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Spettacolo teatrale Temple Grandin 2023 - Colleferro

NEUROTIPICI - chi sono?

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Commenti

  • giovannagiovanna Post: 3,905
    modificato ottobre 2016
    Per me essere NT significa semplicemente incamerare le espressioni della mamma fin da piccoli, e poi restituirle, prima si parte dal sorriso, lo spiegava un ND in un suo libro.

    Poi diventano sempre piu' complesse e si forma un bagaglio notevolissimo che si installa nel cervello, che ripetiamo, restituiamo nei vari contesti sociali.

    Esempio io entro in classe, e mando una serie di messaggi, anche non verbali, estremamente complessa, per cui gruppo e individui me li restituiranno e io li devo interpretare con le mie reazioni ed espressioni, ma il tutto avviene in maniera non cosciente.

    Al momento in cui devo esserne cosciente, perche' non riesco a decodificare in modo spontaneo, sono autistica.

    Secondo me dove per sopravvivere devi usare il lato cognitivo in prevalenza, non sei NT.

    Di me si disse solo: " Lei e'..intelligente". Solo questo, e a me e' bastato per farmi un' idea personale.

    La presi come un' offesa, mi colpi' al cuore.
    Sono quella che ha creduto sempre che fosse la chioma di un albero al tramonto e invece era un orso
  • PavelyPavely Post: 3,350
    modificato ottobre 2016
    Antonius_Block ha detto:

    @Pavely

    Non ho mai detto che odi nessuno ma solo che secondo me attribuisci a nt ed nd caratteristiche che sono indipendenti e svincolate da questa distinzione. Per come la vedo io è una discriminazione fatta sì in buonafede ma pur sempre una discriminazione.

    Provo a spiegarmi.
    Il discorso che hai fatto su poesia e praticità e su come le due possono essere desiderate o odiate a seconda dei punti di vista ad esempio è per me irrilevante perché la discriminazione non sta nel cosa attribuisci ad uno o all'altro ma nel fatto stesso di stare attribuendo qualcosa.

    Per il resto mi dispiace di essere stato causa di un meltdown perché di fondo è stato generato anche qua da un equivoco (ciò che ti ho attribuito è una discriminazione, NON odio).
    Ciò che sto tentando di spiegarti, @Antonius_Block è che io non attribuisco nulla.

    Le persone autistiche, in genere, non attribuiscono un'identità, COSI' come la concepisci, a qualcuno. Per spiegarti il punto, provo a farti un esempio.

    Un giorno mio padre è stato ricoverato in Ospedale. Camera doppia, accanto a lui un signore anziano molto gentile. Vado a trovare mio padre e il signore mi chiede la cortesia di portargli una cosa che aveva dentro l'armadio.

    Io gliela do e inizio a parlare con lui. Passano venti minuti. E mio padre, nei fatti, si sente escluso. Chi sono venuto a trovare? Lui? Il vicino di letto? Chi? Perché lui - dico mio padre - non è stato centrale in quella giornata? Pure, era ricoverato. Ero li per lui.

    Chi è autistico considera - in genere - le persone con un pari amore. Chi fa delle preferenze, chi crea "gruppi", chi comprende le "dinamiche sociali", non sono le persone autistiche. Le persone autistiche fanno amicizia in modo sincero. Alle volte, se le conosci, hai l'impressione di parlare con dei bambini. Possono avvicinarsi a te, dirti: "Ciao!". Con un sorriso. E rimani interdetto. Sei li, non sai cosa fare. Cerchi di creare una distanza... pensi: "Ma tu davvero vuoi essere mio amico?".

    Ma l'Autistico non conosce una distanza e una "forza". Il ragazzo e l'uomo autistico amano. Amano come può un bambino amare. Senza secondi fini, alle volte rinunciando completamente alla propria vita. La persona autistica non fa distinzioni perché non le capisce in realtà: ad esempio, entra in un'aula, vede i maschietti da una parte, le femmine dall'altra e non capisce il perché. Non sa dove andare. Non sa cosa dire. La persona autistica è esclusa dal gruppo, non ne interiorizza le dinamiche, non le sente dentro di sé, non fluiscono a livello dell'anima.

    Da un punto di vista autistico, le persone sono gli "Altri". Sono un Universo, sono stelle. Sembra di raggiungerle, non ci riesci. Splendono. Le osservi nel loro moto reale. Osservi le leggi naturali e sai di non poter influire su di esse. Non sai cosa dire, fare, agire. Sbagli. Spesso. Chiedi scusa, provi ad andare oltre.

    §

    La mente autistica, @Antonius_Block crea schemi, strutture, diagrammi, partizioni. Poi, le abbandona. Così come spesso io abbandono mie idee. E le cambio. Le cambio spessissimo e a distanza di pochi minuti posso apprendere, andare oltre. Alle volte, parte da Premesse sbagliate e, dunque, interi ragionamenti, ramificati e complessi, meravigliosi e altissimi come un palazzo di otto piani, si rivelano fragili e cadono al suolo.

    Ma sono ragionamenti. Semplici momenti di creatività propri di una mente autistica.

    §

    Tu cosa fai? Tu affermi che non si debba generalizzare sulla Neurotipicità e non si possa dire: "I Neurotipici hanno queste caratteristiche".

    Dunque, per correttezza logica, affermi che anche degli Autistici si debba dire che sono diversissimi. Se il tuo ragionamento valesse per i Neurotipici ma non valesse per gli Autistici sarebbe fallace. Affermeresti che esiste un parte di un insieme ma non un insieme.

    Dunque: in realtà, attueresti un discorso estremamente riduzionista e relativista. Non si può veramente dire niente di nessuno. Tutti gli esseri umani sono diversi. La conseguenza di questo ragionamento è che l'Autismo non esisterebbe. Passeresti in una fase in cui esistono "gli autismi" ad una fase in cui "ogni autistico è un caso a sé" ad una fase in cui "ogni essere umano è un caso a sé e non può essere ricondotto ad alcun altro".

    §

    Ogni idea, ogni concetto, ogni atto di filosofia, ogni atto artistico, ogni generalizzazione è proibita. Ogni modello, ogni linguaggio, è da cancellare.

    Osserva: tu, inconsciamente, accetti l'idea che gli Autistici abbiano delle caratteristiche ma non accetti che i Neurotipici le abbiano.

