@ct87 prego purtroppo è diffuso lo stereotipo dell'uomo che vede le donne come oggetti, ma fortunatamente i più rispettano le donne. Il problema è che tra ragazzi ci sono molti idioti che dicono che se non sei un uomo se non sei un maniaco. Ma io sono fuori da oggi gruppo, quindi non ho scusa a uscire dal gregge, anzi, sono pochissime volte d'accordo con i miei coetanei
Chiunque è un genio, ma se tu giudichi un pesce per la
sua abilità di salire su un albero vivrà eternamente con la sensazione
di essere uno stupido. – Albert Einstein
Parlando di stereotipo di uomo che vede le donne come oggetti, Il maschilismo è tra le cose che davvero non reggo. E ci sono anche donne 'maschiliste', di quelle che davvero mi fanno innervosire. Ad esempio: Alcune settimane fa sono uscita con il mio ragazzo e un'altra coppia di suoi amici. Io e il mio ragazzo siamo usciti con la mia auto e ovviamente guidavo io (l'auto è mia). L'altra coppia, sia lui che lei, erano molto sorpresi dal fatto che fossi io a guidare e non lui e sorpresi del fatto che io (strano perchè sono donna) mi faccio 100 km al giorno per andare e tornare da lavoro, da sola. Io davvero non capisco, perchè queste cose risultano strane? Sarà anche il contesto in cui vivo, ma davvero non posso sopportare queste stupidaggini!
Voi che ne pensate?
Ero solita pensare di essere la persona più strana del mondo ma poi ho pensato, ci sono così tante persone nel mondo, ci dev'essere qualcuna proprio come me, che si sente bizzarra e difettosa nello stesso modo in cui mi sento io. Vorrei immaginarla, e immaginare che lei debba essere là fuori e che anche lei stia pensando a me. Beh, spero che, se tu sei lì fuori e dovessi leggere ciò, tu sappia che sì, è vero, sono qui e sono strana proprio come te.
@kira91 sono contro queste sciocchezze dove l'uomo deve sempre guidare. E se fai 100 km al giorno bene, almeno mandi via le tensioni. Sono al 100% d'accordo con te
Sapere Aude! Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza
Episodi gravi mai, per fortuna, anche se devo che dire sono stato isolato spesso e volentieri, soprattutto durante i primi anni medie. Cosa analoga mi è accaduta nel mondo dello sport. Con i professori è una cosa strana: certi letteralmente mi odiano mentre altri mi hanno preso sotto la loro ala protettrice.
Soltanto nella pienezza della mente è la chiarezza e la verità dimora nel profondo.
@ct87 100km passati nel traffico, altro che mandare via le tensioni Guidare qui a Napoli poi... dovrebbero togliere la patente a buona parte di loro. Per quanto riguarda questi stereotipi, io vado proprio contro corrente. Ma sia pro che contro, cosi nessuno si azzarda a dire cose del tipo 'Parità dei sessi solo finchè conviene'. Nel senso che, non ci vedo niente di male se a pagare il conto sia anche io (si fa a turno insomma). Come non mi tiro indietro nel cambiare una lampadina o nel impastare cemento.
Ero solita pensare di essere la persona più strana del mondo ma poi ho pensato, ci sono così tante persone nel mondo, ci dev'essere qualcuna proprio come me, che si sente bizzarra e difettosa nello stesso modo in cui mi sento io. Vorrei immaginarla, e immaginare che lei debba essere là fuori e che anche lei stia pensando a me. Beh, spero che, se tu sei lì fuori e dovessi leggere ciò, tu sappia che sì, è vero, sono qui e sono strana proprio come te.
A me sputavano addosso fingendo di vomitare perché sono brutta, a volte mi sento fortunata, poi a volte qualche disperato capita
Lo facevano anche a mia sorella, e lei per anni si è sentita un mostro, indesiderabile. E ti posso assicurare, non lo dico perché sono suo fratello ma perché è obiettivo, che è davvero una bella ragazza. Ora che ha superato quella brutta fase, quando si mette un po' in ghingheri, giuro che succedono scene da cartone animato, tipo uomini che sbattono la faccia contro i lampioni perché si girano a guardarla intontiti. Quindi, conclusione: non chiamarli disperati e non sentirti brutta!
Estremamente fortunata, il massimo è stato farmi pesare che ero una schiappa a pallavolo (cosa vera, ma c'è modo e modo di farlo notare) ed un compagna di 4 e 5 liceo che non mi poteva soffrire e quindi o mi ingnorava ostentatamente (ma me lo hanno detto gli altri... io, inquadrata la persona, la ignoravo realmente...) o andava in giro a dire che ero strxxza ed altre menità. Devo dire che l'essere "anonima", starmene molto sulle mie, avere "l'amica del cuore di facciata" e quindi poter non cercare gli altri mi deve aver aiutato...tante situazioni da voi descritte (bulletto attaccabrighe e manesco, secchiona che non suggerisce, a scuola sempre! anche con sciopero generale o autogestione o occupazione) non hanno avuto conseguenze negative, anzi mi lasciavano proprio stare! Ciao
A me sputavano addosso fingendo di vomitare perché sono brutta, a volte mi sento fortunata, poi a volte qualche disperato capita
sicuramente questi educati ed intelligenti galant'uomini sapranno trovare nella vita una moglie bellissima ma cosi asina da fargli capire che forse dietro il tuo contingente aspetto trova cielo una splendida farfalla hihi allora si saranno grasse risate ghgh ma quel che piu conta è che tu stai iniziando a godere della consapevolezza della vita mentre loro probabilmente gia stanno grattandosi la cornea nuca haha
Ai tempi della scuola elementare, andavo d'accordo con tutti si può dire, sia maschi che femmine. Non si trattava di amicizie strette, ma quanto meno c'era una civile convivenza. Tendevo sì a stare per conto mio,però partecipavo il giusto, andavo alle feste alle gite e facevo i lavori di gruppo.
Al pomeriggio, nonna invitava le "amichette" a giocare. Virgolette d'obbligo, perchè erano amicizie un po' pilotate. Ero una bambina educata. Quale mamma non avrebbe mandato la propria figliolina a giocare con me?
Comunque...tra queste c'era una simpaticissima ragazzina che a scuola, insieme alla sua altrettanto simpatica migliore amica, mi dava il tormento, mi prendeva in giro e nonostante ciò, per il motivo di cui sopra e l'insistenza della sua mamma, frequentava spesso casa mia. La povera donna sosteneva che C. mi avrebbe insegnato a difendermi. Sì, ma da C. stessa!
Si alternavano momenti di convivialità ( cinema coi genitori, gelato) ad altri di prepotenza ( tipo giocare con una bambola, io ero la mamma e lei la zia, e non poterla nemmeno cullare sta pupazza benedetta!). Alle volte mi torceva anche i polsi, così, per gradire.
Io non ci volevo stare, perciò c'erano lunghi periodi durante i quali frequentavo persone più garbate. A scuola, continuava a dare il tormento e io non ero l'unica che tontonava, tant'è che gli altri taglieggiati mi difendevano. E so che ogni tanto beccava qualche ritorsione.
