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Quello cui i nostri genitori non hanno (minimamente) fatto caso

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Commenti

  • Andato_SimAndato_Sim Post: 2,046
    modificato giugno 2014
    @aspirina @tenzin (io avevo il cibo e i vestiti puliti MA loro non hanno mai pensato che io pensavo a tutto ciò che dicevano e pensavo accadesse tutto ciò che dicevano esattamente come lo dicevano e quindi rimanevo infinitamente colpito, e non hanno mai pensato che facevo molta fatica con gli altri, così tanta fatica, così tanta...e che non amavo abbracci anche se io qualche volta avrei voluto rifugiarmi. MA io non dicevo loro nulla. E allora è per ciò che dico che è colpa mia. Ciao. Grazie. Simone)
    Tutto ciò IO penso (e scrivo).
  • SheldonSheldon Post: 626
    Simone, non è colpa tua. Tu sei così, noi siamo così: non riusciamo a dire, a far capire... e vorremmo che tutto fosse automaticamente chiaro. Così come non è colpa loro: a volte non si sono accorti dei nostri problemi, a volte hanno fatto finta di non vederli per non colpevolizzarsi, e molto semplicemente fino a qualche anno fa l'attenzione a certi disturbi della personalità era pressoché inesistente. Però, con un po' di sforzo da parte nostra e un po' di sforzo da parte loro, si risolve...  :)
  • ena_6ena_6 Post: 91
    del tipo, neppure porsi il problema; se sventolavo le mani quando ero sovraeccitata, il commento era: "Guarda come è contenta".
    Anche i miei dicevano così!
    Altre cose:
    camminavo sulla punta dei piedi, ma mi è stato detto per un problema fisico (un tendine cresceva più lentamente dell'altro);
    difficoltà a distinguere destra e sinistra, a leggere gli orologi, a tagliare, allacciare, abbottonare: pigrizia, capricci, insomma tutto normale;
    isolamento, scarse capacità relazionali: timidezza, quindi normale;
    ipersensibilità ai rumori: è solo più sensibile degli altri, può capitare, è una cosa normale!;
    ipersensibilità a gusti/odori: è schizzinosa/fa i capricci;
    resistenza al contatto fisico: è timida/ "avara di baci";
    camminare in tondo: è nervosa;
    reazioni fisiche eccessive se stuzzicata: non sa controllarsi, è normale e cambierà crescendo;
    tic nervosi: è colpa di frangia/stress/lo fa apposta;
    crisi per cambi di routine/ sbagli/ difficoltà a cambiamenti/ attaccamento a oggetti inanimati: sono solo capricci
    pipì durante il giorno, in situazioni sociali: vuol restare bambina (questo mi faceva arrabbiare da matti)/ problemi fisici (poi esclusi)
    bruxismo notturno: mai preso troppo in considerazione
    Io non sono diagnosticata, ma questi sono i sintomi che ho rilevato
    “Improvvisa, adattati e vinci la sfida” - anonimo “Il calabrone ha un peso tale che in rapporto alle dimensioni delle sue piccole ali, secondo le leggi della fisica, non potrebbe volare…ma il calabrone non lo sa e vola lo stesso” - citazione nei testi di aeronautica
  • Francy75Francy75 Post: 405
    Il fatto che non socializzassi con nessuno era considerato da tutti come timidezza, le mie sofferenze alle superiori sono state etichettate come crisi adolescenziali persino dalla psicologa.
    Il fatto di parlare poco, non presentare comportamenti socialmente imbarazzanti, la mia ossessione ad imitare la normalità e non ultimo il giudizio frettoloso della psicologa hanno ritardato la diagnosi di troppo.