    Se io, persona autistica, dico: "PER ME, i Neurotipici hanno senso pratico" ti senti ferito. Ma se tu leggi: "Molti autistici non comunicano" tu non ti scandalizzi. Perché senti che sia vero.

    E pure: è una generalizzazione (io ne sono un esempio concreto).

    §

    Tu hai tutto il diritto di fare generalizzazioni, creare modelli, applicarli alla realtà.

    Non deve mai discenderne, nella vita reale, una discriminazione. Non devi mai odiare. Così come non devo MAI farlo io.

    Ma ciò che non riesco a farti capire è questo: non è che io faccia discriminazioni. Nella vita reale, è rarissimo trovare persone profondamente autistiche che CAPISCANO cosa sia una discriminazione.

    Io stesso ho visto mamme piangere perché i loro figli non le dimostrano una PREFERENZA. I bambini autistici non capiscono perché mamma e papà siano speciali. Tutti gli esseri umani buoni sono speciali e si possono amare più persone. Un bambino autistico profondo, spesso, amerà la propria terapista come la mamma.
     
    il bambino autistico sa perfettamente chi sono. E la POTENZA dell'amore è pari. E SCELGONO con chi stare.

    Se sei autistico non ami di più una persona rispetto ad un'altra. Ma ami tutti con una pari energia. Non fai scelte. Non scegli l'amore delle persone: scegli il TEMPO con cui stare con loro. Dici: "Voglio stare, oggi, con te".

    Tu attribuisci a me e agli autistici in genere, @Antonius_Block l'errore di generalizzare.

    Ma non osservi la differenza tra una cosa che leggi su una pagina internet e la vita reale.

    Io, a 40 anni, non ho MAI visto un Autistico attuare nella vita reale una discriminazione. Ho visto solo mamme piangere perché rifiutate dai figili. Perché questi non le guardano dal Neuropsichiatra. Perché non dicono "Mamma".

    E non dicono: "Mamma" perché pensano: "Mamme". Al plurale.

    Ma nessuno li educa in tale direzione e nessuno pensa che nel cervello di una persona autistica possa stutturarsi questa pluralità. Soprattutto: è un crimine verso la donna che ha generato il bambino autistico.

    E' un crimine verso la Famiglia.

    Perché nella Famiglia deve vigere un AMORE PREFERENZIALE.

    Se un bambino autistico non preferisce i genitori, è un bambino sbagliato. Soprattutto: il centro del dolore è nel cuore di papà e mamma. Che hanno in casa un Bambino-coccodrillo che sembra non vederli.

    Poi, con il tempo, capiscono il grandissimo amore e la grandissima libertà e indipedenza che è nel cuore dei bambini autistici. Che se stanno con te, lo fanno perché lo scelgono profondamente. L'amore di un figlio non è qualcosa che vedi nascere spontaneamente: se tuo figlio è autistico lo devi conquistare giorno per giorno, così come lui si impegna a conquistare il tuo.

    Proprio creando un legame d'amore, si ha la coscienza di quanto sia puro.

    §

    @Antonius_Block nessun autistico ha comportamenti discriminatori.

    Mai.

    Chi descrive una parte dell'umanità con Caratteristiche limitate e disfunzionali sono i Neurotipici, attraverso Manuali come il DSM o l'ICD.

    L'Autismo è un Sindrome comportamentale descritta in modo disfunzionale dai Neurotipici in un libro che elenca Patologie. Nessun autistico, osserva, descriverebbe mai i Neurotipici in termini disfunzionali e io stesso non ho attribuito alcuna caratteristica negativa che - per inciso - non riesco neanche a concepire.

    §

    Tu sei assolutamente convinto che un Autistico possa concepire una differenza in termini di qualità.

    O che nella vita reale, concretamente, applichi questa Regola sociale (ti escludo se...).

    Non è così.

    Non accade, non può accadere.

    Non si tratta di me. Si tratta di questo: attribuire una mentalità discriminatoria ad una persona autistica non ha molto senso. Questo perché avendo una ToM differente, le regole che governano la Società sono un Orizzonte lontano.

    Se non comprendi le persone, come fai ad odiarle?

    Chi odia ed esclude una persona è una persona che ha la PRESUNZIONE di sapere chi sia.

    Stai applicando un modello neurotipico a me e agli autistici in genere.

    La parola "Discriminazione" è per me una Gavagai.

    Una parola vuota, priva di senso.

    Per capire cosa sia, mi rivolgo a ciò che i Neurotipici dicono di me e ciò che fanno con me e con tanti ragazzi autistici.

    Per sapere cosa è una Discriminazione basta osservare come si comportano i Neurotipici verso gli Autistici. Da questa descrizione fattuale, io so cosa sia l'odio discriminatorio.

    §

    Ti ripeto... un autistico fa soffrire un neurotipico perché non lo preferisce tra tanti. Perché SEMBRA non provare sentimenti. Perché lo vedi che, bambino, studia le Paline degli Autobus e non ti da un abbraccio. E tu, IPOTETICO papà, stai male.

    L'autismo lo vedi perché fai un regalo al bambino, questo ti risponde: "Mhhh" e va via. E tu non hai alcuna gratificazione.

    L'autismo lo capisci perché vedi tuo figlio che rifiuta il mondo, perché NON HA UN AMICO. Non ha persone SPECIALI.

    E ciò che non osservi, @Antonius_Block è proprio un punto: cioè, gli autistici non hanno amici proprio perché discriminare è un ASSURDO per loro.

    I genitori gli chiedono: "Ma non c'è un amico che PREFERISCI?". Il bambino autistico ti guarda, pensa: "Ma io voglio bene a tutti... cosa significa PREFERIRE?" e non ti capisce. Non può capire cosa sia un "Amico del cuore". Pure; gli adulti neurotipici gli chiedono di creare RAPPORTI SPECIALI. Ma lui, non ci riesce. Non può riuscirci.

    §

    Solo crescendo ed entrando in contatto con la (propria) neuroitpicità si discrimina e si fanno delle scelte.

    Così come ho fatto io negli anni dieci del nosto tempo.

    Io ho toccato la mia parte neurotipica e appena l'ho toccata ho capito cosa sia l'Amore.

    Prima, amavo il mondo con un pari potenza.

    La Neurotipicità mi ha portato a fare una scelta.

    §

    Concludo: non esiste un autistico "puro" o un neurotipico "puro".

    Siamo tutti una fusione...

    Pure: attribuire, come fai, un intento discriminatorio verso il mondo a una persona autistica, credimi, non ha senso.

