Mamme e papà..
Cari genitori, sono una mamma super confusa ed ho bisogno di chiarezza e consigli..vorrei sapere quali sono state le vostre riflessioni in merito al diagnosticare o meno il/là bimbo/a. E come avete affrontato/ vissuto le ripercussioni della diagnosi a livello scolastico... grazie
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Commenti
Io ho diagnosi, mio figlio l'ha scampata per puro caso.
Per mia scelta non ho insistito (tuoi stessi dubbi) e noi genitori ci siamo rimboccati le maniche.
Gli ho fatto logopedia in casa, ho contenuto le sue crisi, l'ho educato alla socialità... Ora sembra un neurotipico che da grande farà l'ingegnere...
MA... il mio è un caso particolare, perché la terapia l'ho fatta io e trasmessa a lui e probabilmente è un caso davvero molto molto lieve.
È una scelta vostra, pensateci bene, valutate pro e contro.
se sei certa di questo non c’è discussione. Se invece il dubbio c’e’... una diagnosi non deve affatto essere sbandierata ai 4 venti. È una cosa privata ma che fa accedere alle terapie. Tutto questo nessuno ti obbliga a renderlo pubblico, anche a scuola.
Ci sono genitori qui sul forum che hanno i bimbi in condizione tanto leggera da non avere il sostegno a scuola e ciò nonostante fanno terapia al di fuori. E la terapia li rende ancora più funzionali e quindi “nascosti”.
Quello che voglio dirti è che non è la diagnosi a fare male, anzi, può solo portare supporto e consapevolezza. È l’uso che ne fai che deve essere vagliato.
Personalmente ho sempre vissuto a faccia aperta un po’ perché la neirodiversita’ di mio figlio è evidente un po’ perché non ho nulla da nascondere e noto che i vari supporti lo aiutano veramente. Ma ogni situazione è a se. In ogni caso la diagnosi la farei. Puoi sempre chiuderla in un cassetto se non vuoi usufruirne.
Intanto la nostra diagnosi è fatta da un NPI privato; ci siamo rivolti anche all'ASL, ma l'NPI pubblico ci ha detto che è "borderline" nel senso che è sul confine dello spettro e ci ha consigliato di non insistere con la diagnosi e di mandarlo a scuola senza nessuna certificazione - al limite se si creavano dei problemi avrebbe addirittura certificato qualche problema comportamentale da BES senza presentare una diagnosi di autismo, per via dei pregiudizi che questo avrebbe comportato ... è un po' "agghiacciante" che l'NPI dell'Asl ti dica questo!
Sono dell'avviso che presentare una diagnosi di autismo a scuola, porti alla conseguenza immediata di una richiesta di sostegno anche se il bimbo ce la fa da solo, perchè un insegnante in più in classe fa sempre comodo.
Se sei all'estero e rischi "scuole speciali", ti sconsiglio di farlo certificare ... se puoi fatti fare una diagnosi privata e fagli fare le terapie che ritieni utili ... tanto bene o male bisogna andare nel privato comunque ... i casi lievi non hanno bisogno di molto intervento, più che altro di trovare le persone giuste.
Devo essere sincera, la diagnosi ha avuto ripercussioni "negative" sul mio modo di vedere le cose, mi ha creato depressione e ansia e non penso mi abbia fatto diventare una madre migliore. L'unica cosa positiva è che gli stiamo facendo fare "terapie" private che sicuramente giovano; sul rimboccarsi le maniche credo che lo facevamo anche prima, perchè comunque era "un bimbo con difficoltà di socializzazione e mille paure" e quindi abbiamo sempre lavorato sui suoi limiti ... dopo è diventato "un bimbo autistico" e per certi versi rischi di essere più arrendevole e di credere meno in lui.
Ovviamente la consapevolezza della diagnosi ci ha portato anche molta ansia per il futuro e ad es. siamo molto preoccupati per la scuola media. Ci aspettiamo sempre da un momento all'altro che le cose "precipitino" ... e considerando che tutti i bimbi attraversano fasi positive e fasi di difficoltà ... capita che nei momenti critici la nostra ansia aumenti tanto ... questo non va bene anche perchè le fasi critiche dei bimbi hanno anche "valore educativo".
Ultimo punto: le strategie che imparano da soli sono le migliori e le più efficaci, perchè usano in modo spontaneo i loro punti di forza; bisogna supportarli solo dopo che si è verificato che non ce la fanno da soli.
