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Spettacolo teatrale Temple Grandin 2023 - Colleferro

I vostri genitori hanno mai capito che eravate "diversi" dal "normale"?

IoAssolutoIoAssoluto Post: 36
Ciao A tutti, 
Un paio di mesi fa, dopo aver fatto il test, ho scoperto di essere Aspie. Sinceramente mi son sempre sentito "diverso" in quel che modo, un po' bizzarro. Ora mi sto chiedendo come i miei intorno non siano stati capaci di captare la mia particolarità che di certo ho più volte manifestato, soprattutto nell'infanzia. Per esempio mi hanno raccontato che, quando ero piccolo, avevo una fissa per le aspirapolveri tant'è che come regalo chiesi un'aspirapolvere (Folletto), disegnavo aspirapolveri e mi facevo disegnare aspirapolveri. Un altro esempio sta nel fatto che alle scuole medie, durante i riposi, restavo sempre in classe a leggere libri.
Un'altra questione che volevo porvi è: come andavate/andate a scuola? Avete avuto una materia di vostro grande interesse? Come vi relazionavate con i compagni e professori?
Grazie per qualsiasi risposta/commento!
Soltanto nella pienezza della mente è la chiarezza e la verità dimora nel profondo.
Memento audere semper. 
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Commenti

  • ct87ct87 Post: 2,956
    Io ho sempre odiato le aspirapolveri Per il loro dannato rumore che mi perfora i timpani.
    Si, hanno sempre saputo che sono particolare, facevo e dicevo cose singolari.
    Scuola ero tra le nuvole e poco attenta. I professori hanno sempre capito che fossi particolare.
    Sapere Aude! Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza
  • ValentaValenta Post: 10,754
    Ciao si i miei qualcosa avevano senz'altro capito. A scuola bene sino alle medie, poi quel che si può dire un andamento discreto. All' uni ho avuto una rimonta, ed ero tra i bravi, ho finito la magistrale a 25 anni con 108, ma nel mondo del lavoro arranco decisamente più dei miei ex colleghi.
    Vale (egli\lui\gli)- feedback e reactions sempre graditi
  • ValentaValenta Post: 10,754
    Dimenticavo che a parte qualche eccezione non andavo d accordo ne con i compagni ne conti prof.
    Vale (egli\lui\gli)- feedback e reactions sempre graditi
  • Grazie a tutti per i vostri commenti!
    @ct87 ahahah neanche a me piacciono più le aspirapolveri :D

    Soltanto nella pienezza della mente è la chiarezza e la verità dimora nel profondo.
    Memento audere semper. 
  • AdalgisaAdalgisa Post: 1,793

    ciao e benvenuto ! io andavo benissimo alle elementari e medie (la prima della classe), al liceo meno bene, studiavo solo le materie che mi piacevano.

    tu come andavi a scuola? come sei arrivato su questo forum?

    E' vero se è vero che è vero che.. che mi fa impazzire se penso che le cose che ho toccato insieme a te debbano svanire...dimmi che non è, dimmi che non è tutta un'illusione...un'illusione"
  • AleenaAleena Post: 1,050
    Aspirapolvere è maschile, ho controllato.
    I exist as I am, that is enough, If no other in the world be aware I sit content,
    And if each and all be aware I sit content.
    ---Walt Whitman
  • ct87ct87 Post: 2,956
    @Aleena sbagliando l'articolo ho solo rafforzato il fatto che odio GLI aspirapolvere, coerenza al 100% :D
    Sapere Aude! Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza
  • SheldonSheldon Post: 633
    Credo che proprio il fatto di essere sempre stato bravissimo a scuola abbia spento ogni preoccupazione dei miei per tutti gli altri tratti evidentemente "strani" che avevo e ho. 
  • vanessavanessa Post: 1,163
    Non me lo dicevano, ma una volta mia mamma mi disse che sperava che col fidanzamento diventassi normale, quindi evidentemente si preoccupavano.
    Peccato che anche loro fossero strani forte.
    A scuola non andavo bene in educazione fisica e disegno al liceo avevo problemi anche in matematica, ero brava in italiano storia latino e filosofia, me la cavavo con le lingue e la biologia. Con i compagni non andavo d'accordo con quelli delle medie, con quelli del liceo sarei andata anche d'accordo se gli avessi dato un minimo di confidenza in più ma mi isolavo per non essere esclusa dagli altri, i professori qualcuno mi piaceva e qualcuno no ma ho litigato solo con la professoressa di informatica.
  • fattore_afattore_a Post: 2,337
    modificato ottobre 2014
    Di solito, vedendo un bambino comportarsi in modo strano, l'adulto non lo vede diverso dal normale ma lo richiama alla normalità perché è e deve essere uguale agli altri. Ai miei tempi si usava dire: chi sei, il figlio dell'oca bianca?