Ciclicamente mi veniva riproposta. Un giorno venne a pranzo, la nonna ci sentì litigare dall'altra stanza, e quando venne a vedere, le disse che io avevo sì i miei difetti, ma lei era una grande prepotente ( e anche spia, se vogliamo dirla tutta). Come se non bastasse, io sono poco coordinata, e tendevo a cappottarmi spesso, e a sbucciarmi il ginocchio. Uno dei passatempo preferiti di quella strega era prendermi in giro allo sfinimento. Quando un pomeriggio mi camminava davanti ed è scivolata facendosi male lei, nonna, che era con noi, le disse "ben ti sta!".
Praticamente, è il ricordo più infausto dai 6 agli 11 anni. Fortunatamente alle medie è andata in un'altra scuola, anche perchè compagni nuovi non erano un granchè, e lei ci avrebbe solo messo il carico! Per sintetizzare quel periodo, posso dire che mi sono rifiutata categoricamente di andare alla cena di classe, anche se mi avevano chiamato per andarci. Mi sembrava un'ipocrisia enorme, visto che in tre anni non avevamo legato per nulla, e che poco prima del mio orale dell'esame se n'erano andati TUTTI.
Al liceo, avevo due o tre amici decenti.
Gli ultimi tre anni ci fu un'infornata di trogloditi, soprattutto uomini. Proprio non li stimavo. Non mi veniva di andarci d'accordo. Si facevano le canne in classe, non studiavano niente, e mi davano solo fastidio! Pretendevano che gli passassi i compiti, anche se praticamente non ci conoscevamo. Mi trattavano come una secchiona rincoglionita. Dovevano crepare, per quello che mi riguardava.
L'apice della stupidità è stata raggiunta un giorno che guardavamo un film, e mi è arrivata in testa una palla da giocoleria. Stavo per portarle in Presidenza.Forse io ero bulla con loro...non so.
Happiness can be found even in the darkest of times, if only one remembers to turn on the light
Scuole superiori,individui inferiori.Con il senno di poi c'erano i bulli ignoranti,quelli che menavano per ancestrale retaggio(forse Darwin aveva torto)e gli ignoranti evoluti,quelli che pur eccellendo ferivano con la loro lingua.Di oltre un' ottantina di compagni di classe avuti alle superiori ho piacere rivederne meno di una decina,sono in contatto con appena 4-5 di loro,agli altri per buona parte auguro lori di sparire nell'indifferenza generale e di essere ritrovati mummificati dopo qualche anno.
Io sono costantemente oggetto di scherzi stupidi, poiché credo a qualsiasi cosa mi venga raccontata e tutti lo sanno. Però bullismo in senso stretto (botte, percosse, minacce verbali, ...) fortunatamente mai. Credo che non ci sarà mai fine a questo
"Voglio dedicare un pensiero anche a tutti i bambini, soprattutto a quelli che si sentono un po’ strani e diversi, che non vengono accettati fino in fondo, e che si fanno notare per i motivi sbagliati. Non essere uguali agli altri è ok. Continuate a credere in voi stessi, come insegna la mia storia alla fine malgrado tutto ciascuno può trovare la sua strada." - Zlatan Ibrahimovich
Ho letto attentamente tutto quello che avete scritto. E davvero sono felice di essere qui tra voi. Piano piano é come se stessi rimettendo insieme i pezzetti della mia vita. Ogni tanto ritrovo qualche pezzetto e leggervi mi é molto utile. Spesso mi ritrovo in descrizioni di cose che non ricordavo assolutamente fino ad un attimo prima e che un attimo dopo sono così chiare alla mia mente. Anche io ho subito parecchio durante la scuola, di questo ero già abbastanza consapevole, ma piano piano mi rendo conto di quanto. Tra l'altro riesco a collegare delle cose che non pensavo. I miei problemi si sono moltiplicati dall'asilo in poi. Fino alle elementari essendo molto piccola venivo trattata un po' come il giocattolo di turno, da quelli che avevo intorno, che non si interessavano molto a me (come del resto io a loro). Insulti, spintoni, urla, scherzi iperpesanti ai limiti della violenza fisica (che partiva da torture di pizzichi sulle braccia per i quali mi ricordo che riuscivo a stento a trattenere le lacrime...e finiva in calci, pallonate, schiaffi e botte pur abbastanza contenute). Anche io aspettavo la campana per uscire da scuola durante l'autogestione, anche io passavo le ricreazioni a scrivere sul mio diario. Anche io faccio parte della comitiva del vieni a giocare con noi - sgambetto. E di quella delle scritte, dei furti, delle prese in giro, delle prevaricazioni e del tutti possono ma io no, del silenzio. Sostanzialmente non capivo che ci fosse in me che non andava. Gli adulti che avevo intorno non facevano altro che dirmi (a scuola, perché a casa erano all'oscuro di tutto) che ero esagerata. Che avevo delle reazioni enormi per cose piccole, che tutti stavano solo scherzando e che io non avevo senso dell'umorismo. Cosa che ha causato pomeriggi di sfinimento nei quali giuravo al mio diario che quella era l'ultima lacrima, l'ultima. E che nessuno mi avrebbe mai mai mai più visto piangere. All'università é andata molto meglio. Alla scuola che ho frequentato molto dopo...diciamo che sono riuscita a cavarmela...ho evitato di mettermi in situazioni imbarazzanti, anche se ho legato con davvero poche persone e che avevo quasi paura a confrontarmi con gli altri (c'è da dirsi venti -trentenni pressocché IDIOTI) che avevo l'impressione che mi odiassero (un po' più di un'impressione, ma la cosa é reciproca). Comincio a pensare che il problema sia proprio la situazione classe. Penso di aver trovato un sacco di strumenti in più che mi hanno permesso di sopravvivere e di uscirne illesa, pur non integratissima. Ma comunque mi é stato difficile, molto più che in altre situazioni...tipo l'università. Boh. Certo poi un minimo fattore è anche con CHI bisogna integrarsi. Parliamone.
"...il cammino di noi uomini presuppone mete che con la perseveranza possono essere raggiunte..." C. Dickens
Certo poi un minimo fattore è anche con CHI bisogna integrarsi. Parliamone.
Interessantissima descrizione, grazie per averla condivisa con noi. Credo che il 99.9% degli utenti ci rispecchiamo perfettamente in quello che hai scritto.
A proposito del "con chi", posso parlarti della mia esperienza personale. Io tendo a ridurre molto il numero di persone con cui voglio realmente integrarmi (numero che dipende non solo da me ma anche dal modo con cui loro si pongono nei miei confronti). E fin qui niente di nuovo, immagino. Generalmente, non riesco affatto ad integrarmi. Non mi va, non voglio forzare la mia natura e non mi interessa. Quando trovo UNA persona, dico UNA con cui penso di riuscire ad avere un rapporto che si avvicina al personale (che poi, in un insieme di due persone, io ed un'altra, non so se si possa parlare realmente di integrazione...) sono spesso tacciata di snobbismo, asocialità e via dicendo dalla persona in questione. Pare che il primo pensiero che tutti vogliono comunicarmi è che sono snob (o, a volte, che ho un caratteraccio, dipende dalla padronanza linguistica dell'altra persona). In sostanza, ogni volta scopro che la persona che credevo potesse capirmi ed a cui decido di aprirmi rimane, di fatto, identica a tutte le altre persone verso cui non ritengo opportuno fare la stessa cosa.
Quindi, visti i numerosi tentativi falliti (ho 31 anni... ne ho fatti di tentativi...) mi viene da chiedermi se non sia il caso di rimanere soli o perlomeno tra noi.
