Provo a riassumere: le neuroscienze affermano che il sistema nervoso degli autistici ha dinamiche di funzionamento differenti dai non autistici: questa è la differenziazione NT/ND. Le conoscenze su questo tema inoltre ci informano sull'esistenza di una serie di particolarità che possono avere un'incidenza maggiore nelle persone neurodiverse.
Quanto sopra credo che sia tutto.
La mia obiezione è che non ritengo sia lecito utilizzare questi argomenti per le forzature che trovo frequentemente esposte sul forum.
Fino a tre anni fa non sapevo cosa fosse la sindrome di AS nè lo spettro ad alto funzionamento. Eppure avevo la percezione - fin dall'infanzia - di avere qualcosa di diverso da tutti gli altri. Non mi sono mai sforzato eccessivamente di trovare una spiegzione, ma i possibili candidati erano numerosi: le modalità del mio parto, l'ambiente della mia famiglia, la città in cui sono nato e cresciuto (nota per mettere al mondo individui introversi e sempre pronti a lamentarsi), alcune particolarità neurologiche che mi contraddistinguono (ad esempio l'essere mancino, ma non è l'unica) e altre ancora.
Prendiamo ad esempio il mancinismo: è un tema conosciuto da millenni ed è ancora parzialmente un mistero, per quanto siano presenti conoscenze, congetture e ipotesi. Tutti elementi che si spingono oltre l'osservazione dell'utilzzo preferenziale della mano sinistra e arrivano a definire elementi ulteriori della personalità e dell'approccio del mondo delle persone mancine.
Ora tutto sta a intendersi: dire che un pugile mancino sarà particolarmente imprevedibile sul Ring è lecito, oltre che ovvio. Affermare che il mancinismo determini necessariamente una serie di aspetti della personalità e del comportamento mi sembra eccessivo.
C'è un altro punto: provando a osservare il comportamento neurotipico non credo sia difficile notare una elevata variabilità tra posizioni anche estreme: brillantoni e musoni, dongiovanni e onanisti, ninfomani e suorine, chiacchieroni e silenziosi, persone che amano folla movimento e rumore e altre che prediligono tranquillità e distanza dalla confusione, individui che detestano il contatto fisico ed altri che non possono farne a meno.
Sul forum ci sono stati molti sondaggi e qualcuno è stato interessante. Quello sul numero di partner ha suggerito una possibile interpretazione bimodale. Posso forse aspettarmi che lo stesso sondaggio in un "ambiente neurotipico" possa produrre risultati differenti. Però rifiuto le interpretazioni che affermano "noi siamo fatti così siamo diversi da loro" (la distribuzione bimodale ha i punti massimi sugli estremi) e soprattutto le considerazioni e i giudizi morali, strettamente collegati con (anche se non necessariamente derivanti da) le dinamiche di confronto.
Forse si può affermare è che la frequenza di alcuni elementi varia statisticamente in modo diverso tra NT ed ND. Però non deve passare in secondo piano (e spesso è così) che il campo da gioco è lo stesso per entrambi.
Infine un ultimo punto: si è parlato spesso sul forum di comorbità (sui post è presente una casistica piuttosto ampia) e mi sono trovato ad esprimere in svariate occasioni le mie perplessità su una certa assenza di chiarezza. Ancora adesso tendo a domandarmi se le cause che producono una parte degli effetti che spesso vengono discussi sul forum derivino dai tratti di neurodiversità o da eventuali disturbi sovraimposti. Non ne nego il collegamento - per l'appunto attraverso le dinamiche della comorbità - alla neurodiversità, ma sono ben conscio che questi disturbi sovraimposti non sono di esclusiva pertinenza ND. Questo indica un quadro generale confuso, con perimetri laschi e nebbiosi, senza linee di demarcazione nette e soprattutto con la consapevolezza di avere pochi strumenti di comprensione e di classificazione. La mia sensazione è che questo derivi proprio dalla sistematizzazione NT/ND così come è discussa sul forum (avrei voluto scrivere "così come è proposta", ma non dispongo degli strumenti culturali adeguati per affrontare il tema)
Le mie conclusioni sono:
- non esistono elementi di personalità e comportamentali che siano di esclusiva pertinenza NT
- non esistono elementi di personalità e comportamentali che siano di esclusiva pertinenza ND
- alcune caratteristiche sono statisticamente distribuite con modalità differente tra gli uni e gli altri.
Come ho scritto nei post precedenti: non ho mai approfondito il tema che mi interessa solo marginalmente, quindi è possibile che abbia scritto qualche sciocchezza. Eventuali precisazioni o correzioni saranno gradite.
Spero di non andare OT se vi racconto un episodio.
Qualche mese fa sono andata per lavoro in un paese nordico quindi sono stata costretta a mangiare sempre in bar e ristoranti. Seduta al tavolino e fatta la mia ordinazione ogni volta, con gli altri colleghi italiani, commentavamo quanto sembrassero sgarbati i camerieri. Al nostro arrivo ci trattavano, secondo noi, con freddezza e con un pizzico di fastidio e alterigia. Possibile che questa città sia popolata di camerieri così riluttanti, ci domandavamo?
Poi ho avuto una sorta di illuminazione (che mi sono guardata bene dal condividere con gli altri che tanto non avrebbero capito): sono finita in un paese in cui le persone fanno un uso minimo, se non assente, del sorriso sociale. Cosicché quel non accogliere gli avventori con un sorriso, che a noi era sembrata addirittura maleducazione, era in realtà la conseguenza di una cultura diversa e di un approccio diverso all'altro.
Che c'entra? Non lo so se c'entra, in effetti, ma io credo che il post iniziale volesse mettere in luce e capire quali sono le differenze tra culture diverse, nt e nd, che possono anche generare il tipo di incomprensioni che vi ho raccontato.
Se guardo i neurodiversi che popolano il forum, anche solo limitandomi a quelli certificati, mi balzano all'occhio più le differenze che le similitudini.
A me, è capitato di litigare in un forum di Colorimetria sulla differenza sulla definizione di Rosa Plymouth e di Rosa Mountbatten.
Chiaramente, anche i bambini sanno che il Rosa Mountbatten è un Viola. Come colore è stato inventato per camuffare le Navi e i Soldati durante la navigazione e, tecnicamente, se all'orizzonte c'è un Viola sul Blu è difficilissimo, per la mente umana, capire di scorgere un'imbarcazione.
Non sto a tediarti sulla storia del Rosa Plymouth, sul ragionamento di Lord Mountbatten e così via.
Pure...
Se io chiedessi ad una persona che cammina lungo la strada la differenza tra il Viola Ametista e il Rosa Mountbatten (idealmente sono colori molto simili) MOLTO PROBABILMENTE riceverei una reazione di sconcerto e RARAMENTE potrei trovare una persona che conosca e abbia ben presente la differenza. Anche le donne, in genere, non conoscono queste gradazioni di Viola.
Pure... il concetto di Rosa o di Viola... è una generalizzazione ben presente e CHIUNQUE mi saprebbe rispondere.
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Perché accade una cosa simile?
E perché sono utili le generalizzazioni?
Se io mi impuntassi sul PARTICOLARE e sulla PRECISIONE ESTREMA - cosa che tu chiedi nel comprendere e accettare le persone - quasi ogni comunicazione si farebbe così difficile fino ad annullarsi.
