@violino Se intendi famosi si, ne ho in mente un paio dei quali però non ricordo i nomi, li cerco e te li scrivo. Comunque molti aspie fanno teatro, vero @pulpetz?
Sì sì, moltissimi...
"Tutto è energia e questo è tutto quello che esiste. Sintonizzati alla frequenza della realtà che desideri e non potrai fare a meno di ottenere quella realtà. Non c'è altra via. Questa non è Filosofia, questa è Fisica".
Albert Einstein
"Il cavaliere coraggioso è quello senza armatura"
Pulpetz
"Solo il viandante, che ha peregrinato nel suo infinito mondo interiore, potrà accostarsi all’Anima, scoprendo che per anni altro non ha fatto che cercare Lei, poiché Lei è dietro e dentro ogni cosa. I viaggi, si fanno per cercare Anima e le persone si amano in quanto simboli di Anima."
Carl Gustav Jung
Mi ha dato lo stesso risultato che a @WhiteRose, non posso pubblicarlo al momento perché sono con il cellulare, comunque ho risposto più a caso che per convinzione. Il risultato però mi rispecchia abbastanza
//Hai buone doti empatiche. Sei capace di sintonizzarti con gli stati d’animo di chi ti sta di fronte. Ma non intendi esagerare. Qualche volta non capisci, e qualche volta fai finta di non capire. Hai stabilito che essere empatici va bene ma dare l'anima per gli altri no. Cerchi di valutare di volta in volta se il tuo interlocutore meriti uno sforzo empatico da parte tua o se stia pretendendo simpatia ad ogni costo, compassione, pietà. E in tal caso tendi a tagliare corto. Questione di sopravvivenza.//
"The Enlightened Take Things Lightly" - Principia Discordia
Un'amica mi manda una mail con un link e il testo:
"DEVI assolutamente vedere questo film, è il più bello degli ultimi 20 anni, è favoloso, ti piacerà!!!!!"
Io lo guardo, perdo 2 ore per visionare un film mediocre e noioso, e ci arrivo in fondo giusto per fare un piacere alla mia amica. Il giorno dopo lei mi telefona: "Allora?? L'hai visto??" E la sua voce trasuda eccitazione ed entusiasmo.
In quel momento capisco che se dicessi la verità la ferirei a morte. Anzi, SENTO (qui interviene l'Empatia!) direttamente nel mio cuore la sofferenza che lei proverebbe, ed è veramente una sofferenza, una delusione atroce. La sento e sto male. Fa davvero male. E allora decido all'istante di usare la diplomazia, per non deludere l'amica e nello spesso tempo per non sentirmi io un'ipocrita. E dico una cosa tipo: "E' interessante il film, devo però rivederlo in un altro momento, ieri avevo dei pensieri per la testa e non me lo sono goduto come avrei voluto".
Però l'esempio classico per l'Empatia è....ricevere un regalo poco gradito, guardare il viso del donatore, leggerne il suo entusiasmo e la sua gioia (e la sua convinzione di avermi regalato l'oggetto dei miei sogni!!) e NON voler spegnere quel entusiasmo per niente al mondo. Anche perchè, in una frazione di secondo, sento esattamente nel mio cuore cosa proverebbe quella persona se io facessi una faccia indifferente. Sì, lo sento. Sento una specie di tuffo al cuore, molto spiacevole. E tutto questo nell'arco di pochissimi secondi, giusto il tempo di decidere di mostrarmi contenta del regalo e sorridere.
@rondinella61 test finale dell'empatia (ipocrisia). Siete invitati a pranzo da una persona che conoscete appena, questa persona ha passato la mattina a preparare una pietanza che NON vi piace affatto, è molto entusiasta ed ha passato mezz'ora a descrivevrvi il procedimento preparatorio ma secondo voi il risultato è disastroso. Quando vi chiede com'è cosa rispondete ?
Non vorrei mai far parte di un club che accettasse tra i suoi soci uno come me. (G. Marx)
@rondinella61 test finale dell'empatia (ipocrisia). Siete invitati a pranzo da una persona che conoscete appena, questa persona ha passato la mattina a preparare una pietanza che NON vi piace affatto, è molto entusiasta ed ha passato mezz'ora a descrivevrvi il procedimento preparatorio ma secondo voi il risultato è disastroso. Quando vi chiede com'è cosa rispondete ?
@simone non è importante, immagina qualcosa che sicuramente non ti piace, questa persona sicuramente non conosce i tuoi gusti, se ha sbagliato lo ha fatto in buona fede.
Non vorrei mai far parte di un club che accettasse tra i suoi soci uno come me. (G. Marx)
Il vero problema per me non è mostrare empatia con le parole [ammesso che abbia capito bene cosa sia], in quanto ho trovato abbastanza facile (va beh, diciamo così) dire la verità con educazione - più o meno come ha scritto sopra @simone - magari addolcita da un sorriso o da in po' di ironia, ma mostrare empatia con i "gesti". Non riesco assolutamente a capire quando si debba abbracciare una persona o dargli una pacca sulla spalla o appoggiargli una mano sulla spalla: sono alcuni dei gesti che ho visto fare più volte per consolare o mostrare solidarietà (così ho interpretato), ma proprio niente .... non mi entrano in testa! Esempio credo lampante: già da adulta al funerale di mia nonna, con mia madre che piangeva ad un passo da me, se non vedo mio fratello e poi mio padre che l'abbracciavano, non capivo mica cosa si doveva fare: vedevo il suo dolore e me ne dispiaceva, ma non non sapevo che fare, anzi, a dire il vero non pensavo neanche di dover fare qualcosa!
Ciao.
PS: risultato del test... e pensare che ritenevo di aver risposto empaticamente.....
Le tue doti empatiche sono scarse Puoi percepire il clima di una situazione, ma non riesci a sopportare le emozioni troppo intense. Hai paura di lasciarti travolgere. Di essere “invasa” dai sentimenti di chi ti sta di fronte. E preferisci mettere fra te e loro la barriera dei tuoi schemi mentali e intellettuali, delle tue abitudini, delle convenzioni. Hai più dimestichezza con il "capire (che è un'operazione intellettuale) che con il "comprendere" (che è un'operazione dell'anima e del cuore). Per farsi capire da te gli altri devono rivolgersi alla tua testa. Perchè la tua anima fa orecchie da mercante.
@rondinella61 test finale dell'empatia (ipocrisia). Siete invitati a pranzo da una persona che conoscete appena, questa persona ha passato la mattina a preparare una pietanza che NON vi piace affatto, è molto entusiasta ed ha passato mezz'ora a descrivevrvi il procedimento preparatorio ma secondo voi il risultato è disastroso. Quando vi chiede com'è cosa rispondete ?