Per quanto riguarda il "rimanere soli", sono giunta alla concluzione che tanto soli lo siamo lo stesso, se abbiamo amici/conoscenti che non ci comprendono realmente (poi, è chiaro, possono esserci delle eccezioni, tipo mio marito nel mio caso) e dobbiamo anche sforzarci per nulla di essere conformi a loro, il livello di frustrazione sociale potrebbe salire senza il minimo beneficio.
Per quanto concerne, invece, il "rimanere tra noi", io ho una bella esperienza in atto. Ho un amico con cui mi trovo benissimo e con lui non ho avuto bisogno di integrarmi perché ci siamo trovati bene dal primo secondo in cui ci siam messi a parlare. Ha la mia età, fa il mio stesso lavoro, pensa e prova le stesse cose che provo io, stessi dubbi, stesse paure, stesse certezze. Abbiamo solo un problema: non sappiamo consigliarci a vicenda ma non è un limite vero e proprio questo perché, alla fin fine, entrambi non siamo perfettamente in grado di valutare quando ci serve un consiglio.
Dunque, per farla breve, secondo voi ha senso percorrere questa strada? Lasciare che siano eventualmente gli altri a cercarmi, se lo vogliono davvero, ed invece fare gruppo con gente che vive come me e, quindi, mi capisce già a priori? Mi piacerebbe sentire cosa ne pensate.
"Voglio dedicare un pensiero anche a tutti i bambini, soprattutto a quelli che si sentono un po’ strani e diversi, che non vengono accettati fino in fondo, e che si fanno notare per i motivi sbagliati. Non essere uguali agli altri è ok. Continuate a credere in voi stessi, come insegna la mia storia alla fine malgrado tutto ciascuno può trovare la sua strada." - Zlatan Ibrahimovich
Iniziai il liceo con un grande entusiasmo, certa che finalmente avrei condiviso le mattinate con altri studenti che condividevano i miei stessi interessi (povera illusa). L’impatto dalla scuola media fu devastante: mi ritrovai in un ambiente snob, pieno di comportamenti non scritti che ignoravo, senza l’eterogeneità della mia vecchia scuola, che mi permetteva di passare inosservata ed era molto democratica riguardo alle stranezze. Nella mia classe poco numerosa mi sentivo una mosca bianca, ricordo che tornavo a casa avvilita e chiedevo a mia mamma perché loro fossero così assurdi. Ero gentile e amichevole, ma impacciata, ed era palese non c’entrassi niente con il contesto. Passavo sistematicamente le versioni a due compagne che non capivano nulla di latino, davo ripetizioni di inglese a un’altra ogni domenica, e aiutavo un mio compagno in matematica; durante le verifiche mi capitò di farne due diverse –erano diversificate secondo le file di banchi-, la mia e quella di un compagno in difficoltà. Aiutai una compagna a imparare come si compone in metrica… insomma, cercavo di essere gentile. O meglio, mi veniva naturale, ma ebbi come solo risultato quello di essere dapprima esclusa, poi presa in giro in modo crudele, gli ultimi anni. Tutto iniziò con educazione fisica: sono molto scoordinata e non sono mai stata portata per gli sport; corro anche in modo sconnesso! Il professore mi rimproverava dicendo che non mi impegnavo, e tutti gli altri studenti gli davano ragione e mi ridevano in faccia. Nessuno mi voleva in squadra e mi accusavano di farli perdere apposta: appena vedevo arrivare la palla verso di me tentavo di prenderla ma riuscivo solo a farmi male alle dita; durante la corsa a ostacoli urlavano prese in giro quando io rallentavo e li scavalcavo cautamente. La classe trovò un momento esilarante quando il professore mi lasciò appesa alla corda della parete per l’arrampicata: ho paura delle altezze e mi feci prendere dal panico, gemendo di farmi scendere. Non mi fece scendere, rimasi a penzolare finché non riuscii in una discesa a capitomboli. Poi arrivarono le incomprensioni con gli insegnanti (per fortuna non tutti), per cui sembrava che i buoni risultati accademici non fossero nulla di fronte alla mia incapacità di relazionarmi, fino a farmi sentire uniformemente stupida. Ogni volta che facevo una domanda più profonda venivo guardata come una povera imbecille. I miei compagni smisero di parlarmi e si creò un posto vuoto tra il mio banco e il loro: mi guardavano attraverso, nessuno mi rivolgeva la parola eccetto che per sottolineare quanto la mia presenza in quella classe creasse disturbo, perché non uniformata. Soffrivo molto per questo stato, ma non lo palesavo: mandavo giù e trovavo conforto nei libri e nello studio. Dicevano che avevo buoni risultati ma in realtà ero stupida e non capivo nulla, solo perché non riuscivo a capire loro, e nella mia mente credevo ancora nella bontà delle persone. Smisi di andare in gita scolastica, per non trascorrere giorni insieme a loro e per non dover sostenere il peso di quelle accuse. Andai solo a Firenze, in quinta: la gita in sé fu meravigliosa ed emozionante, perché ero in uno stato di assoluta calma e raccoglimento; avevo attorno una bolla che mi proteggeva dalla loro cattiveria. Mi commossi camminando nella piazza di Santa Maria del Fiore: mi sembrava di percepire attraverso le pietre i passi di coloro che vi avevano camminato prima di me, attraverso i secoli, come se il tempo avesse srotolato il suo filo segreto di luce. La giornata però si concluse malissimo, perché mi dimenticarono – sì, come nel film “Pane e tulipani”, solo che io fui dimenticata agli Uffizi, e non in un autogrill. Il portiere mi fece compagnia in piedi sui gradini, in attesa che alcuni compagni tornassero a prendermi, fumando e tranquillizzandomi. Fu la sola persona gentile durante quella gita. Ovviamente mi dovetti sorbire i rimproveri per aver rallentato tutta la comitiva, ma io mi ero fatta trovare al punto di raccolta all’orario previsto, solo che era deserto. La situazione peggiorò e arrivai a sentirmi terrorizzata ogni volta che vedevo quelle persone, anche se la sola esplosione verbalmente violenta che ebbi contro di loro fu una specie di crisi di nervi in cui iniziai a urlare istericamente, usando tutte le parolacce che non dico mai e penso di non aver detto più (detesto le parolacce, le trovo brutte e volgari). Per il resto la mia reazione era una chiusura in cui mi inceppavo, incapace di reagire. Solo da poco tempo sono riuscita a rielaborare queste cose. Mi dispiace che anche voi abbiate dovuto subirle :(
Di tutto e di più, fino alle superiori in cui mi sono 'svegliata' e ho capito come imitare gli NT. Mi sono commossa a leggere le vostre esperienze. L'episodio più brutto che ricordo è quando alle elementari delle compagne mi hanno chiusa in bagno e poi hanno fatto entrare un bambino, che ha cominciato a fare mosse oscene e versi sessuali. Io sono rimasta paralizzata dov'ero, a dirgli di smetterla. Le bambine sono andate a chiamare le maestre per avvisarle che stavamo' facendo porcherie' e la maestra ci ha messi in punizione. Quello mi ha fatto davvero male perché dato che mi escludevano tutti i compagni, almeno dalle maestre mi aspettavo lealtà.
