cerco di dare un senso alle cose

Ai momenti brutti convertendoli in post come questo, non troppo brutto ma neanche uno di quelli dove scrivo qualcosa che potrebbe tornarmi utile.
Tornarmi. Perchè è per me che scrivo prima di ogni altra cosa. È da quello che sento e che vivo che nasce qualunque mio post.
Potrebbe essere utile a chiunque lo cercasse e lo leggesse qualora avesse lo stesso problema, non chiederei a nessuno di farlo a tutti i costi però. Non ci riuscirei, non riuscirei ad aprirmi sulle vicende negative della mia vita con nessuno che non sia un famigliare o una psicologa.
Sono grata a chiunque mi abbia letto finora, se non vi va o non ne avete tempo non sentitevi in dovere di dovermi leggere.
Penso troppo e ho bisogno di scrivere tutte le mie paranoie per non continuare a pensarle, per dare un senso alle esperienze negative e ai sentimenti spiacevoli.
Ho bisogno di dare un senso all'ossessività che permea i miei meccanismi mentali, di dire alla mia mente che non succede niente se parlo di ciò che ti fa sentire in colpa o ti fa sentire sbagliata. Di non sentirsi in colpa e di non sentirsi sbagliata davanti alle persone.
Mi sono sentita in colpa per tanto tempo, non andavo all'università che voleva mia madre e lei diceva in giro che invece ci ero andata perchè si vergognava di me.
Mia sorella diceva di me che facevo la scienziata per non vergognarsi di me che rimanevo a casa, me l'ha anche rinfacciato l'ultima volta che abbiamo litigato e mi ha chiesto di ringraziarla.
Non gliel'avevo chiesto e non sapevo neanche che lo dicesse, le ho detto che non dovevo ringraziarla per niente e semmai rimproverarla per non aver detto che avevo un altro tipo di indole.
Questo è parte del meccanismo dei sensi di colpa che mi hanno bloccato la mente nelle ossessioni per anni e questo è il motivo per cui ho bisogno di scrivere i miei pensieri davanti ad un'utenza.
Qui mi sento a mio agio, si parla di asperger e nessuno mi giudica ma non sentitevi in dovere di leggere se non ne avete voglia.
A volte passo dei momenti brutti, come questo pomeriggio. Avrei dato sfogo solo a pensieri negativi e a parole d'odio senza senso per le solite incomprensioni con mia madre che riesce solo a farmi stare peggio.
Ho pensato che fosse più utile convertire quell'odio in qualcosa di più comprensibile, di più utile per me e di più tranquillo.
È questo il senso di non provare odio? Convertirlo in qualcosa di utile per non lasciarsi sopraffare?
Perchè il passato e il presente al momento non si possono cambiare. Tanto vale lasciarlo andare?
Però adesso mi sono calmata e mi è rimasto solo quel malessere che mi devo trascinare fino a fine giornata, quel malessere ossessivo e quel senso di giornata sprecata, rovinata.
E nel mentre, come puoi dire di non provare odio se la rabbia e la paura scaturiscono proprio da quello?
Un giorno non parleremo più di queste cose e nessuno mi sentirà più dire solo queste cose.
Tornarmi. Perchè è per me che scrivo prima di ogni altra cosa. È da quello che sento e che vivo che nasce qualunque mio post.
Potrebbe essere utile a chiunque lo cercasse e lo leggesse qualora avesse lo stesso problema, non chiederei a nessuno di farlo a tutti i costi però. Non ci riuscirei, non riuscirei ad aprirmi sulle vicende negative della mia vita con nessuno che non sia un famigliare o una psicologa.
Sono grata a chiunque mi abbia letto finora, se non vi va o non ne avete tempo non sentitevi in dovere di dovermi leggere.
Penso troppo e ho bisogno di scrivere tutte le mie paranoie per non continuare a pensarle, per dare un senso alle esperienze negative e ai sentimenti spiacevoli.
Ho bisogno di dare un senso all'ossessività che permea i miei meccanismi mentali, di dire alla mia mente che non succede niente se parlo di ciò che ti fa sentire in colpa o ti fa sentire sbagliata. Di non sentirsi in colpa e di non sentirsi sbagliata davanti alle persone.
Mi sono sentita in colpa per tanto tempo, non andavo all'università che voleva mia madre e lei diceva in giro che invece ci ero andata perchè si vergognava di me.
Mia sorella diceva di me che facevo la scienziata per non vergognarsi di me che rimanevo a casa, me l'ha anche rinfacciato l'ultima volta che abbiamo litigato e mi ha chiesto di ringraziarla.
Non gliel'avevo chiesto e non sapevo neanche che lo dicesse, le ho detto che non dovevo ringraziarla per niente e semmai rimproverarla per non aver detto che avevo un altro tipo di indole.
Questo è parte del meccanismo dei sensi di colpa che mi hanno bloccato la mente nelle ossessioni per anni e questo è il motivo per cui ho bisogno di scrivere i miei pensieri davanti ad un'utenza.
Qui mi sento a mio agio, si parla di asperger e nessuno mi giudica ma non sentitevi in dovere di leggere se non ne avete voglia.
A volte passo dei momenti brutti, come questo pomeriggio. Avrei dato sfogo solo a pensieri negativi e a parole d'odio senza senso per le solite incomprensioni con mia madre che riesce solo a farmi stare peggio.
Ho pensato che fosse più utile convertire quell'odio in qualcosa di più comprensibile, di più utile per me e di più tranquillo.
È questo il senso di non provare odio? Convertirlo in qualcosa di utile per non lasciarsi sopraffare?
Perchè il passato e il presente al momento non si possono cambiare. Tanto vale lasciarlo andare?
Però adesso mi sono calmata e mi è rimasto solo quel malessere che mi devo trascinare fino a fine giornata, quel malessere ossessivo e quel senso di giornata sprecata, rovinata.
E nel mentre, come puoi dire di non provare odio se la rabbia e la paura scaturiscono proprio da quello?
Un giorno non parleremo più di queste cose e nessuno mi sentirà più dire solo queste cose.
Accedi oppure Registrati per commentare.
Commenti
L'unico modo che ho per eliminare la negatività è allontanarmi dalla fonte negativa e immergermi nei miei pensieri per un po'.
La creatività per me è un modo di proteggere i miei sentimenti felici o nostalgici per questo non riesco a condividerla facilmente.
Ho riflettuto molto sul perchè un tempo condividessi di più con gli altri attraverso il gioco e la creatività.
Non credo cercassi l'interazione come stare insieme, come condivisione di un momento tutti insieme, di emozioni e di esperienza comune.
Cercavo di dare vita ai miei mondi immaginari, vedevo gli altri come partecipanti a un gioco che inventavo per me stessa.
Era un modo di fare socialità di una bambina che voleva stare da sola.
Col tempo ho imparato ad accettare gli altri, ad aiutarli se c'era bisogno, a dare valore a quello che facevano per loro stessi e per le altre persone. Ho imparato a capire le persone, per come potevo, poco per volta.
Non sono mai riuscita a sentire il desiderio di stare con gli altri, a sentirmi bene a stare con gli altri.
L'unica persona verso cui non provo questo sentimento di allontanamento è la persona a cui voglio bene. Non mi era mai capitato.