Sì, a volte l'empatia obbliga a delle reazioni ipocrite, hai ragione! Io la chiamo "empatia negativa". Però c'è anche quella positiva, quando di fronte a una cosa bellissima, 2 persone empatiche non hanno bisogno di comunicarsi a vicenda la loro gioia, perchè ognuna sente cosa prova l'altra, e allora restano in silenzio e si godono quella cosa.
L'esempio della pietanza è un pochino particolare, perchè lì subentra l'istinto di sopravvivenza, diciamo così. Io, che sono vegetariana, non ingurgiterei mai e poi mai un pezzo di cadavere, e allora me ne fregherei se quella persona ci resta male, gli direi educatamente: "Oh, che peccato, io non mangio la carne, mi dispiace. Dammi piuttosto un po' di pane e marmellata, se vuoi farmi felice".
Se invece la pietanza non contiene carne ma è troppo salata, per esempio, anche in questo caso non farei fatica a dire educatamente che "Sono abituata a mangiare con pochissimo sale" e dunque a rifiutare quel piatto.
Per le cose piccole, tipo il regalo non gradito oppure il film noioso, non mi costa niente essere un po' ipocrita, pur di non far soffrire l'interlocutore. Io non perdo niente. Ma se si parla di cibo, cioè di una cosa che io deve mettere nel mio corpo e farlo poi star male, allora la cosa cambia: mi costa TROPPO essere ipocrita, e infatti scelgo di non esserlo e di dire la verità.
Non riesco assolutamente a capire quando si debba abbracciare una persona o dargli una pacca sulla spalla o appoggiargli una mano sulla spalla: sono alcuni dei gesti che ho visto fare più volte per consolare o mostrare solidarietà (così ho interpretato), ma proprio niente .... non mi entrano in testa! Esempio credo lampante: già da adulta al funerale di mia nonna, con mia madre che piangeva ad un passo da me, se non vedo mio fratello e poi mio padre che l'abbracciavano, non capivo mica cosa si doveva fare: vedevo il suo dolore e me ne dispiaceva, ma non non sapevo che fare, anzi, a dire il vero non pensavo neanche di dover fare qualcosa!
L'empatia non c'entra niente con il consolare. Consolare è un'azione, l'empatia è un sentimento, anzi, uno SENTIRE. Senti sulla tua pelle esattamente quello che sente un'altra persona, come se in quel momento tu fossi lei. E' difficile da spiegare. Non è una cosa che si impara, è innata.
Se vedo una persona che piange perchè ha appena subìto un lutto, e se ho un legame affettivo con quella persona che piange, all'istante il mio cuore si riempie dello stesso dolore, sento una fitta al cuore e una tristezza come se il lutto fosse mio e non suo. Ecco, questa è Empatia. Poi posso decidere se abbracciarla oppure se rimanere immobile, in disparte: queste cose le decido con la mia testa, e allora non uso più l'empatia, ma il ragionamento.
Le persone con AS sono molto razionali, ecco perchè non conoscono l'empatia. E' normale che sia così. L'empatia non passa dal cervello....sembra che si formi nella pancia (!), è una sensazione viscerale che poi ti invade anche il cuore. E in base a questa sensazione, usi poi il cervello per agire.
Ma se con educazione le dico: "mi dispiace ma a me non piace e non lo mangerò" perché essa dovrebbe rimanerci male?
Un conto è dire: questa cosa FA schifo. Un conto è dire: questo cibo non mi piace e non lo mangerò.
Io non capisco perché dovrebbe rimanerci male.
Se a me dovessero dire cose in modo educato io accetterei e non ci rimarrei male affatto.
MA proprio affatto.
Ciao. Grazie. Simone
Quella persona ci rimarrebbe male semplicemente perchè lei ha cucinato PER TE, in quella pietanza lei ha messo tutto il suo Affetto che prova per te, e mentre cucinava immaginava già come tu mangi quel piatto e dici "Oh, che buono!!!!".
Perciò, se tu dici "Non mi piace e non lo mangio" lei rimane molto delusa. E' come se tu rifiutassi il suo affetto. Lei vive questo come una grande sconfitta. Quel cibo era il suo "ti voglio bene". Era una dichiarazione d'affetto che tu hai rifiutato.
Non ti è mai capitato di fare un lavoro per una persona a te cara? E mettere tutto te stesso in quel lavoro? E vuoi che il risultato sia di gradimento a quella persona. Tu lavori a questo per molto tempo, però alla fine c'è qualcosa che alla persona non piace e ti dice: "Non userò mai questa cosa, non mi piace". Questo rifiuto non ti tocca? Non ti provoca dispiacere?
Quella persona ci rimarrebbe male semplicemente perchè lei ha cucinato PER TE, in quella pietanza lei ha messo tutto il suo Affetto che prova per te, e mentre cucinava immaginava già come tu mangi quel piatto e dici "Oh, che buono!!!!".
Perciò, se tu dici "Non mi piace e non lo mangio" lei rimane molto delusa. E' come se tu rifiutassi il suo affetto. Lei vive questo come una grande sconfitta. Quel cibo era il suo "ti voglio bene". Era una dichiarazione d'affetto che tu hai rifiutato.
Non ti è mai capitato di fare un lavoro per una persona a te cara? E mettere tutto te stesso in quel lavoro? E vuoi che il risultato sia di gradimento a quella persona. Tu lavori a questo per molto tempo, però alla fine c'è qualcosa che alla persona non piace e ti dice: "Non userò mai questa cosa, non mi piace". Questo rifiuto non ti tocca? Non ti provoca dispiacere?
Io rifiuto il suo cibo, NON il suo affetto.
Persone hanno troppe aspettative e confondono MOLTO i livelli: cibo, lavoro, affetto e cose così.
MA non fa niente perché so che è colpa mia che ragiono IO così e amen.
SOLO io penso che cose di cibo siano gesti MOLTO rischiosi. Con me, poi, sarebbe rischio infinito, che mangio solo una dozzina di cibi molto semplici.
SE io voglio dire a una persona che le voglio bene, le dico "ti voglio fraternamente bene".
Bon. Chiaro, preciso, lineare, lontano da fraintendimenti, io penso. INOLTRE siccome per me questa frase è MOLTO delicata, e a tutte le persone a cui l'ho detto l'ho detto con estrema sincerità sempre, io vi faccio MOLTA attenzione, a queste parole, che NON dico a tutti ma solo a persone specialissime.
E a tutte quelle a cui l'ho detto è stato con infinita sincerità e non ritratto MAI su questa frase.