Ho saltato a suo tempo questo tread, forse perché non ero in vena di scrivere cosa mi è capitato nei dettagli. Premettendo che quello che è accaduto a @ct87 è a dir poco orribile e che anche io dai 17 ai 29 anni ho rischiato l'incolumità fisica per via del mio aspetto (che all'epoca era attraente e particolarmente per gente deviata o maniaci), ho subito bullismo, anche violento, dai 6 ai 14 anni. In seguito ho studiato da privatista fino alla quarta superiore e la quinta l'ho fatta alle serali dove tutti erano adulti. In prima elementare una mia compagna, che era fisicamente il doppio di me (io sono sempre stata bassa e minuta) durante la ricreazione mi diede uno spintone e mi fece sbattere la testa contro il muro e mi venne un grosso ematoma; questa poi iniziò a minacciarmi e ad ordinarmi di non piangere o chiamare la maestra altrimenti mi avrebbe picchiata. Le sue prese in giro contagiarono tutta la classe e alla fine non solo non mi integrai in classe (nessuno voleva rivolgermi la parola e tutti mi trattavano come una reietta, insultandomi, intimandomi di tacere o di andarmene), ma durante la ricreazione mi capitò di essere spesso spintonata a terra. Mentre facevo le scale per l'uscita dalla scuola, un mio compagno, alto già 1,70m in terza elementare mi tirava da dietro cazzotti sulla schiena. Un giorno mia madre lo vide e lo rimproverò. Alle elementari cambiai anche scuola, in III, ma la sinfonia non variò, tempo sei mesi e di nuovo ricominciarono le prese in giro (storpiavano il mio cognome in Scarafaggio o Scaraccio, che vuol dire sputo), gli insulti pesanti, i dispetti e l'emarginazione. Se mi avvicinavo ad un gruppetto che chiacchierava questi giravano i tacchi e se ne andavano, mentre se provavo a dire qualcosa mi veniva detto in malo modo di andarmene e in questo le femmine spesso erano più maligne dei maschi. Durante la ricreazione un mio compagno mi piazzò un forte cazzotto allo stomaco, che mi lasciò senza fiato per un minuto. La maestra non disse nulla. In generale i bulli avevano sempre l'appoggio degli insegnanti. In 4' mi ammalai e divenni ancora più minuta e deperita. Alla lezione di ginnastica svenivo spesso rischiando anche di cadere a terra e chiesi spesso a mia madre di farmi una giustificazione per non andare. La maestra iniziò a deridermi di fronte a tutta la classe e da quel momento tutti si misero a deridermi perché stavo male. A volte invitavo qualche compagna di classe dopo le lezioni, con la scusa che avendo un giardino molto grande e due cani avremmo potuto giocare, ma queste risultavano sempre annoiate e spesso se ne andavano alla chitichella. Due mie compagne di classe mi rubarono anche il Game-boy con tutti i dischetti e il caricabatterie! Alle medie le cose non andarono meglio. In prima media ero isolata da tutti. Non era possibile scegliere il proprio compagno di banco e io venivo messa sempre di fianco ai soggetti più problematici, forse perché non essendo inserita, questi non avrebbero disturbato e invece diventavo il loro zimbello: mi molestavano e vessavano in continuazione con insulti prese in giro derisioni (sei scema, quanto sei brutta, sembri la figlia di Fantozzi, sei uno scarafaggio, una scimmia, ecc..). Erano in particolare due i compagni che facevano questo; da adulti uno divenne un ragazzo normale, l'altro a poco più di vent'anni si andò a stampare con la macchina nuova all'uscita dalla discoteca. Comunque le femmine non erano da meno. Oltre a snobbarmi e a riferirsi a me con appellativi come "la m***a" e altri, non mi rivolgevano la parola, se mi avvicinavo se ne andavano o mi dicevano di stare zitta e nei casi migliori facevano finta di non sentirmi. Ero invisibile per loro. Finché un giorno, durante la lezione di ginnastica venni attirata nello spogliatoio da un gruppo di queste e sotto la minaccia di stracciarmi i libri e buttarmeli nel water, mi costrinsero a ingoiare un grumo di capelli e polvere trovato in un angolo. Il prof di ginnastica, che amava deridermi durante le lezioni per il mio scarso rendimento, non si accorse di nulla. Ma io non essendo una che sta zitta di fronte a certe cose, a casa ne paelai con mio padre e le responsabili finirono dal preside. Da quel momento non subii più minacce fisiche, ma "solo" psicologiche del tipo che ho già descritto. Ero maltrattata ed emarginata, vessata continuamente dai compagni di banco. In terza media mi misero di fianco ad un ragazzo tranquillo e mi innamorai perdutamente di lui. Lui sembrava non corrispondermi o corrispondermi poco. Era il migliore amico dei bulli e anche se avesse voluto, non avrebbe mai potuto uscire allo scoperto. Io questa cosa non la capii fino ai 20 anni e rimasi legata a lui in silenzio e segretezza fino a 17 anni. Fu davvero terribile perché a causa sua scelsi la stessa scuola superiore che aveva scelto e li fui letteralmente massacrata moralmente. Si trattava di una scuola maschile, dove girava droga e criminalità. Gli stessi ragazzi del biennio erano degli avanzi di riformatorio. Io ero la più brava della classe e non ero tollerata, per l'invidia che scaturivo, mi chiamavano tutti "scimmia" compresa un insegnante e se uscivo dalla classe durante la ricreazione i ragazzi si passavano la parola tra loro "Ehi! C'è la Scimmia!!", e tutti mi deridevano quasi in coro. "Godevo" di fama negativa, ero lo zimbello di tutta la scuola. Durante quell'anno venni spesso spintonata, strattonata, fatta cadere... Mi venne rubato il diario, gettato lo zaino nel water. La cosa peggiore era che un insegnante, quella di lettere, aveva solidalizzato coi bulli e per umiliarmi, una volta mi mise 5 ad un tema sui Promessi Sposi, con la scusa che secondo lei l'avevo copiato. Il tema era corretto e se non fosse che "avevo copiato" (secondo lei) "sarebbe stato" da 8! Mio padre si arrabbiò quando glielo raccontai e chiese alla Professoressa di interrogarmi per verificare la mia preparazione e infatti fu costretta a darmi 7 e cancellarmi il 5, ma per ripicca iniziò a chiamarmi "Scimmia", dando il via alle vessazioni di tutti i bulli. Fu terribile quell'anno e l'anno dopo interruppi la scuola. Poi ebbi altri problemi, in famiglia in particolare, ma questa è un altra storia. Io consiglio a tutti coloro che subiscono abusi, atti di bullismo, maltrattamenti (anche in famiglia), di denunciare a chi di dovere o direttamente alle autorità. Si tratta di un qualcosa che non facciamo solo per noi, ma anche per gli altri. Inoltre anche qualora i responsabili non venissero puniti adeguatamente comunque si tratterebbe di un atto etico nei confronti di noi stessi anzitutto, poiché purtroppo anche interiormente lo stare zitti, il non denunciare pur avendone possibilità, ci fa sentire in un qualche modo taciti complici di coloro che ci hanno fatto del male, purtroppo e questo può generare in noi dei demoni che poi diventano difficili da eliminare.
