Faccio un esempio: i lavoratori quando lavorano sono protetti da un'assicurazione, secondo me se non si dichiara una propria disabilità, penso ci possano essere dei problemi in caso di infortunio
Ti faccio un altro esempio: se prendi l'aspirina non dovresti guidare, perché il farmaco "può compromettere la capacità di guidare veicoli e di usare macchinari" (cit. Bugiardino). Se guidi dopo aver preso l'aspirina e vieni coinvolta in un incidente, è compito dell'assicurazione della controparte stabilire le tue negligenze (ovvero, aver preso quella medicina) e chiederti il risarcimento. Di certo non sarai tu a dover ammettere di aver preso la compressa
Con la diagnosi è un po' la stessa cosa: se pensi di non poter fare da sola, richiedi l'invalidità e l'inserimento nelle Categorie Protette (che, come dice il nome, sono categorie agevolate, non liste di proscrizione). Al contrario, se ritieni di poterne fare a meno, non sei obbligata a dichiarare nulla e semmai qualcosa dovesse accadere, è compito della "controparte" dimostrare la tua incapacità/inabilità al lavoro.
@mamma_francesca ma qui stavamo parlando di lavoro, che è alla base del progetto di cui parla la stampa.
Le difficoltà di cui parlavano certi utenti erano diverse. Loro sostenevano di non aver avuto buoni risultati dall'inserimento nelle categorie protette, perché purtroppo i datori di lavoro tendono a scartare a priori le persone con diagnosi di disabilità psichica. Poi ci sono quelli che lavorano tramite le cooperative per cifre troppo basse per emanciparsi davvero.
E in tutti questi casi, parliamo di persone che hanno una percentuale d'invalidità oltre a una certa soglia minima per aver diritto alle liste e ad eventuali assegni.
In sostanza: attenzione a non gettare terrore tra chi ha una diagnosi nel pubblico.
Poi, per entrare più nello specifico (e qui mi riferisco anche a @Blind visto il suo ultimo post):
Non si è in alcun modo obbligati a rendere conto delle proprie diagnosi in sede di colloquio e nemmeno in fase di assunzione.
POI, se il dipendente deve interfacciarsi con il medico del lavoro, io credo che (opinione personale) sia più onesto rendere note le proprie diagnosi. Il medico del lavoro sta sotto segreto professionale ed è lì per valutare quanto un dipendente sia idoneo alla tipologia di attività da svolgere. È lì per aiutare i dipendenti, non per penalizzarli. Non penso proprio che una persona con diagnosi di spettro lieve, con invalidità sotto soglia per avere accesso a liste o assegni (il sostanza lo Stato ti dice che ti puoi aiutare da solo), venga considerata non idonea al lavoro. Semmai il medico del lavoro può impedire al datore di lavoro di cambiare mansione al dipendente, mettendolo a fare qualcosa di incompatibile. Se uno è idoneo al suo lavoro, non lo mandano via. E non si può giudicare non idonea una persona solo a sensazione o simpatia. Se poi uno è realmente non idoneo (es: io mi candido per un posto in cui devo portare il muletto ma ho problemi a farlo perché non ho percezione delle distanze e dello spazio) non dovrebbe nemmeno candidarsi, per me.
In ogni caso, il medico del lavoro non può diffondere la diagnosi a nessuno, può solo produrre documentazioni atte a dichiarare l'idoneità o meno a una specifica mansione.
Esempio: se io soffro d'asma, non sono tenuta a dirlo al mio datore di lavoro o ai colleghi. Però posso dirlo al medico del lavoro, che ne terrà conto nel caso il mio capo decida di spostarmi dall'ufficio a uno stabilimento dove si trattano sostanze volatili che possono provocarmi crisi respiratorie. Risulterò non idonea a lavorare a contatto con quelle sostanze, ma nessuno tranne il medico saprà il perché.
È lo stesso principio per cui, quando sul lavoro porti il certificato medico per malattia, non c'è scritto cosa hai avuto o quali accertamenti hai fatto.
Ma quale onestà... Se passi il colloquio sei normale e puoi lavorare. Le difficoltà che emergono dopo sono psicologiche e si spacciano meglio per cose normali.
