@Geekjake scrive:"una volta scrissi 5 pagine su ciò che avevo fatto durante il weekend, scrissi anche che programmi avevo guardato alla tv"
Sì, se ti chiedono di descrivere una giornata, tu la descrivi. Io ci stavo ore a elencare e descrivere. E mi chiedevo sempre perché agli altri bambini veniva un compitino così leggero e breve mentre il mio era un mattone scritto fitto, pesante, le righe lasciavano il segno sulla carta. Ho, ancora oggi, il segno del callo sul medio che mi ha lasciato la penna.
@Iorax scrive: "consiglierei loro di continuare a lavorare nonostante mio figlio non le guardi in faccia" Sì, le maestre DEVONO informarsi, come dice giustamente Simone, DEVONO chiedere se non sanno le cose. Perché questo richiede il loro lavoro, per fare bene il loro lavoro, è un loro DOVERE farlo, è un tuo DIRITTO, e di tuo figlio, che loro lo facciano, su questo non si transige. Tuo figlio ha bisogno di imparare ora, e imparare a guardare in faccia le persone è un'altra competenza, indipendente dalla scuola, le maestre si devono occupare della scuola.
Altrimenti DEVONO cambiare lavoro, se non riescono a farlo perché si bloccano (magari questa ultima parte gliela diciamo in modo più diplomatico, se capiscono)
Spero veramente che almeno lo leggano, rendersi conto che esistono modi di ragionare diversi dal proprio che non sono sbagliati ma semplicemente alternativi è già un arricchimento, fermarsi a pensare cosa fare per lavorare meglio con quel bambino sembra un lusso che non ci si può permettere, parlo per me che sono assistente sociale anche se adesso non sto lavorando, ma penso sia valido anche per gli insegnati: siamo ossessionati dal fare, tante volte però è un fare cose tanto per dimostrare a noi stessi e alla nostra organizzazione che siamo produttivi, ma le persone non sono pezzi in catena di montaggio.
Molto interessante questa discussione.L ' ho trovata seguendo Simone:) Io sono insegnante e mamma contemporaneamente. Domani la leggo meglio perche' mi turba.
Sono quella che ha creduto sempre che fosse la chioma di un albero al tramonto e invece era un orso
Infatti, ben detto Simone. Un'espressione simile molto usata dalla maestra di mio figlio per cose di cui la psicologa ha detto che "non lo fa apposta" è : "non ci provare! Con me non attacca!"
(@Iorax davvero però gli insegnanti sbagliano molte cose, è molto triste, ciò. Essi NON si rendono conto. E dovrebbero essere le persone che più sono vicine, invece, alla mente delle nuove generazioni. E a quella insegnante di tuo figlio, tu dì che non faccia tanto la sciocca, perché è SOLO una insegnante, essa NON sa ogni cosa - anzi, probabilmente, se parla così, essa non sa proprio niente ed è una in-materia-ignorante-rappresentante-del-corpo-docente. La mia tutor parla di DSI: Disturbo Specifico dell'Insegnamento. Ecchecavolo. Ciao. Grazie. Simone)
Meno male che ho mio figlio Aspie:)) Lui quando torno a casa tifa sempre per me, con la voce dell' affetto. Sapeste quante volte mi ha consolato:) A volte ho la strana sensazione che dei figli degli altri non mi freghi proprio nulla. La psichiatra di mio figlio ha detto che e' normale, e che mi prenotera' se voglio un colloquio psicologico.
Sono quella che ha creduto sempre che fosse la chioma di un albero al tramonto e invece era un orso
A volte si sbaglia anche per troppo idealismo, per voler salvare il mondo, ma gli alunni non sono nostri figli, hanno i loro genitori. ma li hanno? E li hanno maturi per comprendere?
