Bimbo autistico abbandonato dai genitori.

Ciao a tutti,
Vorrei iniziare una riflessione su un triste fatto di cronaca, il modo in cui è stato riportato dai media e le reazioni che ha suscitato, in particolare sui social.
La notizia la conoscete, un bimbo autistico di 11 anni viene abbandonato dai genitori e affidato al tribunale dei minori.
Così iniziano i commenti nei confronti della famiglia, che poveretti sono stati lasciati soli, che si tratta di una disabilità molto grave, che è difficilissimo affrontare una tale situazione, in sostanza: ci spiace tanto per il bambino, ma la famiglia pure, con una disgrazia così, è da capire.
E via una serie di genitori eroi che raccontano quanto sia dura vita con i loro figli disabili, di quanto siano soli, di come gestiscano con forza e sacrificio questa sfortuna che il destino gli ha riservato.
Questo atteggiamento mi crea una sensazione di fastidio.
Non una parola su come la vita possa essere arricchita da un figlio diverso, non una parola sul trauma di un bambino, sulle conseguenze che avrà su di lui l'abbandono. L'autismo non è una disgrazia, è una difficoltà, a volte grave, ma non può essere una giustificazione per un gesto del genere. Piuttosto la famiglia può essere inadeguata e non è un'infamia dirlo.
Voi cosa ne pensate?
Vorrei iniziare una riflessione su un triste fatto di cronaca, il modo in cui è stato riportato dai media e le reazioni che ha suscitato, in particolare sui social.
La notizia la conoscete, un bimbo autistico di 11 anni viene abbandonato dai genitori e affidato al tribunale dei minori.
Così iniziano i commenti nei confronti della famiglia, che poveretti sono stati lasciati soli, che si tratta di una disabilità molto grave, che è difficilissimo affrontare una tale situazione, in sostanza: ci spiace tanto per il bambino, ma la famiglia pure, con una disgrazia così, è da capire.
E via una serie di genitori eroi che raccontano quanto sia dura vita con i loro figli disabili, di quanto siano soli, di come gestiscano con forza e sacrificio questa sfortuna che il destino gli ha riservato.
Questo atteggiamento mi crea una sensazione di fastidio.
Non una parola su come la vita possa essere arricchita da un figlio diverso, non una parola sul trauma di un bambino, sulle conseguenze che avrà su di lui l'abbandono. L'autismo non è una disgrazia, è una difficoltà, a volte grave, ma non può essere una giustificazione per un gesto del genere. Piuttosto la famiglia può essere inadeguata e non è un'infamia dirlo.
Voi cosa ne pensate?
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Commenti
Non credo che per i miei genitori sia sempre facile avere a che fare con me, ma sono orgogliosi di me, dei miei progressi, dei miei punti di forza e accettano i miei indubbi punti di debolezza. Mi rendo conto che probabilmente non sono il figlio che avrebbero desiderato (Nessuno dice: "Vorrei un figlio auristico"), ma un conto è una proiezione, un conto la realtà. (Insomma, se vuoi cicciobello é meglio non fare figli).
Jo
E poi sarebbe ora che lo Stato si rimboccasse le maniche e lavorasse onestamente per una volta tramite i suoi privilegiati funzionari con la poltrona assicurata!
Probabilmente non sei il figlio che si aspettavano, ma sei molto di più. Io sarei felice se fossi mio figlio. Fai dei ragionamenti molti maturi e molto bene articolati. Penso che tu li abbia piacevolmente sorpresi e non ti sto lisciando.
Il centrare il problema sui genitori e non sul figlio.
Sarà che il mio unico obiettivo è mio figlio, non mi interessa quanto può essere difficile, mi stressa che lui non possa farcela e che io non abbia più la forza per intervenire.
Il centro non sono io, è lui. E quando mi dicono "siete dei genitori splendidi", sottinteso " vi sacrificate e affrontate la sfortuna" mi viene da mandarli a quel paese e rispondere che la mia unica sfortuna è incontrare persone che si complimentano per il mio coraggio.