Mi ha fatto un po' pena una volta un aspie che disse di essere stato rifiutato per via della diagnosi, precisando che lui è perfettamente in grado di avere rapporti formali... Ebbé se sai avere rapporti formali sei normale! Quanta speculazione al vento! Ripresentati come persona normale e vedi che ti assumono... Non è che la vita di persone del genere possa tutta ruotare attorno al capriccio che nella vita ci sono pure rapporti informali...
@Newton quello che dici è corretto, penso però che una diagnosi di spettro autistico possa spaventare più di qualche medico del lavoro, poi ovviamente dipende dal campo di lavoro, se si ha la passione per l'informatica voglio sperare che non ci siano problemi - sarebbe molto assurdo - ma mettiamo che una persona voglia fare l'insegnante, non trovo affatto impossibile che qualche medico si opponga. E no i medici del lavoro non sono competenti in materia e non sono veramente in grado di dire che una persona autistica non è idonea a svolgere un dato lavoro. Quello che non so è se si è costretti a comunicare una eventuale diagnosi e cosa prevede la legge se il lavoratore omette delle informazioni durante la visita del lavoro.
Personalmente io non ho detto della diagnosi al medico del lavoro, cioè se ero idoneo prima di avere la diagnosi (fatta da adulto) perché rischiare qualcosa?
Sono d'accordo con @Markov e @mamma_francesca se non si hanno disabilità è molto ma molto meglio non essere i primi a sbandierare al vento una diagnosi di AS, cioè bisogna anche essere oggettivi, la maggior parte dei datori di lavoro vuole avere lavoratori che facciano poche "storie", magari nemmeno sanno che cosa vuol dire Asperger e quindi nel dubbio ti scartano subito se nomini questa parola strana.
Poi non so... mi piacerebbe poter vedere i vari gradi nello spettro per rendermi meglio conto, perché ad esempio io posso risultare al massimo un po' nerd ma niente che non possa semplicemente essere considerato un carattere particolare. Se una persona non riesce proprio a parlare il discorso cambia totalmente.
Ad ogni modo il ragazzo è laureato e quindi ha dovuto sostenere degli esami e pertanto come ha gestito i "colloqui" con dei professori universitari potrebbe sostenere un colloquio con un datore di lavoro. Considerarsi malati è il primo passo per essere discriminati.
Però, perdonatemi, ma state dando per scontato che parlando di autismo ad alto funzionamento si intenda per forza Asperger.. e non è detto. Come non è detto che questi ragazzi abbiano davvero solo minime difficoltà, magari solo inerenti la socializzazione e che, al massimo, possano apparire solo un po' goffi e passare per il "nerd"della situazione ad occhi nt. In fondo ne hanno intervistato solo uno.. Mio figlio ha una diagnosi di autismo ad alto funzionamento e non passerebbe per nt, più o meno imbranato che sia, in nessun caso.. eppure è intelligente, brillante e cognitivamente parlando è avanti anni luce rispetto ai suoi coetanei. Ma le sue stereotipie, le sue manie, il suo parlare ossessivamente dei suoi interessi escludendo il mondo, la sua incapacità di contestualizzare le situazioni ( tanto per dire..oggi hanno portato in ospedale mio padre in ambulanza..lui è rimasto a fissare affascinato il mezzo senza riuscire a cogliere la gravità della situazione o il semplice fatto che "nonno non sta bene") non lo renderanno quasi sicuramente un candidato appetibile in un contesto lavorativo. È vero che è ancora piccolo e potrebbe cambiare tantissimo crescendo..però..dal mio punto di vista, a parte il nome terrificante, ben venga un progetto come questo.
Quello intervistato nel video di Bologna non sembra un semplice nerd. È uno di quelli con le batterie eternamente in risparmio energetico che se gli fai "Buh" si spaventa. Ci sta. Forse potrebbe pure lavorare normalmente uno così, ma avrebbe dovuto costruirsi un percorso affine passo passo dall'adolescenza. Non lo si può catapultare in un ufficio dal nulla, senza aver mai socializzato in vita sua e senza aver mai avuto almeno un 25% di batteria...
Si ma la crescita influenza un sacco e le persone si adattano al mondo se non vogliono finire schiacciate.
Sì, anche vero che gli adulti sono un po' lesti nel dichiarare difficoltà per farsi compatire... Ci sarebbe da vedere realmente come erano, da una fonte diversa da essi stessi.