(ma questo è un altro discorso).
Io difficilmente faccio cose per persone in modo autonomo senza sapere se queste cose saranno loro utili o gradite.
Io prima chiedo SEMPRE. Così sono certo.
Non mi importa della sorpresa, io non amo le sorprese e nemmeno le sorprese alle sorprese, poi, figuriamoci.
Io chiedo: se faccio ciò ti va bene?
Oppure io penso infinitamente se una cosa a una persona può essere utile, e allora io se ho sufficienti dati che lo confermano, gliela faccio, se mi va e mi sento.
@simone qui non credo che il problema sia la sorpresa. Magari questa persona te lo aveva chiesto prima. Magari si era informata sui tuoi gusti alimentari, si era impegnata per preparare un piatto che, se fosse riuscito bene, ti sarebbe piaciuto tantissimo. Solo che è convinta di saper cucinare ed invece è un disastro.
Ora onestamente non so cosa farei; probabilmente dipenderebbe da 1. quanto fa schifo il piatto 2. quanto questa persona è coinvolta (ma di solito se una cosa non è orribile dico distrattamente che è buona, è più una convenzione sociale che un feedback gastronomico). Quello che più è interessante è che in casi come questi non sempre "dire tutta la verità = buono e santo", "ipocrisia = veleno dell'umanità".
(Scusate. Queste cose si stanno aggiungendo alla lista dei miei pet peeve. Non so se in realtà faccio bene a scrivere qui).
"The Enlightened Take Things Lightly" - Principia Discordia
@simone qui non credo che il problema sia la sorpresa. Magari questa persona te lo aveva chiesto prima. Magari si era informata sui tuoi gusti alimentari, si era impegnata per preparare un piatto che, se fosse riuscito bene, ti sarebbe piaciuto tantissimo. Solo che è convinta di saper cucinare ed invece è un disastro.
Ora onestamente non so cosa farei; probabilmente dipenderebbe da 1. quanto fa schifo il piatto 2. quanto questa persona è coinvolta (ma di solito se una cosa non è orribile dico distrattamente che è buona, è più una convenzione sociale che un feedback gastronomico). Quello che più è interessante è che in casi come questi non sempre "dire tutta la verità = buono e santo", "ipocrisia = veleno dell'umanità".
(Scusate. Queste cose si stanno aggiungendo alla lista dei miei pet peeve. Non so se in realtà faccio bene a scrivere qui).
Infatti dipende comunque molto dalla persona.
(però mi sa che se io non stessi MOOOOOLTO attento, mi scapperebbe, che il piatto fa un pò schifo...devo stare MOOOOOOOOOOOOOOOLTO attento. Se poi mi dicono: DIMMI LA VERITA', allora accidenti dentro al cervello si crea una guerra)
(comunque io SO che sono rigidissimo e io mi sto imponendo cambiamenti ma faccio infinita fatica e vi sono ancora tantissime cose che non riesco a capire, ed è per quello che io ho avviato la discussione per cercare di spiegarMI un pezzetto di mondo, ma avrei moltissime altre domane e temo sarebbero troppe. Grazie. Ciao. Simone)
Eh se uno ti chiede "la verità" vai tu a capire se è un groviglio di insicurezze in cerca di conforto o se vuole davvero un consiglio per imparare a cucinare (un mio amico, ad un barista che aveva chiesto un parere, ha detto che onestamente un certo cocktail faceva schifo - ma 1. era obiettivamente fatto male 2. il mio amico aveva fatto il barista e si trattava a quel punto di dare qualche consiglio a un collega per riportarlo sulla retta via).
"The Enlightened Take Things Lightly" - Principia Discordia
Simone, hai perfettamente ragione quando dici "Persone hanno troppe aspettative e confondono MOLTO i livelli: cibo, lavoro, affetto e cose così. "
E' un pensiero profondo e sento che ci devo meditare sopra...
E potrebbe NON essere colpa tua, ma proprio delle persone che confondono molto i livelli... Vero?
E poi, hai ancora ragione (moltissima!) quando dici che le cose riguardanti il cibo sono molto rischiose. Accidenti, se lo sono!!! Ho sentito questo sulla mia pelle, anche di recente:
Ho una collega di lavoro, violoncellista inglese, un po' particolare...trovo in lei alcuni tratti Asperger... E mi ha colpito un fatto, all'inizio di settembre: un collega aveva saputo, non so come, che proprio quel giorno era il compleanno della violoncellista (chimiamola M.) e ha iniziato a suonarle la canzoncina "tanti auguri a te" con il violino. Lei si è molto, moltissimo arrabbiata, ha anche urlato "Fuck off!" e ha fatto una brutta faccia.
Io guardavo la scena e mi sembrava simpatico il gesto del collega violinista di suonarle la canzoncina col violino, era una cosa affettuosa....e sinceramente non capivo perchè M. era così arrabbiata. (POI ho capito, leggendo qui nel Forum, che gli Aspie non amano gli auguri, i regali, ecc....ma a quel tempo non lo sapevo ancora),
Comunque, dopo quasi una settimana mi è venuto in mente quel fatto, ho rivisto la scena e ho provato una specie di Compassione per M., l'ho sentita sola e incompresa....e di getto ho deciso di farle una sorpresina culinare, per farle un piacere. Sapevo che adorava il cioccolato, e allora gli ho fatto una "mousse al cioccolato" però con ingredienti strani, quelli della cucina crudista: avocado, datteri, banane e polvere di carrube, tutto frullato nel mixer = viene fuori una cosa IDENTICA alla mousse al cioccolato, come consistenza e come gusto.
Di solito, quando faccio questo dolce alle persone, rimangono meravigliate, è una cosa che piace molto.
Però quella volta non avevo fatto i conti con le qualità Asperger di M.....è sono rimasta fregata!!!! Accidenti, ancora ci penso e sto male.
E' andata così: io ho traficato un po' in cucina, e con tantissimo amore e affetto ho fatto questo dolce e l'ho portato al lavoro. Quando glielo dato, lei era felicissima, sorrideva con la bocca e con gli occhi, mi ha detto 10 volte grazie. Essendo una persona solitaria, è molto sensibile alle dimostrazioni d'affetto. Esattamente come me.
Però, dopo aver mangiato il dolce, è venuta da me e....era imbarazzata, non sapeva come dirmi che non le era piaciuto. Praticamente lei si aspettava un gusto (la mousse al cioccolato) e invece ha sentito dentro un po' di gusto di banana e questo l'ha disturbata enormemente.