Se invece esistessero NT e autistici come se fossero due cose ben distinte e separate, allora non ci sarebbero dubbi sulla diagnosi.
Bisogna capire il contesto in cui vive questo bimbo, come sono fatte e funzionano queste "scuole speciali" di cui parla la mamma, che possibilità danno per il futuro, se per dire equivalgono a fare un "programma differenziato" che vuol dire non avere un titolo di studio ecc.
In ogni caso se il bimbo ce la fa da solo - nel senso che è sereno del suo quotidiano e progredisce pur con le sue peculiarità - sinceramente non capisco la necessità di un'etichetta dal momento che fa già terapia cognitivo comportamentale; bisogna chiedersi sempre "cosa cambierebbe nella pratica con la diagnosi scritta?". Cosa ci si aspetta e di cosa si ha bisogno?
Mi chiedevo se fosse possibile per voi far vedere il bambino altrove in forma assolutamente privata. Per altrove intendo qui in Italia o in un altro stato. Pensavo a questo perché potrebbe essere utile per voi avere un secondo parere esterno a tutto quello che vi circonda al fine di conoscere e le reali difficoltà di vostro figlio e meglio valutare il tipo di intervento da effettuare.
L’istinto di una mamma non sbaglia quasi mai ma tutti questi condizionamenti esterni posso alla lunga minare la vostra forza e influire sulla serenità del vostro piccolo. Credo che un parere imparziale a tutto questo e che possa essere tenuto nascosto(non dovrete mica dar conto di cosa fate in un viaggio!) possa chiarirvi un po’ le idee e spero rassicurarvi e darvi nuova grinta!
Purtroppo l'etichetta e' reale ed influenza molto le persone che stanno intorno.
Per avere l'insegnante di sostegno abbiamo consegnato la relazione della ASL all'asilo dove, complice l'impreparazione del personale, si aspettavano un alieno e si sono dovuti ricredere.
Ci sono bambini in condizioni decisamente piu' problematici, ma che non hanno diagnosi. Pero' quando uno senza diagnosi fa un capriccio e' perche' e' piccolo, quando lo fa mio figlio e' perche' e' "malato".
Fatto sta che oggi lui va tutti i giorni all'asilo e non piange mai, mentre altri sono disperati e quando lo andiamo a prendere e'sempre felice, mentre altri stanno con la Direttrice perche' non riescono a stare in classe.
Io credo che, almeno all'asilo, dovrebbe esserci un insegnate di sostegno ogni 2-3 classi, in modo che chi ha bisogno, a meno che non sia un caso particolarmente grave, non sia costretto a scoprire le carte e a prendersi l'etichetta.
Se segue il programma normale pur con delle difficoltà ( che può avere qualsiasi bambino) io non produrrei nessuna certificazione a maggior ragione per la politica adottata nel paese in cui vivete.
Per mia esperienza il sostegno se è fatto bene è una buona risorsa e non per forza uno stigma però questo dipende tantissimo ma tantissimo dalle maestre. Noi in questo ad ex siamo fortunati.
Però è un arma a doppio taglio per tutta una serie di motivi per cui secondo me va messo quando c'è un reale bisogno.
Non comprendo ad ex il motivo di metterlo alla materna se il comportamento non è troppo fuori dalle righe.. alle elementari può avere senso se appunto ci sono problemi didattici o di comportamento o attentivi tali da richiederlo.
Per ciò che riguarda il lato relazionale e l'integrazione con i compagni il sostegno può essere utile solo ed esclusivamente se si ha la fortuna di avere un insegnante ingamba. Diversamente serve a nulla.
Scuola speciale? Programmi speciali? Assolutamente no..
Piuttosto si va avanti con obbiettivi minimi.
In situazioni così sfumate noi genitori, noi per primi, dovremmo vederli bambini come tutti gli altri.
L'errore purtroppo di questa diagnosi è che è troppo generica e stigmatizzante se c'è un problema lieve, e non si tratta di non raccontare la "verità " a gli insegnanti ma di battersi affinché gli vengano date informazioni corrette.
Questa cosa in italia non avviene e da li nasce la paura dei genitori di esporsi.
Infatti secondo me la situazione si sta facendo drammatica con queste diagnosi che hanno criteri sempre più ampli e la mentalità degli insegnanti ( ma anche di alcuni np o tecnici) che è rimasta la stessa di 20 anni fa.
Disturbo pervasivo=disturbo cronico= disabilita permanente.
Finché non cambia questa mentalità sarà un disastro per noi genitori.