E' lo stesso ragionamento: così come è necessaria una MACROCATEGORIA "Viola" per ricomprendere un colore come il Rosa Mountbatten, così nella comunicazione neurotipica è importante avere macrocategorie che tutti possano comprendere per avere un PUNTO DI PARTENZA di un possibile dialogo.
Ognuno di noi, ad esempio, non è solo Uomo, Autistico et cetera. Pure: se tu togli questi insiemi togli il punto di inizio per iniziare un ragionamento.
Tornando al mio esempio... se io mi impuntassi, con ostinazione, a RIFIUTARE la Macrocategoria Rosa e mi infuriassi se un essere umano chiama Rosa sia il Rosa Ametista sia il Rosa Cipria (per farti un esempio) comincerei a DECOSTRUIRE il linguaggio e a renderlo impossibile.
Per parlare occorre un Vocabolario funzionale. Nessuno usa 100.000 parole ogni giorno. Deve usarne un numero inferiore per poter gestire un dialogo.
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Più impongo il Particolarismo, più la Comunicazione si fa difficile.
Più sono TECNICO e più uso TECNICISMI, più sarà raro che io trovi persone capaci di corrispondere con me.
Da questo movimento, da questo ragionamento, si deduce che viviamo in un'età fatta di solitudini a ragione di un rifiuto pervicace di generalizzare e di socializzare.
Viviamo un tempo in cui di una persona non si può dire poco altro che sia umana. Poi, dobbiamo tacere. Non possiamo fare ipotesi, non dobbiamo tentare di conoscerla, dobbiamo accettare in modo assoluto ciò che ci dice di sé, non possiamo fare interpretazioni o affermare ciò che proviamo durante questo incontro.
Viviamo una stagione di assoluta libertà. Ma è un libertà che rinunciando ad esprimere un Pensiero solido, avendo paura delle Idee, avendo terrore di avere un'Opinione personale, si dà - come spiega Bauman - ad una LIQUIDITA' ONTOLOGICA. Viviamo in una società circolare in cui esiste un continuo flusso di idee, di scambi, di presenze, di fughe, di parole, di racconti, di immagini e di sequenze, di amori e di drammi...
Ogni testo - già nell'attimo della sua pubblicazione - inizia un FENOMENO DI DECOSTRUZIONE LETTERALE e, ad esempio, uno scrittore deve spogliarsi completamente della sua opera e non può fermare l'evoluzione, la crescita o la morte della sua opera. Non può gestire ciò che ha scritto, darne una lettura.
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Tu hai il terrore - come tanti - di avere delle generalizzazioni sul genere umano.
Pure: il problema non è teorizzare o creare categorie. Il problema fondamentale è agire l'amore nella tua vita.
Il problema è non usare categorie negative. Mai. Non descrivere mai la realtà come assenza di qualcosa ma come minore presenza di una qualità positiva.
Se la tua mente arriva a concepire una qualità negativa (ad esempio: "E' brutto") e la attribuisce alla Realtà, è su una china che ti porterà ad un errore. Le categorie negative, infatti, non possono essere attribuite - è un principio ben saldo dell'etica - alla Materia del Mondo.
Il Mondo - lo spiegava già Leopardi - ignora i concetti binomiali e ama le infinite diversità.
Se fai delle opposizioni (buono/cattivo, bianco/nero...) sbagli. Ma se crei categorie usando solo qualità positive, allora compi un passo necessario alla costruzione del linguaggio.
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E' giusto categorizzare per qualità positive, è assolutamente sbagliato categorizzare per qualità negative.
Le qualità negative devono essere attribuite al solo CASO SPECIFICO. E una generalizzazione non può essere, assolutamente, fatta. Nel minimo modo.
LA RESPONSABILITA' PENALE E' PERSONALE.
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Ti ripeto: più ti rifiuti di "pensare" categorie, più rinunci non solo a capire il mondo (in pratica, affermi che nessun essere possa fare Teorie) ma rinunci a "pensare" lo stesso OGGETTO SOCIALE.
Nei fatti: non è possibile la nascità di alcuna comunità, gruppo, insieme, nazione, popolo, comitiva ed altro di persone senza una generalizzazione.
Cosa significa appartenere ad una Comitiva di amici, @Ullastro ? Significa, in primo luogo, riconoscere un NOI opposto ad un LORO.
Cosa significa avere un amico? Significa sentire che esiste un TU rispetto ad un ME.
Da queste IPERSTRUTTURE logiche discendono Macrocategorie... Come, non so, essere "romani" o "romanisti"... essere "pianisti" o "scrittori"... essere "autistici" o "neurotipici" e così via.
Poi, compresa la Macrocategoria si può scendere alla Microcategoria e, quindi, conoscere l'Individualità irripetibile di ogni esperienza umana.
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Il PENSIERO IPER-RIDUZIONISTA che induce l'uomo a non accettare alcuna categoria ha DISTRUTTO OGNI KOINE'. Ogni insieme umano. Proprio l'iper-riduzionismo, ad esempio, ha iniziato, verso la fine dell'800 a rendere inconcepibili gli oggetti sociali. Oggi, parole come Italiano o Uomo o altro hanno un SENSO MINIMO. Un senso di PURA SOPRAVVIVENZA.
Il linguaggio si decostruisce, diventa fragile, si polarizza o in una IPERSPECIALIZZAZIONE o in un SILENZIO. O sei perfetto, quando parli, o devi tacere. O le tue parole sono lame o non sono parole. Non ti è permesso sbagliare, non hai più tolleranza.
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Ora: da persona autistica, io sono a favore della Socialità.
Io affermo che le persone hanno diritto a Teorizzare per categorie positive.
Io credo che dove si neghi la possibilità di Ipotesi non è possibile la comprensione.
Rifiuto, nel concepire l'Analisi del discorso, il tema del Silenzio ontologico. La costruzione personologica dell'identità avviene sul piano individuale ma ha un link essenziale sul piano sociale.
Io ho fede nelle Idee.
Ho fiducia che le idee possono confrontarsi, possono generare nuove idee, possono cambiare e migliorare e, pure, le idee vanno espresse.
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Se proprio perché aderente ad un DISPERATO POLITICALLY CORRECT una persona si rifiuta di pronunciare ipotesi, allora la comunicazione si sclerotizza, inaridisce, muore.
Allora, l'unica cosa che si può fare è RESTARE IN SILENZIO ED ASCOLTARE I MAESTRI.
E ciò impone alla quasi totalità delle persone di tacere. Impone la STUPIDA REGOLA CHE SOLO CHI HA UN QI ALTO POSSA PARLARE. LADDOVE TUTTI, TUTTI, TUTTI DEVONO ESPRIMERE LE PROPRIO OPINIONI, I PROPRI SENTIMENTI, LE PROPRIE IDEE.
L'umanità è questo.
Essere umani è questo.
Non è aspirare alla PERFEZIONE ma accettare la propria UMANITA'. La propria incompletezza, i propri errori.
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Solo chi si considera perfetto ha paura di pronunciare idee e fare generalizzazioni.
Lo posso capire in chi ha fatto voto di Scienza. Ma, per me, ascoltare i Punti di vista delle persone è quanto di più prezioso possa esistere. E tutti ne hanno diritto e tutti DEVONO pronunciarle.