Sono colpita dalla storia di @Lycium_b i bambini nd sono totalmente indifesi di fronte agli altri bambini che possono essere davvero crudeli. Perché? Per dirla come Freud perché i bambini sono puro es e cercano in continuazione di testare i loro limiti con gli altri. Se capiscono che sei indifeso e possono usarti per farsi belli agli occhi degli altri per imporsi come "maschio alfa" nel gruppo dei simili fanno i b ulli
Sono allucinanti le storie che raccontate e mi fanno ribollire di rabbia. Anche io ero preso in giro, ma avendo sempre avuto un buon fisico, e un indole indomabile, finiva che a pestare ero io è loro a prenderle, cosa che mi assicurava il massimo rispetto, perché solo la forza viene capita. Ricordo un compagno alle medie, piccolo mingherlino e impacciato, preso di mira dal gruppo di bulli; io non li sopportavo, e al culmine della rabbia li avvertii, dall'alto della mia reputazione, che ogni cosa detta o fatta a lui l'avrei considerata detta o fatta a me. Da allora lo lasciarono in pace. Avrei voluto essere il vostro compagno di classe, per metterli al loro posto, e lasciarvi stare in pace. Mi dispiace non esserci stato. Non sopporto le ingiustizie!
I portoni del mio isolamento cingono parchi di infinito… (Pessoa)
Più che altro ho subito bullismo femminile. Alle elementari non riuscivo proprio a relazionarmi con le mie compagne, loro giocavano con le barbie ed io stavo sempre con 4 bambini della mia classe. Le mie compagne mi rubavano oggetti, mi mettevano lo sgambetto, parlavano male di me. Alle medie non riuscivo neanche a relazionarmi con i ragazzini. Ero seduta in banco con una ragazzina, che dopo qualche settimana prese il mio zaino e lo mise su un altro banco, dicendo "tu non parli mai ed io con te non voglio stare". Alle superiori sono riuscita a fare amicizia con i miei compagni maschi (non tutti ma quasi). In classe eravamo otto ragazze, divise in due gruppi . Io appartenevo per la prima volta ad un gruppo scolastico di ragazze, ma solo perchè avevo fatto amiciza con una di loro. Quindi eravamo quattro, ma le altre due non mi hanno mai potuta sopportare,(non me lo dicevano ma me l'hanno fatto capire, visto che non mi invitavano mai ad uscire) e la ragazza con cui avevo fatto amicizia si è rivelata una bruttissima persona, visto che si è messa a parlare male di me solo perchè avevo preso tre voti in più di lei alla maturitá. L'altro gruppetto di ragazze, invece, mi vedeva come un mostro, sparlavano di me in continuazione, visto che avevo amici maschi e piacevo a dei ragazzi che non erano miei amici dicevano che ero una poco di buono (non con questo termine, però) . Quando i ragazzi non c'erano mi prendevano in giro per il mio modo di camminare, di incrociare le braccia e di muovermi in generale, una volta mi hanno anche appiccicato una gomma da masticare ai capelli, criticavano il mio aspetto fisico, quando sono dimagrita eccessivamente mi hanno disegnato una tomba (la mia) sul diario. Un giorno una di loro mi tirò anche una palla da pallavolo in testa, io scattai e le tirai una gomitata nella pancia, così si misero a dire anche che ero violenta.
Io a scuola,come insegnante, da bambina no, da adolescente un episodio. Un ragazzo mi aggredi' perche' ero vestita in modo diverso, mia madre mi vestiva come voleva lei, non con i jeans e moderna, ma antica. Mi aggredi' e io non lo conoscevo, mi tratto' da suora, da paria, quasi mi metteva le mani addosso, e io non ero in grado di difendermi, rimasi paralizzata. Mi trascino' via una mia amica e piansi tutto il resto del pomeriggio, rimasi traumatizzata per sempre. Accennai questa cosa da adulta allo psy e mi fu risposto: " che cosa aveva detto a questo ragazzo prima?" Mai riuscita a ricordare, mi mise il dubbio di averlo provocato in qualche modo.
Da insegnante ho ancora molti bulli davanti, per bulli intendo ragazzini problematici provocatori, eticamente e professionalmente, umanamente mi fanno molto schifo. E rabbia. Qualunque sia il loro problema, perche' fin da ragazzi si sceglie come essere, per me.Non e' sempre colpa dei genitori.
Sono quella che ha creduto sempre che fosse la chioma di un albero al tramonto e invece era un orso
Sono allucinanti le storie che raccontate e mi fanno ribollire di rabbia. Anche io ero preso in giro, ma avendo sempre avuto un buon fisico, e un indole indomabile, finiva che a pestare ero io è loro a prenderle, cosa che mi assicurava il massimo rispetto, perché solo la forza viene capita. Ricordo un compagno alle medie, piccolo mingherlino e impacciato, preso di mira dal gruppo di bulli; io non li sopportavo, e al culmine della rabbia li avvertii, dall'alto della mia reputazione, che ogni cosa detta o fatta a lui l'avrei considerata detta o fatta a me. Da allora lo lasciarono in pace. Avrei voluto essere il vostro compagno di classe, per metterli al loro posto, e lasciarvi stare in pace. Mi dispiace non esserci stato. Non sopporto le ingiustizie!
Sono allucinanti le storie che raccontate e mi fanno ribollire di rabbia. Anche io ero preso in giro, ma avendo sempre avuto un buon fisico, e un indole indomabile, finiva che a pestare ero io è loro a prenderle, cosa che mi assicurava il massimo rispetto, perché solo la forza viene capita. Ricordo un compagno alle medie, piccolo mingherlino e impacciato, preso di mira dal gruppo di bulli; io non li sopportavo, e al culmine della rabbia li avvertii, dall'alto della mia reputazione, che ogni cosa detta o fatta a lui l'avrei considerata detta o fatta a me. Da allora lo lasciarono in pace. Avrei voluto essere il vostro compagno di classe, per metterli al loro posto, e lasciarvi stare in pace. Mi dispiace non esserci stato. Non sopporto le ingiustizie!
È quello che è successo dopo i 19-20 anni.
Deve essere stato un bel cambiamento! Sono felice che tu abbia sperimentato la possibilità di cambiare simili situazioni. Meglio tardi che mai, come si usa dire. Non so se ti disturba farlo, nel qual caso lascia perdere, ma potrebbe essere utile in questa sede raccontare questo cambiamento; sempre se non ti da fastidio o ti pesa.
Io ho iniziato a 2 anni. Non appena uno stupido sbruffone ci prova non resisto alla tentazione di dargli una lezione. Esternamente appaio molto calmo, ma è una calma frutto di una scelta, perché la rabbia che ho da gestire dentro è enorme, e davanti a un'ingiustizia trattenersi è quasi impossibile. Non a caso ho scelto questo nickname...