Dici quello che non ti sta bene ma non dici per quale alternativa non approvi la scelta di quei genitori disperati.
Vuoi forse dire che se il destino gli ha riservato questa difficoltà devono incassare e basta?
Provo fastidio, per il codazzo di genitori con figli disabili che a seguito della notizia, hanno celebrato il loro ruolo, mettendosi quasi in contrapposizione con la famiglia del bambino, parlando della loro fatica e fingendo di comprendere la famiglia, perché anche loro soffrono, ma al contrario di questi, ce la fanno.
Il tutto incentrato su sé stessi. Non su chi vive la condizione. Non so se sono riuscita a spiegarmi.
Una notizia triste di difficile gestione (non il ragazzo sia chiaro, ma a livello burocratico) ma a causa della sua (dis)informazione investirà in altro stigma e pregiudizi sullo spettro, "sindrome della crocerossina" versione genitori compreso. (E quindi si spiegherebbe perche si parla tanto di genitori "eroi", che alla fine fanno solo quello che dovrebbe fare chiunque genitore dotato di amore e buon senso, e che sotto a queste belle parole si trova solo indifferenza e un certo disgusto)
Alla faccia del tanto sbandierato aiuto per i più deboli.
Postilla: il "caso Bibbiano" prevedo farà danni a cascata sul sistema di assistenza sociale. Il rischio, tutt'altro che remoto, è che si butti via un trentennio di esperienza largamente positiva nella gestione dell'affido temporaneo, in ossequio al concetto che "sbaglia uno, allora tutto il sistema è marcio".
Mi aspetto tagli significativi e chiusura di servizi collegati, nei prossimi tempi.
Una disabilità grave (qualsiasi sia il problema a monte) può eccome essere una disgrazia, soprattutto quando i genitori non hanno gli strumenti né gli aiuti necessari per far fronte all'immensa fatica che questo comporta.
Dire che queste sono solo "difficoltà" che possono essere anche gravi mi pare scusami, riduzionistico.
Ma questo errore è proprio causato da questo concetto così allargato di spettro che purtroppo va proprio a scapito di chi vive l'autismo nelle sue sfaccettature più serie e invalidanti.
Io ho esperienza di lavoro con la disabilità tutta e credo che la fatica di star dietro ad un grave autistico non sia paragonabile a nessun"altra.
Non si tratta di dover occuparsi di un figlio solo "diverso" o con delle difficoltà che magari con la crescita imparerà a compensare né tantomeno di un figlio solo complicato.
Sono situazioni che non ti permettono più di condurre una vita normale o anche solo di riuscire ad avere il tempo e lo spazio per occuparsi di se stessi o degli altri componenti della famiglia.
Se non è devastante questo per un essere umano io non so cos'altro possa esserlo.
Poi anche l'autismo grave ora come ora è perfortuna trattabile e si può almeno cercare di arginare i comportamenti più problematici. Io ho visto ragazzini e adulti anni fa , mai terapizzati (se non con psicofarmaci) che davvero mi domandavo come avrebbero mai fatto i genitori senza dei grandi aiuti a gestire la situazione senza ammalarsi.
Di questa vicenda non sappiamo nulla (anche se immagino che per arrivare a questo punto i problemi del ragazzino non siano certi lievi) e sull'intento dei media non mi pronuncio.
Ma giudicare genitori che non ce la fanno io lo trovo mostruoso.
Dal punto di vista del bambino/ragazzo che vive questa condizione è certo terribile ma credo lo sia a prescindere anche vivere con genitori devastati che non possono capirti né aiutarti.
In alcune situazioni la comunità può essere una salvezza per tutti.
Sui genitori "eroi" o meno. Dipende dalla disabilità di cui parliamo e dipende da quali risorse quella famiglia ha perché anche questo fa la differenza.
Avere denaro o parenti vicini cambia tantissimo ad esempio. Spesso è anche una discriminante per mettere al mondo o meno un bambino con una malattia genetica conosciuta ad ex.