Sono quella che ha creduto sempre che fosse la chioma di un albero al tramonto e invece era un orso
Gli insegnanti sbagliano, un monte di critiche, ma sbagliano per troppo zelo. esempio: " ma lo fai apposta? " implica che l' insegnante e' troppo emotivamente coinvolto, parla da genitore, quindi e' debole in quel momento.tutti su quella frase lo possono attaccare. Signori, l ' insegnante e' l' insegnante.
Sono quella che ha creduto sempre che fosse la chioma di un albero al tramonto e invece era un orso
A volte si sbaglia anche per troppo idealismo, per voler salvare il mondo, ma gli alunni non sono nostri figli, hanno i loro genitori. ma li hanno? E li hanno maturi per comprendere?
Anche cio' e' un problema.
La scuola arriva FINO a un certo punto, POI inizia la famiglia.
E SE la famiglia non si sente parte della crescita educativa e didattica del figlio, e delega tutto alla scuola, beh, la frase giusta e': "Per i miracoli ci stiamo attrezzando".
(Invece io non ho agganciato il concetto di idealismo. Non bisogna idealizzare, si tratta di agire secondo coscienza. L'idealizzazion, da sola,e' sterile. TUTTO CIO' come sempre io penso. Ciao. Grazie. Simone)
Bisogna che l' insegnante, trasmetta l ' amore attraverso la materia stessa. Il suo amore per cio che ha studiato, simone. che sia pedagogia didattica o italiano o astrofisica.
Sono quella che ha creduto sempre che fosse la chioma di un albero al tramonto e invece era un orso
MA, e qui io sono fermamente convinto, bisogna che i primi ad avere una estrema sensibilita' e a accettare di cercare di capire, siano proprio gli insegnanti.
Che spesso non si rendono conto che da loro non dipende SOLO la conoscenza tecnica delle cose, ma anche la crescita dell'animo dei bambini e ragazzi che sono loro affidati.
L'insegnante e' l'insegnante e' una frase che io non ho mai appoggiato.
La mia famiglia mi ha sempre, sempre insegnato il profondo rispetto per la figura dell'insegnante.
MA io troppe volte ho notato che il ruolo dell'insegnante viene usato in termini di potere, e non di co-educatore. CHE e'cio' che in primis dovrebbe essere.
Ed e' vero che l'insegnante deve essere motivato e trasmettere l'amore per cio' che ha studiato.
MA NON BASTA CIO', NON BASTA.
Comunque, il problema fondamentale riguarda la sensiblita'.
Per avere alcune attenzioni affinche' i benefit siano PER TUTTI i bambini, per tutti, non serve necessariamente avere specializzazioni in ogni campo.
Certo, bisogna accettare il fatto che l'insegnante DEVE continuamente aggiornarsi, DEVE imparare tecniche di comunicazione, DEVE conoscere il piu' approfonditamente possibile - secondo le proprie capacita' in coscienza - i bambini.
E DEVE tenere presente che non tutti i bambini sono uguali, e che deve assolutamente cercare di arrivare A TUTTI secondo modalita' e strategie di comunicazione anche diversificate.
E non si dica che nonsi ha tempo, accidenti, che neanche il Ministero della Istruzione obbliga al completamento del programma, eh.
Cio' certamenteNON riguarda te, @giovanna, io ho compreso che tu sei una insegnante coerente.
Io qui mi riferisco agli insegnanti che non lo sono, che non vi pensano, e ve ne sono cosi' tanti, cosi' tanti...
Come e' possibile altrimenti che OGNI VOLTA vi siano bambini esclusi o che si sentono profondamente colpiti o demotivati o non valorizzati?
Le strategiedi comunicazione esulano dalla materia.
Esse sono il veicolo della informazione e della crescita dei bambini e ragazzi che sono affidati.
Ed un bambino ricordera' per tutta la sua vita molto piu' facilmente la modalita' attraverso la quale l'insegnante si e' rapportato a lui, piuttosto che le cose che esso, l'insegnante, ha cercato di insegnargli.
TUTTA la pedagogia dice cio'.
Gli insegnanti devono capire che basta poco.
Basta poco per fare sentire bene, e basta poco per fare sentire male.