I portoni del mio isolamento cingono parchi di infinito… (Pessoa)
@Robk bullismo femminile dici?!? ne so qualcosa anch'io anche se verbale e non fisico fortunatamente. io come @Cyrano godevo di ottima reputazione, alle medie ero mingherlina con il seno molto molto molto abbondante e soprattutto non me la tiravo e piacevo caratterialmente per via della mia intelligenza maschile, ragion per cui ero la più popolare della scuola e ciò mi permetteva di poter "aiutare " come @Cyrano i più deboli dicendo che se avessero fatto male a loro era come se ne avessero fatto a me; le ragazze però purtroppo per via del fatto che quelli che a loro piacevano si filavano me (e io non me li filavo! Premetto che non sono una bellezza fuori dal normale, anzi, sono proprio una come tante altre sia chiaro e qui lo dico che NON STO DICENDO DI ESSERE BELLA!) e quindi venivo ricoperta di insulti inimmaginabili e soprattutto alcune volevano stringere amicizia con me solo per tenermi quieta e potermi sorvegliare perchè mi temevano e questa secondo me è follia pura. Se a qualcuna piaceva un ragazzo io non lo sapevo mai anche a chi diceva di essermi amica, anzi proprio queste facevano in modo di dire cose cattive e mettermi in cattiva luce con chiunque. non ho mai voluto indagare sui sotterfugi fatti contro di me. non penso mi farebbe bene saperlo.
Questo per molto tempo mi ha fatto odiare il mio fisico e soprattutto non ho mai avuto un vero rapporto con le ragazze.
Sapere Aude! Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza
Alle medie ricordo umiliazioni su umiliazioni..e anche all'inizio del liceo, in effetti. Mi è tornata in mente l'immagine di un ragazzo(alto all'epoca almeno il doppio di me, e molto robusto), che un giorno - voleva impormi di fare qualcosa in nome della sua ' autorevolezza', e io gli ho sorriso, per suggerirgli che avevo di meglio da fare - quando l'aula era vuota, mi prese per il cappuccio, mi trascinò a terra per tutta l'aula facendomi sbattere contro tutti i banchi, e quando arrivò alla fine del muro, mi appese a una tubatura e cominciò a strangolarmi. E' da allora che non ci ho più ripensato, in effetti. Non so davvero cosa sarebbe successo se non fosse ritornato il mio compagno di banco, per caso, nell'aula, che gli urlò qualcosa e lo strattonò via - io stavo per perdere i sensi. Un giorno ho smesso di soffrire di tutte queste cose, comunque, ricordo molto bene il giorno in cui ho dato il mio caloroso benvenuto all'indifferenza. Direi che quello che mi ha salvata in quegli anni è stato forse la precisa volontà di impazzire; a un certo punto le persone hanno smesso di tormentarmi, e mi lasciavano semplicemente stare; sapevo che avevano paura di me, e me ne rallegravo.
Commenti
Chiunque è un genio, ma se tu giudichi un pesce per la sua abilità di salire su un albero vivrà eternamente con la sensazione di essere uno stupido. – Albert Einstein
Quindi, conclusione: non chiamarli disperati e non sentirti brutta!
Devo dire che l'essere "anonima", starmene molto sulle mie, avere "l'amica del cuore di facciata" e quindi poter non cercare gli altri mi deve aver aiutato...tante situazioni da voi descritte (bulletto attaccabrighe e manesco, secchiona che non suggerisce, a scuola sempre! anche con sciopero generale o autogestione o occupazione) non hanno avuto conseguenze negative, anzi mi lasciavano proprio stare!
Ciao
sicuramente questi educati ed intelligenti galant'uomini sapranno trovare nella vita una moglie bellissima ma cosi asina da fargli capire che forse dietro il tuo contingente aspetto trova cielo una splendida farfalla hihi allora si saranno grasse risate ghgh ma quel che piu conta è che tu stai iniziando a godere della consapevolezza della vita mentre loro probabilmente gia stanno grattandosi la cornea nuca haha
Credo che non ci sarà mai fine a questo
A proposito del "con chi", posso parlarti della mia esperienza personale. Io tendo a ridurre molto il numero di persone con cui voglio realmente integrarmi (numero che dipende non solo da me ma anche dal modo con cui loro si pongono nei miei confronti). E fin qui niente di nuovo, immagino. Generalmente, non riesco affatto ad integrarmi. Non mi va, non voglio forzare la mia natura e non mi interessa.
Quando trovo UNA persona, dico UNA con cui penso di riuscire ad avere un rapporto che si avvicina al personale (che poi, in un insieme di due persone, io ed un'altra, non so se si possa parlare realmente di integrazione...) sono spesso tacciata di snobbismo, asocialità e via dicendo dalla persona in questione. Pare che il primo pensiero che tutti vogliono comunicarmi è che sono snob (o, a volte, che ho un caratteraccio, dipende dalla padronanza linguistica dell'altra persona). In sostanza, ogni volta scopro che la persona che credevo potesse capirmi ed a cui decido di aprirmi rimane, di fatto, identica a tutte le altre persone verso cui non ritengo opportuno fare la stessa cosa.
Quindi, visti i numerosi tentativi falliti (ho 31 anni... ne ho fatti di tentativi...) mi viene da chiedermi se non sia il caso di rimanere soli o perlomeno tra noi.
Per quanto riguarda il "rimanere soli", sono giunta alla concluzione che tanto soli lo siamo lo stesso, se abbiamo amici/conoscenti che non ci comprendono realmente (poi, è chiaro, possono esserci delle eccezioni, tipo mio marito nel mio caso) e dobbiamo anche sforzarci per nulla di essere conformi a loro, il livello di frustrazione sociale potrebbe salire senza il minimo beneficio.
Per quanto concerne, invece, il "rimanere tra noi", io ho una bella esperienza in atto. Ho un amico con cui mi trovo benissimo e con lui non ho avuto bisogno di integrarmi perché ci siamo trovati bene dal primo secondo in cui ci siam messi a parlare. Ha la mia età, fa il mio stesso lavoro, pensa e prova le stesse cose che provo io, stessi dubbi, stesse paure, stesse certezze. Abbiamo solo un problema: non sappiamo consigliarci a vicenda
Dunque, per farla breve, secondo voi ha senso percorrere questa strada? Lasciare che siano eventualmente gli altri a cercarmi, se lo vogliono davvero, ed invece fare gruppo con gente che vive come me e, quindi, mi capisce già a priori?
Mi piacerebbe sentire cosa ne pensate.
Iniziai il liceo con un grande entusiasmo, certa che
finalmente avrei condiviso le mattinate con altri studenti che condividevano i
miei stessi interessi (povera illusa). L’impatto dalla scuola media fu
devastante: mi ritrovai in un ambiente snob, pieno di comportamenti non scritti
che ignoravo, senza l’eterogeneità della mia vecchia scuola, che mi permetteva
di passare inosservata ed era molto democratica riguardo alle stranezze. Nella mia classe poco numerosa mi sentivo una
mosca bianca, ricordo che tornavo a casa avvilita e chiedevo a mia mamma perché
loro fossero così assurdi. Ero gentile e amichevole, ma impacciata, ed era
palese non c’entrassi niente con il contesto. Passavo sistematicamente le
versioni a due compagne che non capivano nulla di latino, davo ripetizioni di
inglese a un’altra ogni domenica, e aiutavo un mio compagno in matematica;
durante le verifiche mi capitò di farne due diverse –erano diversificate
secondo le file di banchi-, la mia e quella di un compagno in difficoltà.
