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Quello cui i nostri genitori non hanno (minimamente) fatto caso

TsukimiTsukimi Post: 3,827
modificato luglio 2014 in Diagnosi, criteri e strumenti
Vorrei chiedere a quelli che sono stati diagnosticati (o si sono autodiagnosticati) da adulti: quali sono i tratti ND che avevate da bambini e che non solo non hanno portato a una valutazione medica, ma cui nessuno ha mai davvero fatto caso?

Lo chiedo perché leggo di genitori allarmati perché il bambino agita le mani, o cammina sulle punte dei piedi.

Ora, io queste cose da piccola le facevo, ma nessuno ha mai pensato meritassero attenzione; del tipo, neppure porsi il problema; se sventolavo le mani quando ero sovraeccitata, il commento era: "Guarda come è contenta". E non è che ai miei non importasse di niente perché se es avevo un meltdown ci facevano caso eccome.

Però ci sono comportamenti che vengono facilmente ignorati, salvo diventare oggetto di preoccupazione quando sono accompagnati da una diagnosi. Per cui viene da chiedersi se la loro qualifica di problematicità sia oggettiva o sorga solo quando sono identificati come "sintomi".
"The Enlightened Take Things Lightly" - Principia Discordia
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Commenti

  • ablonerabloner Post: 296
    modificato gennaio 2012

    Ho iniziato a parlare un po' sui quattro anni, e, iniziamente con un vocabolario inventato da me. Non volevo essere abbracciato e coccolato, quando cadevo e mi facevo male non volevo essere consolato e respingevo i soccorsi. Mi portavo a letto dei rospi raccolti in giardino. Non so cosa ne pensassero i miei genitori perchè non glielo ho mai chiesto quando erano in vita. Ma a quei tempi non si sapeva niente.

    Alcune mie parole: acqua=apà, automobile=maiai, mare=Uh. Ero bulimico. Naturalmente queste cose mi sono state riferite. Salvo i rospi che me li ricordo

    Beh, ci facevano caso, ma di altri comportamenti non posso sapere. Inoltre non so quanto queste cose li preoccupassero o le considerassero solo delle bizzarrie quasi da riderci sopra un po', anche per esorcizzarle. E poi se ci sono delle anomalie si tende a nasconderle (anche adesso), finchè non comincia la scuola.

     

    Io non voglio abitare il mondo umano sotto mentite spoglie. Janet Frame
  • TsukimiTsukimi Post: 3,827
    Mi portavo a letto dei rospi raccolti in giardino.
    Che carini!
    "The Enlightened Take Things Lightly" - Principia Discordia
  • ablonerabloner Post: 296

    I genitori, se voglione bene ai loro bambini, notano le cose, "fanno caso", ma non capiscono e volgono al pittoresco. Ho ripescato un libro per bambini scritto da mia madre, dove mi ritrae col mio vocabolario incomprensibile, il mio amore per gli animali (i rospi del giardino erano per me i soli accessibili, non avevamo gatti o cani), e il mio starmene da parte. "Tutte le cose (hanno) due facce, una luminosa, e una oscura". Abituatevi a vedere il lato bello e chiaro e quando incontrate il lato oscuro, "pensate alla luce dall'altra parte". Diceva lei. La luce, in questo caso erano il mio mutismo e il mio "stare da parte". Il lato oscuro quando facevo qualche bizza per ragioni incomprese. Quando mia madre scriveva  queste cose, Io, che ho letto solo di recente questo libro, stavo lasciando la casa dove non sopportavo di vivere.

      

    Io non voglio abitare il mondo umano sotto mentite spoglie. Janet Frame
  • marielmariel Post: 1,551

    Non volevo essere abbracciato e coccolato, quando cadevo e mi facevo male non volevo essere consolato e respingevo i soccorsi. 