E avere coscienza.
Se no, e' meglio cambino lavoro.
Ripeto che tutto cio' NON e' riferito a @giovanna:-) la quale io stimo come io stimo ogni persona che accetta confronto e lo porta avanti con correttezza e validita' di idea.
Sono spesso i genitori che gli attribuiscono un potere esagerato, lo vedono come un rivale, e l ' insegnante cade nella trappola di identificarsi in come e' visto.
Sono quella che ha creduto sempre che fosse la chioma di un albero al tramonto e invece era un orso
L' insegnante sereno deve essere se stesso, e agire con buon senso e in coscienza. consapevolmente. Io sono andata in analisi quando mi sono resa conto che mi distruggevano come persona.
Sono quella che ha creduto sempre che fosse la chioma di un albero al tramonto e invece era un orso
La attuale societa' e' molto complessa, io so cio' perche' io per capirla l'ho MOLTO studiata e descritta.
I genitori di bambini con bisogni speciali sono affranti, non sanno quasi mai cosa fare.
Se io sbaglio e dico una sciocchezza mi correggeranno in molti, qui (spero di non sbagliare, percio').
L'insegnante, IN QUESTI CASI soprattutto, deve accettare anche questa difficolta' del genitore e cercare la via del dialogo,ma senza rinunciare alla propria identita'.
NESSUNO dovrebbe rinunciare alla propria identita', ma allo stesso tempo OGNUNO deve fare attenzione affinche' l'identita'degli altri non venga messa in discussione.
L'equilibrio io penso sia molto complesso MA necessario.
Io ora ho capito molto profondamente anche il tuo punto di vista e ti ringrazio per l'apporto culturale e di crescita che hai dato con cio' a questa discussione.
Non ringraziarmi cosi', mi imbarazzi e non so cosa rispondere:))) Paradossalmente in teoria un Asperger secondo me che abbia riflettuto su di se' e abbia un po'sofferto, puo' diventare un insegnante strepitoso:)) Uno che e' razionale, intelligentissimo e non si specchia troppo:)) Una giusta dose di autismo non guasta per preservare se stessi:))
Sono quella che ha creduto sempre che fosse la chioma di un albero al tramonto e invece era un orso
Le ho viste le mamme che scaricano tutto sugli insegnanti, il fatto che ciò sia sbagliato non vuol dire che, al contrario, vada scaricato tutto sui genitori o sui bambini stessi. Ci vorrebbe una sana via di mezzo. Prendiamo ad esempio la frase poco più sopra citata : "allora lo fai apposta, ma io non ci casco!" Può darsi che sia,capitato anche a me genitore, qualche volta, in momenti di stanchezza, di dire una cosa simile, ma questo è diverso da dirlo sistematicamente ad un bambino che, per il suo disturbo, manca di contatto oculare, ogni volta che il bambino abbassa lo sguardo. Sono 3 anni che a ogni colloquio con la maestra lei mi dice che mio figlio "nasconde lo sguardo" e, fiera di se, mi dice che lei sempre lo sgrida dicendogli: "non ci provare, io non ci casco!" e ogni volta le spiego che lui è fatto così, che forse ha vergogna o non riesce a sostenere lo sguardo, e lei mi dice di no perché gli altri la guardano negli occhi mentre lei li sgrida, io prendo atto del suo punto di vista, ma penso al mio povero figlio, visto che la psicologa, saputolo, ha proprio detto "ma povero, lui non fa apposta". Giovanna ma se tuo figlio aspie non ti guarda negli occhi che fai di solito? Gli urli? Urli solo ai tuoi alunni aspie? Non credo.
( sospiro) la maestra e' una bambina. sta difendendosi da se stessa. ha paura di cadere. di essere ingannata, e crede di avere a che fare con un simulatore. e' un lavorone.
Sono quella che ha creduto sempre che fosse la chioma di un albero al tramonto e invece era un orso
Equilibrio, sensibilita', assoluta intenzione di fare del bene.
