Lasciate in ordine le cose. Questo puo' essere poco significativo, per voi, una penna la' o un quaderno qui, ma invece e' significativo, perche' spesso altrimenti questi sono piccoli particolari che rapiscono.
Assolutamente vero. Gli oggetti possono comunque essere lasciati a disposizione chiusi (ben accessibili nell'apposito scaffale) e se serve più essere importante anche attaccare sulla porta degli armadi un'etichetta con il contenuto: materiale di cancelleria o giochi vari...
E', secondo me, molto importante anche insegnare ai bimbi che, una volta usati i loro giochi, devono riporli nel luogo dove li hanno trovati.
Chiedo scusa a Simone se non procedo con la sistemazione dei consigli a paragrafi titolati, ma dopo una mia recente esperienza d'aula ho cominciato a fare alcune considerazioni che forse potrebbero essere interessanti (non so però se riguardino solo me, quindi lascio a Simone l'eventuale decisione se sistematizzare o meno quanto ho scritto).
Ultimamente sto frequentando dei corsi concentrati nei fine settimana per un'ulteriore specializzazione. Ormai dopo varie lezioni mi sono resa conto che la domenica immediatamente seguente i corsi io sono totalmente incapace di fare qualsiasi cosa, semplicemente vegeto. Non riesco nemmeno a fare una passeggiata, perché quando cammino incespico sui miei stessi piedi e i muscoli semplicemente sembrano non rispondere ai comandi. Mi è difficile persino mettermi a leggere. In alcuni casi, se la lezione è stata troppo rumorosa e caotica, mi ritrovo con senso di nausea e mal di testa.
Fatta questa premessa, mi è venuto spontaneamente da chiedermi come diavolo ho fatto a frequentare la scuola per tutti quegli anni e, subito dopo, ho esclamato (solito dialogo interiore) "E ci credo che non facevo mai i compiti a casa!". Infatti, soprattutto dalle medie, ho svolto sempre pochissimi compiti a casa e i pochi che facevo li portavo a termine la mattina stessa, svegliandomi molto presto prima di andare a scuola. Il pomeriggio lo dedicavo ai miei interessi, di solito leggevo o ascoltavo musica. Mi sono sempre sentita molto in colpa per questo fatto, pensando che la causa fosse una mia incapcità ad applicarmi (anche se poi all'università ho scoperto che le cose non erano proprio in questo modo).
Ma, alla luce del mio ultimo anno di vita e, soprattutto, della scoperta del mio essere aspie, mi chiedo se sarei mai stata in grado di farli. Non è che quei pomeriggi trascorsi chiusa nella mia stanza o con il naso tra le pagine di un libro mi erano semplicemente necessari per riprendermi?
Chiedo quindi se non sarebbe il caso di ripensare anche il sistema dei compiti a casa, il quanto e il come darli agli studenti aspie, magari alzando la posta e proponendo compiti più interessanti e meno meccanici, un qualcosa cioè che faccia superare il limite della stanchezza grazie agli interessi e alla curiosità.
Non so se questa cosa possa avere un senso per alcuni di voi o sia solo tipica del mio atteggiamento allora fortemente oppositivo nei confronti della scuola, ma credo che un ripensamento del modo di dare i compiti a casa potrebbe essere valutato.
Bellissima idea, @simone, sono d'accordo su tutto, specialmente sul non urlare e non far sentire i bambini in difetto, ma di sfruttare le loro capacità e rispettare gli orari. Da leggere e rileggere più volte. Non l'ho letto ancora tutto, ma tra un po' rimedierò.
Ultimamente sto frequentando dei corsi concentrati nei fine settimana per un'ulteriore specializzazione. Ormai dopo varie lezioni mi sono resa conto che la domenica immediatamente seguente i corsi io sono totalmente incapace di fare qualsiasi cosa, semplicemente vegeto. Non riesco nemmeno a fare una passeggiata, perché quando cammino incespico sui miei stessi piedi e i muscoli semplicemente sembrano non rispondere ai comandi. Mi è difficile persino mettermi a leggere. In alcuni casi, se la lezione è stata troppo rumorosa e caotica, mi ritrovo con senso di nausea e mal di testa.