  • Da piccolissima mia mamma era contenta che non dessi noia : "E' così buona. Non la senti. Dove la metti rimane."mentre io annegavo nell'angoscia. Ricordo un dolore fisso alla gola e il giorno che mi chiesi cosa fosse. Certo, era il pianto trattenuto. "Questa bambina deve socializzare" E così decisero che dovevo andare all'asilo, mentre io volevo solo stare con la mamma. Partivo con lo scuolabus e mi sentivo perduta,mi perdevo sempre nel labirinto di scale e corridoi. Sedevo al tavolo in fondo e non volevo conoscere gli altri bambini. Non sapevo aspettare l'ora di uscita senza piangere. D'altro canto a 4 anni sapevo leggere e scrivere da destra a sinistra o viceversa. In prima elementare la maestra consigliò mia madre di portarmi da uno psichiatra perchè "la bambina fa i disegni tutti neri e non va bene" ma lei non mi ci portò adducendo che ero più intelligente di lei. Il fatto è che mi era nato un fratello ma non sono mai riuscita ad accettarlo e avrei voluto che se ne tornasse da dov'era venuto per cui adesso mi dicevano che ero "cattiva". Se veniva qualcuno a trovarci mi nascondevo sotto il letto o dietro le tende perchè non vedessero quanto ero brutta e cattiva ma spesso costoro pensavano che volessi giocare a nascondino e si davano da fare per scovarmi. Se mi trovavano non li guardavo e non rispondevo. "E' chiusa" mi scusava mia madre. Verso i 9 anni il marasma di dolore, rabbia e angoscia mi faceva diventare schizzinosa col cibo e non sopportare le calze che si infilano sotto le dita dei piedi, così le piegavo chiudendo il piede a pugno e andavo a scuola così, camminando come le povere cinesi dai piedi fasciati. Faceva anche male fra l'altro. Lei era infuriata con me e mi ripeteva di vergognarmi, cosa che io facevo già di mio, senza bisogno di sollecitarmi. Qualcuno le suggeriva di pestarmeli,ipiedi, così li avrei aperti. Passato quel brutto periodo forse mia madre mi vedeva ancora goffa nel camminare perchè aveva molte remore a lasciarmi fare un giretto :"Che deve dire la gente: guarda quella che se ne va da sola come una scema. Almeno prenditi un giornale in mano, se no con quelle braccia..." Insomma, avevo di che alimentare il rancore nei suoi confronti. Era una sfida aperta fra noi: lei che voleva"torcermi" per insegnarmi a essere"come si deve";io che mi dicevo"non ho un modello di adulto a cui guardare ma so solo che non voglio essere come te". Nemiche per la pelle. Inoltre guardavo le altre bambine e ce n'erano alcune che riuscivano ad essere come io avrei voluto: aperte, spigliate, comunicanti. Me ne stavo in disparte ad ammirarle...non erano "brutte, sceme e cattive"... Una volta mentre ne guardavo una che giocava a pallavolo con una certa padronanza, mossa da uno strano affetto sono andata lì e l'ho abbracciata su due piedi suscitando non poche proteste...  A pensarci adesso sorrido, ma quanto ho sofferto ! Miracolosamente al liceo ho trovato alcuni amici che sono stati ben felici di conoscermi e che mi hanno fatto apprezzare il valore della mia diversità. Sono stata il loro punto di riferimento e loro il mio. Forse senza questi angeli avrei ancora la visione di me che aveva mia madre. Da adulta ho avuto ancora non pochi problemi con le relazioni, amorose e non, e sto ancora cercando di capirmi, ma quello che ho passato non lo auguro a nessuno !
    Ludo
  • @0negativo scrivi ...lei che voleva"torcermi" per insegnarmi a essere"come si deve";io che mi
    dicevo"non ho un modello di adulto a cui guardare ma so solo che non
    voglio essere come te"