Per farla breve, io sono rimasta male 2 volte:
1. perchè avevo deluso le sue aspettative!! Lei era così contenta di ricevere un regalo dolce, mi ringraziava e rideva tutta contenta....e io l'avevo delusa.
2. avevo lavorato in cucina con tanta gioia, pregustando già la reazione positiva di M. quando avrrebbe gustato il dolce...e invece è stato un disastro!
Il fattto è che ci penso a questa cosa da quasi un mese, mi sento ancora mortificata.
Simone, farò tesoro delle tue parole: "le cose di cibo sono gesti MOLTO rischiosi". ;-)
@Simone è molto attento a non confondere i piani gastronomici con quelli sociali, è molto attento a non offendere e/o trascurare i gusti altrui ma purtroppo il mondo normale non funziona così, almeno non sempre. Per esempio, ieri sono entrato in stanza qui in uffico ed ho salutato una mia collega senza nemmeno farci troppo caso. Dopo pochi minuti è entrato in stanza un altro collega che ha salutato a sua volta ed ha subito notato che la collega aveva passato tutto il pomeriggio dal parrucchiere. La collega era contenta che qualcuno notasse il suo nuovo look io non ci ho fatto caso, io ed il collega abbiamo fatto la stessa cosa ma lui ha avuto una sensibilità che io non ho. Non dico che io sia sbagliato ma da un punto di vista sociale lui ha fatto una figura migliore della mia.
:(
Non vorrei mai far parte di un club che accettasse tra i suoi soci uno come me. (G. Marx)
Scusa @rondinella61 , ma sono dura a capire. Perché scrivi che L'empatia non c'entra niente con il consolare, la consolazione/solidarietà non sono percepite come una conseguenza dell'empatia? Empatia (detto molto banalmente) è capire i sentimenti che prova l'altro, ma una volta capiti si deve anche agire di conseguenza "assecondando" i sentimenti/aspettative dell'altro, se capisco e continuo a farmi i fatti miei, appaio come non empatica. Che poi l'empatia non passi per il cervello, scusa, ma mi pare contro ogni logica: i sentimenti sia entranti che uscenti sono elaborati e compresi dal cervello, che poi "li invii" ad altri organi come stimoli nervosi, posso anche condividerlo.
Che differenza c'è tra l'empatia "a parole" e l'empatia "a fatti", non è la stessa cosa che si svolge in due ambiti differenti? In un caso devo capire il sentimento dell'altro e parlare assecondando le sue aspettative, nell'altro devo agire assecondando le sue aspettative, se non lo faccio posso essere catalogata malamente.
Cerco di spiegarmi, magari sono entrata in confusione/loop mentale.....
Empatia a parole: non mi piace la pietanza/regalo e dico che è buona/bello perché l'altro si aspetta questa reazione e se non l'ottiene si sente frustrato, offeso, mi ritiene maleducata o fredda (ovviamente ci sono poi mille vie di mezzo)
Empatia a fatti: da come ho capito in certe situazioni non basta solo dire qualcosa, ma l'azione "empatica corretta e completa" comprende anche un'azione fisica (stretta di mano, abbraccio di varia intensità e/o tipologia, classici due baci sulle guance), perché l'altro si aspetta questa azione e se non l'ottiene succede come sopra.
Ad oggi ho capito (forse) due situazioni che vogliono anche l'azione e se non agisci fai una figuraccia: funerale (ne sono quasi certa oramai) e incontro di un amico/parente dopo tanto tempo che non lo vedi (meno sicura). Ciao.
[...] (POI ho capito, leggendo qui nel Forum, che gli Aspie non amano gli auguri, i regali, ecc....ma a quel tempo non lo sapevo ancora),
[...] Comunque, dopo quasi una settimana mi è venuto in mente quel fatto, ho rivisto la scena e ho provato una specie di Compassione per M., l'ho sentita sola e incompresa....e di getto ho deciso di farle una sorpresina culinare, per farle un piacere. Sapevo che adorava il cioccolato, e allora gli ho fatto una "mousse al cioccolato" però con ingredienti strani, quelli della cucina crudista: avocado, datteri, banane e polvere di carrube, tutto frullato nel mixer = viene fuori una cosa IDENTICA alla mousse al cioccolato, come consistenza e come gusto.
Di solito, quando faccio questo dolce alle persone, rimangono meravigliate, è una cosa che piace molto.
Però quella volta non avevo fatto i conti con le qualità Asperger di M.....è sono rimasta fregata!!!! Accidenti, ancora ci penso e sto male.
E' andata così: io ho traficato un po' in cucina, e con tantissimo amore e affetto ho fatto questo dolce e l'ho portato al lavoro. Quando glielo dato, lei era felicissima, sorrideva con la bocca e con gli occhi, mi ha detto 10 volte grazie. Essendo una persona solitaria, è molto sensibile alle dimostrazioni d'affetto. Esattamente come me.
Però, dopo aver mangiato il dolce, è venuta da me e....era imbarazzata, non sapeva come dirmi che non le era piaciuto. Praticamente lei si aspettava un gusto (la mousse al cioccolato) e invece ha sentito dentro un po' di gusto di banana e questo l'ha disturbata enormemente.
Per farla breve, io sono rimasta male 2 volte:
1. perchè avevo deluso le sue aspettative!! Lei era così contenta di ricevere un regalo dolce, mi ringraziava e rideva tutta contenta....e io l'avevo delusa.
2. avevo lavorato in cucina con tanta gioia, pregustando già la reazione positiva di M. quando avrrebbe gustato il dolce...e invece è stato un disastro!
Il fattto è che ci penso a questa cosa da quasi un mese, mi sento ancora mortificata.
Simone, farò tesoro delle tue parole: "le cose di cibo sono gesti MOLTO rischiosi". ;-)
GRAZIE.
Però scusa la mousse di cioccolato deve essere fatta con il cioccolato.
Se no è una mousse-di-non-cioccolato.
E poi non è che tutte le persone con Asperger Syndrome non amano gli auguri, i regali...
Io non amo regali perché mi danno profonda angoscia, specie con pacchetto e fiocco e biglietto.
Io non so come mai, ma mi danno angoscia.
E anche il giorno del compleanno.
Ma io ho ragionato e penso che sia perché non voglio essere bombardato da persone che continuano a farmi sentire sotto gli occhi di tutti.
E' ciò che a me dà ansia.
COMUNQUE sì: le cose di cibo sono gesti MOOOOOOOOOOOOOOOLTO rischiosi.
