Aspie e Asperger. Significato dei termini
Ho cercato la definizione di "Aspie" ma non l'ho trovata.
Nella discussione:
Inoltre in un messaggio privato che ho ricevuto (e che ovviamente non cito perché non è pubblico) appariva palese che "Aspie" e "Asperger" avessero due significati diversi.
In effetti mai detto "sono asperger". A parte che ancora nokn ho una diagnosi, cmq utilizzerei il termine Aspie.
Se "Aspie" non significa "con la Sindrome di Asperger" che diavolo significa?
Asperger probabile, non diagnosticato.
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Commenti
Ti rispondo sulla base dell’idea che mi sono fatta io a
seguito del mio documentarmi e della frequentazione del forum, però non è nulla
di sicuro, per cui chiedo a chiunque ne sappia di più di correggermi ed
approfondire :-)
Io credo che Asperger essendo il termine “ufficiale”
sottolinea maggiormente la neurodiversità, è più un termine “scientifico” ed
appropriato a chi è certo di essere nello spettro, dunque è diagnosticato…Aspie
è un modo di dire più colloquiale, di appartenenza ad un gruppo di persone che
presentano caratteristiche simili, indipendentemente dalla presenza di una
diagnosi e di una neurodiversità marcata…insomma io la vedo: certamente tutti gli
Asperger sono Aspies, ma non tutti gli Aspies sono forse Asperger...
Che, fra l'altro, si è basata su altre fonti: Anche se le ha rielaborate.
http://www.urbandictionary.com/define.php?term=aspie
è un termine che deriva da asperger, ma non è un termine medico bensì
un termine identitario che rappresenta quindi una sotto cultura (come
punk, goth, etc..) e quindi è usato in senso più ampio ad includere
tutti quelli che si riconoscono in certe problematiche indipendentemente
dalla diagnosi."
Scrisse il buon vecchio @wolfgang in un vecchio thread.
Ricordo che il termine Aspie fu coniato alla fine del secolo scorso da una ricercatrice in un suo libro. Non ricordo se fosse Carol Gray o di un'altra, e non ricordo neanche quale libro, ma era del 1998. Sono 20 minuti che cerco su Google e mi sono rotto.
TROVATO! Il termine fu usato per la prima volta da Liane Holliday Willey nel libro "Pretending to be Normal" nel 1999. Tie', la perseveranza ha dato i suoi frutti! Qualcosa c'è scritto pure QUI.
Comunque, leggete quest'articolo dal Guardian: I'm a proud Aspie, but I accept the term 'Asperger's syndrome' has had its day
Sono orgoglioso di essere aspie, ma il termine Sindrome di Asperger ha fatto il suo tempo, soprattutto con l'arrivo del DSM-V, aggiungo io.
Opione personale: preferisco dire sono aspie, che "Ho la Sindrome di Asperger". Quest'ultima frase suona come "Ho l'AIDS", "Ho la gonorea" "Ho le emorroidi" e, considerata l'ignoranza che c'è in Italia sull'argomento, è meglio usare un termine divertente e simpatico, come Aspie, altrimenti la gente pensa sia una sindrome contagiosa e pericolosa. Vi ricordo che in Italia ci sono ancora individui che dicono che l'omossessualità è una malattia che può portare alla pedofilia (Binetti), perciò figuratevi a dire "Ho la Sindrome di Asperger" a queste persone che sono veramente Braccia Rubate all'Agricoltura (B.R.A.).
N.B. Ho scritto alla fine del secolo scorso, come se si parlasse di secoli fa! Sono passati solo 15 anni...
P.S. che fatica scrivere questo post... ho bisogno di una partitina a Battlefield 2. :-)
Anche se tu rileggessi tutti i post con la nuova chiave di lettura, la tua comprensione del messaggio spesso non sarebbe corretta.
Col tempo potrai conoscere meglio ogni singolo utente, quindi arriverai a comprendere meglio i loro messaggi, ciò che vorrebbero comunicare.
Sul fatto di conoscere meglio ogni utente e quindi capire cosa singolarmente vogliono comunicare, ho dei dubbi. Ho problemi nella vita reale dove le persone hanno facce, corpi, voci diverse, immaginiamoci su un forum dove c'è solo una piccola immagine e un nome di fantasia. Io generalmente mi baso solo su ciò che c'è scritto nel messaggio sopra il mio, o al massimo nella discussione a cui partecipo. Raramente mi ricordo di chi ha detto cosa in altre discussioni.
