Panico puro
Durante i mie primi anni dell'infanzia ci furono alcuni episodi di carattere emotivo che non posso dimenticare, e che a distanza di tempo, esaminati con più razionalità, mi fanno pensare che c'erano già i segnali di una possibile "neurodiversità" Il primo accadde in prima elementare. Era la prima ora, la maestra si accingeva a fare lezione, quando giunse voce che in un complesso scolastico prospicente il nostro, avevano piazzato una bomba. I mie compagni non ebbero nessuna reazione, io stetti alcuni minuti a pensare, poi iniziai ad agitarmi, dissi alla maestra che volevo tornare a casa perché avevo paura che esplodesse la bomba; lei cercò di tranquillizzarmi ma nulla, io continuavo a chiedere sempre con più insistenza, e sempre più spaventato, che volevo uscire. Ad un certo punto la maestra chiamò in suo aiuto alcune colleghe, insieme tentarono di calmarmi in tutti i modi. Solo dopo una buona mezz'ora riuscirono a tranquillizzarmi. Ancora oggi mi chiedo perché la maestra non mandò a chiamare i miei genitori, almeno per metterli al corrente dell'episodio. Non molti anni dopo, ne avevo 11-12, accaddero altri due eventi simili. Sin da piccolo sono stato sempre terrorizzato dal fuoco. Un giorno a poche decine di metri da casa mia, prese fuoco un roveto e alcuni alberi; le fiamme erano alte e violente, si sentiva forte il crepitio delle stesse. Io ebbi una crisi di panico, iniziai ad urlare, abbracciai mia madre che tentava di calmarmi dicendo che era tutto a posto. Anche in quel caso ci volle il buon e cattivo tempo per riportarmi in uno stato di tranquillità. Una altro caso del genre successe poco tempo dopo. In età adulta riesco a mantenere una certa razionalità e controllo, ma non nego che certe situazioni mi scatenano sempre una grande e prolungata ansia.
Accedi oppure Registrati per commentare.
Commenti
---
No, nessuna terapia.
Panico
Io il mio primo giorno d'asilo (ne ho già accennato in altri interventi relativi alla mia "esperienza scolastica") non ebbi una reazione migliore nei confronti della scuola nè delle suore, solo che nel mio caso non c'erano nè bombe nè presunti pericoli del genere, ma per il me che ero a pochissimi anni il fatto stesso di separarmi dalla famiglia (anche se solo temporaneamente per poche ore, o fosse stato per pochi minuti, ma io questo non lo sapevo) per stare in affido a delle estranee in un ambiente estraneo, costituiva già di per sè un motivo sufficiente a scatenare in me il panico. Anzi paradossalmente nella mia incoscienza tipica dei bambini piccoli, se mai ci fosse stato il pericolo (anche solo per pura ipotesi) di una bomba (e non c'è mai stato) l'avrei presa quasi come un gioco, con curiosità e quasi una certa eccitazione nel vedere gli "adulti" che si preoccupavano per qualcosa che probabilmente era inconsistente ed esagerata. Un allarme bomba ci avrebbe fatto fare uno o più giorni di vacanza, ma io (a voler ragionare con la mente dei bambini) "non avevo questa fortuna", e nella mia scuola non succedeva mai niente, proprio come nel letto di Sandra e Raimondo (che allora seguivo in televisione), nemmeno un temporale talmente forte da far allagare la scuola e far sospendere le lezioni!
Pericoli reali e immaginari
Paradossalmente erano altre cose a spaventarmi (e di cui in realtà non avrei dovuto avere paura perchè non costituivano un pericolo) come il buio, i forti botti improvvisi dei fuochi artificiali, ecc (e -come dicevo- la separazione dai miei familiari). Forse perchè la mia generazione è cresciuta a "pane e televisione" dunque ogni giorno, nei film (ma anche nella realtà dei telegiornali) sentivamo parlare di sciagure, di omicidi, di tragedie, di calamità naturali, guerre ecc. però erano cose che riguardavano sempre altri, mai noi, che rimanevano dentro uno schermo, e dunque non distinguevamo troppo tra le favole e gli eventi reali (che però, non riguardando noi direttamente, non ci apparivano troppo "reali"). Strano a dirsi ma per un bambino o una bambina sentire parlare di un fantasma era più pericoloso di una guerra che ci sembrava ormai qualcosa di superato, del passato, soltanto da studiare nei libri di storia