Per me i compiti a casa servono a ben poco, ne ho sempre fatti pochissimi perché dopo la scuola (nonostante mi piaceva andarci), ho sempre provato una sensazione simile a quella che hai descritto, e la provo ogni volta che devo fare qualcosa che mi faccia stare fuori casa per ore. E tenere le scarpe chiuse accentua ulteriormente e di molto la mia stanchezza.
@MammaAnna, pienamente d'accordo anche con te. Cercare di eliminare o reprimere gli interessi è deleterio, si rischia di trasformare una personalità creativa e piena di potenzialità in uno zombie apatico che, nel più grave dei casi, non riuscirà più a interessarsi a niente, neanche alle cose più importanti. Io penso di far parte della categoria di sfortunati a cui molte cose sono state represse. Questo comportamento impedisce la crescita sia dell'individuo sia della società che lo circonda, anche da qui deriva l'arretratezza culturale e la chiusura mentale che, in questi contesti, anche un aspie può sviluppare.
Per questo mi piacerebbe tantissimo studiare a casa.
Quando torno da scuola sono sempre parecchio stanco e fin dalle medie il tempo dedicato ai compiti non ha mai superato le 2 ore (che comunque non sono poche). Ma erano due ore distratte, perchè spesso nel mentre guardavo la tv o ascoltavo la musica (multitasking mi fai una pippa :P). Col passare del tempo ho cominciato a fare i compiti di notte (dalle 20:00 alle 23:00), con conseguente perdita di sonno perchè dopo averli finiti diventavo mentalmente iperattivo.
Gli esercizi scritti li faccio volentieri, perchè mi divertono (specie quelli di matematica e di inglese) e in un certo senso mi rilassano, ma se devo fare cose per me più complicate tipo italiano o studiare non ce la faccio proprio, mentre magari il mattino dopo mi sento meglio.
Stranamente però ho sempre ottenuto risultati molto buoni, perchè ho una memoria fantastica e mi ricordo un sacco di cose anche se le leggo solo un paio di volte (tranne storia).
Ora (primo liceo), la mia media sta un po' scemando perchè sto smettendo di studiare quasi tutto, tranne qualche materia che mi interessa, sono davvero troppo stanco, vorrei solamente stare in camera mia a guardare film, a leggere o a giocare ai videogiochi.
Aggiungendo un altro stranamente, dalla prima elementare alla terza media (ora di meno) ho avuto un senso del dovere davvero forte, per me il solo pensiero di andare a scuola senza aver fatto tutti i compiti era impensabile e fisicamente doloroso. Potevo anche cominciare a studiare alle 22:00 (come spesso accadeva), ma non andavo a dormire finchè non avevo finito tutto. Anche mia madre a volte mi suggeriva "Dai questo fai finta di niente" oppure "Lo copi da qualcuno domani", ma per me era davvero impensabile, pochissime volte sono andato a scuola senza fare i compiti, me ne ricordo una in particolare: avevo cominciato a leggere "Il bambino dal pigiama a righe" e ne ero rimasto così affascinato che l'ho finito in un pomeriggio, omettendo lo studio. Ora però, come ho scritto prima, il mio senso del dovere è andato a farsi benedire perchè sono troppo stanco per ubbidirgli, il liceo mi fa impiegare quasi tutte le mie facoltà mentali.
Ripeto, credo che se studiassi a casa saprei organizzarmi benissimo da solo, facendo dei programmi personali, probabilmente studierei anche meglio.
Non urlate. Non sbattete le mani sul tavolo urlando "BAAAAAASTAAAAAAAA!!!!".
Perché ciò può fare svenire, addirittura. Può fare male alle orecchie, può fare come un chiodo nelle orecchie. Può sballare i pensieri. Può fare paura per anni, per anni e anni e anni.