Quanti genitori decidono per l"aborto terapeutico in questi casi perché sanno di non avere le risorse personali e ambientali per garantirgli una vita dignitosa? Non si tratta molte volte di non amare il proprio figlio, perfetto o imperfetto che sia, secondo me, siamo tutti esseri umani con i nostri limiti e i supereroi vivono solo nei cartoni.
Mancano gli approfondimenti, o meglio la delicatezza necessaria per riportare una notizia del genere, senza che sia fuorviante.
Ed ecco che scatta immediatamente l'equazione autismo/disgrazia, bimbo autistico peso, problema da risolvere per migliore il benessere delle famiglie e non del soggetto in questione. Questa visione dell'autismo stride e va contro tutto il lavoro che si fa per aumentare la consapevolezza, l'accettazione e l'inclusione.
Grazie @amanita, meglio di una terapista, ora ho capito perché mi urta tanto questa storia.
Il confronto con voi è molto stimolante.
Pienamente d’accordo in ogni parola, hai espresso perfettamente ciò che penso anch’io.
Non sono neanche sicuro che serva davvero divulgare su misura per quei genitori che ragionano solo a paura.
È irrilevante la motivazione alla base.
Che sia autismo, schizzofrenia, cerebrolesione o altra patologia mentale cambia nulla.
Esistono autistici gravi che sono gestibili e persone affette da altre condizioni considerate meno gravi che creano difficoltà enormi alle famiglie.
Che ci sia l"equazione autistico/disgrazia è verissimo ma è normale visto che per decenni questa etichetta è stata utilizzata solo nei casi di compromissione seria. Tu dici che deve cambiare la mentalità ma non lo si può fare a scapito delle famiglie che si ritrovano ad affrontare problemi ben diversi con i propri figli e meritano tutta la comprensione e il rispetto per il carico pesante che devono affrontare.
Io ho una cugina che ha un figlio con una piccola cerebrolesione. Perfortuna non ha nessuna disabilità conseguente se non un po di impaccio motorio davvero irrilevante. Se si utilizzasse per lui il termine "cerebroleso" non sarebbe scorretto perché questo è ma di fatto disabile non è (anzi) eppure potrebbe essere chiamato così esattamente come un banbino che a causa di questo ha tutta una serie di compromissioni.
Se lei presentasse suo figlio in questo modo è ovvio che la gente penserebbe ad una disgrazia no? Se un domani per ipotesi assurda si scoprisse che molte persone con varie difficoltà hanno in realtà una piccola celebrolesione i celebrolesi diventerebbero tantissimi e si cadrebbe nell'errore di pensare che allora questa cosa non è poi così grave perché cel'hanno in molti ma questo non vuol dire che una celebrolesione non può renderti un vegetale.
Con l"autismo mi pare la stessa cosa francamente.
Ora è come se si fosse spostato completamente il significato verso situazioni decisamente più lievi visto che l"autismo grave continua a rimanere un disturbo più raro e la grande incidenza di casi è ovviamente frutto della crescita di diagnosi di alto funzionamento ma non è che l'autistico gravemente disabile non esiste più.
E in queste situazioni va riconosciuto che non si tratta di accettare una diversità o delle difficoltà che si possono affrontare con tanta terapia e amore, al pari di un piccolo asperger ad ex.
Bisogna considerare che per quanto si sia allargato il concetto, e indubbiamente esistono autistici non disabili (esattamente come nell'esempio della cerebrolesione) esistono ancora gli austici per come si intendevano vent'anni fa e ne esisteranno sempre.
Forse sarebbe più giusto parlare di handicap a questo punto e non di autismo perché francamente il bisogno di etichettare comportamenti fuori norma (che non perforza danno disabilità di qualche tipo) in questo momento storico mi pare più un problema della società che della persona stessa.
Ha più a che fare con il concetto comune di normalità e diversità che la società impone e meno con la presenza più o meno marcata di una disabilità permanente.
Detto questo ovviamente bisogna lavorare per l'accettazione delle diversità tutte, sono daccordo, ma credo francamente che questo spettro comune non sia utile né identitario e crei solo confusione.