    Se ne fosse capace, socializzerebbe.

    §

    Perché non ci fai caso: ma socializzare, farsi degli amici, significa discriminare. (Tu sei mio amico, tu no).

    §

    Spero che tu capisca l'enormità della cosa che attribuisci non dico a me ma agli autistici in genere qui dentro e ai ragazzi, che eventualmente, passano qui.

    Che potrebbero sentirsi discriminatori a ragione delle tue parole.

  • Simone85Simone85 Post: 2,862
    Una persona autistica è in grado di avere delle preferenze affettive se ci sono le condizioni.
  • Lascio definitivamente la discussione perché ritengo che non possa essere in alcun modo costruttiva né per l'impostazione iniziale né tantomeno per il modo in cui è stata affrontata negli interventi.
  • PavelyPavely Post: 3,350
    modificato ottobre 2016
    Simone85 ha detto:

    Una persona autistica è in grado di avere delle preferenze affettive se ci sono le condizioni.

    Sicuramente.

    Ne sono un esempio...

    (Io amo una donna neurotipica).


  • PavelyPavely Post: 3,350
    modificato ottobre 2016
    Antonius_Block ha detto:

    Lascio definitivamente la discussione perché ritengo che non possa essere in alcun modo costruttiva né per l'impostazione iniziale né tantomeno per il modo in cui è stata affrontata negli interventi.

    (Ecco... ti sei offeso... @Antonius_Block ....)
  • giovannagiovanna Post: 3,905
    Perche' @Antonius_Block, ognuno la affronta secondo i punti che gli stanno a cuore, evidenzia le sue conoscenze.
    Non ci ho trovato discriminazione, a me e' piaciuto il primo intervento di@ Pavely, per esempio.
    Faceva delle metafore strabilianti.
    Sono quella che ha creduto sempre che fosse la chioma di un albero al tramonto e invece era un orso
  • giovannagiovanna Post: 3,905
    modificato ottobre 2016
    Io le avrei tutte invertite, ma erano comunque efficacissime.
    Si potevano leggere in due sensi!

    Rendevano l' idea di uno " spettro", tra due estremi.
    Sono quella che ha creduto sempre che fosse la chioma di un albero al tramonto e invece era un orso
  • riotriot Post: 7,064
    @Antonius_Block di sta tentando di dare una definizione al quesito di poke. non è che avere posizioni differenti significa che non si è costruttivi: la discussione è aperta e ancora partecipata. probabilmente ognuno si chiarirà le idee, ma qui non siamo ad un dibattito scientifico, è solo una discussione su di un forum.
    poi certo, proprio da queste discussioni si potrebbero mettere a punto gli aspetti della cultura Autistica.

    scusate per l'O.T.
  • @Pavely ma va .... un bimbo autistico ha le sue preferenze come tutti (il mio preferisce di gran lunga il papà). Essere autistici non è non avere preferenze, ma esattamente il contrario ovvero dirlo chiaramente, quando sarebbe più opportuno socialmente non essere così sinceri. Oppure dare per scontato i sentimenti o ancora non ritenere necessario salutare (ma non perchè la persona non è importante, ma solo perchè "essere salutati" non è ciò che li fa sentire importanti, è una perdita di tempo). E anche le "discriminazioni" sono assolutamente recepite.
    In sostanza non sono i "sentimenti" la cosa differente, ma il modo di comunicarli.
  • EireneEirene Post: 500
    Premetto che non me ne intendo e la parte divertente è che ho comunque diritto di parola. ;°P Secondo me sono classificazioni fittizie fini a uno scopo. Mi spiego.

    Prendiamo ad esempio i colori e decidiamo di dividerli in due gruppi: chiari e scuri. Cos'è chiaro e cosa è scuro? Ammettiamo di non poter avere una classificazione oggettiva come potrebbe essere "i colori superiori alla lunghezza d'onda X vengono definiti chiari, mentre gli altri sono scuri". Esiste quindi una tale gamma di variabili, di concetti, di atteggiamenti e di sfumature in cui una persona può essere NT o ND che, tornando ai nostri colori, un "giallo" potrebbe essere considerato chiaro, mentre un'altra tonalità (magari con una differenza a malapena percepibile) essere considerata "scura". Nessuno ha dubbi che sono entrambi gialli. Hanno caratteristiche in comune, spesso più cose in comune tra di loro che con due azzurri, eppure per qualche ragione vengono separate da questa nostra classificazione.

    Per questo credo che la classificazione sia fittizia. Potremmo decidere allo stesso modo di classificarci tutti in NeuroSimpatici e NeuroAntipatici o qualunque altra cosa vi suggerisca la fantasia. Credo che la classificazione che è stata scelta è solo di comodo, fine a una diagnosi, a definire un campo operativo e di criticità sulle quali lavorare ed è così perché qualcuno ha deciso per noi che questi sono gli ambiti di intervento. Qualcuno potrebbe modificare uno dei criteri diagnostici e far saltare di qua o di là della barricata gente che stava dall'altra parte, senza renderci più NT o ND (a seconda di quello con cui preferiamo identificarci).

    In conclusione: per me sono parole e mi chiedo se ha senso cercare di capire chi sono "gli altri" come gruppo, e non sarebbe forse il caso di chiedersi chi sono "gli altri" come tutto, come esseri umani con le loro peculiarità.
  • riotriot Post: 7,064
    modificato ottobre 2016
    @Eirene il quesito di poke è molto specifico: lei chiede chi sono e come pensano, agiscono, le persone definite neuro-tipiche. cioè con una mente differente da quella Autistica. poi certo, tuti sono/siamo unici ecc.
    ma c'è di mezzo anche la disabilità che l'essere ND comporta, in parti soggettivamente differenti.
    ad esempio sul linguaggio, abbiamo spesso detto come i NT abbiano difficoltà a recepire il discorso che un ND esprime. anche nel linguaggio agisce la NT/ND creando a volte difficoltà relazionali che possono compromettere il quotidiano e anche l'ambito lavorativo. 
  • giovannagiovanna Post: 3,905
    mamma_francesca ha detto:

    @Pavely ma va .... un bimbo autistico ha le sue preferenze come tutti (il mio preferisce di gran lunga il papà). Essere autistici non è non avere preferenze, ma esattamente il contrario ovvero dirlo chiaramente, quando sarebbe più opportuno socialmente non essere così sinceri. Oppure dare per scontato i sentimenti o ancora non ritenere necessario salutare (ma non perchè la persona non è importante, ma solo perchè "essere salutati" non è ciò che li fa sentire importanti, è una perdita di tempo). E anche le "discriminazioni" sono assolutamente recepite.
    In sostanza non sono i "sentimenti" la cosa differente, ma il modo di comunicarli.