Ma soprattutto, sensibilita', serve.
Sensibilita'.
Cio' significa sapere ascoltare e accettare di avere modalita' di comunicazione diversificate, o, possibilmente - che sarebbe l'optimum - una modalita' di comunicazione che urti nessuno, nessuno.
@lorax, la insegnante di tuo figlio non capisce niente.
Dille di scrivere qui, che le rispondo IO e le spiego un paio di cose.
Cercate di pensare "E se io fossi al posto di quel bambino?".
Spesso lepersone, e non solo gli insegnanti, come dice Theo Peeters "pensano troppo poco come pensa un autistico".
Cio'e' difficile, MA vi sono molte persone autistiche high functioning che hanno scritto, che possono spiegare COME ci si sente.
Ascoltatele.
Se voi non avete problemi della Teoria della Mente,cio' non vi costera' troppa fatica come invece costa a chi non vi riesce. Per chi ha problemi con ToM cio' e'quasi impossibile. Siete avvantaggiati, in cio', siete fortunati, non dimenticatelo MAI.
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Sì, se ti chiedono di descrivere una giornata, tu la descrivi. Io ci stavo ore a elencare e descrivere. E mi chiedevo sempre perché agli altri bambini veniva un compitino così leggero e breve mentre il mio era un mattone scritto fitto, pesante, le righe lasciavano il segno sulla carta.
Ho, ancora oggi, il segno del callo sul medio che mi ha lasciato la penna.
@Iorax scrive: "consiglierei loro di continuare a lavorare nonostante mio figlio non le guardi in faccia"
Sì, le maestre DEVONO informarsi, come dice giustamente Simone, DEVONO chiedere se non sanno le cose.
Perché questo richiede il loro lavoro, per fare bene il loro lavoro,
è un loro DOVERE farlo, è un tuo DIRITTO, e di tuo figlio, che loro lo facciano, su questo non si transige.
Tuo figlio ha bisogno di imparare ora, e imparare a guardare in faccia le persone è un'altra competenza, indipendente dalla scuola, le maestre si devono occupare della scuola.
Altrimenti DEVONO cambiare lavoro, se non riescono a farlo perché si bloccano (magari questa ultima parte gliela diciamo in modo più diplomatico, se capiscono)
Caro Simone, non esagero se affermo che se gli insegnanti
Accogliessero il 20% dei tuoi consigli questo Paese potrebbe avere un futuro migliore
Io sono insegnante e mamma contemporaneamente.
Domani la leggo meglio perche' mi turba.
Lui quando torno a casa tifa sempre per me, con la voce dell' affetto.
Sapeste quante volte mi ha consolato:)
A volte ho la strana sensazione che dei figli degli altri non mi freghi proprio nulla.
La psichiatra di mio figlio ha detto che e' normale, e che mi prenotera' se voglio un colloquio psicologico.
ma li hanno? E li hanno maturi per comprendere?
esempio: " ma lo fai apposta? " implica che l' insegnante e' troppo emotivamente coinvolto, parla da genitore, quindi e' debole in quel momento.tutti su quella frase lo possono attaccare.
Signori, l ' insegnante e' l' insegnante.
che sia pedagogia didattica o italiano o astrofisica.
consapevolmente. Io sono andata in analisi quando mi sono resa conto che mi distruggevano come persona.
Paradossalmente in teoria un Asperger secondo me che abbia riflettuto su di se' e abbia un po'sofferto, puo' diventare un insegnante strepitoso:))
Uno che e' razionale, intelligentissimo e non si specchia troppo:))
Una giusta dose di autismo non guasta per preservare se stessi:))
Giovanna ma se tuo figlio aspie non ti guarda negli occhi che fai di solito? Gli urli? Urli solo ai tuoi alunni aspie? Non credo.
sta difendendosi da se stessa.
ha paura di cadere.
di essere ingannata, e crede di avere a che fare con un simulatore.
e' un lavorone.
e' insicura.