    Hai tutta la mia solidarietà e comprensione. Mia madre era solita dirmi che ero nata "storta" e che lei mi avrebbe "raddrizzato"
    Usava il termine "raddrizzare" come sinonimo di educare. Mi vengono i brividi.

    Oggi leggo di genitori che osservano i loro figli con attenzione e cura "muove le manine, indica, gioca così o cosà" e mi commuovo e sono felice che finalmente si inizi a prestare attenzione.

    Io da piccolissima guardavo lateralmente e mi dicevano che ero diffidente.
    Spesso non rispondevo se chiamata, non sopportavo essere toccata, baciata, dare la mano e mi dicevano che li rifiutavo e che volevo fare come mi pareva fin da piccola.

    Non interagivo con i miei coetanei, mi ritrovavano sempre in qualche angolo isolato della casa a giocare da sola e dicevano che ero tranquilla, nel mio mondo che in seguito è diventato è chiusa, asociale, antipatica.

    Avevo posture strambe e stereotipie che venivano continuamente notate e criticate: smettila di fare la scema, stai composta, stai dritta, cammina per bene, non saltare, ma che versi fai? non sei mica una bambina piccola, smettila che sembri malata! così diventi brutta, ma poi la gente che pensa? ma che ti dice il cervello?...

    Mia madre aveva sempre una sua teoria, fondata sul nulla, riguardante il  "modo giusto di fare le cose" che ovviamente era sempre diverso dal mio e che sfortunatamente riguardava la gran parte delle questioni quotidiane e non. Era il suo metodo educativo per salvarmi da me stessa.

    A 13-14 anni sono diventata una specie di belva inselvatichita e rabbiosa: è la crisi adolescenziale.

    Non hanno capito mai niente, soprattutto non hanno capito che non ne potevo più. Non ero un mostro di cattiveria ma ero esasperata da tutto, tutti e ancor di più da loro.

  • Andato46Andato46 Post: 5,160
    modificato giugno 2014
    Leggendovi penso che il fatto che pure mia mamma è abbastanza strana mi abbia salvata da simili idee di "raddrizzamento". Che fortuna... Certo non si è accorta di quanto strana fossi, o meglio, lo sapeva ma non se n'è mai preoccupata (aveva anche altro a cui pensare, porella...) ma almeno mi lasciava in pace.
    Mi avete anche fatto ricordare che pure io mi nascondevo sempre sotto al letto e dietro le tende quando qualcuno veniva a casa. In un certo senso lo faccio ancora: quando sono da mia mamma e arriva qualcuno mi nascondo in camera e non esco finché non ne se sono andati XD Mia mamma non se ne fa un problema, comunque.
  • ShadowLineShadowLine Post: 372
    modificato giugno 2014
    @Elanor : "...Mia mamma non se ne fa un problema..."

    questo è molto positivo e aiuta molto, sostiene e rafforza.

    Quando ho incontrato persone che mi hanno accettato interamente, mi sono sentita bene,

    rimanendo me stessa

    Questo è importante, per tutti.

    E dovrebbe essere chiara a tutti, anche ai passanti per la strada o ai vicini di casa, sempre

    la differenza tra diverso e sbagliato,

    perché la diversità non è MAI uno sbaglio da correggere.

    Se proprio volete fare qualcosa per me, aiutatemi a gestirla
    altrimenti è meglio che mi ignoriate, io farò altrettanto con voi.
    Non cercate mai di correggermi come se ci sia qualcosa di sbagliato in me
    perché mi allontanerò, fuggirò e poi dovrò fuggire per sempre.
    Ecco perché oggi sono così stanca.

    Queste sono le parole che avrei dovuto dire ai miei genitori a 15 anni
    e invece mi è venuto fuori un rabbioso e urlante
    IO OGGI HO CHIUSO CON TE

    ... e poi ho smesso di parlare con loro
     
    ma è fuori tema, scusate
    Post edited by ShadowLine on
    Ludo
  • SheldonSheldon Post: 626
    Questa sera mio padre mi ha di nuovo offeso e forse ho reagito in maniera un po' troppo forte. Eravamo a cena, mi sono alzato senza perdere la calma, ho augurato una buona serata ai miei genitori e me ne sono andato per tornare a casa mia. Ho preso la macchina con l'istinto di schiantarmi contro un muro, ma sono riuscito a controllarmi. Ho guidato due ore senza meta, quasi senza pensare a dove andavo, immobile e senza ascoltare neppure l'autoradio, poi sono arrivato a casa. Credo che i miei genitori, mio padre specialmente, mi feriscano senza nemmeno accorgersene, e forse io sono ipersensibile. Ho somatizzato l'ansia con una forte gastrite e chiudendomi in me stesso, ma almeno sono riuscito a non esplodere.
  • KenariJKenariJ Post: 128
    modificato giugno 2014
    I miei hanno notato tutto, ma proprio tutto.
    il problema è che se ne son ampiamente fregati, parlando di indole (in pratica, una mela marcia è questione di statistica): è normale? ahahah XD 
  • @ Sheldon
    forse devi educare tuo padre,
    gli devi insegnare a rispettare i tuoi confini

    ad esempio dicendogli che le sue parole/comportamento ti fanno rimanere male
    o che non capisci perché dice/fa certe cose
    o che non sai come interpretare il suo comportamento.