    Ecco sui saluti e' un bell' esempio.
    Ci puo' essere l' Asperger che ti saluta e ti chiede pure come stai ogni volta che entri in casa, perche' per lui e' abitudine inderogabile per entrare in contatto, e tu Asperger poco disponibile che pensa: "ma perche' mi saluta tutte le volte che' non ha asslutamente importanza?"

    Se nessuno dei due se lo dice continueranno in eterno a recitare la scena?
    Sono quella che ha creduto sempre che fosse la chioma di un albero al tramonto e invece era un orso
  • EireneEirene Post: 500
    @riot

    Quello che stavo cercando di dire è che secondo me non è possibile definirlo, a meno di non voler creare altre etichette da attaccare sopra a quelle già esistenti. Nuove etichette inefficaci nel descrivere la situazione e che quindi allontanano più che spiegare o aiutare.
  • PavelyPavely Post: 3,350
    modificato ottobre 2016
    mamma_francesca ha detto:

    @Pavely ma va .... un bimbo autistico ha le sue preferenze come tutti (il mio preferisce di gran lunga il papà). Essere autistici non è non avere preferenze, ma esattamente il contrario ovvero dirlo chiaramente, quando sarebbe più opportuno socialmente non essere così sinceri. Oppure dare per scontato i sentimenti o ancora non ritenere necessario salutare (ma non perchè la persona non è importante, ma solo perchè "essere salutati" non è ciò che li fa sentire importanti, è una perdita di tempo). E anche le "discriminazioni" sono assolutamente recepite.
    In sostanza non sono i "sentimenti" la cosa differente, ma il modo di comunicarli.

    Interessante @mamma_francesca ...

    Personalmente, credo che salutare - dire: "Ciao!" - significhi discriminare - saluto te tra gli altri, so chi sei, ti vedo, ti identifico, voglio parlare con te.

    Osservo questo: mi è accaduto tante volte di non salutare le persone per strada. Non facendolo, mi sono accorto come io non discrimini tra le persone in modo naturale. Devo fare qualcosa, vado, la faccio. Le persone, in quel frangente, non si sono sentite "importanti". Hanno percepito una mia "maleducazione" profonda... Perché non l'ho fatto? Perché non li ho "visti" tra tanti? Perché non li ho riconosciuti? Pure, non soffro di prosopagnosia... quindi?

    Io penso che tuo figlio preferisca tuo papà, in questa fase della sua vita, non in ragione del suo autismo. Semplicemente, perché accade. Perché sente di fare così. Perché una "preferenza" verso i genitori è una cosa comune nei bambini e si àncora alla parte neurotipica che è in ogni bambino.

    Il tuo Patuflino, @mamma_francesca sicuramente ha tratti autistici ma non è 'gravemente' autistico. Non ha tratti autistici 'estremi'. Ha, come tutti noi, una parte neurotipica e una parte autistica. E, immaginandolo, io sento come questa manifestazione di affetto non si radichi nel suo autismo ma nell'altra parte, la neurotipicità.

    §

    Sicuramente, TANTE VOLTE gli Autistici esprimono i sentimenti in modo particolare, vìolano le regole dell'educazione, sembrano sfrontati e supponenti, maleducati e offensivi. Ma non è così.

    Ad esempio: alcune volte, mi è capitato di fare un piccolo favore a dei bambini autistici.

    Mai una volta che mi abbiano ringraziato. Semplicemente, appariva naturale che i Grandi si comportassero così.

    Una volta, una mamma si è vergognata. E, quindi, si è scusata con me. Ma io ho sorriso. E' naturale, le ho spiegato, che un bambino autistico non dica grazie. E no, assolutamente, non è maludecazione come un Neurotipico può pensare.

    Semplicemente, appare al bambino naturale ricevere un aiuto dai "Grandi". Che sono un insieme. E più il bambino è Autistico più questo "Indifferenziato" si rivela. Più un bambino è "funzionale" nella società neurotipica, più ha una parte neurotipica grande, dentro di sé, più discrimina.

    Sicuramente, tuo figlio è autistico, @mamma_francesca . Ma è anche altro. Come me. Come te. Come tutti noi.

    §

    La socializzazione è un atto di discriminazione positiva. L'esistenza di un Gruppo sociale si fonda sulla determinazione dell'Alterità.

    Se osservate una Comitiva di giovani neurotipici potete osservare una scelta: noi contro voi. Fare parte di un gruppo significa dire: "Preferisco voi", "Siete importanti". La socializzazione è così: fare amicizia è così. Amare: è così.

    L'autismo, in un certo senso, è l'INTENSITA' dell'amore; la neurotipicità è la TENSIONE dello stesso sentimento.

    Io stesso ho visto l'IMBARAZZO di due donne neurotipiche quando due ragazzi autistici hanno detto il loro amore. Che è ASSOLUTO. Che è misurabile in Yotta-Ampere (cito... dal primo ragazzo in questione. Yotta è 10 alla ventiquattresima se ricordo bene...).

    La neurotipicità è ciò che indirizza l'amore.

    Ed è presente in ognuno di noi...

    Molti Neurotipici, ad esempio, sono dei Latin lover e hanno mille storie. (Ne ho conosciuto uno). Nella loro vita ci sono MILLE AMORI. E due volte, nella mia vita, mi è accaduto di ascoltare il loro discorso sul "perché" non si innamorano follemente ma su come una ragazza, dopo un certo periodo, non abbia più nulla da dare.

    Il "voltaggio" d'amore, in questi casi, è altissimo ma l'amperaggio estremamente basso (notare la metafora Asperger).

    Non si accende la lampadina anche se il circuito funziona, ecco, bene.

    §

    Pure, scegliere, discriminare, dire: "Ti preferisco a tutte le altre" o "Ti preferisco a tutti gli altri" è un atto sociale fondamentale. Dire: "Sono dalla tua parte, loro sbagliano" è, spesso, il "cemento" di un gruppo.

    La socialità si sta perdendo proprio perché si educano i ragazzi a trattare tutti allo stesso modo. Non potendo fare scelte, tutti i gruppi sociali hanno un nucleo di valori estremamente fragili. L'unico gruppo ideale stessa, l'Umanità stessa, è ciò che rimane ma è troppo fragile per dare una risposta concreta ai bisogni della vita.