Il ragazzo che sta a fianco dell'intervistato si capisce che è diverso pure senza averlo sentito parlare. Entrambi sono ad altri livelli di diversità rispetto agli asperger della rete.
Nei loro occhi si legge una messa a fuoco debole, troppo per stare al passo dei tempi sociali comuni.
Impressione ben diversa invece ho avuto per il 95% degli adulti conosciuti dal forum in real.
rispondo alle tue ultime domande (e mi ricollego poi al resto):
1) no, non si è costretti a dirlo al datore di lavoro. Se non lo dici al medico del lavoro e poi salta fuori, chiaramente fai la figura di quello che ha mentito.
2) se il lavoratore omette e si viene a sapere in seguito... questa opzione esiste solo se è lo stesso dipendente a dirlo in seguito. Ma a quel punto mi parrebbe abbastanza sciocco da parte sua prima nasconderlo e poi dirlo. Se lo dice per difendersi (per esempio, ha combinato qualche casino e si giustifica con la diagnosi) è ancora più scemo, perché avrebbe dovuto tutelarsi prima, visto che poteva farlo dicendolo al medico del lavoro.
Ma ragionevolmente, una persona che passa il colloquio, il periodo di prova, nasconde la diagnosi, sa che se la caverà sempre... non verrà mai scoperto. A nessun datore di lavoro a cui sta sulle palle un dipendente viene in mente di andare a indagare sui trascorsi clinici, al limite gli fa mobbing. Vi ricordo che licenziare un dipendente non è cosa molto semplice.
Siamo realistici: le persone dichiarano le diagnosi per avvalersi di tutele, se ne hanno effettivo bisogno. Se non hanno bisogno, se la cavano e basta.
Poi scusa Francesca, ma prima dici che i medici del lavoro si spaventano per l'autismo (dunque sono ignoranti) ma poi sul legame tra autismo e informatica sanno le cose?
Uno che si spaventa per l'autismo lieve, non sa nulla di autismo lieve.
Che poi per me il punto non è conoscere l'autismo, ma sapere che se non hai un tot di percentuale, allora non sei disabile (nel senso che non sei in grado di lavorare come gli altri).
A queste persone interessa assumere dipendenti che non creino problemi, se il dipendente non crea problemi ognuno si fa i cavoli propri.
I subclinici non hanno diagnosi di autismo, dunque possono stare tranquilli. E sono quelli che passano ai colloqui. Non voglio sminuire i loro problemi, ma non posso paragonarli a quelli di un ragazzo che non ha mai trovato lavoro per vie usuali e che è riconoscibile da chiunque. E pure molte persone che hanno diagnosi private non verrebbero diagnosticate nel pubblico.
Ricapitolando, questa è la mia opinione:
- Chi ha una diagnosi ASL, con percentuale consistente, problemi consistenti e possibilità di prendere assegni e affidarsi a liste protette, per me farebbe bene ad avvalersi di tutto ciò.
- Chi ha una diagnosi ASL ma sta appena sotto la percentuale, dovrebbe cercare di autovalutarsi: se è di tipo "camaleontico" può far finta di non avere nessuna diagnosi e andare avanti così, chi invece sa di avere delle debolezze dovrebbe valutare bene cosa fare, in modo realistico. Io comunque dubito che i camaleontici ottengano percentuali di invalidità.
PS: io, in anni di lavoro, il medico del lavoro non l'ho mai visto, perché ho avuto altri tipi di contratti, non è che si lavora solo come dipendenti. Ed è meglio che stare a casa a fare niente, in attesa del contratto "della vita" che non arriva mai ai primi impieghi. Poi se in CV hai esperienze, nessuno pensa che tu non sia in grado di lavorare. Oggi è difficile che un ragazzo inizi subito con un contratto da dipendente.
Questi progetti sono giustamente fatti per chi non ce la fa da solo.
@Newton per la mia generazione e per la tua sicuramente è come dici tu. Per i bimbi di oggi, però, è notevolmente diverso, credo che oggi ricevano molto facilmente una diagnosi Asl. Mio figlio ormai 4 anni fa ha ricevuto solo quella privata, ma per come si sono evolute le cose, sono abbastanza convinta che se lo portassi oggi riceverebbe anche quella pubblica. Poi oggi l'asperger non esiste più e sono abbastanza convinta che tutti i bimbi a cui hanno riconosciuto l'autismo - anche se lieve - hanno ricevuto una percentuale di invalidità del 100% (questo mi sembra MOLTO grave!).