E poi dite le cose chiaramente, non fate giri di parole. Serve moltissima energia, a volte, per capire i giri di parole, e così si perdono frammenti utilissimi di altro.
NELL'ORA DI GINNASTICA NON FARE SCEGLIERE I PARTECIPANTI DELLA SQUADRA AL BULLO DELLA CLASSE
e chiedere al bimbo se preferisce fare qualcos'altro
Questa mi piace tanto. I capitani delle squadre finiscono con l'essere sempre gli stessi i quali scelgono sempre gli stessi e mai noi poveri che rimaniamo fuori da tutto. Meglio fare altro, giusto, che partecipare ad un gioco in cui inevitabilmente sei tagliato fuori.
NELL'ORA DI GINNASTICA NON FARE SCEGLIERE I PARTECIPANTI DELLA SQUADRA AL BULLO DELLA CLASSE
e chiedere al bimbo se preferisce fare qualcos'altro
Questa mi piace tanto. I capitani delle squadre finiscono con l'essere sempre gli stessi i quali scelgono sempre gli stessi e mai noi poveri che rimaniamo fuori da tutto. Meglio fare altro, giusto, che partecipare ad un gioco in cui inevitabilmente sei tagliato fuori.
NELL'ORA DI GINNASTICA NON FARE SCEGLIERE I PARTECIPANTI DELLA SQUADRA AL BULLO DELLA CLASSE
e chiedere al bimbo se preferisce fare qualcos'altro
Questa mi piace tanto. I capitani delle squadre finiscono con l'essere sempre gli stessi i quali scelgono sempre gli stessi e mai noi poveri che rimaniamo fuori da tutto. Meglio fare altro, giusto, che partecipare ad un gioco in cui inevitabilmente sei tagliato fuori.
Infatti! E' un'umiliazione bella e buona
Io ricordo esattamente come se fosse stamattina quando, alle scuole elementari, mi sceglievano SEMPRE per ultimo, e io, a un certo punto, non volevo nemmeno più essere scelto, per l'umiliazione di essere preso perché mancavo solo io. Era una sensazione così triste, era una così-triste-sensazione. E' stato molto brutto. Quoto @damy e @Francy75.
Siate precisi. A voi sembra una cosa inutile, MA è invece molto importante, ciò.
Siate precisi. PER PIACERE.
E SE SERVE, CONFERMATE LE RISPOSTE. ANCHE DUE, TRE VOLTE.
Perché ciò dà sicurezza e scaccia l'ansia.
Scaccia l'ansia.
Perché il bambino SA la risposta e sentirla dire ancora dall'insegnante, anche due, tre volte (tanto l'insegnante non muore, per ciò, io penso, eh), gli dà modo di pensare che E' GIUSTO CIO' CHE HA IMMAGINATO.
Siate pazienti. Confermate le risposte. Anche due o tre volte. TANTO non morite, per questo.
Complimenti per la vostra iniziativa ma lasciami commentare relativamente a questo...
"Troppo spesso i docenti si affidano solo agli esperti, e dimenticano che i maggiori esperti sono e restano le famiglie, che vivono i loro bambini/ragazzi tutto il giorno, tutti i giorni, e troppo spesso questi esperti o questi docenti tendono a dire alle famiglie solo ciò che dovrebbero fare, e si dimenticano di ascoltare."
... con un: "Seeee magari!"
Io a detta della mia maestra delle elementari ero "l'handicappato" della classe, sono stato trattato senza rispetto e dignità d'essere umano da lei così per 5 anni, certo erano gli anni '80, ma non erano neppure gli anni '50, ma ai miei tempi nelle scuole elementari di autismo si sapeva 0.
Speriamo che questo vostro piccolo manuale possa veramente far sì che nei nostri istituti non ci siano più le Sig.re L.D. come ai mie tempi e scoraggiare detti comportamenti.
Straquoto ! Hai voglia a lamentarti che NON tutti i bambini hanno la stessa velocità di apprendimento. @blody81ud, purtroppo anche oggi c'è tanta ignoranza sull'autismo nelle scuole.