    Da bambino mi capitava quando avevo i tic nervosi che gli altri bambini non avevano, quando non volevo mettere i pantaloncini corti e i jeans, quando dicevo di vole fare il prete da grande (per non dovermi sposare), quando non volevo muovere un passo da solo perché avevo paura, quando suonavano alla porta e correvo a nascondermi, quando volevo parlare l'italiano e non dialetti, quando dicevo di non volere bene a mio padre ecc.

    A scuola andavo bene ma mi capitava di prendere tante note, che la maestra venisse a casa e che chiamasse mia sorella in classe (eravamo nella stessa scuola ma in classi e aule diverse).

    Secondo me, se un genitore si convince della non normalità del figlio commette un errore, sia quando crede il figlio superdotato, sia quando lo crede incapace.
  • ct87ct87 Post: 2,956
    @fattore_a mi fai paura, molte scene che hai descritto sono uguali. Solo che io volevo farmi suora per non sposarmi e parlare al cielo
    Sapere Aude! Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza
  • fattore_afattore_a Post: 2,337
    @fattore_a mi fai paura, molte scene che hai descritto sono uguali. Solo che io volevo farmi suora per non sposarmi e parlare al cielo
    Tornando indietro, forse adesso starei meglio. Chissà
  • ct87ct87 Post: 2,956
    No. Suora no! Tanto la clausura la faccio comunque senza aver preso i voti
    Sapere Aude! Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza
  • vanessavanessa Post: 1,163
    Io da piccola volevo emigrare in Australia per non vedere più nessuno, il problema è che lo dicevo una volta pure alla maestra che fece chiamare i miei genitori, per il matrimonio ho risolto con la zittellaggine convinta, mia mamma voleva farsi suora da bambina, l'opzione allevatrice di canguri mi tenta ancora
  • EuniceEunice Post: 1,060
    modificato ottobre 2014
    Mio padre, essendo per molti versi simile a me, non credo che mi abbia mai percepita come troppo diversa, ma ha solo cercato di darmi, a modo suo, tutto quello di cui potevo avere bisogno. Nel senso che per lui tutti sono un po' alieni e pericolosi e quindi, bene o male, anch'io rientravo in questa alienità generale dell'ambiente, ma con in più l'affetto indiscusso che ha sempre avuto e ha per me.

    Mia madre mi ha raccontato ultimamente che sapeva che, in qualche modo, doveva stare attenta, che avevo bisogno di essere guardata sempre. Scorgeva perfettamente la parte di me che lei identificava con le caratteristiche più difficili della famiglia di mio padre e ha sempre cercato di essere presente e di agire in funzione di quello di cui potevo avere bisogno. Per spiegarmi questa cosa mi ha descritto il ricordo ancora nitidissimo che ha di me bambina, quando giocavo in cortile con gli altri bambini e lei mi guardava dal balcone: io che andavo in giro con un mantello in raso nero (fuori) e rosso (dentro) confezionato da mia zia per un costume da carnevale, ovviamente indossato per lungo tempo quando ormai carnevale era passato da un bel po'; io che montavo e rimontavo o associavo gli oggetti nei modi più assurdi; io che cercavo di giocare con gli altri ma non ci riuscivo o ci riuscivo in modi strani; io che proponevo agli altri giochi improbabili che venivano sistematicamente rifiutati. Insomma vedeva distintamente il mio modo strampalato di muovermi in mezzo agli altri. Tutt'ora conserva quel mantello nero e rosso (che anch'io ricordo benissimo perché è stato uno degli oggetti a cui tenevo di più e che più amavo) come una specie di simbolo, di promemoria di quello che ero da bambina e, in fondo, anche di quello che sono tutt'ora nella mia parte più profonda.