    Cerca il modo di dirglielo chiaramente, ti auguro di trovarlo.

  • bloody81udbloody81ud Post: 465
    modificato giugno 2014
    I miei ci han fatto caso nel modo sbagliato, nel senso che mi sono fatto due mesi da uno psichiatra al Burlo Garofalo di Trieste quando avevo appena 9 anni, è lì che, una volta esclusa ogni patologia psichiatrica, in compenso non c'è stato dubbio nel diagnosticarmi l'autismo.
    Ho imparato a camminare a 2 anni e mezzo, e solo per la curiosità di passeggiare su quella specie di massa morbida e bianca chiamata neve, se non fosse nevicato Dio solo sa quando mi sarei deciso a camminare, da bambino non volevo condividere i miei giocattoli e le mie esperienze di gioco con altri bambini (una volta all'asilo distrussi una costruzione di lego ad un bambino colpevole solo di averne preso alcuni pezzi per giocarne anche lui vicino a me). Ah sì: dopo poco tempo da quando mi venivano regalati distruggevo i miei giocattoli per vedere come funzionavano e rimetterli a posto.
    Fino a 11-12 anni ero un disastro totale in ogni forma di iterazione sociale, i Salesiani (tanto per chi parla male dei preti) mi hanno aiutato molto in questo, e a loro devo tanto se ho risolto molte fobie sociali e sono riuscito perlomeno a compiere gesti di vita quotidiana con semplicità.
    Fino a 12 anni, per dirvi, non sapevo allacciarmi le scarpe (beh almeno questo problema e quelli più immediati del quotidiano li ho risolti), ma molte cose tutt'ora per me sono un'impresa titanica: non ho mai imparato ad andare in bici, non ho mai imparato a coordinarmi per fare una cosa semplicissima come il terzo tempo a basket o il fousbury a salto in alto.
    Finchè a 26-27 anni non mi prescrissero il lexotan non riuscivo ad essere continuo nello studio, almeno che non ci fossero di mezzo date o versi (al liceo). All'università capitava che ad alcuni esami facessi il miglior orale di giornata e, magari dieci giorni dopo, su uno nel quale ero maggiormente preparato, andassi nel panico scappando poco prima dall'aula d'esame ad appello già completato o andando in blackout pochi minuti prima della mia interrogazione.
    Aiutato chimicamente a lungo per mettere fine ai mei vecchi problemi con gli attacchi di panico, dopo averci messo una vita per dare una dozzina di esami, sono riuscito in meno della metà  del tempo a darne lo stesso numero.
    So guidare bene, almeno la punto del mio migliore amico, ma non sono mai riuscito a prendere la patente perchè all'esame di guida mi tremavano continuamente le mani (soffro di tremore essenziale sin da quando ho memoria).
    Ho sempre avuto interessi assorbenti che tutt'ora mettono a serio rischio o compromettono molte delle mie relazioni amicali e sentimentali, soffro di attacchi di panico, spessissimo (ora la meditazione ha notevolmente limato sto problema) fino a poco tempo fa mi incazzavo per cose che interpretavo come questioni di principio (superficiali  o di poco conto agli occhi d'un NT) e sfasciavo la prima cosa che trovavo sotto mano. 
    Nel sociale le cose sono aiutate dal solo fatto che sono un ragazzo esteticamente sopra la media: dai bei muscoli e dai lineamenti fini, ho diversi argomenti sui quali discutere, e ho una certa empatia spontanea verso il prossimo in particolare donne e bambini, ma sono un falso sociale. Desidero frequentare persone solo ai giorni da me stabiliti, una telefonata o una visita inaspettata o improvvisata mi irritano particolarmente, mentre nel periodo che dedico alla vita sociale (non più di due giorni a settimana) è facile vedermi al centro della confusione. Appena ho una relazione se mi rendo conto che rischia di diventare lunga, al primo paletto impostomi che reputo inaccettabile inizio lentamente ad estraniarmi dal tutto.