Non voglio, non desidero, non vorrò mai un mondo dove solo chi è Maestro possa parlare. Sono disperatamente democratico. E la democrazia può vivere solo a patto che tutti possano parlare e questo è possibile solo dove si SEMPLIFICHI.
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Io posso scrivere: "Nell'ontologia dell'Ente, l'entificazione della relazione oggettuale costruisce la narrazione dell'Esserci".
O posso scrivere: "Ogni uomo ama".
Nel primo caso, non ho fatto generalizzazioni. Nel secondo si.
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Se neghi il tuo diritto a usare delle Macro come puoi farti capire?
Disprezzo e Odio e Rabbia. Mai. In modo categorico.
@Pavely perdonami ma devo alzare le mani e sventolare bandiera bianca. Purtroppo devo ammettere il limite di non riuscire a seguire i tuoi interventi.
Ritengo sia un problema esclusivamente mio, visto che sul forum i tuoi interventi sono ricchi di reactions e stimolano la discussione, da cui deduco che la maggior parte degli utenti non abbia problemi a seguire i tuoi ragionamenti e il relativo filo logico.
Io non ci riesco.
Se riuscissi a sintetizzarmi il cuore dell'intervento in poche righe evidenziando le conclusioni, sarò felice di leggerlo e di farti sapere cosa ne penso.
Tu dici: "Non esistono elementi assoluti di una personalità Nt o Nd". Aggiungi: "GLi elementi sono distribuiti tra i due poli".
Osserva: se non esistono "elementi significativi" tali da determinare la categoria Nd - in quanto farlo non è etico e si "semplifica" la complessità di una persona - la Nd esiste? Esistono e sono legittime in senso morale le categorie o usarle significa fare una stupida generalizzazione?
Sto tentando di spiegare il mio punto di vista: rifiutare a priori le categorie significa distruggere la socialità.
Ad esempio: gli Antifascisti crearono la Repubblica italiana. Chiediti: dire di una persona: "Tu sei un antifascista!" equivale a fare una stupida generalizzazione perché la persona che hai di fronte non è solo quello? Oppure, negli anni settanta, gli Operai riuscirono ad ottenere la stesura dello Statuto dei lavoratori (oggi, ne rimangono solo dei frammenti). Chiediti: dire ad una persona: "Tu sei un operaio!" equivale a fare una generalizzazione?
Nella vita di tutti i giorni, tu, io, chiunque qui dentro, PER PENSARE, usa categorie e le forma. Se queste hanno qualità positive, va bene. Se hanno qualità negative (tipo: "Sei un negro!") non va bene. Questo perché la "responsabilità" è sempre personale e generalizzare, in questo caso, non va bene. No. Per niente. Se tu ti rifiuti - in modo assoluto - di generalizzare, non riesci a comunicare. Questo perché non puoi conoscere alcuna persona ma puoi solo ascoltare. Nei fatti - lo ha spiegato Wittgenstein - qualsiasi cosa tu dicessi o pensassi di una persona sarebbe imperfetto e, dunque, una generalizzazione. Ad esempio: non potresti dire: "Vado a comprare il pane". Ma dovresti dire: "Alle 11 e 57, di oggi, 19 ottobre 2016, dopo aver preso le chiavi, sto uscendo per andare nel negozio Tal dei tali, per comprare questo tipo di pane perché....". Se non generalizzi, se non semplifichi, se non crei categorie, se non crei insiemi, se non escludi parte della verità, lo stesso pensiero si blocca e diventa autistico. Cioè: più sei attento ai particolari e più fai specificazioni e più affermi che non esistono insiemi ma sono individui allora crei un loop che ti porta al silenzio autistico. La comunicazione, per essere diffusa e possibile, deve essere semplice.
§
Più ti ostini a dire: "Nessuno di questi aspetti può essere ascritto a..." più sei PRECISO. E più sei preciso più neghi la comunicazione. Dunque: crei monadi che non comunicano tra loro e che rinunciano alla propria umanità. Dico: alla stessa possibilità esistenziale.
§
Puoi schierarti contro chi generalizza e semplifica (come ho fatto io attribuendo delle qualità positive agli autistici e delle qualità positive ai neurotipici). Ma facendolo affermi, implicitamente: "Nessuno può dire niente". E non ti accorgi che proibendo ogni generalizzazione sulle persone, in verità vieti a te stesso di parlare. Perché proprio proibendo alle persone di parlare - e ti ho detto come "generalizzare" si essenziale alla comunicazione - dici che neanche tu puoi dire niente. Quindi, dici che non stai dicendo nulla. Che "per rispetto", non dici niente. Insieme {0}. Da qui l'errore.
Osserva: se non esistono "elementi significativi" tali da determinare la categoria Nd - in quanto farlo non è etico e si "semplifica" la complessità di una persona - la Nd esiste?
Non è una questione di etica. Anzi, ritengo che l'etica (e il "politically correct") abbiano grosse responsabilità nel generare confusione e nell'ostacolare comprensione e interpretazioni.
Se la definizione di ND parte dalla prova scientifica di un sistema nervoso che evidenzia peculiarità tipiche, questo autorizza a classificare come ND tutti coloro che rientrano nei parametri di dette peculiarità. Ritengo che il passo successivo (ossia le definizione di un "gruppo" con caratteristiche specifiche comportamentali e di personalità) non sia automatico.
Esistono e sono legittime in senso morale le categorie o usarle significa fare una stupida generalizzazione?
Non sono interessato agli aspetti morali (vedi sopra). Mi interessa capire se una certa sistematizzazione della complessità dell'esistenza è funzionale ai fini della comprensione oppure se genera confusione e risultati contraddittori.
Sto tentando di spiegare il mio punto di vista: rifiutare a priori le categorie significa distruggere la socialità.
Ad esempio: gli Antifascisti crearono la Repubblica italiana. Chiediti: dire di una persona: "Tu sei un antifascista!" equivale a fare una stupida generalizzazione perché la persona che hai di fronte non è solo quello? Oppure, negli anni settanta, gli Operai riuscirono ad ottenere la stesura dello Statuto dei lavoratori (oggi, ne rimangono solo dei frammenti). Chiediti: dire ad una persona: "Tu sei un operaio!" equivale a fare una generalizzazione?
I fascisti erano persone che si riconoscevano negli ideali e nei metodi del fascismo.
Cosa siano i fascisti oggi è più difficile da affermare.
Quasi impossibile identificare l'antifascismo del giorno d'oggi, al cui interno ricade tutto e il contrario di tutto.
Anche l'antifascismo della seconda guerra mondiale è difficile da definire, considerando ad esempio i contrasti non solo tra le brigate garibaldine (che hanno sempre preteso di avere l'esclusiva dell'antifascismo) e i badogliani, arrivando addirittura al disconoscimento reciproco tra il CLN e alcuni leader della resistenza.
Direi che "Fascista" e "Antifascista" sono due termini problematici e confermano che se la categorizzazione in sè è necessaria per un primo approccio ad un argomento, appena ci si muove oltre alla superficie emergono nuovi elementi di complessità. Il punto importante è che questi nuovi elementi non possono essere ignorati nel momento in cui si affronta l'argomento, perchè questo significherebbe portare a conclusioni contraddittorie (quindi negare gli obiettivi del lavoro di analisi, comprensione e interpretazione).