Non vorrei mai far parte di un club che accettasse tra i suoi soci uno come me. (G. Marx)
Non mi era mai capitato di stare male leggendo qualcosa...prego gli insegnanti che si trovano per caso su questo forum, di prendere appunti su tutto quello che è stato scritto, perchè non immaginate i traumi che si possono provocare a bambini e ragazzi neurodiversi agendo in modo incoerente, irrazionale e inumano...il vostro comportamento puó essere infinitamente motivante o squallidamente demotivante e distruttivo, ma mai neutro. Visto che avete l'opportunità più importante del mondo (una platea di orecchie che ascoltano), non utilizzate questa opportunità esclusivamente per motivi personali. Essere insegnante ("essere" e non "fare") è una missione, non un semplice impiego lavorativo
Eunice fai bene a sollevare il discorso dei compiti a casa, anch'io li facevo la mattina prima di andare a scuola erano uno strazio da cui non ricavavo nulla... Il pomeriggio lo passavo a disegnare , a imparare canzoni a memoria o a leggere fumetti, a guardare cartoni e documentari in Tv e spesso sfogliavo l'enciclopedia per ragazzi con tutti quei bei disegni che poi ricopiavo... Facevo di tutto tranne i compiti. Il rifiuto per la scuola toccò l'apice in terzo e quarto superiore, non comprai neanche tutti i libri di testo solo qualcuno che non portavo neanche più in classe... Gli insegnanti di me non hanno mai capito nulla, non mi hanno mai chiesto perché odiassi tanto la scuola, se soffrissi, erano capaci solo di bollarmi come viziata e svogliata e purtroppo io cominciai a crederci presto... I sensi di colpa erano troppi e la frustrazione insopportabile. Simone sei una persona immensamente sensibile.
Ecco io vorrei dire a tutti gli insegnanti che NON ESISTONO I BAMBINI SVOGLIATI I bambini non possono essere svogliati Andate a scuola con questo pensiero. Così che quando vedrete un bambino che sembra non seguire vi possiate chiedere per DAVVERO per quale MOTIVO quel bambino non vi segue, invece di pensare subito è svogliato. Questo lo dedico a mio nipote e a tutti quelli nella sua situazione presente e passata e spero mai più in futuro.
E questo per la mia cara maestra che forse ora non c’è più: non assegnate compiti dal titolo vago come: “descrivi come hai trascorso la domenica” Questo titolo mi mandava in crisi e mi rovinava tutto il fine settimana. -Hai presente, cara maestra, quante cose si possono fare in 24 h? -Perché non mi hai mai detto quali cose volevi che ti descrivessi invece di lasciarmi scervellare per giorni nell’intento di scegliere quello che andava inserito e quello che non era necessario menzionare?
Mi accodo a @ShadowLine e aggiungo: non assegnate temi come descrivi il tuo migliore amico perché non tutti ce l'hanno; allo stesso modo, anche domande sui genitori perché per me era fastidioso dover dire che mia madre non c'era più.
Mi accodo a @ShadowLine e aggiungo: non assegnate temi come descrivi il tuo migliore amico perché non tutti ce l'hanno [...]
(quando dicevano:descrivi un amico, io ricordo che giravo la classe chiedendo: posso descriverti? Posso descriverti? Io non sapevo mai chi scegliere e se potevo sceglierlo-a. E mi dicevano NO, mi descrive gia' lui-gia' lei. E io non ho mai capito se un amico poteva essere amico anche di qualcun altro, e fino alla fine delle medie non capivo perche' tutti erano gia' "occupati" e non riuscivo a trovare un amico "libero". Questo io ho pensato e ripensato all'infinito. All'infinito. Ciao. Grazie di tutto cio' che tutti scrivete qui, io riordino tutto. E spero che tanti insegnanti leggano. Ciao. Grazie. Simone)
>non assegnate compiti dal titolo vago come: “descrivi come hai trascorso la domenica” Questo titolo mi mandava in crisi e mi rovinava tutto il fine settimana. -Hai presente, cara maestra, quante cose si possono fare in 24 h? -Perché non mi hai mai detto quali cose volevi che ti descrivessi invece di lasciarmi scervellare per giorni nell’intento di scegliere quello che andava inserito e quello che non era necessario menzionare?i>.
