendo un'operazione materiale importante sottoposto al giudizio altrui) perdo il controllo razionale della situazione, mi si annebbia la vista, l'udito si attenua, perdo prudenza e autocontrollo, compio gesti sbagliati che in situazioni di normalità non compirei mai.
Parallelamente ho avuto alcuni problemi di (quello che credo si chiami) meltdown, cioè una sensazione di depressione esplosiva che ho percepito sia quando ero da solo sia anche in contesti sociali, ossia in situazioni in cui magari sono in biblioteca, o al bar con gli altri, o sono in fila per comprare una cosa, oppure sto tornando a casa e attraverso una strada affollata e, venendomi in mente una serie di pensieri tristi, mi sento una stretta soffocante di rabbia e frustrazione che mi fa desiderare di tornare immediatamente a casa e tenermi lontano dagli altri (e questo credo sia più propriamente un aspetto di shutdown, correggetemi se sbaglio).
E' corretto inserire queste situazioni nelle definizioni che ho adoperato? Si può imparare a controllarle in maniera efficiente?
Oppure l'unico "scampo" all'insopportabilità ed ingestibilità della saturazione è dato dallo shutdown periodico e dal distacco sociale programmato (sparizioni, evitamento)?
Parallelamente ho avuto alcuni problemi di (quello che credo si chiami) meltdown, cioè una sensazione di depressione esplosiva che ho percepito sia quando ero da solo sia anche in contesti sociali, ossia in situazioni in cui magari sono in biblioteca, o al bar con gli altri, o sono in fila per comprare una cosa, oppure sto tornando a casa e attraverso una strada affollata e, venendomi in mente una serie di pensieri tristi, mi sento una stretta soffocante di rabbia e frustrazione che mi fa desiderare di tornare immediatamente a casa e tenermi lontano dagli altri (e questo credo sia più propriamente un aspetto di shutdown, correggetemi se sbaglio).
E' corretto inserire queste situazioni nelle definizioni che ho adoperato? Si può imparare a controllarle in maniera efficiente?
Oppure l'unico "scampo" all'insopportabilità ed ingestibilità della saturazione è dato dallo shutdown periodico e dal distacco sociale programmato (sparizioni, evitamento)?
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Commenti
E' una frase che mi ha detto una volta il mio ex amico aspie, che c'erano giorni in cui si sentiva talmente blindato che nemmeno vedere l'odiata vicina chiusa nell'ascensore lo avrebbe fatto ridere.
@patty: la blindatura può essere intesa in vari modi... a me capita il senso di schiacciamento, di oppressione soffocante, un po' come essere con e spalle al muro, il concetto di gabbia rende molto bene l'idea. Però senza manifestazioni psicofisiche così forti come iilaiel.
Tendenzialmente a me si manifesta come uno stato di agitazione e ansia generalizzata, e anche di frustrazione insopportabile che però ho imparato a nascondere.
A volte mi sento come rinchiuso in un parallelepipedo di plexiglass trasparente e insonorizzato che mi impedisce di riuscire a cogliere veramente il significato delle azioni e emozioni altrui e di poter comunicare agli altri quello che sto pensando. Come se ci fosse una barriera dalla quale mi giungono solo le formalità altrui, non la sostanza. E' un guardare all'eserno e percepire solo la consapevolezza della generale impossibilità di fondo di capire gli altri. E quindi l'inutilità del relativo tentativo.