:O :O Hai doti empatiche molto alte. Sai metterti nei panni di chi ti sta di fronte. Non desideri "giudicare". Prima ancora di “capire”, sei in grado di “sentire” le emozioni degli altri, reagendo con apertura, fiducia, trasparenza, sensibilità. Sai comprendere gli stati d'animo di chi ti sta di fronte, immedesimarti con le sue emozioni, sintonizzarti su ciò che sente l'altra persona. Per te è naturale includere nella comunicazione i segnali non verbali, quelli espressi tramite il linguaggio del corpo: la gestualità, lo sguardo, la postura, la mimica del volto. Le tue doti empatiche sono così sviluppate da sfociare talvolta, confondendosi con esse, nella simpatia, la compassione, la pietà Cristiana. :O :O
Né scusa né accusa. Addestrare le competenze, insegnare valori, e-ducare l'Uomo dalla Bestia. La Natura non è una scusa.
Risultato: Puoi provare simpatia e antipatia, ma per te l’empatia è un grande mistero. Hai così poca familiarità con il tuo mondo interiore che non riesci a percepire quello degli altri. Emozioni, sentimenti, stati d’animo, movimenti del cuore, rappresentano per te un linguaggio sconosciuto. Probabilmente la vita ti ha imposto regole dure e quando avevi bisogno di essere ascoltato e compreso non hai trovato chi fosse disposto a farlo. Forse nessuno in passato nessuno ha coltivato la tua sensibilità. Ma puoi farlo tu, da oggi.
Me l'aspettavo. È vero, vivo totalmente nel mio mondo. Tranne per il fatto che le persone che provavano a comprendermi o non mi prendevano sul serio, o non capivano e basta.
ho rifatto il test e il risultato e' lo stesso. Ho buone doti empatiche ma valuto di volta in volta se ne vale la pena. Direi che e' realistico e rispecchia pure le riflessioni recenti ..detesto l'autocommiserazione e la simpatia "estorta".
Scusa @rondinella61 , ma sono dura a capire. Perché scrivi che L'empatia non c'entra niente con il consolare, la consolazione/solidarietà non sono percepite come una conseguenza dell'empatia? Empatia (detto molto banalmente) è capire i sentimenti che prova l'altro, ma una volta capiti si deve anche agire di conseguenza "assecondando" i sentimenti/aspettative dell'altro, se capisco e continuo a farmi i fatti miei, appaio come non empatica.
Empatia non vuol dire CAPIRE i sentimenti dell'altro, bensì SENTIRLI come se tu fossi lui! E' una sensazione molto strana, difficile da spiegare. Per un NT è molto più facile provarla, anche se non tutti la provano.
Infatti, dici bene: la consolazione è una conseguenza dell'empatia. Però non è empatia. La consolazione è un gesto, un'azione. L'empatia è una sensazione. Come un brivido, diciamo.
Ecco, prendiamo il brivido, come esempio. Tu senti il brivido, lo provi sulla tua pelle. E solo in un secondo tempo pensi: "Brr...fa freddo"! Dunque, arriva prima la sensazione, che tu POI razionalizzi. Per questo dicevo che l'empatia, quando la senti, non passa per il cervello, ma è una cosa viscerale (come quando hai un esame e senti quel vuoto allo stomaco, prima di entrare nell'aula, per esempio!).
Non hai nessun controllo su quella sensazione (dell'empatia). Arriva, ti fa mancare il respiro, e in quel momento prendi coscienza che sei "entrato nella pelle" dell'altro, che sai esattamente cosa lui prova perchè la stai provando anche tu in quel momento! E' questione di 1-2 secondi, non di più. E solo DOPO decidi cosa farne di quella sensazione, come usarla, come agire. Qui entra in gioco il cervello.
@geco Tu scrivi: "Empatia a parole: non mi piace la pietanza/regalo e dico che è buona/bello perché l'altro si aspetta questa reazione e se non l'ottiene si sente frustrato, offeso, mi ritiene maleducata o fredda (ovviamente ci sono poi mille vie di mezzo)"
No, è diverso: se usi l'empatia, tu dici che è buona/bello NON perchè l'altro si aspetta questa reazione, ma perche nel momento in cui tu stai per dire che non ti piace/non è bello, SENTI una fitta al cuore, senti esattamente come si sentirebbe quella persona se tu gli dicessi che non ti piace/non è bello. E allora, dopo aver provato tu stessa la sensazione di delusione, frustrazione, ecc. dell'altro, fai proprio fatica (credimi!) a dirgli in faccia la verità. Perchè adesso SAI cosa gli provocherebbero le tue parole.
Da come l'hai messa tu, sembra più una cosa calcolata, tipo 1+1=2....io mi comporto così di modo che tu possa pensare bene di me. E' molto razionale.
Come dicevo poc'anzi, nel mondo Aspie, così controllato e razionale, non c'è posto per la vera empatia. Gli Aspie possono educarsi a "capire" i sentimenti degli altri, ma non potranno mai "sentire, provare in prima persona" questi sentimenti. E pazienza!! Che ci vuoi fare? Non è mica un crimine. Anche i NT non sanno fare un sacco di cose che gli Aspie invece fanno con facilità.
Sarebbe, però, molto utile per noi NT sapere quando ci rapportiamo con un ND, questo eviterebbe molte incomprensioni. I tempi non sono, ahimè, molto maturi: si sa molto poco di AS, sembra che nel mondo ordinario la parola Asperger sia ancora sconosciuta. Io stessa sono approdata in questo Forum solo grazie a una scottante delusione sentimentale con un uomo che probabilmente aveva tantissimi tratti Asperger. Ecco, proprio la sua mancanza di empatia era la cosa che più mi faceva male, mi faceva piangere per pomeriggi interi. AVESSI SAPUTO che era un tipico aspetto della sindrome, non avrei certamente pianto, non avrei fatto una tragedia, e forse il nostro rapporto non sarebbe finito!..... :-(
L'empatia è una parola che tratta come unici in realtà fenomeni distinti. L'empatia si compone di diverse facce: 1) percepire i sentimenti dell'altro 2) sentirli come propri 3) comprendere i motivi, pensieri, etc dell'altro 4) separare i propri sentimenti da quelli dell'altro 5) agire in modo appropriato
Né scusa né accusa. Addestrare le competenze, insegnare valori, e-ducare l'Uomo dalla Bestia. La Natura non è una scusa.
Per quello che ne so c'è anche il riverbero sull'altra persona, che per un attimo si sente completamente compresa (nel senso proprio di essere colta nella sua interezza)
non è solo un agire, c'è anche la risonanza nell'interlocutore
ciao da aspirina
Alla fin fine, amici, ecco la verità: è tutta una supercazzola
@Wolfgang quello che volevo dire è che stiamo considerando l'empatia qualcosa di individuale e soggettivo, e forse potrebbe essere un modo di relazionarsi che nasce da quel brivido di cui parla @rondinella61 (capperi come l'ha descritta bene!) ma poi diventa un modo di essere nella relazione e quindi diventa uno spazio condiviso da entrambi.