Il secondo esempio è più semplice: la definizione di operaio dovrebbe essere meno critica, facendo riferimento a contratti di lavoro ben identificabili.
In questo caso la complessità può derivare dalla retorica e dalle estensioni ("xyz operaio")
Dire "tu sei un operaio" a una persona che lavora in fabbrica con mansioni da operaio non è una generalizzazione, ma rappresenta l'inclusione di un elemento all'interno di un gruppo dal perimetro ben definito. Dire "tu sei un operaio come noi" ad un politico di professione che difende gli interessi degli operai è una generalizzazione indebita.
Nella vita di tutti i giorni, tu, io, chiunque qui dentro, PER PENSARE, usa categorie e le forma.
Naturalmente
Se tu ti rifiuti - in modo assoluto - di generalizzare, non riesci a comunicare. Questo perché non puoi conoscere alcuna persona ma puoi solo ascoltare. Nei fatti - lo ha spiegato Wittgenstein - qualsiasi cosa tu dicessi o pensassi di una persona sarebbe imperfetto e, dunque, una generalizzazione. Ad esempio: non potresti dire: "Vado a comprare il pane". Ma dovresti dire: "Alle 11 e 57, di oggi, 19 ottobre 2016, dopo aver preso le chiavi, sto uscendo per andare nel negozio Tal dei tali, per comprare questo tipo di pane perché....". Se non generalizzi, se non semplifichi, se non crei categorie, se non crei insiemi, se non escludi parte della verità, lo stesso pensiero si blocca e diventa autistico. Cioè: più sei attento ai particolari e più fai specificazioni e più affermi che non esistono insiemi ma sono individui allora crei un loop che ti porta al silenzio autistico. La comunicazione, per essere diffusa e possibile, deve essere semplice. .
Non sto negando i presupposti della comunicazione. Sto dicendo che ogni volta che si definisce un insieme, questo deve essere composto da elementi coerenti. Non posso sommare mele e arance e pretendere di avere un risultato espresso in ciliegie. Il punto è che secondo me l'insieme "ND", quando diviene oggetto di un certo tipo di retorica, cessa di avere significato.
Ma anche la medicina ha cercato di sommare mele e arance per un risultato in ciliegie, pensavo.
Ha distinto ' tratti' di personalita', poi ha tirato fuori che esistevano in forma sub clinica, poi ha detto che se ce n era un gran numero di frequente si era clinici, pero' non ci ha detto o forse io non lo so, quali fattori o cause generassero l' uno o l' altro stato.
Si puo' benissimo pensare che allora che uno " diventi" autistico in alcuni momenti e in altri no.
E' che il funzionamento e le potenxialita' del cervello sono in fase di studio.
Quindi si osservano i comportamenti, per cui ti immagini, altro che ciliegie, melagrane:)
In effetti la melagrana aperta pare un cranio:))
Sono quella che ha creduto sempre che fosse la chioma di un albero al tramonto e invece era un orso
Non sto negando i presupposti della comunicazione. Sto dicendo che ogni volta che si definisce un insieme, lo stesso deve essere formato da elementi coerenti. Non posso sommare mele e arance e pretendere di avere un risultato espresso in ciliegie. Il punto è che secondo me l'insieme "ND", quando diviene oggetto di un certo tipo di retorica, cessa di avere significato.
@Ullastro credo che il tuo messaggio sia racchiuso in questa tua ultima frase.
Osservando un insieme umano, tu desideri COERENZA. Cioè: scrivi come per formare un insieme di persone - qui stiamo discutendo di Nt e di Nd - tu chieda che non si sommino Mele e Arance e che il risultato non sia espresso in Ciliege.
Per spiegarti perché IO (scritto in maiuscolo) veda nelle tue parole un errore, ti chiedo di osservare l'unità sociale più piccola e semplice immaginabile: due amici. Esattamente: a questa unità così semplice, come si applicherebbe la COERENZA di cui parli? Pensi che gli Amici debbano essere Uguali? Debbano avere cose in comune? Debba esserci qualcosa che li unisca?
Sai... io credo che, NEI FATTI, QUALSIASI INSIEME DI PERSONE TU PRENDA NON INCONTRERAI MAI COERENZA.
Si tratta di capire che non si tratta di capire, qui, che nel gruppo "Nd" ci sono persone di tutti i tipi. Si tratta di capire che QUALSIASI INSIEME UMANO, dall'esempio che ti ho fatto dei due amici, passando per due sposi, una famiglia, una comitiva, un grupppo politico, una popolazione regionale, arrivando all'intera umanità, INCONTRERAI SEMPRE E SOLO DIFFERENZE E INCONCILIABILITà SOSTANZIALI.
Ullastro se due persone CLONATE siano coerenti tra loro.
Ci sono autori che lo scrivono.
Ma solo se due esseri umani sono clonati e condividono - in modo PERFETTO - lo stesso patrimonio genetico.
Ad esempio: una COERENZA può essere rintracciata in due gemelli omozigoti. Ma se escludi il gruppo minimo dei gemelli omozigoti, trovare una coerenza, una omogeneità, una coerenza di fondo non è possibile.
§
Quindi: OGNI GRUPPO UMANO CHE OSSERVERAI NELLA TUA VITA è COMPOSTO DI ARANCE E DI MELE. sEMPRE.
Io, per il tuo esempio, sono l'Arancia e tu sei la Mela. Pure: l'ambiente in cui ci muoviamo, @Ullastro è un gruppo. Virtuale, fragile, debole, liquido ma è pur sempre un gruppo.
§
SpazioAsperger, ad esempio, esiste.
E io ti chiedo: quale coerenza c'è tra gli elementi qui?
Ragiona: così come ha senso di parlare di SpazioAsperger in termini di un Insieme di persone così diverse, così ha senso parlare di Neurodiversi come un insieme di persone diverse.
§
Pure: qui, c'è qualcosa che ci unisce e ci identifica. Secondo la mia opinione, è la ricerca che ognuno fa, secondo il suo percorso sul tema dell'Asperger. Nella Neurodiversità e nella Neurotipicità, i punti di contatto PER ME, SOLO PER ME; SOLAMENTE PER ME, e non per te, certo non per te, sono quelli che ho scritto.
Proseguire su questa tua strada... voler affermare che un insieme umano debba essere coerente, non ha molto senso.
Perché non solo negheresti l'idea di Nd o di Nt. Ma negheresti lo stesso luogo in cui sei ora. Se leggi queste mie parole.
Chiediti: "Ma Pavély cos'ha in comune con Torukh?". Risposta: proprio niente. Torukh è un esempio di persona totalmente opposto a me e con cui io - con tutto l'amore e la dolcezza del mondo - davvero ho pochissimo in comune. (E la stessa cosa, credo, pensi lui).
§
Allenarsi a VEDERE cos'è che unisce e sintetizzarlo è difficilissimo. E, poi, è la stessa domanda di questo Post.
Cosa unisce i Neurotipici? Cosa li definisce? Chi sono?
Ma la stessa domanda può essere: chi siamo NOI? Qual è l'identità di SpazioAsperger. Dai tanti ragazzi che si incontrano. O che escono assieme. Ai vecchi orsi come me. Agli intellettuali scientifici, alle persone come te.