Questo è sempre stato il mio più grande scoglio a scuola: di fronte a temi dal titolo vago o a pensierini liberi il mio cervello andava in crisi: non riuscivo proprio a decidere cosa era opportuno scrivere e cosa no. Per mio figlio è lo stesso, la maestra dice che è l'unico in classe a lasciare in bianco temi tipo: "cosa farai nelle vacanze estive", e proprio l'altro giorno mio figlio mi ha detto che la materia scolastica che meno gli piace è italiano, perché è vaga: spesso non c'è qualcosa di preciso e ben definito da dover scrivere e lui si trova in difficoltà a dover discriminare cosa scrivere e cosa no. La mia domanda è: visto che invece gli altri bambini si sentono a loro agio di fronte ai temi liberi, il fatto invece di bloccarsi è anch'essa una caratteristica dello spettro autistico?
Il tema del lunedì era un grande scoglio anche per me: descrivi cosa hai fatto la domenica, io tutte le domeniche facevo le stesse identiche cose obbrobriose, ovvero andare a messa, poi a pranzo da mia nonna, ed infine essere ripresa per tutte le mancanze compiute di fronte ai parenti. Mia mamma diceva che avevo poca fantasia, in realtà ne ho sempre avuta fin troppa ma senza le capacità di sistematizzare i pensieri in un racconto decente e comprensibile, inoltre sono sempre stata preoccupata dal giudizio degli altri sui miei pensieri.
Adesso mi sembra che gli insegnati siano pressati dal tempo e dal programma fin dalle scuole materne o dell'infanzia, ma a cosa serve correre così, i programmi di studio dovrebbero essere più individualizzati i bambini non hanno tutti lo stesso ritmo, c'è chi è più veloce ad imparare una cosa e chi è più veloce in un altro campo, ma le classi forse sono troppo numerose per farlo e valutare senza obiettivi standard è difficile. Talvolta gli insegnati credono che i talenti spontanei dei bambini non vadano incoraggiati ma repressi per arrivare al livello ottimale di uniformità, ma questa è la strada per fare dei danni.
In classi numerosi con bambini stranieri e certificati è molto facile etichettare come pigro un bambino che ha difficoltà a mantenere la concentrazione o ad assimilare alcuni concetti astratti come il tempo e le distanze.
Una volta scrissi 5 pagine su ciò che avevo fatto durante il weekend, scrissi anche che programmi avevo guardato alla tv
IMPOSIZIONE PER GLI INSEGNANTI Non umiliate i bambini, specie davanti a tutta la classe, specie se sono alle elementari. Sono cose che si ricordano per SEMPRE
Le maestre di mio figlio dicono che non possono lavorare se lui non le guarda in faccia, pare si blocchino da quello che dicono, anche se non capisco perché, consiglierei loro di continuare a lavorare nonostante mio figlio non le guardi in faccia.
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Ultimamente sto frequentando dei corsi concentrati nei fine settimana per un'ulteriore specializzazione. Ormai dopo varie lezioni mi sono resa conto che la domenica immediatamente seguente i corsi io sono totalmente incapace di fare qualsiasi cosa, semplicemente vegeto. Non riesco nemmeno a fare una passeggiata, perché quando cammino incespico sui miei stessi piedi e i muscoli semplicemente sembrano non rispondere ai comandi. Mi è difficile persino mettermi a leggere. In alcuni casi, se la lezione è stata troppo rumorosa e caotica, mi ritrovo con senso di nausea e mal di testa.
