Parlare del passato e dei problemi passati (ad esempio a scuola)

Ho sempre avuto la convinzione che parlare del proprio problema fosse un modo per alleviare il peso. Ed effettivamente è così per le cose che riguardano il presente, cose attuali.
Ho notato invece che parlare del passato e in particolare del periodo scolastico mi rende molto nervosa, arrabbiata e ansiosa e mi sento un po' come mi sentivo all'ora e la cosa dura anche per tutta la giornata.
Ogni volta che in una discussione (a lavoro ad esempio) si parla ricordando 'i bei tempi' della scuola, io mi sento infastidita e turbata.
Mi chiedevo quale fosse la cosa migliore da fare, bisognerebbe parlarne e esternare il sentimento oppure evitare a tutti i costi di pensare a quei periodi?
Ero solita pensare di essere la persona più strana del mondo ma poi ho pensato, ci sono così tante persone nel mondo, ci dev'essere qualcuna proprio come me, che si sente bizzarra e difettosa nello stesso modo in cui mi sento io. Vorrei immaginarla, e immaginare che lei debba essere là fuori e che anche lei stia pensando a me. Beh, spero che, se tu sei lì fuori e dovessi leggere ciò, tu sappia che sì, è vero, sono qui e sono strana proprio come te.
Frida
Accedi oppure Registrati per commentare.
Commenti
credo che il percorso descritto da @Amelie si possa fare solo in se stessi. magari scrivendo delle memorie.
io mi spavento a guardare indietro, ma dovrò farlo a breve altrimenti la diagnosi sarebbe in parte stata vana.
Parli con chi ti ha conosciuto ai tempi della scuola?
In ogni caso, le persone del tuo presente potrebbero non volere o sapere fare quel viaggio indietro nel tempo, perché "chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato, scordiamoci il passato".
L' ultimo scritto doveva essere com' era iniziata.
In realta' non ho ancora finito, perche' mi torna sempre a mente, a sprazzi, non me ne libero piu', lo stesso per tante esperienze negative come insegnante.
C' e' sempre per un insegnante, la classe peggiore della sua vita, ma io credo che si riferisse non alla classe ma a quel brutto ricordo.
Sono sensi di colpa, per quanto mi riguarda, il ricordo per me e' brutto quando mi attribuisco la responsabilita' di cio' che e' accaduto.
Rielaborare non serve a liberarsi se insieme non e' accompagnato da un senso di leggerezza, di peso alleviato, secondo me.
Se deve servire ad aggravare i sintomi, meglio distrarsi sul presente, fare tante altre belle conversazioni.
Se poi c' e' un altro su cui ti scarichi e suo malgrado sta male perche' gli si evocano i suoi, di ricordi, guai, tenerseli per se'.
Anche i terapeuti, si', ci sono, ma devono essere bravissimi.
Io e' andata a finire che ho il terrore dello psicologo, figuriamoci.
Per me, la cosa migliore da fare in questi casi è parlarne, ma solo con chi ti ascolta davvero. Solo con chi ti può capire. Con gli altri, meglio cambiare argomento.
Mi disse uno psichiatra, a che ti serve scavare sul nonno cattivo che ti chiudeva nello sgabuzzino ( faceva un esempio) se ora e' morto e non lo puoi piu' prendere per il bavero e dirgliene quattro?
Cosi' uno si libererebbe per davvero, lo diceva per la mia analisi.
Io una volta ho alzato il telefono e l' ho fatto, e' stato liberatorio, bisognerebbe finissi il lavoro.
Ma proprio ora ho letto una bella frase di Brecht: " Regala la tua assenza a chi non da' valore alla tua presenza" e questa e' la cosa migliore da fare.
Ciò non toglie che ognuno affronta i problemi a modo suo, per alcune persone sopprimerli è la soluzione migliore, altre trovano più conforto parlandone.
Per certi versi credo che tu abbia ragione, forse aiuterebbe a chiudere il cerchio. Il problema però è proprio ritrovare i contatti e avere la volontà di tornare in contatto con chi ti aveva ferita.
e' vero, il racconto distacca, l' affabulazione distacca dalle emozioni, a meno che mentre racconti tu non ti commuova, e allora il flusso affabulatorio si interrompe:)