    Per concludere: miei genitori fugata a 9 anni l'idea che fossi uno psicotico che se ne sono bellamente fregati, e mi spiace dirlo perchè col tempo il rancore ha lasciato lo spazio ad un sincero amore nei loro confronti, ma difatti tutt'ora alcuni di sti problemi me li porto dietro anche a causa della loro superficialità.
  • DomitillaDomitilla Post: 3,106
    Tante, troppe cose tra quelle che avete detto anche voi.
    Minimizzavano tutto, per loro era tutto normale.
    Avevo paura, tanta, più del normale, io me ne rendevo conto che era eccessiva, ma non sono riuscita a farglielo capire.
  • KrigerinneKrigerinne Post: 3,163
    modificato giugno 2014

    Però ci sono comportamenti che vengono facilmente ignorati, salvo diventare oggetto di preoccupazione quando sono accompagnati da una diagnosi. Per cui viene da chiedersi se la loro qualifica di problematicità sia oggettiva o sorga solo quando sono identificati come "sintomi".
    Questo è molto vero, alla fine a questo si riduce il problema dell'autismo ad alto funzionamento. Dipende dal metro di paragone. Noto che i bambini ricopiano cose che gli altri bambini fanno (anche cose proibite, ricopiano i grandi, fanno le gare a chi salta più in alto ecc.) Chiesi a mia madre se anche io da piccola lo facessi e lei rispose di no. Il fatto è che ad esempio mio padre odia questi atteggiamenti infantili e il fatto che io non li avessi probabilmente per lui era una cosa positiva. Molti genitori si preoccuperebbero, e alla fine io ho vissuto meglio così come è andata che affiancata a uno specialista (e a genitori preoccupati che avrebbero finito per farmi sentire sbagliata) che chissà quale iter mi avrebbe fatto percorrere considerando la cultura sull'argomento nei primi anni 90. 
    Backend developer ~ Asperger ~ ex tutor ABA
    You split the sea so I could walk right through it
  • MacsMacs Post: 65
    Nascondersi quando suonavano il campanello...
    Suoni onomatopeici ripetuti per ore....
    Tic oculari che mi procuravano sberle da parte dei miei fratelli...
    Meltdown continui, tra cui il più brutto che mi procuró tanti lividi(da parte di mia madre)
    Canzoni ascoltate ripetutamente per ore e ore a tutto volume...sempre la stessa.
    Crisi di panico quando dovevo andare a scuola...
    Dai 6/10 mesi ai due anni svenimenti in posti affollati(una pediatra diagnosticó la sindrome dell'abbondono...da ricordare bene che quando svenivo ero in braccio a mia madre, in posti affollati...)
    Rituali ben precisi già presenti a 5 anni...
    E altro....
    Nessun pediatra ha mai pensato all'autismo
  • fattore_afattore_a Post: 2,337
    Nascondersi quando suonavano il campanello...
    Pensavo di essere l'unico che si nascondeva al suono del campanello!
    È triste ma è un sollievo per me leggere questa cosa.
    Avevo anche i tic, motori e sonori, che però sono al 99% spariti dopo i 10 anni.

    Quello del campanello me lo facevano sempre pesare... quelle scenate!
  • Andato_SimAndato_Sim Post: 2,046
    Nascondersi quando suonavano il campanello...
    Pensavo di essere l'unico che si nascondeva al suono del campanello!
    È triste ma è un sollievo per me leggere questa cosa.
    Avevo anche i tic, motori e sonori, che però sono al 99% spariti dopo i 10 anni.