Confusione che non giova a nessuno alla fine perché si allarga lo spettro e si mettono dentro persone di tutti i tipi e con vari tipi di problemi poi però quando si sente che uno di questi è uscito dalla condizione o ha preso una laurea con la comunicazione facilitata e non corrisponde più allo stereotipo le associazioni insorgono affermando che sicuramente la diagnosi è sbagliata e di non alimentare false illusioni perché l'autismo è un'altra cosa.
Ecco. È proprio questo a generare tutta la confusione e questa discussione mi sembra proprio emblematica.
scusa ma la confusione la ingenerano punti di vista come quelli che hai espresso.
Per capirlo basta vedere la situazione con i bambini sempre più etichettati per ogni problema, effetto di una società sempre meno tollerante verso chi per vari motivi non rispetta i canoni.
Di contro sono certa che un problema come la dislessia in africa non rappresenterebbe una disabilità per nessuno visto che non esiste pressione sociale sui bambini e se imparano a leggere a 12 anni anziché a 7 nessuno se ne preoccupa.
Il concetto di disabilità quindi è in molti casi opinabile e legato al contesto.
Ovviamente non metto in dubbio che i così detti lievi o alto funzionamento debbano essere supportati. Ho un figlio nd e le vedo benissimo le differenze con gli altri che imparano in maniera innata cose che per lui sono difficili.
Però permettimi di dirti una cosa: il concetto di spettro unitario per quanto possa portare vantaggi a tutti è una forzatura sempre più evidente tanto da non essere più nemmeno credibile.
E come si può fare informazione corretta se nemmeno parliamo di problematiche che sono comuni?
Francamente per me non regge più la questione dei sintomi uguali per tutti solo di intensità diverse se poi ci metti bambini che a parte le difficoltà a relazionarsi con i pari non hanno nient'altro in comune con il resto della grande famiglia autismo.
Più si allargano i criteri e meno il tutto diventa credibile e questo non porta affatto dei vantaggi.
È vero. L'autismo è una disabilità, sono daccordo. Ma se così è allora che si usi questa etichetta per le persone veramente disabili e non ci si scandalizzi difronte ad una famiglia che vede l'autismo come una disgrazia però.
Sono certa si possa fare molto anche per l'autismo più grave ma sono altrettanto certa che queste situazioni siano poco modificabili per la natura stessa delle problematiche che purtroppo bloccano lo sviluppo psichico.
E se vuoi la vera differenza sta proprio li e non nelle abilità o nel funzionamento cognitivo più o meno diverso e/o deficitario.
Infine non credo che sia il mio punto di vista a generare confusione.. Che ci sia qualcosa che non quadra credo che ormai molti genitori come me l'abbiano capito e riconoscere ciò non toglie dignità alle problematiche degli adulti o bambini che hanno delle difficoltà e anzi dovrebbe farci riflettere tutti un po di più, perché se lo scopo è davvero quello di cambiare la mentalità su questo tipo di difficoltà dovremo chiederci se è davvero questa la giusta maniera.
Riflettere su questo credo sia importante e vitale soprattutto per le famiglie che fino a prova contraria sono le figure più importanti in queste situazioni e vanno messe in condizione di guardare ai problemi per ciò che veramente sono, cosa che allo stato attuale, credimi non succede e proprio a causa di questa confusione diagnostica che fa comodo a molti indubbiamente ma ha purtroppo anche i suoi effetti devastanti che nessuno vuole mettere in discussione quando invece da discutere a mio avviso ci sarebbe moltissimo.
Non si possono associare queste problematiche che sono diverse. Non ha senso!
Certo che un lieve può essere multiproblematico ma NON ha comunque gli stessi problemi di una persona con una condizione profonda. Cambia tutto, la tipologia di supporto, la prognosi.. Ma come si fa a metterle insieme?
Ma nessuno si domanda quali ripercussioni ha questa cosa sulle famiglie? È questa la causa di informazioni non corrette secondo me.
Cosa che certo non dipende da nessuno di noi qui ma dal sistema diagnostico che come ho detto e ripetuto è troppo fallace per essere preso seriamente.