    §

    Spesso è difficile spiegare cosa sia l'amicizia ad un bambino autistico proprio perché lui vorrebbe essere "amico di tutti". E non capisce perché TUTTI lo rifiutino. Non riesce a legare con le persone.

    Ad un bambino autistico, occorre insegnare a discriminare. A dire: "E' giusto, è morale, che tu PREFERISCA queste persone a quest'altre", "E' giusto che tu dia PIU' importanza a queste persone rispetto a quest'altre". E' l'amicizia. E' l'amore.

    §

    Immaginiamo un bambino che non faccia delle scelte e che consideri tutti uguali. Come potrà socializzare veramente?
    Quale gruppo lo accoglierà?

    Chi non sceglie, rimane solo.

    Chi non discrimina, viene abbandonato.

    In senso ideale, si può osservare la FORZA dei gruppi fascisti. L'idea è ben resa proprio dall'immaginario di estrema discriminazione che portano con sé. E che è un concetto totalmente avulso alla Neurodiversità.

    §

    Quindi, se il tuo Patuflino, @mamma_francesca fa delle scelte (come il papà) non le fa in ragione del suo autismo. Ma in ragione della sua neurotipicità.

    Nessuna persona è PURAMENTE autistica.

    E non c'è nulla di sbagliato nel SENTIRE dentro di sé la parte neurotipica.

    §

    L'Amore ha due riferimenti ideali: la Neurodiversità o Potenza d'amore e la Neurotipicità o Tensione d'amore.

    Per funzionare ha bisogno di tutti e due gli elementi.

    Ragion per cui, effettivamente, l'Autismo è ANCHE una patologia e, soprattutto, è la ragione per cui è stupido pensare che sia naturale che gli Asperger cerchino gli Asperger.

    In verità, in una coppia in cui tutte e due sono MOLTO autistici e in cui non c'è traccia, anche pur minima, di Neurotipicità, la relazione, a lungo andare, non funziona. Per funzionare, una relazione deve avere un tocco di Neurotipicità, certo.






  • NewtonNewton Post: 5,327
    È un quesito specifico, ma complicato nella risposta. Forse sarebbe più semplice restringendo ad alcuni campi.
    Per esempio, cosa desidera un NT da un amico? Penso che un NT, al pari di un ND, desideri un rapporto basato sulla fiducia e sulla sincerità. Solo che i NT hanno un concetto non assoluto della richiesta della sincerità. Un ND potrebbe tendere a essere sincero sempre, anche quando una sincerità fa male. Un NT in alcune occasioni non richiede sincerità assoluta, ma la valutazione della giusta risposta a seconda dell'occasione. Questa "giusta risposta" la valutano su parametri che secondo me gli vengono naturali, mentre un ND deve pensarci sopra e arrivarci valutando cosa l'altro stia chiedendo davvero, oltre all'apparenza delle richieste. E forse questo è uno dei motivi per cui, l'amicizia, per i ND, può essere fonte di ansia o di mancata corrispondenza.
    Detto questo, io non posso semplificare dicendo "i ND dicono sempre la verità e i NT no", perché non sarebbe corretto.
  • giovannagiovanna Post: 3,905
    Brava, sono d' accordo, uno dei parametri secondo me e' quello che hai detto tu, un ND deve pensare e chiedersi sempre cosa l' altro gli sta chiedendo.
    E questo pero' gli viene NAturale:)
    Sono quella che ha creduto sempre che fosse la chioma di un albero al tramonto e invece era un orso
  • @Pavely ovviamente non intendevo dire che ha preferenze perchè autistico, intendevo dire che tutti hanno preferenze anche se autistici; ma può andare bene anche come lo dici tu: tutti sono un mix tra ND e NT, in alcuni prevale di più una caratteristica, in altri un'altra e alcuni sono a metà strada. Purtroppo non ho ancora capito se il grado di ND in mio figlio sia troppo grande oppure possa essere considerato un suo modo di essere di cui non preoccuparsi troppo, ma credo sarà necessario aspettare almeno 15 anni per capirlo; e sì dipenderà pure da come sapremo crescerlo noi genitori e questo sì che mi inquieta.
  • PavelyPavely Post: 3,350
    (Non avere paura, @mamma_francesca ... perché dovrebbe "inquietarti"...?)

    Ti dico la mia percezione.

    Mi appari, mi apparite, persone meravigliose.

    §

    Mia madre, per farti un esempio, non avrebbe fatto un Centesimo di ciò che hai fatto tu.

    Quindi, un applauso, davvero, a tutti i genitori che combattono.

    Altroché.
  • riotriot Post: 7,064
    Eirene ha detto:

    @riot

    Quello che stavo cercando di dire è che secondo me non è possibile definirlo, a meno di non voler creare altre etichette da attaccare sopra a quelle già esistenti. Nuove etichette inefficaci nel descrivere la situazione e che quindi allontanano più che spiegare o aiutare.

    definirlo con etichette no, sono d'accordo. però per spiegare e rendere utile il thread, bisogna pensarci su, perché molte domande rimangono ancora non risposte.

    ad esempio quello che ha scritto @Newton: "Un NT in alcune occasioni non richiede sincerità assoluta". Ma perché?
    Io sono quasi convinto che una persona neurotipica (detto sempre in maniera non categorica) "si chiede di meno", vive cioè in maniera spontanea e, però, per questo spesso è più conformista di una persona ND.

    una definizione credo sia proprio in questo. A che serve? A capire che se compiono determinate scelte di vita, ad esempio di sposarsi, molto spesso è perché pensano sia non tanto una scelta, ma qualcosa di "giusto", di "normale", quasi di "dovuto".
    (escludendo sempre quelli che la scelta la compiono consapevolmente).
    Una persona Autistica, a differenza, parte sempre da se stessa e solo dopo valuta nel confronto con le regole e le convenzioni sociali, e allora spesso decide di non sposarsi mai o, al massimo, di convivere. E se si sposa, è perché lo sceglie.
    E se non l'ha scelto, allora non è (ancora) abbastanza consapevole.
  • Simone85Simone85 Post: 2,862
    modificato ottobre 2016
    @Pavely, mi potresti spiegare il tuo ragionamento? ci sono alcuni passaggi che non comprendo.
  • EireneEirene Post: 500
    riot ha detto:



    definirlo con etichette no, sono d'accordo. però per spiegare e rendere utile il thread, bisogna pensarci su, perché molte domande rimangono ancora non risposte.