Aiutai una compagna a imparare come si compone in metrica… insomma, cercavo di
essere gentile. O meglio, mi veniva naturale, ma ebbi come solo risultato
quello di essere dapprima esclusa, poi presa in giro in modo crudele, gli
ultimi anni. Tutto iniziò con educazione fisica: sono molto scoordinata e non
sono mai stata portata per gli sport; corro anche in modo sconnesso! Il
professore mi rimproverava dicendo che non mi impegnavo, e tutti gli altri
studenti gli davano ragione e mi ridevano in faccia. Nessuno mi voleva in
squadra e mi accusavano di farli perdere apposta: appena vedevo arrivare la
palla verso di me tentavo di prenderla ma riuscivo solo a farmi male alle dita;
durante la corsa a ostacoli urlavano prese in giro quando io rallentavo e li
scavalcavo cautamente. La classe trovò un momento esilarante quando il
professore mi lasciò appesa alla corda della parete per l’arrampicata: ho paura
delle altezze e mi feci prendere dal panico, gemendo di farmi scendere. Non mi
fece scendere, rimasi a penzolare finché non riuscii in una discesa a
capitomboli. Poi arrivarono le incomprensioni con gli insegnanti (per fortuna
non tutti), per cui sembrava che i buoni risultati accademici non fossero nulla
di fronte alla mia incapacità di relazionarmi, fino a farmi sentire
uniformemente stupida. Ogni volta che facevo una domanda più profonda venivo
guardata come una povera imbecille. I miei compagni smisero di parlarmi e si
creò un posto vuoto tra il mio banco e il loro: mi guardavano attraverso,
nessuno mi rivolgeva la parola eccetto che per sottolineare quanto la mia
presenza in quella classe creasse disturbo, perché non uniformata. Soffrivo
molto per questo stato, ma non lo palesavo: mandavo giù e trovavo conforto nei
libri e nello studio. Dicevano che avevo buoni risultati ma in realtà ero
stupida e non capivo nulla, solo perché non riuscivo a capire loro, e nella mia
mente credevo ancora nella bontà delle persone. Smisi di andare in gita
scolastica, per non trascorrere giorni insieme a loro e per non dover sostenere
il peso di quelle accuse. Andai solo a Firenze, in quinta: la gita in sé fu
meravigliosa ed emozionante, perché ero in uno stato di assoluta calma e
raccoglimento; avevo attorno una bolla che mi proteggeva dalla loro cattiveria.
Mi commossi camminando nella piazza di Santa Maria del Fiore: mi sembrava di
percepire attraverso le pietre i passi di coloro che vi avevano camminato prima
di me, attraverso i secoli, come se il tempo avesse srotolato il suo filo
segreto di luce. La giornata però si concluse malissimo, perché mi
dimenticarono – sì, come nel film “Pane e tulipani”, solo che io fui
dimenticata agli Uffizi, e non in un autogrill. Il portiere mi fece compagnia
in piedi sui gradini, in attesa che alcuni compagni tornassero a prendermi, fumando
e tranquillizzandomi. Fu la sola persona gentile durante quella gita.
Ovviamente mi dovetti sorbire i rimproveri per aver rallentato tutta la
comitiva, ma io mi ero fatta trovare al punto di raccolta all’orario previsto,
solo che era deserto. La situazione peggiorò e arrivai a sentirmi terrorizzata
ogni volta che vedevo quelle persone, anche se la sola esplosione verbalmente
violenta che ebbi contro di loro fu una specie di crisi di nervi in cui iniziai
a urlare istericamente, usando tutte le parolacce che non dico mai e penso di
non aver detto più (detesto le parolacce, le trovo brutte e volgari). Per il
resto la mia reazione era una chiusura in cui mi inceppavo, incapace di
reagire. Solo da poco tempo sono riuscita a rielaborare queste cose. Mi
dispiace che anche voi abbiate dovuto subirle :(
salvo qualche rara eccezione
Non amo parlare dei dettagli di ciò, sempre per diversi motivi.
L'episodio più brutto che ricordo è quando alle elementari delle compagne mi hanno chiusa in bagno e poi hanno fatto entrare un bambino, che ha cominciato a fare mosse oscene e versi sessuali. Io sono rimasta paralizzata dov'ero, a dirgli di smetterla. Le bambine sono andate a chiamare le maestre per avvisarle che stavamo' facendo porcherie' e la maestra ci ha messi in punizione. Quello mi ha fatto davvero male perché dato che mi escludevano tutti i compagni, almeno dalle maestre mi aspettavo lealtà.
Premettendo che quello che è accaduto a @ct87 è a dir poco orribile e che anche io dai 17 ai 29 anni ho rischiato l'incolumità fisica per via del mio aspetto (che all'epoca era attraente e particolarmente per gente deviata o maniaci), ho subito bullismo, anche violento, dai 6 ai 14 anni. In seguito ho studiato da privatista fino alla quarta superiore e la quinta l'ho fatta alle serali dove tutti erano adulti.
In prima elementare una mia compagna, che era fisicamente il doppio di me (io sono sempre stata bassa e minuta) durante la ricreazione mi diede uno spintone e mi fece sbattere la testa contro il muro e mi venne un grosso ematoma; questa poi iniziò a minacciarmi e ad ordinarmi di non piangere o chiamare la maestra altrimenti mi avrebbe picchiata.
Le sue prese in giro contagiarono tutta la classe e alla fine non solo non mi integrai in classe (nessuno voleva rivolgermi la parola e tutti mi trattavano come una reietta, insultandomi, intimandomi di tacere o di andarmene), ma durante la ricreazione mi capitò di essere spesso spintonata a terra.
Mentre facevo le scale per l'uscita dalla scuola, un mio compagno, alto già 1,70m in terza elementare mi tirava da dietro cazzotti sulla schiena. Un giorno mia madre lo vide e lo rimproverò.
Alle elementari cambiai anche scuola, in III, ma la sinfonia non variò, tempo sei mesi e di nuovo ricominciarono le prese in giro (storpiavano il mio cognome in Scarafaggio o Scaraccio, che vuol dire sputo), gli insulti pesanti, i dispetti e l'emarginazione. Se mi avvicinavo ad un gruppetto che chiacchierava questi giravano i tacchi e se ne andavano, mentre se provavo a dire qualcosa mi veniva detto in malo modo di andarmene e in questo le femmine spesso erano più maligne dei maschi.
Durante la ricreazione un mio compagno mi piazzò un forte cazzotto allo stomaco, che mi lasciò senza fiato per un minuto. La maestra non disse nulla. In generale i bulli avevano sempre l'appoggio degli insegnanti.
In 4' mi ammalai e divenni ancora più minuta e deperita. Alla lezione di ginnastica svenivo spesso rischiando anche di cadere a terra e chiesi spesso a mia madre di farmi una giustificazione per non andare. La maestra iniziò a deridermi di fronte a tutta la classe e da quel momento tutti si misero a deridermi perché stavo male.
A volte invitavo qualche compagna di classe dopo le lezioni, con la scusa che avendo un giardino molto grande e due cani avremmo potuto giocare, ma queste risultavano sempre annoiate e spesso se ne andavano alla chitichella.
Due mie compagne di classe mi rubarono anche il Game-boy con tutti i dischetti e il caricabatterie!
Alle medie le cose non andarono meglio. In prima media ero isolata da tutti. Non era possibile scegliere il proprio compagno di banco e io venivo messa sempre di fianco ai soggetti più problematici, forse perché non essendo inserita, questi non avrebbero disturbato e invece diventavo il loro zimbello: mi molestavano e vessavano in continuazione con insulti prese in giro derisioni (sei scema, quanto sei brutta, sembri la figlia di Fantozzi, sei uno scarafaggio, una scimmia, ecc..). Erano in particolare due i compagni che facevano questo; da adulti uno divenne un ragazzo normale, l'altro a poco più di vent'anni si andò a stampare con la macchina nuova all'uscita dalla discoteca.