@mamma_francesca chi ti ha detto questa cosa? Ci sono un sacco di famiglie che conosco personalmente che non si sono viste riconoscere gravità o accompagnamento. Che si sono ritrovate con un comma uno e zero aiuti. Io per prima ho dovuto battagliare per avere il massimo delle ore di sostegno perché “un alto funzionamento in realtà non ha bisogno di niente”. Ti assucuro che lo stato è tutt’altro che felice di riconoscere un’invalidita’ che comporta per lui spese e appena può respinge questa possibilità.
Comma 1 @mamma_francesca. Il che vuol dire che questi genitori hanno dovuto richiedere l’aggravamento per ottenere appunto la gravità con il carico emotivo che questa scelta comporta( nonché le spese).
Si tratta di due procedure diverse: una stabilisce la % di invalidità e l'altra - la 104 - se è comma 1 o 3; mi sembra più che giusto che alcuni bimbi nello spettro non abbiano la gravità e siano comma 1, poi se le commissioni sul singolo caso hanno sbagliato mi dispiace per i genitori coinvolti, ma sarebbe gravissimo considerare tutti i bimbi nello spettro "gravi". Comunque mi pare che dicano tutti che hanno il 100% di invalidità. Chiedo a @mammaconfusa80 che se non ricordo male ha per l'appunto il comma 1.
Si tratta di due procedure diverse: una stabilisce la % di invalidità e l'altra - la 104 - se è comma 1 o 3; mi sembra più che giusto che alcuni bimbi nello spettro non abbiano la gravità e siano comma 1, poi se le commissioni sul singolo caso hanno sbagliato mi dispiace per i genitori coinvolti, ma sarebbe gravissimo considerare tutti i bimbi nello spettro "gravi". Comunque mi pare che dicano tutti che hanno il 100% di invalidità. Chiedo a @mammaconfusa80 che se non ricordo male ha per l'appunto il comma 1.
Potrei essere anche d'accordo se non fosse che i permessi lavorativi riconosciuti e retribuiti sono legati al comma 3 e quindi al riconoscimento dello stato di gravità.. Mi metto nei panni di quei genitori che lavorano e non hanno altro modo per accompagnare il figlio alle terapie.
@LisaLaufeyson la gravità deve essere giustamente riconosciuta se c'è, non per i permessi dei genitori!
Comunque ci siamo molto allontanati dal punto di partenza che era quello di @Newton relativamente al fatto che la % di invalidità riconosciuta rappresenta la capacità o meno di essere in grado di lavorare senza bisogno di supporto, cioè senza categorie protette, che è una cosa molto diversa dall'avere una condizione di gravità e dal percepire l'accompagnamento. Mi sembra del tutto evidente che i ragazzi assunti con questo progetto non hanno l'accompagnamento. Avranno però una % di invalidità tale da rientrare nelle categorie protette. La sindrome di asperger da sola non permetteva di rientrare in questa percentuale, ma ora questa diagnosi non c'è più, c'è quella di spettro e io mi chiedevo se il discorso della % era rimasto invariato; secondo me no la % di invalidità con autismo lieve non è quella dell'asperger, ma è ben più alta, anzi sono sicura che molti con autismo lieve hanno una % di invalidità del 100%.
la percentuale di invalidità per i minori è sempre il 100% ma non è dichiarata esplicitamente (cioè non c'è riferimento nel verbale né di 104 né di invalidità).