§
I gruppi umani esistono. Continuare a ripetere che dato che in un gruppo ci sono differenze non è RAZIONALE definirlo come gruppo non funziona. E non funziona perché non esistono insiemi umani coerenti.
Probabilmente, non ci pensi.
Pure: ciò non vuol dire che non possiamo e non dobbiamo cercare i PUNTI DI CONTATTO. Quel poco di omogeneità che è nei gruppi di cui ricerchiamo l'identità.
@Ullastro scrive: Se riuscissi a sintetizzarmi il cuore dell'intervento in poche righe evidenziando le conclusioni, sarò felice di leggerlo e di farti sapere cosa ne penso.
Concordo, più che altro il più delle volte è finito in contraddizione, e questo non ha aiutato.
Stavo giusto guardando delle foto di una festa di compleanno alla quale ha partecipato mio figlio. Lo "sgami" subito, cioè (oltre a essere il piu bello ) ha un linguaggio del corpo differente dagli altri. E qui posso dire chi sono i Nt: i suoi compagni belli in posa, alla ricerca dello scatto migliorare o dell' espressione più buffa. Mio figlio, invece, sia pur nel gruppo, ha un sorriso forzato e un' espressione del tipo "vorrei essere altrove". Mio figlio è Asperger e i suoi compagni no, è neurologicamente differente dagli altri. Ora però io sono una sostenitrice di tutti quelli che, in questa discussione, dicono che non vi sono differenze. Questo perché, al di là della patina, cioè al di là delle pose nelle fotografie, io ero presente alla festa e ricordo benissimo alcune cose. Ricordo, innanzitutto, che non tutti erano stati invitati, poi c' era chi era rimasto in disparte tutta la festa perché offeso da qualcuno, chi si era preso a botte, chi era stato preso in giro perché goffo a ballare. Tutto questo per dire, anche in riferimento alla mia frase "ognuno porta la sua croce" , che magari si tende a "concentrarsi" di più a guardare chi è apparentemente bizzarro, ma poi chi può dire che dietro a tutte le altre "espressioni" apparentemente simili, non si celi comunque frustrazione, sofferenza o fatica a vivere. Non voglio buttarla sul banale, ma se neurologicamente ci sono delle differenze (che rendono di base le persone Nd più fragili) le emozioni, le fatiche e le diverse fasi della crescita, sono uguali per tutti. È solo diversa la posa nella fotografia.
@Sole e tuo figlio sfotte gli altri ragazzi per l'aspetto o per le loro incapacità? E se lo fa, è perché gli viene spontaneo o perché lo ha visto fare?
che il bambino bullizzato o sfottuto ad esempio per ragioni fisiche, se NT comprende cosa gli sta succedendo, visto che poi (come sembra da quello che hai scritto) se ne sta in posa come gli altri.
invece, il bambino ND non lo capisce subito. lo capirà più avanti e, sicuramente, non riserverà lo stesso trattamento agli altri bambini. Quindi per me la sua posa diversa non è solo diversa, ma da un forte, ampio significato al suo sentirsi estraneo a quel contesto.
Ah ok, scusami, non avevo realmente capito. Sì il disagio c' era. Infatti era quella festa di cui avevo parlato una volta, in cui si era poi rifugiato per qualche minuto sotto le coperte. Quello che voglio dire io è che non nego le differenze neurologiche (è da 11 anni che ce le ho sotto gli occhi) semplicemente ritengo che le sofferenze che poi ne possono derivare possono toccare anche chi è Nt. Sarà ma ultimamente, tra in famiglia mia sorella che è depressa cronica (e ha 4 figli) tra al lavoro molti clienti o colleghi che hanno problemi, cioè di sofferenza in questo mondo, purtroppo, ne vedo tanta. E le persone che ho citato sono tutte Nt. La mia è solo una considerazione limitata a questo aspetto, quello della sofferenza e di eventuali disordini che ne possono derivare.
@Sole Quanto tu affermi, lo constato anch'io. E credo sia il comune denominatore di tanti miei post. Ho sempre detto, se guardi singolarmente un individuo. E se ho letto il libro "troppo intelligenti per essere felici" è perché ritengo che un determinato tipo di solitudine, sia presente in tutti. Ma la mia domanda è solo domanda, senza retro pensieri. Vedila così Alcune persone si approcciano qui, per capire quali siano le nostre caratteristiche (nd) per capire meglio un figlio, un amico, un amore. Poi Sole, abbiamo sufficiente intelligenza per capire le differenze, mi ripeto l'essere letterali, non significa che se dici a, f, m, z, io non sia in grado di capire che ti riferisci all'alfabeto! Quindi, immagina la mia domanda, come quella di una persona che vuol capire un collega, un amore (speriamo!), i compagni con cui si relazionano i figli. Spesso i nt, ci fanno domande, e noi rispondiamo. Pensando di esservi utili, anche se a volte ricordare è doloroso. E lo facciamo senza pensare a come appariamo. Abbiamo un obiettivo, rendere la vita un po' più semplice, a chi è strutturato cosi. Facendo questa domanda, nei fatti, considero i neurotipici, parte del mio mondo. Perché desidero un dialogo, in cui siete voi, ad insegnare, ad aiutarci. Poi, sta a noi, nella nostra sensibilità/intelligenza, utilizzare le risposte in modo plastico.
Io non vorrei dire quel che sto per dire, perché a me farebbe soffrire, ma vi sto chiedendo di entrare nella vostra stessa struttura, di analizzarla, di descriverla nel profondo.
Di spogliarvi della sovrastruttura che vi protegge, così come alcuni nd, fanno.
Se poi, tolta quella sovrastruttura, sentirai che nella profondità del tuo essere, ti ritrovi a somigliare ad un nd, per me significherà che l'unica caratteristiche che ci differenzia è la sovrastruttura sociale. Come se un nt, non si proiettasse in sé stesso, ma vedesse sé stesso prevalente, per l'immagine che ne restituisce l'altro (la società). All'inizio il post di Pavely, dice che ognuno di noi è sia nt e nd. Forse c'è in alcuni ambiti una prevalenza di uno rispetto all'altro. E questo ci consente di dialogare. Di essere curiosi gli uni drgli altri. A tutt'oggi, vi sono asperger che vivono il proprio essere con amarezza, ed a gran voce gridano il dolore, con giudizi sui nt. Ma non è il mio caso. Così come non lo è di molti, qui. Facciamo prevalere il reciproco sussurro, alle voci aspre di alcuni aspie.
Non pensi che un giorno, anche tuo figlio potrebbe farti la stessa domanda? E potrebbe voler capire. Ricorda i suoi perché di quando era bambino, ecco noi qui siamo bambini, e chiediamo. Tutto qui.
@riot i comportamenti di presa in giro sono sempre "imparati" per imitazione, non sono spontanei solo perchè uno è NT; magari un NT si "accorge" prima delle cose perchè un "ND" le deve rielaborare. Però mio figlio tranquillamente "ribalta" comportamenti "imparati" a scuola (poichè ne è stato oggetto) sul fratellino più piccolo a casa; forse gli manca il "coraggio" di ribaltarli con i coetanei perchè li ritiene pericolosi, ma non ne sono sicura siccome a scuola non sono presente. Per me, nel suo caso, la differenza sta nella "velocità", lui risulta più "lento", con tutte le conseguenze del caso (ce ne sono pure di positive). E nell'autostima.