    Quello del campanello me lo facevano sempre pesare... quelle scenate!
    Accidentiiiiiii.
    C'è una vicina che abita al quarto piano della casa dei miei genitori.
    Quando lei viene, suona SEMPRE il campanello.
    E' un campanello di quelli vecchi e tondi, fa TRRRRRRRRRRIIIIIINNNNNNNN. Con la T.
    E IO salto sempre, sempre.
    Io le ho chiesto: puoi gentilmente bussare anziché suonare il campanello?
    Lei ha bussato per un paio di giorni, POI è tornata al campanello.
    Deve avere un deficit di memoria.
    Indagherò.

    Ciao. Grazie. Simone
    Tutto ciò IO penso (e scrivo).
  • vanessavanessa Post: 1,163
    Selettività alimentari e pianti inconsolabili da piccolissima.
    Più tardi difficoltà motorie sopratutto di coordinazione affrontate con urla e minacce, sono riuscita ad imparare ad andare in bicicletta ma lo ricordo ancora come un incubo, col nuoto non ha funzionato.
    Il fatto che fino a sette, otto anni non riuscissi a capire mai i motivi per cui mi sgridavano e neppure le parole quando alzavano troppo il volume, mi arrivava solo un groviglio di urla indistinte, loro reagivano aumentando il volume ancora di più.
    Mi avevano etichettato come un'imbranata menefreghista e svogliata. 
  • ThemOutThemOut Post: 239
    modificato luglio 2014
    Infanzia:
    Ho iniziato a parlare e leggere presto.
    Non volevo le feste di compleanno, fin da molto piccola.
    Salutare le persone.
    Per un anno intero disegnai sempre la stessa cosa in classe quando era il momento dell'educazione artistica.
    Riconoscevo e associavo i nomi dei versi degli uccelli.
    Etichette dei vestiti nemmeno a parlarne. Anche le pieghe e le cuciture di calze e calzini. Calzini di spugna un terrore.
    Preferivo fare tante tante domande sulla natura ai giochi classici. Non chiedevo in modo spontaneo di andare da compagni di classe.
    Non avevo nessuno degli interessi degli altri bambini.
    Mordevo molto forte. A volte picchiavo anche gli altri bambini. I giochi fisici all'inizio non ero assolutamente in grado. Chiedevo e dicevo cose "strane" agli altri bambini per "socializzare". Non ero mai in gruppo.
    In un periodo come domanda per fare amicizia, o come domanda dopo che altri bambini venivano da me, chiedevo che numero portassero di scarpa.
    Giocavo da sola in mezzo le piante e gli animali.
    Spiegavo monotematicamente ciò che mi interessava o che avevo scoperto agli altri bambini.
    Volevo giochi molto realistici.
    Ero considerata timida e mi arrabbiavo molto quando mi veniva detto. Non è timidezza.
    Mi grattavo compulsivamente. E in estate ogni pizzico di insetto era una tortura, mi ricoprivo di piccole ferite. Anche brutto a vedersi.
    Era molto più facile relazionarmi con gli adulti. Spesso se non c'era mio padre non giocavo.
    Non distinguevo (anche adesso non sempre mi è facile) quando un altro bambino/persona piangeva o rideva. -ora solamente se la causa e il contesto sono molto ambigui.
    Non mi rendevo (e tutt'ora) conto del dolore fisico. Pensavo che dormire fosse una perdita di tempo. Ero considerata molto intelligente per via delle continue domande "diverse". Andavo bene a scuola, non benissimo. Un giorno poteva essere ottimo in scienze e sufficiente in geografia. Il giorno dopo il contrario. Italiano spesso fuori tema o "concetti espressi sempre in modo non lineare"

    Preadolescenza e adolescenza:
    un disastro. Mimetizzazione aspie femminile. Le persone mi credevano stupida. E tutto in discesa.
  • ThemOutThemOut Post: 239
    modificato luglio 2014
    E pure i cambiamenti mi destabilizzavano ma era imputato al carattere o alla "pigrizia" su determinati elementi. 
    Buona e gentile con tutti. Mi mettevano sempre accanto a minoranze. Per un periodo mi sono anche chiesta se avessi la trisomia del cromosoma 21.

    elementi di sempre:
    interesse verso saggi più che narrativa.
    A meno che non ci siano elementi di facile riconoscimento (in cui ritrovarsi, capire).
    (in preadolescenza lessi anche l'enciclopedia medica. Più simile ad un dizionario in due volumi.)
    Alle feste sempre non aggregata. Noia.