@Albina grazie! Non ho capito se per l'autismo è sempre il 100% per i minori o se qualsiasi invalidità - anche fisica - sia sempre il 100% per i minori. Poi tu sai il perchè?
da quel che ne so io per i minori, qualunque sia la diagnosi, la percentuale è sempre 100%, non conta nemmeno se si ha comma 1 o comma 3. Sul perché francamente non saprei, ipotizzo forse per una maggior tutela in termini di equità visto che non si è soggetti alla discrezione della commissione, però è solo una mia interpretazione
I bambini hanno sempre il 100% anche se con il comma 1 non è possibile usufruire dei permessi. Una diagnosi di disturbo pervasivo ( anche se non ci sono problemi di funzionamento) dà sempre diritto al comma 1. La gravità non è legata al tipo di diagnosi. Ma alle difficoltà del bambino, che possono NON essere legate al livello di "autismo" o presunto tale. Mio figlio ha una diagnosi di dps nas. Non mi sembra autistico, se non per qualche tratto ( ha 8 anni. Quindi non è piccolo) e pure l'np lo sostiene ma ha moltissimi problemi di "funzionamento" che lo fanno rientrare in una situazione di gravità. Guardate che queste sono solo etichette che spesso non corrispondono affatto alle problematiche vere. Per questo dico per esperienza a gli altri genitori di non farvi affossare da questa diagnosi. Nella mia città hanno dato il via alla diagnosi di spettro nei servizi pubblici da qualche mese. Ho una amica che lavora ai servizi territoriali e ultimamente ricevono una marea di richieste da parte dei genitori mandati dagli np di zona. Tutti tutti tutti con questa diagnosi. Lei era incredula perché non riusciva a capire cosa stesse succedendo.. Per cui lo spettro si diagnostica e come. Anche solo con qualche tratto direi. Per me questo è eccessivo. Cioè.. non mi senbra utile perché spesso son bambini che non hanno nulla in comune. Tutti i disturbi del neurosviluppo vengono ficcati li senza distinzione. Utile? Mha... Èquello che mi sto seriamente chiedendo. Io sono più disorientata di prima sinceramente
Senza creare flame (intcitamento all'ira) o altro: «L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.
La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.» .
Dopo la favola del reddito di cittadinanza (questo era ovvio che fosse una enorme ca**ata dei 5 mer**e), A parte questo: davvero ancora qualcuno continua a credere di poter lavorare in Italia senza essere chi, conoscente di chi, ecc? Io, per fortuna, ho una sorta di azienda di famiglia, ma la realtà per tutti gli altri, o siete i numeri 1 o non siete un caz*o. Ma non perché esige la meritrocrazia... esige solo il "chi sei? Ah ok!". Italia. Eppure la votano ancora per il reddito di "te l'ho messa nel ++++ perché ++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++). A libera interpretazione,
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Se guidi dopo aver preso l'aspirina e vieni coinvolta in un incidente, è compito dell'assicurazione della controparte stabilire le tue negligenze (ovvero, aver preso quella medicina) e chiederti il risarcimento.
Di certo non sarai tu a dover ammettere di aver preso la compressa
Con la diagnosi è un po' la stessa cosa: se pensi di non poter fare da sola, richiedi l'invalidità e l'inserimento nelle Categorie Protette (che, come dice il nome, sono categorie agevolate, non liste di proscrizione).
Al contrario, se ritieni di poterne fare a meno, non sei obbligata a dichiarare nulla e semmai qualcosa dovesse accadere, è compito della "controparte" dimostrare la tua incapacità/inabilità al lavoro.
Le difficoltà che emergono dopo sono psicologiche e si spacciano meglio per cose normali.
Mi ha fatto un po' pena una volta un aspie che disse di essere stato rifiutato per via della diagnosi, precisando che lui è perfettamente in grado di avere rapporti formali... Ebbé se sai avere rapporti formali sei normale! Quanta speculazione al vento! Ripresentati come persona normale e vedi che ti assumono...
Non è che la vita di persone del genere possa tutta ruotare attorno al capriccio che nella vita ci sono pure rapporti informali...
Quello che non so è se si è costretti a comunicare una eventuale diagnosi e cosa prevede la legge se il lavoratore omette delle informazioni durante la visita del lavoro.
Come non è detto che questi ragazzi abbiano davvero solo minime difficoltà, magari solo inerenti la socializzazione e che, al massimo, possano apparire solo un po' goffi e passare per il "nerd"della situazione ad occhi nt.
In fondo ne hanno intervistato solo uno..
Mio figlio ha una diagnosi di autismo ad alto funzionamento e non passerebbe per nt, più o meno imbranato che sia, in nessun caso.. eppure è intelligente, brillante e cognitivamente parlando è avanti anni luce rispetto ai suoi coetanei.