    Riguardo alla scuola, sono andata molto bene fino ad un certo punto, poi sono in qualche modo sopravvissuta (in realtà avevo grossi problemi a relazionarmi sia con i professori sia con i compagni di classe). Non avevo materie preferite perché in qualche modo tutto mi annoiava un po'. Preferivo leggere quello che mi interessava a casa, per i fatti miei. Cosa che in realtà mi è servita moltissimo quando sono arrivata all'università.
  • Credo che i miei abbiano sempre dato poco peso al fatto che fossi "particolare", anche perché fino alle elementari era una cosa che mi caratterizzava in modo positivo e non mi distinguevo quasi per niente dai miei coetanei.
    Quando sono arrivata alle medie e ho avuto così tanti problemi da smettere di andare a scuola -per un periodo- forse hanno iniziato a farsi due domande, ma non ne hanno mai parlato. Anzi, facevano di tutto pur di non ammettere che magari ero davvero un po' "diversa". Si arrabbiavano perché non parlavo mai, mi richiudevo in camera, non invitavo amici a casa, non ero cordiale durante le feste con i parenti e avevo sempre un'espressione "seccata" (che poi è la mia faccia neutra) perché pensavano che lo facessi volutamente per dar loro fastidio. 
    So che molti parenti e amici di famiglia hanno ipotizzato che in me ci fosse qualcosa che non andava e loro - mia madre in primis - si sono sempre mostrati stizziti, come se fosse un'idea assurda e offensiva.
    C'è da dire che negli anni peggiori (11-12-13) erano concentrati su mio fratello dava problemi molto più "rumorosi" di me, e che finché hanno potuto mi hanno sempre paragonato a mia sorella maggiore, convinti che io avrei fatto la sua stessa strada e che ne avrei avuto lo stesso carattere.
    Comunque parlandoci ora che sono un po' più adulta mi sono resa conto che per loro finché una persona è intelligente e va bene a scuola non può che essere normale, al massimo le piccole "stranezze" sono cose caratteriali. Quindi penso che se anche avessi avuto delle stereotipie, ossessioni gravi o altri disturbi le avrebbero ignorate convinti che fosse tutto regolare.

    A scuola studiavo molto argomenti che mi piacevano (di solito italiano, inglese) e seguivo il minimo indispensabile quelli che non mi piacevano (tipo educazione fisica o scienze), per cui in pagella avevo dal 9 al 6. 
    Più che altro ho avuto problemi con i professori, avendo un modo di rapportarmi alle volte un po' rude, ma dipendeva da che tipo di persona avevo davanti. Certe volte il fatto che in classe dormissi o fossi distratta per un professore incideva molto di più rispetto al risultato dei compiti o delle interrogazioni.
    Il rapporto con i compagni invece è stato tranquillo alle elementari, distruttivo (psicologicamente) alle medie e molto buono alle superiori (tant'è che continuo a uscire con i miei compagni quando torno a casa).

    Ora che sono all'università va più o meno allo stesso modo, ho preso 30 e lode e bocciature a seconda della materia, o pochi amici che mi conoscono bene (e scherzano amichevolmente sulla mia simpatica sociopatia).
    Always look on the bright side of life.
  • bannato2bannato2 Post: 2,034
    Detto da uno che a sei anni , alla classica domanda , d " cosa vuoi fare da grande ....
    Rispondeva , :" il papa o il presidente dellla repubblica ".


    Per rispondere al t

    Evidentemente Si !

    Ancora nutro un po di rancore per il fatto che non siano stati sinceri con me , che non me lo abbiano detto prima , molto tempo fa , che non si siano fidati di me , così avalllando la realtà ormai insolvibile che io sia un ritardato mentale . E di più !!" Negandomi così il tempo per rimediare .
    Ma io barcolllo , ma non mollo .
  • IoAssolutoIoAssoluto Post: 36
    modificato ottobre 2014
    Secondo me, se un genitore si convince della non normalità del figlio commette un errore, sia quando crede il figlio superdotato, sia quando lo crede incapace.
    Sinceramente non vedo quale sia l'errore nel constatare che il proprio figlio esce dagli schemi considerati normali. Credo che educazione ed istruzione debbano essere modulate in base alla persona specifica, o almeno in base al "gruppo" nel quale tale persona viene considerata appartenere (non so se mi sono spiegato).