     

    Perchè?
  • ablonerabloner Post: 296
    modificato gennaio 2012
    Non volevo essere abbracciato: è del tutto in linea con l'autismo. Percepivo queste effusioni come intrusioni nella mia bolla. Mia madre ha anche scritto che la fraulein pretendeva che prima di andare a dormire baciassi mio padre, cosa che io non volevo fare "per via della sua faccia ispida della barba di un giorno", Che fosse un altro problema non poteva passarle per la testa. 
    Io non voglio abitare il mondo umano sotto mentite spoglie. Janet Frame
  • Non mi piaceva essere abbracciata,  in 1a elementare me ne stavo in disparte a giocare con pezzi di mattone sotto le piante nel cortile della scuola anziché correre sotto il sole, preferivo le ore di lezione all'intervallo (la maestra di 2a elementare scrisse nella pagella che ero "saggia"), non sopportavo le etichette dei vestiti, odiavo le spiagge di ghiaia e di scogli, avevo una grande passione per matite e pennarelli ma difficilmente finivo un disegno iniziato e trovavo più divertente costruire portapenne coi rotoli di carta igienica per metterli in ordine (mia mamma me ne aveva fatto uno bellissimo), più o meno dai 5 ai 7 anni dovevo assolutamente leggere un Barbapapà a sera se no non dormivo, ricordo ancora i miei preferiti (purtroppo persi dopo essere stati aggiustati con molto scotch...) quello in cui Barbapapà salvava tutti al lunapark trasformandosi in rotaia delle montagne russe e quello dove i due soliti cattivi rapivano Barbabravo, lo drogavano e nascondevano dentro una custodia di violoncello :D
    Poi altri problemi più seri come una disfunzione al pancreas che nessuno sapeva a cosa fosse dovuta, coliti e disturbi vari all'intestino. Me ne verranno in mente altre...
  • ah si me ne è venuta in mente un'altra, avevo una fissa che però credo sia stata utile ed educativa... avevo un libretto intitolato "non ho voglia" che avrò letto un migliaio di volte dove c'era un bambino che ripeteva sempre non ho voglia di lavarmi i denti ma se non lo faccio divento un... non mi ricordo bene ma era un animale e così via per tutte le cose ogni volta diventava qualcos'altro. Credo di averci creduto veramente tant'è che ho imparato bene a far tutte le cose di igiene personale.
  • Precisazione... sono andata forse fuori tema perché il post era a cosa i nostri genitori non hanno fatto caso e il fatto che stavo male se ne erano accorti eccome, diciamo che quello era più a cosa non hanno fatto caso i dottori per capire perché stavo male. Ma comunque all'epoca almeno qui in Italia non se ne sapeva molto e anche la mia psicologa ha detto che è stato meglio così perché una diagnosi all'epoca mi avrebbe causato più danno che aiuto.
  • TsukimiTsukimi Post: 3,827
    @amparia ero piuttosto simile alle elementari... però in quel caso i miei problemi erano notati eccome.
    "The Enlightened Take Things Lightly" - Principia Discordia
  • Premetto che non voglio colpevolizzare nessuno e tuttosommato sono
    contenta di come sono andate le cose però in effetti anch'io li avrei un
    po' notati. Credo che sia successo che son passati inosservati per una
    serie di concause e un po' anche per il fatto che cmq a scuola andavo
    bene e che compensavo in molti altri modi forse. E poi con uno o due
    compagni per volta riuscivo anche a socializzare abbastanza il
    problema era quando si era in gruppo, nei giochi di squadra, ore di
    ginnastica o nei classici gruppetti che si formavano durante
    l'intervallo.



  • ablonerabloner Post: 296

    Mah, io a scuola andavo male. Arrivato a questo punto sono un po' più in grado di valutare le cose. Quanto e in che misura i miei genitori si interessarono ai miei risultati scolastici? e all'andamento della mia vita in generale? Non lo saprò mai esattamente perché mai ho potuto parlare con loro francamente, Non mi avrebbero mai detto quello che hanno fatto e come mi vedevano.Non ho lettere loro in cui si parli di me. Alcune cose le ho scoperte solo di recente, ma sono una picccola parte della storia. Ed è come se messomi in tarda età a decifrare la mia vita, scoprissi ogni tanto qualche piccolo tassello della storia. E' importante da ultimo vederci appena un po' più più chiaro. Per me è importante, è come se essendo entrato in una caverna sotterranea cominciassi un po' per volta a vederci nel buio, "Quel che resta del giorno" è meglio per me viverlo in maggiore chiarezza.

    Se si vuol trarre una considerazione di qualche interesse anche per altri, e meglio sapere come va o è andata la vita, anche se si è adulti. Meglio prima che mai, almeno per me.

