Come cosa fra persone

Lo scorso fine settimana son stata al corso di Davide Moscone insieme ad una amica psicologa aspie come me (diagnosi ottenuta di recente). Nel viaggio di ritorno ricordavamo i tempi della pubertà; per entrambe è stato un periodo duro, difficile; ad un certo punto del discorso ho pronunciato una frase che non era mai uscita dalla mia bocca, ma che esprime forse meglio di qualunque altra la mia sensazione di allora e a tratti anche odierna: "mi sentivo come una cosa tra le persone"....
Credo che la mia reazione al dolore quando la fuga non era possibile, era quella di mimetizzarmi con l'ambiente fisico, non parlare, non muovermi, non girarmi; ad una cosa non si parla, tutt'al più la si vede, ma non la si può insultare. Ecco allora che ad un certo punto ci si abitua ad essere una cosa perchè funziona, si, in certe circostanze funziona. Ma poi non si vuol più essere una cosa e non si sa come fare a non confondersi con l'arredamento. E allora si deve imparare a "scongelarsi".
Mi sento un tantino patetica ad aver scritto queste cose. Ma forse qualcuno ha un'esperienza simile e vuole raccontarla.
Credo che la mia reazione al dolore quando la fuga non era possibile, era quella di mimetizzarmi con l'ambiente fisico, non parlare, non muovermi, non girarmi; ad una cosa non si parla, tutt'al più la si vede, ma non la si può insultare. Ecco allora che ad un certo punto ci si abitua ad essere una cosa perchè funziona, si, in certe circostanze funziona. Ma poi non si vuol più essere una cosa e non si sa come fare a non confondersi con l'arredamento. E allora si deve imparare a "scongelarsi".
Mi sento un tantino patetica ad aver scritto queste cose. Ma forse qualcuno ha un'esperienza simile e vuole raccontarla.
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Commenti
in realtà è che non riuscivo a dare un senso a me stesso nei confronti del mondo.
potrebbe essere questo il sentirsi una "cosa" fra le persone, o è del tutto differente?
Freeze, Fly or Fight.
Immobilizzarsi, fuggire o combattere.
La prima, to freeze, mi richiama alla mente, tantissimo, la condizione di cui parli.
Mi ha molto colpito questa frase: "Credo che la mia reazione al dolore quando....". Mi sarei aspettato di trovare 'Paura'. Non dolore. E mi sono chiesto... perché "dolore"?
Sicuramente, la scelta di questa parola porta con sé una risposta.
Mi sfugge.
§
Ciò che hai vissuto, credo, sia una condizione naturale in tutto il Mondo che ci circonda, per ogni specie animale, compresi noi.
Hai provato, provavi, paura.
§
Alla paura, anch'io reagivo immobilizzandomi.
E' successo quattro volte che reagissi facendo davvero del male.
Ad una persona, a 12 anni, ho dato (letteralmente) fuoco. Ho mandato R., mio fratello (che ora è morto), in Ospedale con una legnata sul occhio sinistro.
Quel giorno, mia madre, me le rese così tanto che mi passò la voglia di reagire con violenza. Davvero. Ripenso agli schiaffi che presi quel giorno... (meritatissimi).
§
Ora, sono davanti a questo schermo e ripenso alla mia infanzia...
Fatta di solitudine.
Rivedo i tentativi fallimentari di socialità. La reazione delle persone. La mia aggressività. Il mio isolamento.
Oggi, è solo immobilità. Essere Cosa tra le persone.
§
Voglio smettere di sforzarmi di apparire chi non sono.
O non parlare del dolore o della paura che ho dentro.
Sento l'impulso a essere cosa tra le persone. E molto probabilmente, nel futuro, mi concederò questa condizione.
"
Lasciatemi così
come una
cosa
posata
in un
angolo
e dimenticata"
nel quale era impossibile non identificarsi.
Un ricordo di infanzia che descrive la mia situazione a scuola, essendo alta (periodo delle elementari), stavo all'ultimo banco, in silenzio mi confondevo con l'attaccapanni, l'unico oggetto che avevo dietro.
Stare fermi, come cose, invece di fuggire. Perchè? Perchè fugge chi pensa, comunque, di poter far qualcosa, di poter essere attivo, allontanandosi dalla fonte del dolore/paura.
Stare fermi anzichè combattere. Perchè? Chi reagisce con violenza, anche lui, pensa di poter in qualche modo avere un ruolo attivo nel suo mondo, nella sua storia.
Chi si fonde con la sedia, con la parete, si è definitivamente arreso, come un posacenere modellato in fabbrica o in una piccola bottega che, in quanto cosa, non può fare nulla per evitare che gli cada addosso la cenere.
Lo trovo di grande ispirazione.
Per me è come stare defilato su un palco, nel ruolo di comparsa, ad osservare l'azione improvvisata da una folla di protagonisti che sgomitano per guadagnarsi un posto davanti al pubblico che giudica nell'ombra della platea e loro si agitano, invasati, pieni di certezze quando invece niente è scritto. E ciascuno va per conto suo, tra di loro non si ascoltano, eppure ne risulta un effetto di movimento che illude, come se ci fosse una regia.
Essere come sfondo mi succede nella vita quotidiana. Non ti dico il disagio quando per lavoro devo vestire i panni dell'attore, parlare, spiegare, convincere quando invece preferirei scomparire, essere un sasso.