    Insisto che secondo me non si può rispondere alla domanda senza creare degli stereotipi, ma capisco che la necessità è quella di avere punti di riferimento. Se vogliamo ragionare su questo, sapendo che stiamo semplificando e limitando la questione, da NT concordo con quanto scrivi. Io per prima funziono molto "a sensazione" e sullo scambio di percezioni. Se ho la sensazione che l'altra persona si stia annoiando cambio argomento di conversazione, se sento che non ha capito mi spiego nuovamente, se ha fretta non affronto determinati temi e via dicendo.

    Detto questo, il fatto di capire e percepire le convenzioni sociali non implica ritenerle giuste. Aderire o meno è sempre una scelta, forse più consapevole a livello di conseguenze sociali. Per favore, non fateci passare per gente con il magico potere di essere in sintonia con l'universo. ;°)
  • giovannagiovanna Post: 3,905
    Nessuno rammenta mai il carattere.
    E anche che i comportamenti derivano dalla visione del mondo che ci siamo fatti.
    Ci sono persone che dopo aver sperimentato varie esperienze negative, ma solo dopo, riconducono tutto magari a una frase sola: si fanno una propria filosofia psicologica e la usano.

    Tipo: Ricordati che il mondo in realta' non ce l' aveva con te, e che alle persone sostanzialmente non importa nulla, ricordati che non sei tanto importante, ecc.

    Quindi bisogna tener conto anche di ragionamenti culturali, che derivano da letture.

    Pero' questo si puo' controllare e gestire, e la visione del mondo puo' anche cambiare, pur dirigendo certi atteggiamenti, in questo caso parlerei di freddo relativismo, fatalismo, rassegnazione, saggezza, come la volete.

    Quello che e' difficile e' individuare il carattere.
    Ma quanti tratti caratterisli abbiamo?

    E poi quanti momenti e mood diversi.

    In questo non riuscirei proprio a fare delle generalizzazioni.

    Se vi dico che a quest' ora sono un' altra, perche' il mio carattere e' moody, non potrete decodificare, vi ci accodate e basta.

    Ecco, questi tipi di ragionamento sono ND o NT, e chi lo sa.
    Sono quella che ha creduto sempre che fosse la chioma di un albero al tramonto e invece era un orso
  • giovannagiovanna Post: 3,905
    modificato ottobre 2016
    Molto piu' semplice occuparsi dell' emozione da cui nascono.
    Quella e' semplice da intuire.
    Dal vivo, il catalogo delle varie facce:)
    Il linguaggio del corpo..

    Quello e' comune.
    Sono quella che ha creduto sempre che fosse la chioma di un albero al tramonto e invece era un orso
  • UllastroUllastro Post: 2,753
    modificato ottobre 2016
    Ammetto di aver soltanto spizzicato tra le righe di questo topic e di non avere energie da dedicare a guerre di religione su questo tema.
    Però ogni volta che leggo di suddivisioni tra NT e ND mi vengono in mente i bambini, quando chiamano "mosca" tutto ciò che vola e non è un uccello (cimici, zanzare, vespe, coleotteri, tafani, moscerini, farfalle...) e "verme" tutto ciò che è di piccola dimensione, striscia e non ha zampe (larve, bruchi, lombrichi e via discorrendo). Oppure mi fa venire in mente gli adulti quando dedicano il proprio tempo ai sofismi e alla differenziazione tra "di sinistra" e "di destra", magari basandosi sul supermercato dove si fa la spesa o sul modello di Birkenstock che identifica l'appartenenza a una corrente precisa.
    Preferisco illudermi di vivere in un mondo composto da persone dove la propria storia, il patrimonio genetico individuale, l'ambiente, le persone frequentate e le esperienze vissute abbiano avuto effetti ben più determinanti e "potenzializzanti" rispetto all'appartenenza a qualche gruppo, rispetto allo slogan della maglietta che si sceglie di indossare e rispetto alla "tag" che viene associata da una diagnosi o dal sentire comune.
    Poi molti di questi saranno effettivamente cloni/fotocopia, ma per propria scelta o inettitudine e non perchè la natura abbia scelto per loro.

    Se il bambino citato sopra chiamasse "vespe" anzichè "mosche" tutti i piccoli esseri volanti, sarebbe immediata conseguenza che si aspettasse di esser pizzicato da uno qualsiasi di questi, anche se non ha il pungiglione.

    Le classificazioni dovrebbero servire a semplificare la comprensione della realtà, non a complicarla.


    Post edited by Ullastro on
    Ogni calcio nel culo ti fa fare un passo avanti
  • riotriot Post: 7,064
    Ullastro ha detto:



    Le classificazioni dovrebbero servire a semplificare la realtà, non a complicarla.


    ma infatti è proprio il senso di questo thread: capire differenze e similitudini oltre le classificazioni NT/ND.
    E' un tentativo che non è stato ancora fatto a fondo su questo forum.

    rileggiti con calma questo post:
    http://www.spazioasperger.it/forum/discussion/8501/neurotipici-chi-sono

  • UllastroUllastro Post: 2,753
    modificato ottobre 2016
    riot ha detto:

    Ullastro ha detto:



    Le classificazioni dovrebbero servire a semplificare la realtà, non a complicarla.


    ma infatti è proprio il senso di questo thread: capire differenze e similitudini oltre le classificazioni NT/ND.
    E' un tentativo che non è stato ancora fatto a fondo su questo forum.

    rileggiti con calma questo post:
    http://www.spazioasperger.it/forum/discussion/8501/neurotipici-chi-sono

    Riot forse non mi sono espresso chiaramente: è proprio la differenziazione NT/ND, così come viene spesso forzata, a non convincermi.
    Se leggo "Gli NT fanno" Vs "Gli ND fanno" penso che ci sia qualcosa di sbagliato nel modo in cui un elemento (forse) oggettivo viene allontanato dal proprio contesto e utilizzato impropriamente. Ed è la stessa cosa che penso quando leggo "comportamento neurotipico" o "atteggiamento neurotipico".
    Se guardo i neurodiversi che popolano il forum, anche solo limitandomi a quelli certificati, mi balzano all'occhio più le differenze che le similitudini.
    Quindi di cosa stiamo parlando?
    Ogni calcio nel culo ti fa fare un passo avanti
  • pokepoke Post: 1,721
    @riot
    Grazie, per la precisazione.