     

    Io non voglio abitare il mondo umano sotto mentite spoglie. Janet Frame
  • anch'io camminavo sulle punte dei piedi fin quando ho dovuto smettere, creava dei problemi alla schiena.
    cose bizzarre nn posso sapere solo ora posso capirlo xke so ke lo sono! quella volta per me erano cose nuove e mi stimolavano sia la fantasia ke la percezione della vita.per capirsi bisogna conoscere bene gli altri per poi confrontarsi e quello ke ho fatto. poi la tv mi ha dato molto io la considero "una insegnate di simulazione di vite" dove posso imedisimarmi e capire molto di piu e facillmente tutto il mondo al di fuori del mio.  
  • Me ne uscivo la mattina a raccogliere ragni e tornavo la sera.
    Tanto per dirne una... Non hanno mai pensato che fosse strano... Credo. O forse l'hanno pensato, ma dato che ero intelligente per loro era impossibile che io avessi bisogno di aiuto. Anche quando poi sono accadute cose abbastanza strane tanto che altri genitori mi avrebbero mandata da uno strizzacervelli.
    Backend developer ~ Asperger ~ ex tutor ABA
    You split the sea so I could walk right through it
  • Andato46Andato46 Post: 5,160
    Siccome non ho voglia di studiare (anche se devo) ripesco un po' di vecchi thread per passare il tempo.

    Allora, le mie stranezze da bimba sono pure state notate, ma non hanno mai pensato che forse c'era un motivo. A parte il camminare sulle punte, il fatto di non sopportare nulla sulla pelle e l'essere assolutamente imbranata, la cosa più bizzarra che mi raccontano e che non volessi assolutamente toccare la sabbia. Mai. Anche alle elementari mia mamma doveva riprendermi dall'acqua e portarmi sull'asciugamano, in modo che io non toccassi neanche per un momento quell'orribile polveraccia.

    A scuola, ma penso che invece questo non sia mai stato notato, anch'io preferivo di gran lunga le lezioni alla ricreazione. Ricordo che mi sentivo spesso in disparte e non avevo idea di come socializzare. Che incubo...

    A leggere e scrivere ho imparato presto, anche la matematica ho iniziato a farla prima delle elementari (ma non mi sono mai messa a moltiplicare numeri a 4 cifre a mente!!!), ma quello veniva ovviamente esaltato.

    A volte penso che mia mamma alcune cose se le sarebbe dovute chiedere, ma sospetto fortemente che anche mia mamma sia nello spettro, per cui forse alcune cose (la sfera sociale intendo) non la notasse perché in fondo anche lei è un po' così, quindi può non esserle sembrato strano. E io credo di non aver mai accennato a casa il fatto che mi sentissi isolata a scuola.
  • anankeananke Post: 1,585
    Io non sono diagnosticata e non so come collocarmi rispetto all'Asperger, però posso dire che da piccola ero considerata "particolare" pur non facendo nulla di nettamente strano.
    Poi bisognerebbe spiegare meglio il senso del termine "particolare" ma non saprei coglierlo nello specifico.
    Non saprei riportare episodi specifici, perchè non ho consapevolezza del perchè e del percome alcuni avessero sviluppato questo sguardo su di me. Ricordo con precisione solo un fatto: i primi due anni delle elementari li passai da sola non unendomi agli altri durante le ricreazioni e questo senza chiedermi nè sapere il perchè. Poi in modo del tutto spontaneo mi integrai. A scuola poi ero del tipo classico "è intelligente, può fare di più ma si perde costantemente nelle nuvole"
    In generale la sensazione che avevo e ho continuato ad avere per un (bel) pò anche in seguito è che io e gli altri viaggiassimo su due binari paralleli che pur in modo diverso riuscivano a trovare un modo per comunicare. Poi tante sfumature mi sfuggono, e non saprei dire altro:)
  • MeiMei Post: 548
    Lo chiedo perché leggo di genitori allarmati perché il bambino agita le mani, o cammina sulle punte dei piedi.

    Ora, io queste cose da piccola le facevo, ma nessuno ha mai pensato meritassero attenzione; del tipo, neppure porsi il problema; se sventolavo le mani quando ero sovraeccitata, il commento era: "Guarda come è contenta". E non è che ai miei non importasse di niente perché se es avevo un meltdown ci facevano caso eccome.