    Volevo comunque ringraziare tutti coloro che mi hanno risposto, in particolare @TheMitty, il quale ha vissuto delle esperienze simili alle mie e quindi è riuscito a fornirmi informazioni utili per la mia situazione.
    Soltanto nella pienezza della mente è la chiarezza e la verità dimora nel profondo.
    Memento audere semper. 
  • sachasacha Post: 2
    modificato ottobre 2014

    Io da piccolissima mi mettevo nel camino e stavo li', quando mi cercavano sapevano dove ero. La scuola mi e' sempre piaciuta e andavo bene (soprattutto nel disegno dal vero e in matematica) perche' studiavo ed ero ubbidiente, ma nella vita ho fallito in tutti i campi perche' contano soprattutto i rapporti sociali.

    Avevo bisogno di attenzioni ma non ne ricevevo perche' ai miei genitori sembravo una bambina tranquilla, solo introversa,  che non dava problemi, in realta' piangevo sempre.

    Da adolescente mia madre mi disse: "Tu odi le persone", non aveva capito quanto stavo male per il fatto di non riuscire a socializzare.

    Sono scappata di casa senza un lavoro,senza niente,  perche' pensavo che avrei risolto i miei problemi solo lontano dalla famiglia, invece i problemi erano e sono dentro di me.

    In qualunque ambiente mi trovi, mi iscrivo sempre a dei corsi per poter vedere delle persone, dopo poco tempo mi stanno lontana, senza dirmi perche'. So che la gente avverte qualcosa di strano in me.

    Ci sarebbero tante cose da dire ma mi riesce difficile scriverle.

     

    Post edited by sacha on
  • fattore_afattore_a Post: 2,337
    Secondo me, se un genitore si convince della non normalità del figlio commette un errore, sia quando crede il figlio superdotato, sia quando lo crede incapace.
    Sinceramente non vedo quale sia l'errore nel constatare che il proprio figlio esce dagli schemi considerati normali.
    Non è errore constatare che si esce dagli schemi ma è - secondo me - sbagliato convincersi che il figlio sia superdotato o incapace e così condizionargli la vita. Il genitore e l'adulto in genere dovrebbero cogliere e dare valore alle naturali inclinazioni del bambino.