No, niente di telepatico, ma magari elettromagnetico... se proprio vogliamo essere scientifici potremmo parlare di conduttanza della pelle , microvibrazioni della pupilla, ma non solo, perché può accadere anche da lontano.
Come faccio a spiegare? E' come se ad un aumento delle capac ità intuitive di una persona corrispondesse un aumento della fiducia e dell'apertura da parte dell'altro, mmm.... mi sembra che qualcuno li chiami "momenti di incontro"
Alla fin fine, amici, ecco la verità: è tutta una supercazzola
Commenti
Il risultato però mi rispecchia abbastanza
Esempio pratico di Empatia:
Un'amica mi manda una mail con un link e il testo:
"DEVI assolutamente vedere questo film, è il più bello degli ultimi 20 anni, è favoloso, ti piacerà!!!!!"
Io lo guardo, perdo 2 ore per visionare un film mediocre e noioso, e ci arrivo in fondo giusto per fare un piacere alla mia amica. Il giorno dopo lei mi telefona: "Allora?? L'hai visto??" E la sua voce trasuda eccitazione ed entusiasmo.
In quel momento capisco che se dicessi la verità la ferirei a morte. Anzi, SENTO (qui interviene l'Empatia!) direttamente nel mio cuore la sofferenza che lei proverebbe, ed è veramente una sofferenza, una delusione atroce. La sento e sto male. Fa davvero male. E allora decido all'istante di usare la diplomazia, per non deludere l'amica e nello spesso tempo per non sentirmi io un'ipocrita. E dico una cosa tipo: "E' interessante il film, devo però rivederlo in un altro momento, ieri avevo dei pensieri per la testa e non me lo sono goduto come avrei voluto".
Però l'esempio classico per l'Empatia è....ricevere un regalo poco gradito, guardare il viso del donatore, leggerne il suo entusiasmo e la sua gioia (e la sua convinzione di avermi regalato l'oggetto dei miei sogni!!) e NON voler spegnere quel entusiasmo per niente al mondo. Anche perchè, in una frazione di secondo, sento esattamente nel mio cuore cosa proverebbe quella persona se io facessi una faccia indifferente. Sì, lo sento. Sento una specie di tuffo al cuore, molto spiacevole. E tutto questo nell'arco di pochissimi secondi, giusto il tempo di decidere di mostrarmi contenta del regalo e sorridere.
test finale dell'empatia (ipocrisia).
Siete invitati a pranzo da una persona che conoscete appena, questa persona ha passato la mattina a preparare una pietanza che NON vi piace affatto, è molto entusiasta ed ha passato mezz'ora a descrivevrvi il procedimento preparatorio ma secondo voi il risultato è disastroso.
Quando vi chiede com'è cosa rispondete ?
non è importante, immagina qualcosa che sicuramente non ti piace, questa persona sicuramente non conosce i tuoi gusti, se ha sbagliato lo ha fatto in buona fede.
Non riesco assolutamente a capire quando si debba abbracciare una persona o dargli una pacca sulla spalla o appoggiargli una mano sulla spalla: sono alcuni dei gesti che ho visto fare più volte per consolare o mostrare solidarietà (così ho interpretato), ma proprio niente .... non mi entrano in testa!
Esempio credo lampante: già da adulta al funerale di mia nonna, con mia madre che piangeva ad un passo da me, se non vedo mio fratello e poi mio padre che l'abbracciavano, non capivo mica cosa si doveva fare: vedevo il suo dolore e me ne dispiaceva, ma non non sapevo che fare, anzi, a dire il vero non pensavo neanche di dover fare qualcosa!
Ciao.
PS: risultato del test... e pensare che ritenevo di aver risposto empaticamente.....
Le tue doti empatiche sono scarse
Puoi percepire il clima di una situazione, ma non riesci a sopportare le
emozioni troppo intense. Hai paura di lasciarti travolgere. Di essere
“invasa” dai sentimenti di chi ti sta di fronte. E preferisci mettere
fra te e loro la barriera dei tuoi schemi mentali e intellettuali, delle
tue abitudini, delle convenzioni. Hai più dimestichezza con il "capire
(che è un'operazione intellettuale) che con il "comprendere" (che è
un'operazione dell'anima e del cuore). Per farsi capire da te gli altri
devono rivolgersi alla tua testa. Perchè la tua anima fa orecchie da
mercante.
Sì, a volte l'empatia obbliga a delle reazioni ipocrite, hai ragione! Io la chiamo "empatia negativa". Però c'è anche quella positiva, quando di fronte a una cosa bellissima, 2 persone empatiche non hanno bisogno di comunicarsi a vicenda la loro gioia, perchè ognuna sente cosa prova l'altra, e allora restano in silenzio e si godono quella cosa.
L'esempio della pietanza è un pochino particolare, perchè lì subentra l'istinto di sopravvivenza, diciamo così. Io, che sono vegetariana, non ingurgiterei mai e poi mai un pezzo di cadavere, e allora me ne fregherei se quella persona ci resta male, gli direi educatamente: "Oh, che peccato, io non mangio la carne, mi dispiace. Dammi piuttosto un po' di pane e marmellata, se vuoi farmi felice".
Se invece la pietanza non contiene carne ma è troppo salata, per esempio, anche in questo caso non farei fatica a dire educatamente che "Sono abituata a mangiare con pochissimo sale" e dunque a rifiutare quel piatto.
Per le cose piccole, tipo il regalo non gradito oppure il film noioso, non mi costa niente essere un po' ipocrita, pur di non far soffrire l'interlocutore. Io non perdo niente. Ma se si parla di cibo, cioè di una cosa che io deve mettere nel mio corpo e farlo poi star male, allora la cosa cambia: mi costa TROPPO essere ipocrita, e infatti scelgo di non esserlo e di dire la verità.
L'empatia non c'entra niente con il consolare. Consolare è un'azione, l'empatia è un sentimento, anzi, uno SENTIRE. Senti sulla tua pelle esattamente quello che sente un'altra persona, come se in quel momento tu fossi lei. E' difficile da spiegare. Non è una cosa che si impara, è innata.
Se vedo una persona che piange perchè ha appena subìto un lutto, e se ho un legame affettivo con quella persona che piange, all'istante il mio cuore si riempie dello stesso dolore, sento una fitta al cuore e una tristezza come se il lutto fosse mio e non suo. Ecco, questa è Empatia. Poi posso decidere se abbracciarla oppure se rimanere immobile, in disparte: queste cose le decido con la mia testa, e allora non uso più l'empatia, ma il ragionamento.