    Però ci sono comportamenti che vengono facilmente ignorati, salvo diventare oggetto di preoccupazione quando sono accompagnati da una diagnosi. Per cui viene da chiedersi se la loro qualifica di problematicità sia oggettiva o sorga solo quando sono identificati come "sintomi".
    Hai ragione @Tsukimi. Mantenersi in equilibrio quando si ha una diagnosi in mano è molto ma molto difficile. Mi ricordo che uno dei primi questionari che compilai quando fu diagnosticato mio figlio la prima volta conteneva tra le varie risposte "digrigna i denti" e io risposi "no". Manco a dirlo, iniziò una settimana dopo. Quel digrignare i denti mi rimase fortemente impresso, con tutto che io soffro di bruxismo e sono stata anche operata per questo, sono a conoscenza delle possibili origini organiche del bruxismo, ma in quel momento la diagnosi la vinceva su tutte e rendeva il bruxismo un campanello d'allarme. Mio figlio non bruxa più di giorno, qualche volta di rado di notte, quindi la causa organica è tutta da verificare ma quella 'autistica', per così dire, è scomparsa. Però l'attenzione ce l'ho avuta.
  • rosarosa Post: 452
    modificato giugno 2013
    Lo chiedo perché leggo di genitori allarmati perché il bambino agita le mani, o cammina sulle punte dei piedi.

    Però ci sono comportamenti che vengono facilmente ignorati, salvo diventare oggetto di preoccupazione quando sono accompagnati da una diagnosi. Per cui viene da chiedersi se la loro qualifica di problematicità sia oggettiva o sorga solo quando sono identificati come "sintomi".


    Per rispondere alla tua domanda penso che prima di avere una diagnosi non si fa caso a certi comportamenti, poi quando arriva una diagnosi dicono 'ah ecco perché faceva così' , ma se le stesse cose le fa un bambino 'normale' nessuno dice niente.

    I miei genitori hanno notato tutte le mie stranezze da bambina e da
    adolescente... ma siccome mio padre era molto simile a me si concludeva
    con un 'ha preso tutto dal padre'. Mia mamma ha tentato di portarmi da
    uno psicologo da bambina, avrò avuto sui 10 anni, ma poi ha desistito
    perché diceva che io non volevo collaborare, stavo zitta e non dicevo
    niente... a quei tempi pure lo psicologo ha detto che era inutile
    portarmi, nessuno ha mai pensato di fare indagini, altrimenti forse
    avrei ricevuto qualche straccio di diagnosi. Ai tempi l'autismo vero e
    proprio forse veniva riconosciuto, mentre un AS no.
    Ho moltissimi ricordi di cose strane che facevo, e che oggi riporto tutte nel quadro autistico.
  • cameliacamelia Post: 3,517
    Io nn ho una diagnosi ufficiale, ma ricordo di aver camminato sulle punte dei piedi fino agli otto anni e anche oltre, e tutti li a dirmi come mettere il piede correttamente,,,che frustrazione; ricordo poi che mi rifiutavo di fare qualsiasi gioco con la palla, perché per me era impossibile riuscire a prenderla al volo per poi passarla, in gruppo poi era (direi che è tutt'ora cosi) un'utopia...Nessuno però ha mai considerato questi comportamenti degni di un'attenzione specialistica...


  • AdalgisaAdalgisa Post: 1,793
    Alle scuole elementari ero molto timida eppure ero molto considerata, i miei temi erano letti anche nelle altre classi e i miei compagni mi volevano bene, ricordo con tenerezza che una volta mi assenti da scuola per quasi una settimana perché avevo la febbre...a ora di pranzo mamma mi riferì che aveva chiamato a casa un mio amichetto di classe in lacrime perché sentiva la mia mancanza...visto che ero considerata mia mamma non faceva caso piu di tanto alle mie piccole stranezze e al fatto che non parlavo tanto con gli altri....come ho scritto in un altro post, ho ricordi dolcissimi della mia infanzia, il periodo negativo e iniziato dai 13 14 anni....
    E' vero se è vero che è vero che.. che mi fa impazzire se penso che le cose che ho toccato insieme a te debbano svanire...dimmi che non è, dimmi che non è tutta un'illusione...un'illusione"
  • fattore_afattore_a Post: 2,337
    modificato giugno 2014
    Col senno di poi e senza alcun parere medico ricevuto, trovo strano che questi segni non abbiano fatto venire domande (che io sappia):
    - mettersi a piangere quando un estraneo entrava in stanza (fino a 4, 5 anni);
    - mettermi a piangere all'asilo quando coloravo con i pennelli (5 anni);
    - andare a nascondermi se qualcuno veniva a casa (fino a 10 anni fa, ora non viene nessuno per fortuna);
    - parlare "come una radio", fino a 6 o 7 anni e solo dentro casa;
    - tanti tic nervosi, sia movimenti che versi (dai 7 ai 10 anni);
    - problemini con la pipì, non di notte ma solo di giorno e a scuola (dai 6 ai 7 o 8 anni);
    - ogni tanto balbettare;
    - non voler uscire da casa da solo, a piedi o in bici (ancora oggi ci sono posti dove non vado);
    - rifiuto di parlare il dialetto, anche a scuola dove faceva parte del programma;
    - rifiuto di vedere e giocare con gli altri bambini (lasciavo i compagni a giugno e li rivedevo a settembre).