La mia frustrazione è dovuta al fatto che pensavo che, almeno in un forum di persone con difficoltà sociali (e non vuole essere una critica al forum, ma alla mia ingenuità nelle aspettative), pensavo di trovare regole sociali scritte chiaramente fin dall'inizio e semplificate, per permettere a chi ha questi problemi di rilassarsi, almeno qui. E invece, come fuori di qui, il libretto di istruzioni non c'è.
Scusate se il messaggio contiene della negatività (di solito cerco di evitarla più possibile), ma il non capire/fraintendere è una delle poche cose che mi crea davvero frustrazione.
Grazie per avermi spiegato questo ulteriore significato dei termini.
Personalmente non sono d'accordo con questo uso del termine e non ne vedo l'utilità. Come anche tu hai scritto, un Asperger può avere più o meno problemi in base anche al contesto, e al momento della sua vita (aggiungerei io). Il risultato, per questa persona, sarebbe quello di passare da Aspie ad Asperger in base a quante difficoltà può avere in quel periodo (o in quel giorno magari)? Sappiamo bene che le persone non sono macchinari con gli interruttori e siamo tutti diversi, anche gli Asperger (o meglio gli autistici), nonostante le etichette. La diagnosi si fa una volta (o due o tre volte, comunque un numero piccolo e definito), in base a cosa uno dovrebbe definirsi Aspie (subclinico) o Asperger (clinico)?
Faccio un esempio per chiarezza: se io ricevo la diagnosi e mi confermano l'Asperger (clinico), prendo consapevolezza, magari faccio delle terapie e diminuiscono quasi del tutto o del tutto le mie problematiche nel funzionamento nella società (quindi divento Aspie se ho capito bene, ma in base a cosa? Mica faccio un'altra diagnosi). Poi metti che ho un periodo stressante, ho un bambino o mi trasferisco in un'altra cultura e posto, cambio lavoro ecc., e le mie problematiche tornano o ne sorgono altre. Divento di nuovo Asperger?
Inoltre mi chiedo, quale è l'utilità di questa distinzione se il buon funzionamento è comunque legato a determinati fattori?
E ancora: avete notato quanta confusione nel capirsi tra noi nei messaggi? Bisogna ogni volta specificare cosa la persona intende, in quel messaggio, per Asperger/Aspie. Una parola è un buon simbolo quando tutti attribuiscono ad essa lo stesso significato (almeno a grandi linee).
In ogni caso penso che questa sia una discussione interessante che potrebbe essere accorpata tutta in un unico post tra quello che stiamo dicendo qui, e quello che è stato detto sul post che mi hanno segnalato poco più su in questa discussione.
@Mind_Traveller
Forse si presuppone che le strategie di coping di cui parla Landauer e le terapie che migliorano la funzionalità, consentano anche di gestire questi nuovi ed inevitabili (per tutti) momenti di crisi nella maniera più adatta a mantenere il più possibile il nuovo equilibrio acquisito (a restare subclinoco in soldoni).
Ma è solo, assolutamente solo, un MIO pensiero e non ci ho dedicato moltissimo tempo, quindi può essere totalmente sbagliato e/o troppo superficiale. probabilemnte devo leggere di più su questa questione
Comunque... esistono terapie che permettono quello che scritto @Piu82 ? Quali?
Interessantissimo davvero!!! Come immaginavo, la mia opinione era troppo superficiale.
Mi rendo anche conto di aver seriamente bisogno di terapie probabilmente! E a quanto pare esistono e mi dite che sono molto funzionali. Appena avrò la diagnosi, mi ci metto sotto col lavoro B-)
Grazie, grazie mille
Mi permetto di aggiungere un'altra considerazione: forse l'utilizzo e la distinzione così poco definiti e modificabili nel tempo, tra asperger e aspie (si, anche nel mio mondo ideale ad ogni concetto corrisponde un solo termine preciso
E penso che ciò possa essere specchio di quanto accade nella società. Perché per il momento, per quanto ho capito io finora, pare che, purtroppo, sia necessario "urlare" forte le proprie difficoltà, altrimenti non le capisce neanche chi in teoria indossa un camice e studia per poterti capire e supportare.
Accade insomma, secondo me, che se dici "sono autistico! Sono asperger" allora forse qualcuno ascolterà e darà importanza alle tue difficoltà... (che pure, all'occhio e alla mente davvero sensibili e attenti, non sfuggono!);
Mentre se dici "sono aspie, sono subclinico", è probabile che qualcuno ti consideri perfettamente capace di svolgere qualsiasi attività, e funzionale quanto basta per non essere assolutamente legittimato a tirarti indietro in alcune situazioni o a far presente che in quel momento (per i più svariati motivi) i tuoi tratti autistici, seppur lievi, ti stanno creando serissime difficoltà. Anche a te che sei subclinico.
