Il sentire, riconoscersi in se stessi

Se leggete il mio post precedente, ho spiegato molti dei motivi per cui sono approdata all'ipotesi di essere asperger. Premesso che sto aspettando risposta per far valutare mia figlia, rimango immobile per me, non riesco a concepire di cercare uno psicologo (o psichiatra?) e di capitare casualmente con uno che riesca a capirmi (e al quale io non riesca a dire e dare quello che vuole convincendolo di quello che vuole vedere in me... non so se mi spiego?). Ho paura di non essere capita e riconosciuta e temo di fare il camaleonte come faccio con chiunque (tranne il mio compagno). All'aspie quiz risulto positiva per sospetto di asperger, ma ci sono alcune cose che non mi quadrano. Ad esempio la grande capacità di capire i sentimenti miei e degli altri, il tempo che passo ad analizzarli e la sensazione di riuscire comunque a esser un'ottima attrice nelle situazioni sociali soprattutto superati i 26 anni ( prima il mio imbarazzo e la mia ansia nelle situazioni sociali mi portava più che altro a non prendere mai la parola). Cosa ne pensate? Come si trova uno psicanalista che possa davvero aiutare a sgarbugliarsi?
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Commenti
premetto che io sono NT (anche se sicuramente mi appartengono alcuni tratti “aspie” ma sono nettamente NT) eppure mi ritrovo in pieno nella tua sensazione (e situazione), ne parlavo qualche giorno fa con il mio ex marito.
Ho condiviso questo mio pensiero anche con un mio caro amico (straniero) che è ND, anche se credo non diagnosticato e non credo se ne renda conto pienamente, pur avendo grandissima auto consapevolezza.
Il suo commento (tradotto) è stato questo:
Perciò io ho risposto che molto spesso taccio per evitare questo tipo di situazione ma mi rendo conto che talvolta è implicito nelle mie azioni o in altre mie parole.
E lui ha confermato ciò che ho detto.
Ecco, le situazioni credo siano le stesse in cui ti trovi tu e paradossalmente proprio con le persone che ci sono più care si verifica questa cosa.
Che sia una proiezione del nostro desiderio di essere capite? Possibile… quantomeno è sicuramente vicino al detto “fai ad altri ciò che vorresti fosse fatto a te”.
Quindi io non riesco a darti grandi risposte ma quantomeno posso dirti che mi ritrovo pienamente nelle tue parole.
È come se per loro diventassimo come uno specchio in cui guardarsi ed anche se rimandiamo loro un messaggio positivo di accettazione ed assenza di giudizio, talvolta questo specchio mostra loro qualcosa che non vorrebbero vedere.
E aggiungo un’osservazione che riguarda il rapporto con la “verità” e la “sincerità”: personalmente le agogno entrambe e, soprattutto se ho a che fare con un Aspie, posso anche restare ferita ma mi sta bene comunque…
Ma il punto è che, anche se io la giudico, la persona lo fa, si giudica e talvolta non riesce proprio a perdonarsi, non le piace ciò che vede riflesso nel mio specchio.
…spero di essermi fatta capire…