    Di queste cose non ne ho mai parlato a nessuno, neanche a casa e neanche ora; anche a scriverle qui mi imbarazzano. Non so se tutte siano attinenti e per questo le ho scritte.
  • yugenyugen Post: 1,888
    la risposta istintiva sarebbe "tutto, a parte il fatto che non ero come avrebbero desiderato".
    Pero' e' una risposta ingiusta, perche' fino all'adolescenza per loro ero fin troppo perfetta.
    Una cosa che mi ha colpito tanto quando ho chiesto ai miei genitori di compilare il Cast e' stato il fatto che della mia socialita' da bambina (ovvero della non socialita') non sapessero dire nulla.
    E io chiedevo: ma giocavo con qualcuno, avevo amichette o cose del genere?
    e loro: noo ma tu non avevi tempo, eri troppo impegnata a studiare...come se fosse la cosa piu' ovvia del mondo.
    Sono rimasta senza parole.
    Ludo
  • riotriot Post: 6,947
    Vorrei chiedere a quelli che sono stati diagnosticati (o si sono autodiagnosticati) da adulti: quali sono i tratti ND che avevate da bambini e che non solo non hanno portato a una valutazione medica, ma cui nessuno ha mai davvero fatto caso?

    ...

    Però ci sono comportamenti che vengono facilmente ignorati, salvo diventare oggetto di preoccupazione quando sono accompagnati da una diagnosi. Per cui viene da chiedersi se la loro qualifica di problematicità sia oggettiva o sorga solo quando sono identificati come "sintomi".
    Come autodiagnosticato da adulto devo dire che tutte le strategie adottate nel tempo per normalizzarmi correggono alcuni aspetti che pur avendo avuto notevole rilevanza durante l'infanzia, oggi non sono sicuramente oggetto di preoccupazione.

    Faccio solo due esempi che rientrano probabilmente come sintomi nella mancanza di empatia, nella difficoltà ad esprimere emozioni e nella mancanza di conoscenza di norme sociali.

    Primo: a 10 anni morì la nonna paterna. Non era la prima volta che affrontavo questa situazione avendo perso un anno prima anche il nonno materno. Quando i genitori portarono me e mia sorella maggiore di 2 anni a dare l'ultimo saluto alla nonna, io mi riempii la testa dei particolari del corpo (la pelle chiara, la posizione delle mani, il volto disteso ecc.), rimanendo del tutto indifferente pur avendola amata.
    E quando uscendo dalla stanza mia sorella ruppe in un pianto disperato, io l'apostrofai ad alta voce con: "ecco la solita stupida subito a piangere!"
    Nella gravità della situazione la cosa passò inosservata. Forse solo un parente mi guardò sorpreso.
    Pur avendo ricevuto la stessa educazione, io non piansi neanche nei giorni seguenti e il mio rapporto con la morte dei parenti è rimasto un problema nel capire che cosa veramente provo in quei momenti.

    L'altro episodio mi è stato riportato di recente da un compagno delle elementari rincontrato per caso. Mi si ricordava esattamente mentre io riconoscevo solo un volto familiare, e non sapevo collocarlo.
    Quindi gli chiedo appunto: "ma tu ti ricordi di me!?" E lui: "e certo! Tenevi sempre una mano in tasca e ti masturbavi in continuazione".
    Io rimasi esterefatto perché non mi risultava tale cosa, ma me l'ha confermata e dovetti prenderla per buona.

    Questi due episodi a cui nessun adulto ha mai fatto caso o su cui sia intervenuto parlandomene, sono aspetti di me che nel tempo ho più o meno coscientemente corretto.
    Rispetto alla morte razionalizzo il significato della perdita in termini affettivi e anche esistenziali, ma ancora difficilmente mi commuovo.