Le persone con AS sono molto razionali, ecco perchè non conoscono l'empatia. E' normale che sia così. L'empatia non passa dal cervello....sembra che si formi nella pancia (!), è una sensazione viscerale che poi ti invade anche il cuore. E in base a questa sensazione, usi poi il cervello per agire.
Quella persona ci rimarrebbe male semplicemente perchè lei ha cucinato PER TE, in quella pietanza lei ha messo tutto il suo Affetto che prova per te, e mentre cucinava immaginava già come tu mangi quel piatto e dici "Oh, che buono!!!!".
Perciò, se tu dici "Non mi piace e non lo mangio" lei rimane molto delusa. E' come se tu rifiutassi il suo affetto. Lei vive questo come una grande sconfitta. Quel cibo era il suo "ti voglio bene". Era una dichiarazione d'affetto che tu hai rifiutato.
Non ti è mai capitato di fare un lavoro per una persona a te cara? E mettere tutto te stesso in quel lavoro? E vuoi che il risultato sia di gradimento a quella persona. Tu lavori a questo per molto tempo, però alla fine c'è qualcosa che alla persona non piace e ti dice: "Non userò mai questa cosa, non mi piace". Questo rifiuto non ti tocca? Non ti provoca dispiacere?
Simone, hai perfettamente ragione quando dici "Persone hanno troppe aspettative e confondono MOLTO i livelli: cibo, lavoro, affetto e cose così. "
E' un pensiero profondo e sento che ci devo meditare sopra...
E potrebbe NON essere colpa tua, ma proprio delle persone che confondono molto i livelli... Vero?
E poi, hai ancora ragione (moltissima!) quando dici che le cose riguardanti il cibo sono molto rischiose. Accidenti, se lo sono!!! Ho sentito questo sulla mia pelle, anche di recente:
Ho una collega di lavoro, violoncellista inglese, un po' particolare...trovo in lei alcuni tratti Asperger... E mi ha colpito un fatto, all'inizio di settembre: un collega aveva saputo, non so come, che proprio quel giorno era il compleanno della violoncellista (chimiamola M.) e ha iniziato a suonarle la canzoncina "tanti auguri a te" con il violino. Lei si è molto, moltissimo arrabbiata, ha anche urlato "Fuck off!" e ha fatto una brutta faccia.
Io guardavo la scena e mi sembrava simpatico il gesto del collega violinista di suonarle la canzoncina col violino, era una cosa affettuosa....e sinceramente non capivo perchè M. era così arrabbiata. (POI ho capito, leggendo qui nel Forum, che gli Aspie non amano gli auguri, i regali, ecc....ma a quel tempo non lo sapevo ancora),
Comunque, dopo quasi una settimana mi è venuto in mente quel fatto, ho rivisto la scena e ho provato una specie di Compassione per M., l'ho sentita sola e incompresa....e di getto ho deciso di farle una sorpresina culinare, per farle un piacere. Sapevo che adorava il cioccolato, e allora gli ho fatto una "mousse al cioccolato" però con ingredienti strani, quelli della cucina crudista: avocado, datteri, banane e polvere di carrube, tutto frullato nel mixer = viene fuori una cosa IDENTICA alla mousse al cioccolato, come consistenza e come gusto.
Di solito, quando faccio questo dolce alle persone, rimangono meravigliate, è una cosa che piace molto.
Però quella volta non avevo fatto i conti con le qualità Asperger di M.....è sono rimasta fregata!!!! Accidenti, ancora ci penso e sto male.
E' andata così: io ho traficato un po' in cucina, e con tantissimo amore e affetto ho fatto questo dolce e l'ho portato al lavoro. Quando glielo dato, lei era felicissima, sorrideva con la bocca e con gli occhi, mi ha detto 10 volte grazie. Essendo una persona solitaria, è molto sensibile alle dimostrazioni d'affetto. Esattamente come me.
Però, dopo aver mangiato il dolce, è venuta da me e....era imbarazzata, non sapeva come dirmi che non le era piaciuto. Praticamente lei si aspettava un gusto (la mousse al cioccolato) e invece ha sentito dentro un po' di gusto di banana e questo l'ha disturbata enormemente.
Per farla breve, io sono rimasta male 2 volte:
1. perchè avevo deluso le sue aspettative!! Lei era così contenta di ricevere un regalo dolce, mi ringraziava e rideva tutta contenta....e io l'avevo delusa.
2. avevo lavorato in cucina con tanta gioia, pregustando già la reazione positiva di M. quando avrrebbe gustato il dolce...e invece è stato un disastro!
Il fattto è che ci penso a questa cosa da quasi un mese, mi sento ancora mortificata.
Simone, farò tesoro delle tue parole: "le cose di cibo sono gesti MOLTO rischiosi". ;-)
GRAZIE.
Per esempio, ieri sono entrato in stanza qui in uffico ed ho salutato una mia collega senza nemmeno farci troppo caso. Dopo pochi minuti è entrato in stanza un altro collega che ha salutato a sua volta ed ha subito notato che la collega aveva passato tutto il pomeriggio dal parrucchiere. La collega era contenta che qualcuno notasse il suo nuovo look io non ci ho fatto caso, io ed il collega abbiamo fatto la stessa cosa ma lui ha avuto una sensibilità che io non ho.
Non dico che io sia sbagliato ma da un punto di vista sociale lui ha fatto una figura migliore della mia.
:(
Perché scrivi che L'empatia non c'entra niente con il consolare, la consolazione/solidarietà non sono percepite come una conseguenza dell'empatia?
Empatia (detto molto banalmente) è capire i sentimenti che prova l'altro, ma una volta capiti si deve anche agire di conseguenza "assecondando" i sentimenti/aspettative dell'altro, se capisco e continuo a farmi i fatti miei, appaio come non empatica.
Che poi l'empatia non passi per il cervello, scusa, ma mi pare contro ogni logica: i sentimenti sia entranti che uscenti sono elaborati e compresi dal cervello, che poi "li invii" ad altri organi come stimoli nervosi, posso anche condividerlo.
Che differenza c'è tra l'empatia "a parole" e l'empatia "a fatti", non è la stessa cosa che si svolge in due ambiti differenti?
In un caso devo capire il sentimento dell'altro e parlare assecondando le sue aspettative, nell'altro devo agire assecondando le sue aspettative, se non lo faccio posso essere catalogata malamente.
Cerco di spiegarmi, magari sono entrata in confusione/loop mentale.....
