Quei dieci secondi di silenzio

Ho avuto modo di riflettere ultimamente su quanto sia prezioso che le persone attorno a me capiscano il mio stato d'animo diciamo "alterato" e rimangano in silenzio.
Quando dico alterato, intendo quel momento in cui sei in sovraccarico, che sia sensoriale, di stress, di stanchezza... sai che in quel momento non stai ragionando razionalmente, rischi di rispondere male, di reagire male e l'unica soluzione è l'isolamento per quei dieci metaforici secondi (a volte molto di più, a volte davvero dieci) per ritrovare il tuo equilibrio e poi tutto torna (quasi) come prima.
Non è facile trovare qualcuno che comprenda, c'è chi continua a parlare ininterrottamente, chi continua a proporre cose ancora più stressanti, chi sarebbe tentato di risponderti male a sua volta, perché stai esagerando.
Non so se mi sono spiegata bene, forse è solo un'ode alle persone pazienti che ogni tanto incontro
) voi ne avete incontrate?

"Siamo tutti in un fosso, ma alcuni di noi guardano le stelle" - Oscar Wilde -
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Commenti
Credo che ogno tanto do debba riconoscere agli altri la pazienza.
Si, anch'io devo ringraziare un paio di persone.
Uno è il mio amico, egli ha capito che in determinati momenti le parole acuiscono e sovraccaricano la mia razionalità, in quel.vortice di collegamenti che inaspriscono e possono sfociare in crisi intense. Ha imparato che mi sono necessari più di 10 secondi. A volte 10 giorni o più. Essendo un ipersocievole sono per lui momenti dolorosi.
Ma ha compreso che nulla può se non aspettare che la razionalità ceda il posto alla leggerezza.
L'altro è mio figlio. Tra noi c'è stata immediatamente una sintonia, credo l'unico che capisca con uno sguardo quando sto in modalità off. Egli in quei momenti (con lui 10 secondi), sa' che deve lasciarmi tranquilla, che sto là.. e che poi torno. Torno ad essere con lui, presente e pronta.
Ha imparato prestissimo, unico amore mio che riesce a rasserenarmi e motivarmi.
Ora anche l'altro figlio. Noi tre ci comprendiamo anche nei nostri silenzi. Dividiamo lo stesso spazio fisico, ma rispettiamo teciprocamente lo spazio mentale dell'altro. Sembra che seguiamo la stessa melodia, di silenzi e suoni.