    @Ullastro ,
    Stiamo cercando di capire cosa significa neurotipico.

    Siamo tutti persone, individui, ma alcuni vengono definiti nd (ed ovunque ci sono le caratteristiche che li contraddistinguono) da cosa? Dai neurotipici.

    Ora, neurotipico è un termine astratto, che ha un suo senso solo in contrapposizione a neurodiverso?
    Ma che è impossibile descrivere?
    Ed allora su quale base si definisce il comportamento asperger atipico/insolito? Quello tipico com'è?


    Secondo me, alcuni si stanno domandando più il punto in cui si trova l'inghippo. Quando è solo una domanda.

    Una semplice domanda che una persona asperger, diagnosticata adulta, si pone su sé stessa ed il mondo.

    Intimamente, posso sentirmi affine ad una persona qui del forum, ma lei si definisce nt ed io sono nd. Qual'è la differenza?
    Io la sento, ne condivido le idee ed alcune sue idee/opinioni. Su quale base ed in funzione di quali aspetti, i nt si definiscono così?

    Io li vedo tutti, nt e nd, esattamente egualmente distanti da me. Diversi tra loro, con analogie che sono trasversali circa la nt/nd.

    E può accadere, che provi simpatia/empatia anche verso chi si definisce nt.
    E che tanti atteggiamenti definiti qui, nt, mi piacciono.

    Poi che il mio comportamento allontani, è legato al non riuscire a capire cosa è la - normalità - se è intesa come nt.

  • friedenfrieden Post: 1,387
    modificato ottobre 2016
    @poke, io penso che il vero problema sia a monte, ossia nel modo in cui si impara ad affrontare i problemi della vita sin da bambini. Il modo in cui i genitori ti fanno conoscere il mondo, l'amore, l'amicizia è un'eredità pesante, forse più di quella genetica. 

    Credo che il tuo problema non sia essere nd ma come ti è stato insegnato ad amare e a vedere gli altri. Poi in più se sei nd diventa un attimo più complicato perché se magari provieni da una famiglia dove non ti hanno trasmesso fiducia in te ma soprattutto sfiducia negli altri, tu avrai più difficoltà a superare questa visione famigliare errata.

    Mi ricordo che il mio prof di letteratura tedesca disse durante una lezione "il modo con cui una madre guarda negli occhi il suo bambino appena nato, sarà lo stesso sguardo con cui quel bambino guarderà il mondo". Credo che avesse ragione. Io avrei capacità sociali e da pr ma alla fin fine non vado oltre nei rapporti con gli altri.
  • PavelyPavely Post: 3,350
    modificato ottobre 2016
    Ullastro ha detto:


    Se guardo i neurodiversi che popolano il forum, anche solo limitandomi a quelli certificati, mi balzano all'occhio più le differenze che le similitudini.
    Quindi di cosa stiamo parlando?
    Proviamo con un esempio, @Ullastro .

    A me, è capitato di litigare in un forum di Colorimetria sulla differenza sulla definizione di Rosa Plymouth e di Rosa Mountbatten.

    Chiaramente, anche i bambini sanno che il Rosa Mountbatten è un Viola. Come colore è stato inventato per camuffare le Navi e i Soldati durante la navigazione e, tecnicamente, se all'orizzonte c'è un Viola sul Blu è difficilissimo, per la mente umana, capire di scorgere un'imbarcazione.

    Non sto a tediarti sulla storia del Rosa Plymouth, sul ragionamento di Lord Mountbatten e così via.

    Pure...

    Se io chiedessi ad una persona che cammina lungo la strada la differenza tra il Viola Ametista e il Rosa Mountbatten (idealmente sono colori molto simili) MOLTO PROBABILMENTE riceverei una reazione di sconcerto e RARAMENTE potrei trovare una persona che conosca e abbia ben presente la differenza. Anche le donne, in genere, non conoscono queste gradazioni di Viola.

    Pure... il concetto di Rosa o di Viola... è una generalizzazione ben presente e CHIUNQUE mi saprebbe rispondere.

    §

    Perché accade una cosa simile?

    E perché sono utili le generalizzazioni?

    Se io mi impuntassi sul PARTICOLARE e sulla PRECISIONE ESTREMA - cosa che tu chiedi nel comprendere e accettare le persone - quasi ogni comunicazione si farebbe così difficile fino ad annullarsi.

    E' lo stesso ragionamento: così come è necessaria una MACROCATEGORIA "Viola" per ricomprendere un colore come il Rosa Mountbatten, così nella comunicazione neurotipica è importante avere macrocategorie che tutti possano comprendere per avere un PUNTO DI PARTENZA di un possibile dialogo.

    Ognuno di noi, ad esempio, non è solo Uomo, Autistico et cetera. Pure: se tu togli questi insiemi togli il punto di inizio per iniziare un ragionamento.

    Tornando al mio esempio... se io mi impuntassi, con ostinazione, a RIFIUTARE la Macrocategoria Rosa e mi infuriassi se un essere umano chiama Rosa sia il Rosa Ametista sia il Rosa Cipria (per farti un esempio) comincerei a DECOSTRUIRE il linguaggio e a renderlo impossibile.

    Per parlare occorre un Vocabolario funzionale. Nessuno usa 100.000 parole ogni giorno. Deve usarne un numero inferiore per poter gestire un dialogo.

    §

    Più impongo il Particolarismo, più la Comunicazione si fa difficile.

    Più sono TECNICO e più uso TECNICISMI, più sarà raro che io trovi persone capaci di corrispondere con me.

    Da questo movimento, da questo ragionamento, si deduce che viviamo in un'età fatta di solitudini a ragione di un rifiuto pervicace di generalizzare e di socializzare.

    Viviamo un tempo in cui di una persona non si può dire poco altro che sia umana. Poi, dobbiamo tacere. Non possiamo fare ipotesi, non dobbiamo tentare di conoscerla, dobbiamo accettare in modo assoluto ciò che ci dice di sé, non possiamo fare interpretazioni o affermare ciò che proviamo durante questo incontro.

    Viviamo una stagione di assoluta libertà. Ma è un libertà che rinunciando ad esprimere un Pensiero solido, avendo paura delle Idee, avendo terrore di avere un'Opinione personale, si dà - come spiega Bauman - ad una LIQUIDITA' ONTOLOGICA. Viviamo in una società circolare in cui esiste un continuo flusso di idee, di scambi, di presenze, di fughe, di parole, di racconti, di immagini e di sequenze, di amori e di drammi...