Per quanto riguarda la sofferenza, diciamo che dipende più dalla distanza tra ciò che si ha e ciò che si vuole, che non dai problemi oggettivi (a meno di malattie che provochino fisicamente dolore). Dipende dal confronto. La stessa persona può essere molto felice in un contesto e molto infelice in un altro.
Io non vorrei dire quel che sto per dire, perché a me farebbe soffrire, ma vi sto chiedendo di entrare nella vostra stessa struttura, di analizzarla, di descriverla nel profondo.
Di spogliarvi della sovrastruttura che vi protegge, così come alcuni nd, fanno.
Se poi, tolta quella sovrastruttura, sentirai che nella profondità del tuo essere, ti ritrovi a somigliare ad un nd, per me significherà che l'unica caratteristiche che ci differenzia è la sovrastruttura sociale.
@poke difficile che un NT sia in grado di spogliarsi delle sovrastrutture sociali perché, banalmente, non le riconosce. La nostra mente non distingue tra comportamenti che ci sembrano innati (vedi il mio esempio sul "sorriso sociale") da quelli socialmente appresi. La nostra mente funziona perché inneschiamo automatismi - funzionali o disfunzionali che siano - che ci consentono di minimizzare gli sforzi interpretativi. Un nd, consapevole delle sue diversità, ha una chiave di accesso privilegiata alla consapevolezza dell'esistenza di sovrastrutture, un nt semplicemente il problema non se lo pone e innesca comportamenti interpretativi inconsci. Il cameriere non mi sorride? E' sgarbato. Non è frutto di riflessione ma è la mente che produce in automatico questa associazione perché è facile, economico, apparentemente funzionale.
Quando sono obbligato a partecipare a riunioni di lavoro, il mio ruolo riconosciuto (dal mio capo) è quello di individuare il vero senso di quello che viene detto, disattivando le fallacie logiche e i controsensi. Per esemplificare: in una riunione di lavoro, normalmente ci sono dieci, quindici minuti al massimo di informazioni utili. Il resto è fuffa di contorno, che serve solo a rafforzare il messaggio. Messaggio esplicito, perché invece non sono in grado di individuare il messaggio sottointeso. Quindi normalmente io mi occupo di riassumere, in determinati momenti della riunione, i punti veri della discussione (che sono poi rielaborati dal mio capo, che alle volte trova sorprendenti "non detti", avendo lui una conoscenza molto più approfondita degli altri collaboratori o clienti). O di riannodare il ragionamento logico in un discorso apparentemente sconnesso e divagante, per cercare di ricondurre ad un unico tema coerente.
Quello che mi sorprende sempre è la necessità di parlare per due ore di fila, quando ci si potrebbe chiarire facilmente con un quarto d'ora di precisa esposizione dei fatti (comprendendo anche le argomentazioni pro o contro il tema della discussione); parlo naturalmente di riunioni di lavoro, dove si presume che tutti i partecipanti abbiano in comune l'interesse a risolvere positivamente le problematiche in essere.
Ecco, forse, se dovessi dire qual è, per me, la discriminante per riconoscere un nt facilmente, scriverei la naturale attitudine alla comunicazione verbale, anche quando non attinente alla risoluzione di contingenti problematiche specifiche, e senza che vi sia un interesse speciale alla base.
Temo che però questa definizione sia falsata in origine dalla mia asocialità, che non è caratteristica esclusiva del mondo ND.
Io spesso ho rilevato a scuola che il bullino di turno aveva un fratello maggiore, che avevo gia' conosciuto nelle classi precedenti, che aveva attitudine alle manipolazioni e prepotenze, e che sembrava rifare il verso a lui. Il mio analista diceva che e' facile io ripetessi su di lui comportamenti subiti da bambina, ogni volta li riconoscevs e mi chiedeva di ricordare.
Esempio, io facevo molto outing, era come se riaprissi la stanza mentale del ricordo di quando sentivo parlare di me dai miei genitori. Magari male, e ci ero stata male.
Cosi' avevo trasferito il mio dolore su di lui.
Sono quella che ha creduto sempre che fosse la chioma di un albero al tramonto e invece era un orso
Io sono donna e da questo aspie test risulto neurotipica anche se secondo me qualcosa di asperger ce l ho....Comunque sinceramente per essermi amico o amica a dire la verità non so cosa si potrebbe fare...meno relazioni ho e meglio è, mi stresso terribilmente, una cosa è parlare online una cosa è uscire.... non ho amici, però ce un ragazzo spagnolo che sempre mi è stato amico e non si è mai comportato male e con lui mi relaziono bene, però a dire la verità non ce nulla che mi faccia felice per essermi amico, forse l unica è essere maturo e evitare di dire cavolate, non sopporto la gente immatura
Commenti
Aggiungi: "GLi elementi sono distribuiti tra i due poli".
Osserva: se non esistono "elementi significativi" tali da determinare la categoria Nd - in quanto farlo non è etico e si "semplifica" la complessità di una persona - la Nd esiste?
Esistono e sono legittime in senso morale le categorie o usarle significa fare una stupida generalizzazione?
Sto tentando di spiegare il mio punto di vista: rifiutare a priori le categorie significa distruggere la socialità.
Ad esempio: gli Antifascisti crearono la Repubblica italiana. Chiediti: dire di una persona: "Tu sei un antifascista!" equivale a fare una stupida generalizzazione perché la persona che hai di fronte non è solo quello?
Oppure, negli anni settanta, gli Operai riuscirono ad ottenere la stesura dello Statuto dei lavoratori (oggi, ne rimangono solo dei frammenti). Chiediti: dire ad una persona: "Tu sei un operaio!" equivale a fare una generalizzazione?
Nella vita di tutti i giorni, tu, io, chiunque qui dentro, PER PENSARE, usa categorie e le forma.
Se queste hanno qualità positive, va bene. Se hanno qualità negative (tipo: "Sei un negro!") non va bene. Questo perché la "responsabilità" è sempre personale e generalizzare, in questo caso, non va bene. No. Per niente.
Se tu ti rifiuti - in modo assoluto - di generalizzare, non riesci a comunicare.
Questo perché non puoi conoscere alcuna persona ma puoi solo ascoltare. Nei fatti - lo ha spiegato Wittgenstein - qualsiasi cosa tu dicessi o pensassi di una persona sarebbe imperfetto e, dunque, una generalizzazione.
Ad esempio: non potresti dire: "Vado a comprare il pane". Ma dovresti dire: "Alle 11 e 57, di oggi, 19 ottobre 2016, dopo aver preso le chiavi, sto uscendo per andare nel negozio Tal dei tali, per comprare questo tipo di pane perché....".
Se non generalizzi, se non semplifichi, se non crei categorie, se non crei insiemi, se non escludi parte della verità, lo stesso pensiero si blocca e diventa autistico.
Cioè: più sei attento ai particolari e più fai specificazioni e più affermi che non esistono insiemi ma sono individui allora crei un loop che ti porta al silenzio autistico.
La comunicazione, per essere diffusa e possibile, deve essere semplice.
§
Più ti ostini a dire: "Nessuno di questi aspetti può essere ascritto a..." più sei PRECISO.
E più sei preciso più neghi la comunicazione.
Dunque: crei monadi che non comunicano tra loro e che rinunciano alla propria umanità.