    L'errore è - sempre secondo me - sentenziare che quell'essere fuori dagli schemi sia a tutti i costi sbagliata o eccezionale.
  • Ok @fattore_a, ci siamo chiariti, sono d'accordo con te.
    @sacha credo che l'unica soluzione efficace sia parlare con noi del forum o, ancora meglio, con vis a vis con altri Aspie, che quindi possono comprendere la tua situazione, di scuro senza biasimarti. D'altronde siamo sulla stessa barca ;) :(
    Soltanto nella pienezza della mente è la chiarezza e la verità dimora nel profondo.
    Memento audere semper. 
  • Per me il quesito é un po' diverso. Credo che mia madre (mio padre non si é mai posto il problema visto che alla fine sono sempre stata molto più simile a lui) si sia in qualche modo sempre resa conto che ci fosse qualcosa che non tornava. Credo perché non ha mai fatto a meno di farmelo notare sottolineando quanto fossi, stupida, cretina (emotivamente e socialmente parlando - anche se me ne rendo conto solo ora, prima ovviamente non ero in grado di cogliere questa sfumatura di idiozia) ma soprattutto matta...e più di ogni cosa che comunque non stavo bene e avrei dovuto farmi curare. -.- Credo che comunque fosse un problema che rilevava senza troppa consapevolezza, che mi tirava addosso in qualche frase fatta di fronte all'ingiustificabile, ma che si rifiutava di comprendere a fondo aggrappandosi all'evidenza che comunque ero brava in molte cose, a volte anche troppo. Ogni tanto penso che la sua smania di apparire in un certo modo, sempre dentro la norma e onorando le sue convinzioni sociali a scapito anche di se stessa, sia stata più forte anche del fare luce intorno a sé, sia stata più forte anche di me. Si é presa sulle spalle, senza che nessuno glie lo avesse chiesto, il peso di tutte le mie difficoltà cercando di nasconderlo per quanto possibile agli altri e alla fine anche a lei stessa, sacrificandosi (cosa che mi ha sempre fatto notare da quando sono dotata di un minimo di comprendonio) in tutto e per tutto per riuscire nella missione di farmi essere esattamente come tutti gli altri. Ma io come tutti gli altri non sono mai stata. Cercando di giustificare i miei comportamenti all'esterno, di combatterli all'interno e, da brava mamma e da brava maestra, cercando di uniformarmi quanto più possibile alla normalità. Sfortunatamente io sono sempre stata tutto quello che di fuori alla norma potesse esserci. E non mi sono mai posta il problema di doverlo giustificare a nessuno. Ha sempre lottato ad armi spiegate contro chiunque si permettesse di dirle che avevo dei problemi, non per difesa nei miei confronti, quanto per timore di dovergli dare ragione. Ad oggi penso che l'importante sia sempre stato, per lei, e che sia ancora, insabbiare tutto, far si che le cose non vengano fuori, pur essendo in un certo modo, che siano come sono, ma in silenzio! Mi ha sempre spinto a questo, del resto, a confondermi con la mischia anche a costo di sacrificare me stessa. A imparare a restare a galla nonostante me stessa. Credo se c'è stata un'utilità in tutto ciò, che sia stata imparare a cavarmela da sola. A mettere a frutto le mie risorse, a trovare delle strategie, a tentare. Chi si ferma é perduto, si dice. Mi ha portato ad essere pronta a lanciarmi sempre oltre quello che sarebbe stato per me tollerabile. A confondermi nella mischia, ma solo quando serve. Penso che mi abbia condotto oggi, per apprendimento e per rifiuto allo stesso tempo, ad essere quello che sono non più nonostante me stessa, ma con me stessa. Nella consapevolezza che ho cercato da sempre dei miei limiti e delle mie risorse per affrontare gli ostacoli. Perché? Dite voi. Com'è possibile che non se ne siano accorti. O che accorgendosene non abbiano fatto nulla... :/
    "...il cammino di noi uomini presuppone mete che con la perseveranza possono essere raggiunte..." C. Dickens
  • SheldonSheldon Post: 633
    Un po' per il bene che ci vogliono (per cui vorrebbero sempre che non avessimo problemi), un po' per quello che vogliono a se stessi (un problema dei figli potrebbe colpevolizzarli), i genitori sono sempre gli ultimi ad accorgersi delle difficoltà dei figli. Non lo fanno in malafede, ma è così...
  • vanessavanessa Post: 1,163
    @ggianina mio padre si comportava con me, finché ha potuto come tua madre con me. Mia mamma invece aveva troppe difficoltà a spiegarsi il mondo per capire cosa fosse diverso e cosa normale ad esempio dovevo nascondermi per leggere un libro non scolastico ma trovava normali cose che non lo erano
  • Sempre considerato un po'folle e anormale nei gesti e nelle parole,certe volte si é avuto la conferma sul campo,purtroppo per le figure che ho portato in dote a chi inopinatamente mi procreò...ci sono e quindi si balla,in più la Terra gira,sai che mal di testa.Buon lunedì.
  • FrancescoFrancesco Post: 966
    modificato ottobre 2014
    Questa domanda per me avrebbe due risposte:

    Quella da figlio
    Il
    problema non è tanto capire o non capire, un genitore degno di questo
    nome dovrebbe osservare i propri figli e sicuramente si pone delle
    domande. Io parto dal principio che mia madre sapesse esattamente come
    ero, il problema è che non lo accettava, facendo il paragone con gli
    altri bimbi non riusciva a spiegare i miei comportamenti. Lo scontro era
    inevitabile, oggi non condanno mia madre, anzi, mi rendo conto che se
    sbagliano eminenti studiosi con fior di cv figuratevi una povera donna
    sola con la quinta elementare presa ai corsi serali. Per fortuna andavo
    bene a scuola e non davo troppi problemi, anzi, la aiutavo in negozio
    per lei questo era sufficiente. Quello
    strano sarebbe stato mio padre ma purtroppo non ho riscontri diretti
    perchè mia madre lo buttò fuori a calci prima che io nascessi e l'ho
    visto in tutto 2 volte in vita mia a 26 anni.
    Quella da genitore
    evitare le cazzate di cui al punto precedente con mio figlio.
    Scusate la formattazione si è incasinato l'xml.