Comunque le femmine non erano da meno. Oltre a snobbarmi e a riferirsi a me con appellativi come "la m***a" e altri, non mi rivolgevano la parola, se mi avvicinavo se ne andavano o mi dicevano di stare zitta e nei casi migliori facevano finta di non sentirmi. Ero invisibile per loro.
Finché un giorno, durante la lezione di ginnastica venni attirata nello spogliatoio da un gruppo di queste e sotto la minaccia di stracciarmi i libri e buttarmeli nel water, mi costrinsero a ingoiare un grumo di capelli e polvere trovato in un angolo.
Il prof di ginnastica, che amava deridermi durante le lezioni per il mio scarso rendimento, non si accorse di nulla. Ma io non essendo una che sta zitta di fronte a certe cose, a casa ne paelai con mio padre e le responsabili finirono dal preside.
Da quel momento non subii più minacce fisiche, ma "solo" psicologiche del tipo che ho già descritto. Ero maltrattata ed emarginata, vessata continuamente dai compagni di banco.
In terza media mi misero di fianco ad un ragazzo tranquillo e mi innamorai perdutamente di lui. Lui sembrava non corrispondermi o corrispondermi poco. Era il migliore amico dei bulli e anche se avesse voluto, non avrebbe mai potuto uscire allo scoperto. Io questa cosa non la capii fino ai 20 anni e rimasi legata a lui in silenzio e segretezza fino a 17 anni. Fu davvero terribile perché a causa sua scelsi la stessa scuola superiore che aveva scelto e li fui letteralmente massacrata moralmente. Si trattava di una scuola maschile, dove girava droga e criminalità. Gli stessi ragazzi del biennio erano degli avanzi di riformatorio. Io ero la più brava della classe e non ero tollerata, per l'invidia che scaturivo, mi chiamavano tutti "scimmia" compresa un insegnante e se uscivo dalla classe durante la ricreazione i ragazzi si passavano la parola tra loro "Ehi! C'è la Scimmia!!", e tutti mi deridevano quasi in coro. "Godevo" di fama negativa, ero lo zimbello di tutta la scuola.
Durante quell'anno venni spesso spintonata, strattonata, fatta cadere... Mi venne rubato il diario, gettato lo zaino nel water. La cosa peggiore era che un insegnante, quella di lettere, aveva solidalizzato coi bulli e per umiliarmi, una volta mi mise 5 ad un tema sui Promessi Sposi, con la scusa che secondo lei l'avevo copiato. Il tema era corretto e se non fosse che "avevo copiato" (secondo lei) "sarebbe stato" da 8! Mio padre si arrabbiò quando glielo raccontai e chiese alla Professoressa di interrogarmi per verificare la mia preparazione e infatti fu costretta a darmi 7 e cancellarmi il 5, ma per ripicca iniziò a chiamarmi "Scimmia", dando il via alle vessazioni di tutti i bulli.
Fu terribile quell'anno e l'anno dopo interruppi la scuola.
Poi ebbi altri problemi, in famiglia in particolare, ma questa è un altra storia.
Io consiglio a tutti coloro che subiscono abusi, atti di bullismo, maltrattamenti (anche in famiglia), di denunciare a chi di dovere o direttamente alle autorità.
Si tratta di un qualcosa che non facciamo solo per noi, ma anche per gli altri. Inoltre anche qualora i responsabili non venissero puniti adeguatamente comunque si tratterebbe di un atto etico nei confronti di noi stessi anzitutto, poiché purtroppo anche interiormente lo stare zitti, il non denunciare pur avendone possibilità, ci fa sentire in un qualche modo taciti complici di coloro che ci hanno fatto del male, purtroppo e questo può generare in noi dei demoni che poi diventano difficili da eliminare.
ulli
Ricordo un compagno alle medie, piccolo mingherlino e impacciato, preso di mira dal gruppo di bulli; io non li sopportavo, e al culmine della rabbia li avvertii, dall'alto della mia reputazione, che ogni cosa detta o fatta a lui l'avrei considerata detta o fatta a me. Da allora lo lasciarono in pace.
Avrei voluto essere il vostro compagno di classe, per metterli al loro posto, e lasciarvi stare in pace. Mi dispiace non esserci stato. Non sopporto le ingiustizie!
Alle elementari non riuscivo proprio a relazionarmi con le mie compagne, loro giocavano con le barbie ed io stavo sempre con 4 bambini della mia classe. Le mie compagne mi rubavano oggetti, mi mettevano lo sgambetto, parlavano male di me.
Alle medie non riuscivo neanche a relazionarmi con i ragazzini. Ero seduta in banco con una ragazzina, che dopo qualche settimana prese il mio zaino e lo mise su un altro banco, dicendo "tu non parli mai ed io con te non voglio stare".
Alle superiori sono riuscita a fare amicizia con i miei compagni maschi (non tutti ma quasi). In classe eravamo otto ragazze, divise in due gruppi . Io appartenevo per la prima volta ad un gruppo scolastico di ragazze, ma solo perchè avevo fatto amiciza con una di loro. Quindi eravamo quattro, ma le altre due non mi hanno mai potuta sopportare,(non me lo dicevano ma me l'hanno fatto capire, visto che non mi invitavano mai ad uscire) e la ragazza con cui avevo fatto amicizia si è rivelata una bruttissima persona, visto che si è messa a parlare male di me solo perchè avevo preso tre voti in più di lei alla maturitá.
L'altro gruppetto di ragazze, invece, mi vedeva come un mostro, sparlavano di me in continuazione, visto che avevo amici maschi e piacevo a dei ragazzi che non erano miei amici dicevano che ero una poco di buono (non con questo termine, però) . Quando i ragazzi non c'erano mi prendevano in giro per il mio modo di camminare, di incrociare le braccia e di muovermi in generale, una volta mi hanno anche appiccicato una gomma da masticare ai capelli, criticavano il mio aspetto fisico, quando sono dimagrita eccessivamente mi hanno disegnato una tomba (la mia) sul diario. Un giorno una di loro mi tirò anche una palla da pallavolo in testa, io scattai e le tirai una gomitata nella pancia, così si misero a dire anche che ero violenta.
Un ragazzo mi aggredi' perche' ero vestita in modo diverso, mia madre mi vestiva come voleva lei, non con i jeans e moderna, ma antica.
Mi aggredi' e io non lo conoscevo, mi tratto' da suora, da paria, quasi mi metteva le mani addosso, e io non ero in grado di difendermi, rimasi paralizzata.
Mi trascino' via una mia amica e piansi tutto il resto del pomeriggio, rimasi traumatizzata per sempre.
Accennai questa cosa da adulta allo psy e mi fu risposto: " che cosa aveva detto a questo ragazzo prima?"
Mai riuscita a ricordare, mi mise il dubbio di averlo provocato in qualche modo.
Da insegnante ho ancora molti bulli davanti, per bulli intendo ragazzini problematici provocatori, eticamente e professionalmente, umanamente mi fanno molto schifo.
E rabbia.
Qualunque sia il loro problema, perche' fin da ragazzi si sceglie come essere, per me.Non e' sempre colpa dei genitori.