Dico: alla stessa possibilità esistenziale.
§
Puoi schierarti contro chi generalizza e semplifica (come ho fatto io attribuendo delle qualità positive agli autistici e delle qualità positive ai neurotipici).
Ma facendolo affermi, implicitamente: "Nessuno può dire niente".
E non ti accorgi che proibendo ogni generalizzazione sulle persone, in verità vieti a te stesso di parlare.
Perché proprio proibendo alle persone di parlare - e ti ho detto come "generalizzare" si essenziale alla comunicazione - dici che neanche tu puoi dire niente. Quindi, dici che non stai dicendo nulla. Che "per rispetto", non dici niente. Insieme {0}.
Da qui l'errore.
§
Più semplice di così, @Ullastro non so spiegarlo.
Il punto è che secondo me l'insieme "ND", quando diviene oggetto di un certo tipo di retorica, cessa di avere significato.
Ha distinto ' tratti' di personalita', poi ha tirato fuori che esistevano in forma sub clinica, poi ha detto che se ce n era un gran numero di frequente si era clinici, pero' non ci ha detto o forse io non lo so, quali fattori o cause generassero l' uno o l' altro stato.
Si puo' benissimo pensare che allora che uno " diventi" autistico in alcuni momenti e in altri no.
E' che il funzionamento e le potenxialita' del cervello sono in fase di studio.
Quindi si osservano i comportamenti, per cui ti immagini, altro che ciliegie, melagrane:)
In effetti la melagrana aperta pare un cranio:))
I neurotipici non amano Frankenstein Junior, i neurodiversi lo adorano.
Osservando un insieme umano, tu desideri COERENZA. Cioè: scrivi come per formare un insieme di persone - qui stiamo discutendo di Nt e di Nd - tu chieda che non si sommino Mele e Arance e che il risultato non sia espresso in Ciliege.
Per spiegarti perché IO (scritto in maiuscolo) veda nelle tue parole un errore, ti chiedo di osservare l'unità sociale più piccola e semplice immaginabile: due amici.
Esattamente: a questa unità così semplice, come si applicherebbe la COERENZA di cui parli? Pensi che gli Amici debbano essere Uguali? Debbano avere cose in comune? Debba esserci qualcosa che li unisca?
Sai... io credo che, NEI FATTI, QUALSIASI INSIEME DI PERSONE TU PRENDA NON INCONTRERAI MAI COERENZA.
Si tratta di capire che non si tratta di capire, qui, che nel gruppo "Nd" ci sono persone di tutti i tipi. Si tratta di capire che QUALSIASI INSIEME UMANO, dall'esempio che ti ho fatto dei due amici, passando per due sposi, una famiglia, una comitiva, un grupppo politico, una popolazione regionale, arrivando all'intera umanità, INCONTRERAI SEMPRE E SOLO DIFFERENZE E INCONCILIABILITà SOSTANZIALI.
Ullastro se due persone CLONATE siano coerenti tra loro.
Ci sono autori che lo scrivono.
Ma solo se due esseri umani sono clonati e condividono - in modo PERFETTO - lo stesso patrimonio genetico.
Ad esempio: una COERENZA può essere rintracciata in due gemelli omozigoti. Ma se escludi il gruppo minimo dei gemelli omozigoti, trovare una coerenza, una omogeneità, una coerenza di fondo non è possibile.
§
Quindi: OGNI GRUPPO UMANO CHE OSSERVERAI NELLA TUA VITA è COMPOSTO DI ARANCE E DI MELE. sEMPRE.
Io, per il tuo esempio, sono l'Arancia e tu sei la Mela. Pure: l'ambiente in cui ci muoviamo, @Ullastro è un gruppo. Virtuale, fragile, debole, liquido ma è pur sempre un gruppo.
§
SpazioAsperger, ad esempio, esiste.
E io ti chiedo: quale coerenza c'è tra gli elementi qui?
Ragiona: così come ha senso di parlare di SpazioAsperger in termini di un Insieme di persone così diverse, così ha senso parlare di Neurodiversi come un insieme di persone diverse.
§
Pure: qui, c'è qualcosa che ci unisce e ci identifica. Secondo la mia opinione, è la ricerca che ognuno fa, secondo il suo percorso sul tema dell'Asperger. Nella Neurodiversità e nella Neurotipicità, i punti di contatto PER ME, SOLO PER ME; SOLAMENTE PER ME, e non per te, certo non per te, sono quelli che ho scritto.
Proseguire su questa tua strada... voler affermare che un insieme umano debba essere coerente, non ha molto senso.
Perché non solo negheresti l'idea di Nd o di Nt. Ma negheresti lo stesso luogo in cui sei ora. Se leggi queste mie parole.
Chiediti: "Ma Pavély cos'ha in comune con Torukh?". Risposta: proprio niente. Torukh è un esempio di persona totalmente opposto a me e con cui io - con tutto l'amore e la dolcezza del mondo - davvero ho pochissimo in comune. (E la stessa cosa, credo, pensi lui).
§
Allenarsi a VEDERE cos'è che unisce e sintetizzarlo è difficilissimo.
E, poi, è la stessa domanda di questo Post.
Cosa unisce i Neurotipici? Cosa li definisce? Chi sono?
Ma la stessa domanda può essere: chi siamo NOI? Qual è l'identità di SpazioAsperger. Dai tanti ragazzi che si incontrano. O che escono assieme. Ai vecchi orsi come me. Agli intellettuali scientifici, alle persone come te.
§
I gruppi umani esistono.
Continuare a ripetere che dato che in un gruppo ci sono differenze non è RAZIONALE definirlo come gruppo non funziona.
E non funziona perché non esistono insiemi umani coerenti.
Probabilmente, non ci pensi.
Pure: ciò non vuol dire che non possiamo e non dobbiamo cercare i PUNTI DI CONTATTO. Quel poco di omogeneità che è nei gruppi di cui ricerchiamo l'identità.
Tutto qui.
Penso ti sia chiaro.
Oltre c'è solo AFFETTO, FELICITA', AMORE.
E poco altro.
Allora, @Ullastro credo che tu l'abbia proprio capito.
:P
Lo "sgami" subito, cioè (oltre a essere il piu bello
E qui posso dire chi sono i Nt: i suoi compagni belli in posa, alla ricerca dello scatto migliorare o dell' espressione più buffa.
Mio figlio, invece, sia pur nel gruppo, ha un sorriso forzato e un' espressione del tipo "vorrei essere altrove".
Mio figlio è Asperger e i suoi compagni no, è neurologicamente differente dagli altri.
Ora però io sono una sostenitrice di tutti quelli che, in questa discussione, dicono che non vi sono differenze.
Questo perché, al di là della patina, cioè al di là delle pose nelle fotografie, io ero presente alla festa e ricordo benissimo alcune cose.
Ricordo, innanzitutto, che non tutti erano stati invitati, poi c' era chi era rimasto in disparte tutta la festa perché offeso da qualcuno, chi si era preso a botte, chi era stato preso in giro perché goffo a ballare.
Tutto questo per dire, anche in riferimento alla mia frase "ognuno porta la sua croce" , che magari si tende a "concentrarsi" di più a guardare chi è apparentemente bizzarro, ma poi chi può dire che dietro a tutte le altre "espressioni" apparentemente simili, non si celi comunque frustrazione, sofferenza o fatica a vivere.