    "bullizzata".
    Post edited by ThemOut on
    Ludo
  • Lycium_bLycium_b Post: 1,868
    Simone, non è colpa tua. Tu sei così, noi siamo così: non riusciamo a dire, a far capire... e vorremmo che tutto fosse automaticamente chiaro. Così come non è colpa loro: a volte non si sono accorti dei nostri problemi, a volte hanno fatto finta di non vederli per non colpevolizzarsi, e molto semplicemente fino a qualche anno fa l'attenzione a certi disturbi della personalità era pressoché inesistente. Però, con un po' di sforzo da parte nostra e un po' di sforzo da parte loro, si risolve...  :)
    Sono d'accordo con @Sheldon.
  • Non volevo essere abbracciato, facevo sempre le stesse cose in modo ossessivo, volevo sempre raccontata la stessa fiaba - Bambi :') , imparavo a memoria interi pezzi di film o storie del Topolino, ero disastroso nei lavoretti manuali o nell'allacciare le stringhe (ancora oggi le evito come la peste ahah) :D
  • Fino a 5 o 6 anni sono stato ambidestro, poi i miei genitori mi forzarono a scrivere solo con la destra. Fino a qualche anno fa, però,  ho continuato a usare coltello e forchetta indifferentemente con destra e sinistra. 
    In prima elementare, inoltre, scrivevo da destra verso sinistra e leggevo molto agevolmente con le pagine a rovescio. 
    La mia prima maestra inorridì di fronte a ciò, e pensò bene di sistemarmi il banco dietro la lavagna. Poi iniziò perfino a incitare i miei compagni a una sorta di linciaggio, addirittura un bel giorno li spinse a dirmi in coro quanto ero brutto e cattivo. Dopo un paio di settimane i miei se ne accorsero, e mi cambiarono scuola.

    La seconda maestra invece mi volle subito molto bene. Era incantata dal fatto che sapessi leggere a rovescio, tanto che in un paio di occasioni mi voltò la pagina da cui stavamo leggendo insieme e mi chiese di mostrarle questa mia abilità (lo fece molto timidamente, senza trattarmi da fenomeno da baraccone). Ultimamente ho parlato con mio padre e mi ha confermato che nessuno di loro ha mai pensato che potesse trattarsi di sintomi di autismo. 

    inoltre ricordo vagamente che ero ipersensibile ad alcuni stimoli visivi (luci forti) e tattili (lenzuola molto strette, determinati tipi di tessuti). Facevo una gran fatica ad abbottonarmi le camice. 
    Però ero molto affettuoso, il contatto fisico non mi dava noia e socializzavo facilmente. Con gli anni però ho iniziato spesso a suscitare un'istintiva antipatia nelle persone con cui venivo a contatto; il che, in alcuni casi, è sfociato in veri e propri episodi di mobbing. In generale, sono sempre stato percepito come un soggetto "strano". 

    comunque, da 4 o 5 anni sospetto di essere un aspie, ma queste apparenti contraddizioni mi hanno sempre lasciato nel dubbio. Due settimane fa ho fatto il test di autovalutazione, totalizzando 148 punti su 200 ("molto probabilmente affetto da sindrome di asperger"). La settimana prossima contatterò un ambulatorio specializzato per richiedere finalmente una diagnosi.
    in realtà non ho paura di quello che potrò scoprire. La verità è che negli ultimi anni questo mio senso di diversità ha iniziato a pesarmi come un macigno; e potergli dare finalmente un nome sarebbe, in un certo senso, quasi un sollievo 


  • DagoFunkDagoFunk Post: 2
    modificato luglio 2014
    ah, tra l'altro anche io memorizzavo al primo ascolto dialoghi di film, pubblicità, parole di canzoni. I miei un paio di volte mi hanno anche scoperto a ripetere nel sonno cose sentite alla televisione qualche ora prima
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