Fatta questa premessa, mi è venuto spontaneamente da chiedermi come diavolo ho fatto a frequentare la scuola per tutti quegli anni e, subito dopo, ho esclamato (solito dialogo interiore) "E ci credo che non facevo mai i compiti a casa!". Infatti, soprattutto dalle medie, ho svolto sempre pochissimi compiti a casa e i pochi che facevo li portavo a termine la mattina stessa, svegliandomi molto presto prima di andare a scuola. Il pomeriggio lo dedicavo ai miei interessi, di solito leggevo o ascoltavo musica. Mi sono sempre sentita molto in colpa per questo fatto, pensando che la causa fosse una mia incapcità ad applicarmi (anche se poi all'università ho scoperto che le cose non erano proprio in questo modo).
Ma, alla luce del mio ultimo anno di vita e, soprattutto, della scoperta del mio essere aspie, mi chiedo se sarei mai stata in grado di farli. Non è che quei pomeriggi trascorsi chiusa nella mia stanza o con il naso tra le pagine di un libro mi erano semplicemente necessari per riprendermi?
Chiedo quindi se non sarebbe il caso di ripensare anche il sistema dei compiti a casa, il quanto e il come darli agli studenti aspie, magari alzando la posta e proponendo compiti più interessanti e meno meccanici, un qualcosa cioè che faccia superare il limite della stanchezza grazie agli interessi e alla curiosità.
Non so se questa cosa possa avere un senso per alcuni di voi o sia solo tipica del mio atteggiamento allora fortemente oppositivo nei confronti della scuola, ma credo che un ripensamento del modo di dare i compiti a casa potrebbe essere valutato.
Da leggere e rileggere più volte. Non l'ho letto ancora tutto, ma tra un po' rimedierò.
Io penso di far parte della categoria di sfortunati a cui molte cose sono state represse.
Questo comportamento impedisce la crescita sia dell'individuo sia della società che lo circonda, anche da qui deriva l'arretratezza culturale e la chiusura mentale che, in questi contesti, anche un aspie può sviluppare.
NELL'ORA DI GINNASTICA NON FARE SCEGLIERE I PARTECIPANTI DELLA SQUADRA AL BULLO DELLA CLASSE
e chiedere al bimbo se preferisce fare qualcos'altro
I capitani delle squadre finiscono con l'essere sempre gli stessi i quali scelgono sempre gli stessi e mai noi poveri che rimaniamo fuori da tutto. Meglio fare altro, giusto, che partecipare ad un gioco in cui inevitabilmente sei tagliato fuori.
Infatti! E' un'umiliazione bella e buona
Hai voglia a lamentarti che NON tutti i bambini hanno la stessa velocità di apprendimento. @blody81ud, purtroppo anche oggi c'è tanta ignoranza sull'autismo nelle scuole.
Visto che avete l'opportunità più importante del mondo (una platea di orecchie che ascoltano), non utilizzate questa opportunità esclusivamente per motivi personali. Essere insegnante ("essere" e non "fare") è una missione, non un semplice impiego lavorativo
NON ESISTONO I BAMBINI SVOGLIATI
I bambini non possono essere svogliati
Andate a scuola con questo pensiero.
Così che quando vedrete un bambino che sembra non seguire vi possiate chiedere per DAVVERO
per quale MOTIVO quel bambino non vi segue, invece di pensare subito è svogliato.
Questo lo dedico a mio nipote e a tutti quelli nella sua situazione presente e passata e spero mai più in futuro.
non assegnate compiti dal titolo vago come: “descrivi come hai trascorso la domenica”
Questo titolo mi mandava in crisi e mi rovinava tutto il fine settimana.
-Hai presente, cara maestra, quante cose si possono fare in 24 h?
-Perché non mi hai mai detto quali cose volevi che ti descrivessi invece di lasciarmi scervellare per giorni nell’intento di scegliere quello che andava inserito e quello che non era necessario menzionare?
Con affetto.
La mia domanda è: visto che invece gli altri bambini si sentono a loro agio di fronte ai temi liberi, il fatto invece di bloccarsi è anch'essa una caratteristica dello spettro autistico?
IMPOSIZIONE PER GLI INSEGNANTI
Non umiliate i bambini, specie davanti a tutta la classe, specie se sono alle elementari.
Sono cose che si ricordano per SEMPRE