Ma le sue stereotipie, le sue manie, il suo parlare ossessivamente dei suoi interessi escludendo il mondo, la sua incapacità di contestualizzare le situazioni ( tanto per dire..oggi hanno portato in ospedale mio padre in ambulanza..lui è rimasto a fissare affascinato il mezzo senza riuscire a cogliere la gravità della situazione o il semplice fatto che "nonno non sta bene") non lo renderanno quasi sicuramente un candidato appetibile in un contesto lavorativo. È vero che è ancora piccolo e potrebbe cambiare tantissimo crescendo..però..dal mio punto di vista, a parte il nome terrificante, ben venga un progetto come questo.
Forse potrebbe pure lavorare normalmente uno così, ma avrebbe dovuto costruirsi un percorso affine passo passo dall'adolescenza. Non lo si può catapultare in un ufficio dal nulla, senza aver mai socializzato in vita sua e senza aver mai avuto almeno un 25% di batteria...
Entrambi sono ad altri livelli di diversità rispetto agli asperger della rete.
Nei loro occhi si legge una messa a fuoco debole, troppo per stare al passo dei tempi sociali comuni.
Impressione ben diversa invece ho avuto per il 95% degli adulti conosciuti dal forum in real.
Poi oggi l'asperger non esiste più e sono abbastanza convinta che tutti i bimbi a cui hanno riconosciuto l'autismo - anche se lieve - hanno ricevuto una percentuale di invalidità del 100% (questo mi sembra MOLTO grave!).
Comunque mi pare che dicano tutti che hanno il 100% di invalidità. Chiedo a @mammaconfusa80 che se non ricordo male ha per l'appunto il comma 1.
Mi metto nei panni di quei genitori che lavorano e non hanno altro modo per accompagnare il figlio alle terapie.
Comunque ci siamo molto allontanati dal punto di partenza che era quello di @Newton relativamente al fatto che la % di invalidità riconosciuta rappresenta la capacità o meno di essere in grado di lavorare senza bisogno di supporto, cioè senza categorie protette, che è una cosa molto diversa dall'avere una condizione di gravità e dal percepire l'accompagnamento. Mi sembra del tutto evidente che i ragazzi assunti con questo progetto non hanno l'accompagnamento. Avranno però una % di invalidità tale da rientrare nelle categorie protette. La sindrome di asperger da sola non permetteva di rientrare in questa percentuale, ma ora questa diagnosi non c'è più, c'è quella di spettro e io mi chiedevo se il discorso della % era rimasto invariato; secondo me no la % di invalidità con autismo lieve non è quella dell'asperger, ma è ben più alta, anzi sono sicura che molti con autismo lieve hanno una % di invalidità del 100%.
Viene spiegato qui. Giustamente la % viene calcolata sulla capacità lavorativa e i minori non lavorano.
Una diagnosi di disturbo pervasivo ( anche se non ci sono problemi di funzionamento) dà sempre diritto al comma 1.
La gravità non è legata al tipo di diagnosi. Ma alle difficoltà del bambino, che possono NON essere legate al livello di "autismo" o presunto tale.
Mio figlio ha una diagnosi di dps nas.
Non mi sembra autistico, se non per qualche tratto ( ha 8 anni. Quindi non è piccolo) e pure l'np lo sostiene ma ha moltissimi problemi di "funzionamento" che lo fanno rientrare in una situazione di gravità.
Guardate che queste sono solo etichette che spesso non corrispondono affatto alle problematiche vere.
Per questo dico per esperienza a gli altri genitori di non farvi affossare da questa diagnosi.
Nella mia città hanno dato il via alla diagnosi di spettro nei servizi pubblici da qualche mese.
Ho una amica che lavora ai servizi territoriali e ultimamente ricevono una marea di richieste da parte dei genitori mandati dagli np di zona.
Tutti tutti tutti con questa diagnosi.
Lei era incredula perché non riusciva a capire cosa stesse succedendo..
Per cui lo spettro si diagnostica e come. Anche solo con qualche tratto direi.
Per me questo è eccessivo.
Cioè.. non mi senbra utile perché spesso son bambini che non hanno nulla in comune.
Tutti i disturbi del neurosviluppo vengono ficcati li senza distinzione.
Utile? Mha... Èquello che mi sto seriamente chiedendo.
Io sono più disorientata di prima sinceramente
«L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.
La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.» .