    Dunque non mi preoccupo più di fare tali figure, ma com'è possibile che siano state così facilmente ignorate? Si fa sempre uso dell'idea che "beh, ma sono bambini"?
  • Lycium_bLycium_b Post: 1,868
    modificato giugno 2014
    Anche io da bambina ero piena zeppa di sintomi (in parecchi casi molto simili a quelli che raccontano le mamme che scrivono su questo forum), ma nessuno li ha mai notati o riconosciuti ai fini della diagnosi. Il comportamento della famiglia e delle altre istituzioni (vedi scuola) è stato: questa ragazzina ha dei problemi, non è normale, è matta/stupida. Ma nessuno si proponeva di capire cosa avessi, l'importante era che rompessi le scatole il meno possibile, che non avessi bisogno di attenzione e che stessi passiva qualsiasi cosa accadesse. Quando per gravi motivi, smisi di stare zitta, anziché capire mi internarono in una clinica dove fu peraltro posta una diagnosi errata. Più di recente, durante l'adolescenza, nel migliore dei casi venivo comunque etichettata come "strana". Ma alla fine l'effetto è sempre stato emarginazione e mobbing quasi ovunque.
    Quando ho letto della facilità con cui oggi si pongono le diagnosi e dell'attenzione che le mamme e gli insegnanti prestano oggi ai bambini, mi sono sorpresa anche io, ma allo stesso tempo sono stata contenta perché tutto ciò significa che oggi fortunatamente si presta più attenzione di un tempo ai piccoli, li si segue di più ed inoltre certi disturbi che un tempo erano sconosciuti o semi sconosciuti (come l 'Asperger) oggi non sono più di così improbabile diagnosi.
    Ludo
  • Penso di aver avuto un po' il problema riscontrato da tutti a scuola.

    - I professori dicevano che ero strana e chiusa, che non mi capivano e non sapevano come prendermi. Dalla prima elementare fino alle superiori.
    - Avevo problemi di socializzazione, nel senso che avevo pochi amici/amiche e spesso, con quelle che avevo, finiva in tragedia - soprattutto le donne: quando mi facevano qualcosa che non mi piaceva, le trattavo così freddamente sputtanando (passatemi il termine) tutti i loro truschini che ho fatto piangere diverse mie ex amiche.
    - Avevo grossi problemi a relazionarmi fisicamente agli altri, soprattutto ai maschi, quando tutte le mie compagne sembrava coltivassero uomini nel giardino di casa.
    - A volte mi fissavo talmente tanto su qualcosa che andavo a cercarmi informazioni varie ed eventuali, anche se avevo un'età davvero piccola (soprattutto cose scientifiche).
    - A tre anni mia madre sostiene che, guardando le scatolette dei medicinali, sapessi ricollegarle alla pubblicità della tv. In realtà ora mi chiedo se fossero le immagini o avessi imparato vagamente a leggere il nome del farmaco (tipo Moment).
    - In terza elementare ho avuto un momento di deficit di scrittura, nonchè avevo vuoti su come si scrivevano normalmente le lettere, per cui finivo per scrivere al contrario (da dx a sx, invece che da sx a dx).

    E poi non so. I miei non si sono mai preoccupati, e neanche io fondamentalmente, fino a qualche anno fa.