Non voglio buttarla sul banale, ma se neurologicamente ci sono delle differenze (che rendono di base le persone Nd più fragili) le emozioni, le fatiche e le diverse fasi della crescita, sono uguali per tutti.
È solo diversa la posa nella fotografia.
invece, il bambino ND non lo capisce subito. lo capirà più avanti e, sicuramente, non riserverà lo stesso trattamento agli altri bambini. Quindi per me la sua posa diversa non è solo diversa, ma da un forte, ampio significato al suo sentirsi estraneo a quel contesto.
Sì il disagio c' era. Infatti era quella festa di cui avevo parlato una volta, in cui si era poi rifugiato per qualche minuto sotto le coperte.
Quello che voglio dire io è che non nego le differenze neurologiche (è da 11 anni che ce le ho sotto gli occhi) semplicemente ritengo che le sofferenze che poi ne possono derivare possono toccare anche chi è Nt.
Sarà ma ultimamente, tra in famiglia mia sorella che è depressa cronica (e ha 4 figli) tra al lavoro molti clienti o colleghi che hanno problemi, cioè di sofferenza in questo mondo, purtroppo, ne vedo tanta. E le persone che ho citato sono tutte Nt.
La mia è solo una considerazione limitata a questo aspetto, quello della sofferenza e di eventuali disordini che ne possono derivare.
Quanto tu affermi, lo constato anch'io. E credo sia il comune denominatore di tanti miei post.
Ho sempre detto, se guardi singolarmente un individuo. E se ho letto il libro "troppo intelligenti per essere felici" è perché ritengo che un determinato tipo di solitudine, sia presente in tutti.
Ma la mia domanda è solo domanda, senza retro pensieri.
Vedila così
Alcune persone si approcciano qui, per capire quali siano le nostre caratteristiche (nd) per capire meglio un figlio, un amico, un amore. Poi Sole, abbiamo sufficiente intelligenza per capire le differenze, mi ripeto l'essere letterali, non significa che se dici a, f, m, z, io non sia in grado di capire che ti riferisci all'alfabeto!
Quindi, immagina la mia domanda, come quella di una persona che vuol capire un collega, un amore (speriamo!), i compagni con cui si relazionano i figli.
Spesso i nt, ci fanno domande, e noi rispondiamo. Pensando di esservi utili, anche se a volte ricordare è doloroso. E lo facciamo senza pensare a come appariamo. Abbiamo un obiettivo, rendere la vita un po' più semplice, a chi è strutturato cosi.
Facendo questa domanda, nei fatti, considero i neurotipici, parte del mio mondo. Perché desidero un dialogo, in cui siete voi, ad insegnare, ad aiutarci.
Poi, sta a noi, nella nostra sensibilità/intelligenza, utilizzare le risposte in modo plastico.
Io non vorrei dire quel che sto per dire, perché a me farebbe soffrire, ma vi sto chiedendo di entrare nella vostra stessa struttura, di analizzarla, di descriverla nel profondo.
Di spogliarvi della sovrastruttura che vi protegge, così come alcuni nd, fanno.
Se poi, tolta quella sovrastruttura, sentirai che nella profondità del tuo essere, ti ritrovi a somigliare ad un nd, per me significherà che l'unica caratteristiche che ci differenzia è la sovrastruttura sociale. Come se un nt, non si proiettasse in sé stesso, ma vedesse sé stesso prevalente, per l'immagine che ne restituisce l'altro (la società).
All'inizio il post di Pavely, dice che ognuno di noi è sia nt e nd. Forse c'è in alcuni ambiti una prevalenza di uno rispetto all'altro. E questo ci consente di dialogare. Di essere curiosi gli uni drgli altri.
A tutt'oggi, vi sono asperger che vivono il proprio essere con amarezza, ed a gran voce gridano il dolore, con giudizi sui nt.
Ma non è il mio caso. Così come non lo è di molti, qui.
Facciamo prevalere il reciproco sussurro, alle voci aspre di alcuni aspie.
Non pensi che un giorno, anche tuo figlio potrebbe farti la stessa domanda? E potrebbe voler capire.
Ricorda i suoi perché di quando era bambino, ecco noi qui siamo bambini, e chiediamo.
Tutto qui.
E' aggressivita', secondo me si incamera per carattere, per geni, e per ambiente, soprattutto familiare.
E' una cosa che e' sempre andata di moda, pero' oggi e' uno sport.
In gruppo contro uno.
Sempre contro uno che non sa aggredire fisicamente.
Bisogna saper alzare le mani, da ragazzi, sul primo, il piu' vicino.
Questo e' l' Nt.
Atto di forza contro atto di forza, ma non prendere in giro a tua volta, sei solo, ti fanno il coro.
Devi ciaffare uno.
Mio figlio e' stato brutale, una volta, uno l' ha morso.
Non e' stato tanto asperger:)
Per me, nel suo caso, la differenza sta nella "velocità", lui risulta più "lento", con tutte le conseguenze del caso (ce ne sono pure di positive). E nell'autostima.
Per quanto riguarda la sofferenza, diciamo che dipende più dalla distanza tra ciò che si ha e ciò che si vuole, che non dai problemi oggettivi (a meno di malattie che provochino fisicamente dolore). Dipende dal confronto. La stessa persona può essere molto felice in un contesto e molto infelice in un altro.
Quando sono obbligato a partecipare a riunioni di lavoro, il mio ruolo riconosciuto (dal mio capo) è quello di individuare il vero senso di quello che viene detto, disattivando le fallacie logiche e i controsensi. Per esemplificare: in una riunione di lavoro, normalmente ci sono dieci, quindici minuti al massimo di informazioni utili. Il resto è fuffa di contorno, che serve solo a rafforzare il messaggio. Messaggio esplicito, perché invece non sono in grado di individuare il messaggio sottointeso. Quindi normalmente io mi occupo di riassumere, in determinati momenti della riunione, i punti veri della discussione (che sono poi rielaborati dal mio capo, che alle volte trova sorprendenti "non detti", avendo lui una conoscenza molto più approfondita degli altri collaboratori o clienti). O di riannodare il ragionamento logico in un discorso apparentemente sconnesso e divagante, per cercare di ricondurre ad un unico tema coerente.
Quello che mi sorprende sempre è la necessità di parlare per due ore di fila, quando ci si potrebbe chiarire facilmente con un quarto d'ora di precisa esposizione dei fatti (comprendendo anche le argomentazioni pro o contro il tema della discussione); parlo naturalmente di riunioni di lavoro, dove si presume che tutti i partecipanti abbiano in comune l'interesse a risolvere positivamente le problematiche in essere.
Ecco, forse, se dovessi dire qual è, per me, la discriminante per riconoscere un nt facilmente, scriverei la naturale attitudine alla comunicazione verbale, anche quando non attinente alla risoluzione di contingenti problematiche specifiche, e senza che vi sia un interesse speciale alla base.
Il mio analista diceva che e' facile io ripetessi su di lui comportamenti subiti da bambina, ogni volta li riconoscevs e mi chiedeva di ricordare.
Esempio, io facevo molto outing, era come se riaprissi la stanza mentale del ricordo di quando sentivo parlare di me dai miei genitori.
Magari male, e ci ero stata male.
Cosi' avevo trasferito il mio dolore su di lui.