    Non vorrei mai far parte di un club che accettasse tra i suoi soci uno come me. (G. Marx)
  • Mia madre ha un'eccellente capacità di osservazione e una pessima (e rigida) capacità di giudizio.
    Questo mix ha avuto effetti disastrosi sul nostro rapporto e ripercussioni importanti sulla mia vita (e la sua).

    Però oggi posso vedere anche il lato buono: questa situazione ha favorito la mia autonomia e la mia indipendenza, di fatto e di pensiero, fin da piccola.

    A mio padre invece, importava semplicemente che io andassi bene a scuola e che fossi una persona per bene, non ha mai capito tutti quei "drammi" di mia madre nei miei confronti. Non so se lui avesse capito/intuito i miei personali disagi col mondo, probabilmente no, ma so che a lui andavo bene com'ero.
    Peccato che nelle dinamiche familiari era mia madre ad avere il potere, anche su di lui.
  • Mia madre ha un'eccellente capacità di osservazione e una pessima (e rigida) capacità di giudizio.
    Questo mix ha avuto effetti disastrosi sul nostro rapporto e ripercussioni importanti sulla mia vita (e la sua).

    Però oggi posso vedere anche il lato buono: questa situazione ha favorito la mia autonomia e la mia indipendenza, di fatto e di pensiero, fin da piccola.

    A mio padre invece, importava semplicemente che io andassi bene a scuola e che fossi una persona per bene, non ha mai capito tutti quei "drammi" di mia madre nei miei confronti. Non so se lui avesse capito/intuito i miei personali disagi col mondo, probabilmente no, ma so che a lui andavo bene com'ero.
    Peccato che nelle dinamiche familiari era mia madre ad avere il potere, anche su di lui.
    ShadowLine, mi trovo al 100% nella situazione che hai descritto. Io ero il figlio che non si ricordava mai le cose importanti (compleanni, feste della mamma), che non ascoltava, che si dimenticava le buone maniere, ma che ormai che mi avvicino ai trenta vista la brillante carriera scolastica non si è trovato male nella vita.
      In particolar modo vorrei chiederti se trovi riscontro in questa cosa: durante l'infanzia ho provato spesso molta tristezza perché non riuscivo a farle capire che mi dispiaceva di perdermi nel mio mondo e di non accorgermi del passare del tempo... E che mi dispiaceva ritenere un compleanno o una festa una cosa che non ha nulla a che fare con l'affetto che provavo per lei, ma non avrebbe mai potuto cambiare questa cosa perché per me ricordare di fare qualcosa o un avvenimento ha sempre richiesto uno sforzo, uno stress e un'ansia che gli altri non provano; me lo immagino come una vocina che continuamente fa capolino nella mia testa per rimproverarmi al posto di qualcun'altro prima che le cose avvengano, tipo: "TI SEI RICORDATO DI FARE GLI AUGURI?!? SEI UN PESSIMO FIGLIO SE NON LO FAI." :))
    Al contempo mio padre ha sempre, come nel tuo caso, incentivato la mia creatività e la mia passione per la materia di studio, con l'unica piccola preoccupazione che potessi diventare un "disadattato sociale".
  • LuliLuli Post: 26
    Mia madre me lo ha sempre detto, fin da bambina. Mio padre se ne è reso conto parlando di me con un'amica di famiglia che ha una notevole conoscenza dell'argomento, preoccupato della mia cronica infelicità...
    Lui ancora non si adegua bene. Ci sono cose di me che ancora non capisce (le scarse manifestazioni di entusiasmo e difficoltà varie che per lui non sono tali). Invece mia madre m'ha sempre capito al volo. Le bastava guardarmi in faccia per fare un perfetto riassunto di quello che mi passava per la testa e mi metteva in agitazione in un preciso momento.
    Happiness can be found even in the darkest of times, if only one remembers to turn on the light
  • Grazie del tuo commento @Luli.
    Ma tua madre è anch'essa Asperger oppure ha semplicemente una
    Soltanto nella pienezza della mente è la chiarezza e la verità dimora nel profondo.
    Memento audere semper. 
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