  • SheldonSheldon Post: 626
    Bambini che hanno le mie stesse particolarità vengono ora segnalati allo psicologo, mentre quando ero piccolo io a certe cose non si faceva caso. Ero comunque un bambino estremamente intelligente e precoce: a 3 anni leggevo bene e parlavo un italiano perfetto, a scuola ero bravissimo (e odiato dalle maestre che correggevo continuamente) ma totalmente incapace di socializzare. I miei giochi preferiti erano le costruzioni, comprese vere e proprie città di terra che realizzavo dopo aver scoperto il funzionamento del cemento armato con fango e stuzzicadenti. Avevo anche una vera fissa per le strade, i fiumi, soprattutto i canali e le ferrovie, e progettavo di tutto, da circuiti automobilistici a centri fieristici, da città a teatri, da macchine a scuole. Durante l'età dei "perché?", invece di chiederli a voce andavo direttamente a leggere l'enciclopedia, ma ero ancora talmente piccolo che i volumi dovevano prendermeli mio padre o mio nonno. Stranamente, non ho mai sviluppato un interesse particolare per le materie scientifiche: mi incuriosiscono, ma non mi sono mai applicato nella matematica o nella fisica... una sorta di rifiuto che mi ha fatto preferire la letteratura italiana, le lingue antiche, la storia, la geografia (ho fatto il classico) e soprattutto le scienze umane (sono laureato in scienze politiche). Comunque, di sport di squadra non se ne parlava: ero (e in parte sono) totalmente privo di agonismo e incline a colpevolizzarmi da solo di ogni cattivo risultato, oltre che goffo. Idem, nessuna voglia di giocare con i coetanei: se andavo a casa di qualche compagno a fare i compiti, li finivo molto prima di lui e poi passavo il tempo a giocare da solo con i suoi giochi o a parlare dei massimi sistemi con i suoi genitori o nonni. Poi, so dai miei genitori che da piccolo avevo problemi di colite, di insonnia, di estrema irritabilità (forse avevo 6 anni quando mi hanno portato la prima volta a cena fuori, ma niente fumo, niente musica alta...), tutte cose riconducibili a qualche disturbo psicologico. Facilmente diventavo triste: bastava che vedessi un documentario sull'effetto serra o sulla deforestazione, o che incontrassi una persona anziana sola e sofferente, che non dormivo per giorni. Poi, forse potrei continuare... e più esperienze leggo in questo forum, più capisco che molte mie "stranezze" sono comuni a molti aspie.
    Quanto ai miei genitori, probabilmente hanno pensato di crescere un figlio quasi perfetto: mai nessuna preoccupazione, bravo, tranquillo... ma non hanno mai visto (non per loro colpa, anche perché i genitori sono gli ultimi a vedere i problemi dei figli) il mondo che si nascondeva dentro di lui.
    Ludo
  • DoorDoor Post: 648
    modificato giugno 2014
    trovo strano che questi segni non abbiano fatto venire domande:- andare a nascondermi se qualcuno veniva a casa - parlare "come una radio"- rifiuto di vedere e giocare con gli altri bambini (lasciavo i compagni a giugno e li rivedevo a settembre).
    Pur avendo ricevuto la stessa educazione, io non piansi neanche nei giorni seguenti e il mio rapporto con la morte dei parenti è rimasto un problema nel capire che cosa veramente provo in quei momenti.
    Queste cose mi succedevano e succedono ancora.

    Io ero una bambina fredda. Troppo fredda.
    Il mio sistema limbico è crashato.
  • Andato_SimAndato_Sim Post: 2,046
    Non hanno minimamente fatto caso a ME.
    (ma io non ho lasciato molto loro fare caso, è colpa mia).
    Ciao. Grazie. Simone
    Tutto ciò IO penso (e scrivo).
  • aspirinaaspirina Post: 3,054
    Non hanno minimamente fatto caso a ME.
    (ma io non ho lasciato molto loro fare caso, è colpa mia).
    Ciao. Grazie. Simone
    Un bambino non ha MAI colpa dell'incuria e dell'indifferenza dei genitori, Simone.
    Un bambino impara a prendere le distanze quando sa che i suoi richiami non saranno mai notati e/o soddisfatti.
    Un bambino impara a dire "è colpa mia" perché non può dire "loro sono stati sordi e ciechi".
    Perché è troppo doloroso dire "è stata colpa loro".
    Poi il bambino cresce, e capisce che non è stata colpa sua e nemmeno colpa loro, e non va più nemmeno a cercare la colpa e la causa. Prende  quello che gli è stato dato e lo accetta.
    E allora comincia a vivere.
    Ma ci vuole tempo, tanto tempo. E lavoro su di sé, e ostinazione, e pensiero-non giudicante.
    Io ho trent'anni più di te e ci sto ancora lavorando.....

    un abbraccio a tutti, sono troppo stanca e  non ce la faccio ad argomentare meglio di così, ma vorrei solo dire un'altra cosa: il perdono non c'entra. 
    E' solo questione di far pace col passato
    ciao 
    Aspirina

    Alla fin fine, amici, ecco la verità: è tutta una supercazzola
  • Andato_SimAndato_Sim Post: 2,046
    modificato giugno 2014
    Prende  quello che gli è stato dato e lo accetta.
    Difficile, ciò. Moltissimo difficile.
    Ciao. Grazie. Simone
    Tutto ciò IO penso (e scrivo).
  • Lycium_bLycium_b Post: 1,868
    Un bambino non ha MAI colpa dell'incuria e
    dell'indifferenza dei genitori, Simone.
    Sono completamente d'accordo.
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