Ed ecco così che, per chi vive difficoltà che avverte essere pesanti e non riesce a far capire fino a che punto le avverta tali, la categoria "aspie" diventa quasi... "antipatica", scomoda.
Ho notato così , ma (atrenzione) potrebbe essere solo una mia impressione e proiezione, che per alcune persone dello spettro, la categoria aspie sia quasi una "sottocategoria"... come se non fosse legittimo per queste persone affermare di avere alcune difficoltà, seppur lievi, solo perché sono riuscite (per un'infinità di possibili motivazioni) a superarne altre e a condurre una vita quasi normale se non addirittura noralissima.
E questo, sempre secondo me, potrebbe accadere proprio per questo desiderio di difendere con le unghie e con i denti la propria condizione di "vero autistico", in un mondo in cui non è ancora così facile far comprendere e accettare le proprie difficoltà.
Dico questo adesso, e mi sento di dirlo solo adesso ma lo penso da un po', proprio perché io stessa sto sperimentando questa sensazione ultimamente. Questa sorta di ipercategorizzazione e "rifiuto" di essere considerata subclinica (lo so, questo è in apparenza illogico, perché in realtà ciò che tutti vogliamo è stare meglio e vivere con sempre minori difficoltà e disagi, finalmente).
Io sono ancora troppo "giovane" per quanto riguarda il mio percorso di conoscenza di me stessa e devo ancora capire tante cose, perciò non sono qui adesso a dire cosa sono o cosa non sono.
Però, sono abbastanza "vecchia", invece, per guardarmi indietro (come sto facendo veramente da qualche mese a questa parte) e capire quali e quante difficoltà ho avuto e scopro di avere ancora. E forti.
Ci sono cose che faccio con apparente estrema facilità e fino a qualche tempo fa, lottavo contro le mie resistenze perché io stessa le consideravo pura e semplice pigrizia.
Forzandomi. Autocriticandomi. Autocolpevolizzandomi.
Perciò sono adesso abbastanza arrabbiata per tutto ciò. Indipendentemente da come proseguirà il mio percorso.
Perciò, anche, mi è accaduto di guardare con stupore (e forse anche un po' di invidia) a chi afferma di essere asperger e riesce a lavorare senza sclerare troppo o accumulare una rabbia pericolosissima, a uscire dopo il lavoro senza stancarsi enormemente, a fare un figlio (io, allo stato attuale, non penso di potermi mai mai mai occupare di un mio ipotetico figlio senza danneggiare me e lui).
Ovviamente, razionalmente, so bene che queste persone rientrano nello spettro, e mai potrei neanche sospettare che non sia così (oltre al fatto che non sono proprio nessuno e non ho nessuna conoscenza e competenza per dare un giudizio su una cosa del genere!).
Quindi ho supposto che forse questa sensazione è dovuta proprio ad una ancora troppo scarsa considerazione e interpretazione, nella società, delle difficoltà derivate dalla condizione di autismo e allo scarso adattamento della società alla stessa.
E, ripeto, sto scrivendo da persona "neutra", che prova a mettersi umilmente nei panni di una persona autistica.
E sto solo facendo delle riflessioni e delle supposizioni che potrebbero essere utili come semplici punti di vista. Tutto qui.
Se invece mi sto sbagliando di grosso su qualcosa, come spesso mi accade, sarò ben lieta, come sempre,
di ricevere correzioni e aggiornare i miei dati.
@Mind_Traveller cara, devo ancora scoprirlo anch'io e lo spero davvero!
Lo psichiatra con cui ho fatto per adesso 3 incontri mi ha detto che mi seguirà d'ora in poi con un percorso di psicoterapia.
Sarò lieta di farti conoscere i miei progressi, se vorrai.
Siamo qui anche per condividere e migliorarci insieme.
Dall'esterno percepisco come se dei 'neurotipici con elevelata suscettibilità agli stimoli sociali' volessero assorbire lo spazio a quelli con grandi difficoltà. Forse perché la diversità è meglio del caratteraccio e della pigrizia.
Io di mio mi vedo come un neurotipico con alcuni tratti asperger ma assolutamente non aspie! Sia perché non mi piace quella cultura, sia perché sono complementare ad un aspie medio: forte sugli aspetti dove loro sono delicati e scarso sugli aspetti dove loro sono forti. Forse complessivamente sono pure un po' più NT dell'aspie medio.... ma se devo paragonarmi io non posso non tener conto del fatto che l'aspie medio è comunque uno che ha sempre avuto qualche rapporto sociale, relazioni sentimentali prima dei 20 anni, buon mimetismo, e scoperta sostanziale della diversità solo in età adulta.