Empatia a parole: non mi piace la pietanza/regalo e dico che è buona/bello perché l'altro si aspetta questa reazione e se non l'ottiene si sente frustrato, offeso, mi ritiene maleducata o fredda (ovviamente ci sono poi mille vie di mezzo)
Empatia a fatti: da come ho capito in certe situazioni non basta solo dire qualcosa, ma l'azione "empatica corretta e completa" comprende anche un'azione fisica (stretta di mano, abbraccio di varia intensità e/o tipologia, classici due baci sulle guance), perché l'altro si aspetta questa azione e se non l'ottiene succede come sopra.
Ad oggi ho capito (forse) due situazioni che vogliono anche l'azione e se non agisci fai una figuraccia: funerale (ne sono quasi certa oramai) e incontro di un amico/parente dopo tanto tempo che non lo vedi (meno sicura).
Ciao.
Però scusa la mousse di cioccolato deve essere fatta con il cioccolato.
Hai doti empatiche molto alte. Sai metterti nei panni di chi ti sta di fronte. Non desideri "giudicare". Prima ancora di “capire”, sei in grado di “sentire” le emozioni degli altri, reagendo con apertura, fiducia, trasparenza, sensibilità. Sai comprendere gli stati d'animo di chi ti sta di fronte, immedesimarti con le sue emozioni, sintonizzarti su ciò che sente l'altra persona. Per te è naturale includere nella comunicazione i segnali non verbali, quelli espressi tramite il linguaggio del corpo: la gestualità, lo sguardo, la postura, la mimica del volto. Le tue doti empatiche sono così sviluppate da sfociare talvolta, confondendosi con esse, nella simpatia, la compassione, la pietà Cristiana. :O :O
Puoi provare simpatia e antipatia, ma per te l’empatia è un grande mistero. Hai così poca familiarità con il tuo mondo interiore che non riesci a percepire quello degli altri. Emozioni, sentimenti, stati d’animo, movimenti del cuore, rappresentano per te un linguaggio sconosciuto. Probabilmente la vita ti ha imposto regole dure e quando avevi bisogno di essere ascoltato e compreso non hai trovato chi fosse disposto a farlo. Forse nessuno in passato nessuno ha coltivato la tua sensibilità. Ma puoi farlo tu, da oggi.
Me l'aspettavo. È vero, vivo totalmente nel mio mondo. Tranne per il fatto che le persone che provavano a comprendermi o non mi prendevano sul serio, o non capivano e basta.
Ho buone doti empatiche ma valuto di volta in volta se ne vale la pena.
Direi che e' realistico e rispecchia pure le riflessioni recenti ..detesto l'autocommiserazione e la simpatia "estorta".
Empatia non vuol dire CAPIRE i sentimenti dell'altro, bensì SENTIRLI come se tu fossi lui! E' una sensazione molto strana, difficile da spiegare. Per un NT è molto più facile provarla, anche se non tutti la provano.
Infatti, dici bene: la consolazione è una conseguenza dell'empatia. Però non è empatia. La consolazione è un gesto, un'azione. L'empatia è una sensazione. Come un brivido, diciamo.
Ecco, prendiamo il brivido, come esempio. Tu senti il brivido, lo provi sulla tua pelle. E solo in un secondo tempo pensi: "Brr...fa freddo"! Dunque, arriva prima la sensazione, che tu POI razionalizzi. Per questo dicevo che l'empatia, quando la senti, non passa per il cervello, ma è una cosa viscerale (come quando hai un esame e senti quel vuoto allo stomaco, prima di entrare nell'aula, per esempio!).
Non hai nessun controllo su quella sensazione (dell'empatia). Arriva, ti fa mancare il respiro, e in quel momento prendi coscienza che sei "entrato nella pelle" dell'altro, che sai esattamente cosa lui prova perchè la stai provando anche tu in quel momento! E' questione di 1-2 secondi, non di più. E solo DOPO decidi cosa farne di quella sensazione, come usarla, come agire. Qui entra in gioco il cervello.
@geco Tu scrivi: "Empatia a parole: non mi piace la pietanza/regalo e dico che è buona/bello perché l'altro si aspetta questa reazione e se non l'ottiene si sente frustrato, offeso, mi ritiene maleducata o fredda (ovviamente ci sono poi mille vie di mezzo)"
No, è diverso: se usi l'empatia, tu dici che è buona/bello NON perchè l'altro si aspetta questa reazione, ma perche nel momento in cui tu stai per dire che non ti piace/non è bello, SENTI una fitta al cuore, senti esattamente come si sentirebbe quella persona se tu gli dicessi che non ti piace/non è bello. E allora, dopo aver provato tu stessa la sensazione di delusione, frustrazione, ecc. dell'altro, fai proprio fatica (credimi!) a dirgli in faccia la verità. Perchè adesso SAI cosa gli provocherebbero le tue parole.
Da come l'hai messa tu, sembra più una cosa calcolata, tipo 1+1=2....io mi comporto così di modo che tu possa pensare bene di me. E' molto razionale.
Come dicevo poc'anzi, nel mondo Aspie, così controllato e razionale, non c'è posto per la vera empatia. Gli Aspie possono educarsi a "capire" i sentimenti degli altri, ma non potranno mai "sentire, provare in prima persona" questi sentimenti. E pazienza!! Che ci vuoi fare? Non è mica un crimine. Anche i NT non sanno fare un sacco di cose che gli Aspie invece fanno con facilità.
Sarebbe, però, molto utile per noi NT sapere quando ci rapportiamo con un ND, questo eviterebbe molte incomprensioni. I tempi non sono, ahimè, molto maturi: si sa molto poco di AS, sembra che nel mondo ordinario la parola Asperger sia ancora sconosciuta. Io stessa sono approdata in questo Forum solo grazie a una scottante delusione sentimentale con un uomo che probabilmente aveva tantissimi tratti Asperger. Ecco, proprio la sua mancanza di empatia era la cosa che più mi faceva male, mi faceva piangere per pomeriggi interi. AVESSI SAPUTO che era un tipico aspetto della sindrome, non avrei certamente pianto, non avrei fatto una tragedia, e forse il nostro rapporto non sarebbe finito!..... :-(
L'empatia si compone di diverse facce:
1) percepire i sentimenti dell'altro
2) sentirli come propri
3) comprendere i motivi, pensieri, etc dell'altro
4) separare i propri sentimenti da quelli dell'altro
5) agire in modo appropriato
Alla fin fine, amici, ecco la verità: è tutta una supercazzola
Alla fin fine, amici, ecco la verità: è tutta una supercazzola