    Ogni testo - già nell'attimo della sua pubblicazione - inizia un FENOMENO DI DECOSTRUZIONE LETTERALE e, ad esempio, uno scrittore deve spogliarsi completamente della sua opera e non può fermare l'evoluzione, la crescita o la morte della sua opera. Non può gestire ciò che ha scritto, darne una lettura.

    §

    Tu hai il terrore - come tanti - di avere delle generalizzazioni sul genere umano.

    Pure: il problema non è teorizzare o creare categorie. Il problema fondamentale è agire l'amore nella tua vita.

    Il problema è non usare categorie negative. Mai. Non descrivere mai la realtà come assenza di qualcosa ma come minore presenza di una qualità positiva.

    Se la tua mente arriva a concepire una qualità negativa (ad esempio: "E' brutto") e la attribuisce alla Realtà, è su una china che ti porterà ad un errore. Le categorie negative, infatti, non possono essere attribuite - è un principio ben saldo dell'etica - alla Materia del Mondo.

    Il Mondo - lo spiegava già Leopardi - ignora i concetti binomiali e ama le infinite diversità.

    Se fai delle opposizioni (buono/cattivo, bianco/nero...) sbagli. Ma se crei categorie usando solo qualità positive, allora compi un passo necessario alla costruzione del linguaggio.

    §

    E' giusto categorizzare per qualità positive, è assolutamente sbagliato categorizzare per qualità negative.

    Le qualità negative devono essere attribuite al solo CASO SPECIFICO. E una generalizzazione non può essere, assolutamente, fatta. Nel minimo modo.

    LA RESPONSABILITA' PENALE E' PERSONALE.

    §

    Ti ripeto: più ti rifiuti di "pensare" categorie, più rinunci non solo a capire il mondo (in pratica, affermi che nessun essere possa fare Teorie) ma rinunci a "pensare" lo stesso OGGETTO SOCIALE.

    Nei fatti: non è possibile la nascità di alcuna comunità, gruppo, insieme, nazione, popolo, comitiva ed altro di persone senza una generalizzazione.

    Cosa significa appartenere ad una Comitiva di amici, @Ullastro ? Significa, in primo luogo, riconoscere un NOI opposto ad un LORO.

    Cosa significa avere un amico? Significa sentire che esiste un TU rispetto ad un ME.

    Da queste IPERSTRUTTURE logiche discendono Macrocategorie... Come, non so, essere "romani" o "romanisti"... essere "pianisti" o "scrittori"... essere "autistici" o "neurotipici" e così via.

    Poi, compresa la Macrocategoria si può scendere alla Microcategoria e, quindi, conoscere l'Individualità irripetibile di ogni esperienza umana.

    §

    Il PENSIERO IPER-RIDUZIONISTA che induce l'uomo a non accettare alcuna categoria ha DISTRUTTO OGNI KOINE'. Ogni insieme umano. Proprio l'iper-riduzionismo, ad esempio, ha iniziato, verso la fine dell'800 a rendere inconcepibili gli oggetti sociali. Oggi, parole come Italiano o Uomo o altro hanno un SENSO MINIMO. Un senso di PURA SOPRAVVIVENZA.

    Il linguaggio si decostruisce, diventa fragile, si polarizza o in una IPERSPECIALIZZAZIONE o in un SILENZIO. O sei perfetto, quando parli, o devi tacere. O le tue parole sono lame o non sono parole. Non ti è permesso sbagliare, non hai più tolleranza.

    §

    Ora: da persona autistica, io sono a favore della Socialità.

    Io affermo che le persone hanno diritto a Teorizzare per categorie positive.

    Io credo che dove si neghi la possibilità di Ipotesi non è possibile la comprensione.

    Rifiuto, nel concepire l'Analisi del discorso, il tema del Silenzio ontologico. La costruzione personologica dell'identità avviene sul piano individuale ma ha un link essenziale sul piano sociale.

    Io ho fede nelle Idee.

    Ho fiducia che le idee possono confrontarsi, possono generare nuove idee, possono cambiare e migliorare e, pure, le idee vanno espresse.

    §

    Se proprio perché aderente ad un DISPERATO POLITICALLY CORRECT una persona si rifiuta di pronunciare ipotesi, allora la comunicazione si sclerotizza, inaridisce, muore.

    Allora, l'unica cosa che si può fare è RESTARE IN SILENZIO ED ASCOLTARE I MAESTRI.

    E ciò impone alla quasi totalità delle persone di tacere. Impone la STUPIDA REGOLA CHE SOLO CHI HA UN QI ALTO POSSA PARLARE. LADDOVE TUTTI, TUTTI, TUTTI DEVONO ESPRIMERE LE PROPRIO OPINIONI, I PROPRI SENTIMENTI, LE PROPRIE IDEE.

    L'umanità è questo.

    Essere umani è questo.

    Non è aspirare alla PERFEZIONE ma accettare la propria UMANITA'. La propria incompletezza, i propri errori.

    §

    Solo chi si considera perfetto ha paura di pronunciare idee e fare generalizzazioni.

    Lo posso capire in chi ha fatto voto di Scienza. Ma, per me, ascoltare i Punti di vista delle persone è quanto di più prezioso possa esistere. E tutti ne hanno diritto e tutti DEVONO pronunciarle.

    Non voglio, non desidero, non vorrò mai un mondo dove solo chi è Maestro possa parlare. Sono disperatamente democratico. E la democrazia può vivere solo a patto che tutti possano parlare e questo è possibile solo dove si SEMPLIFICHI.

    §

    Io posso scrivere: "Nell'ontologia dell'Ente, l'entificazione della relazione oggettuale costruisce la narrazione dell'Esserci".

    O posso scrivere: "Ogni uomo ama".

    Nel primo caso, non ho fatto generalizzazioni. Nel secondo si.

    §

    Se neghi il tuo diritto a usare delle Macro come puoi farti capire?

    Come puoi parlare?

    Come devi parlare?

    §

    Non avere paura di avere delle Idee, @Ullastro .

    Lo dico a te.

    Lo scrivo a chiunque, qui.

    Ognuno di noi è prezioso.

    §

    Categorie positive si. Con coraggio.

    Disprezzo e Odio e Rabbia. Mai. In modo categorico.

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